DOMENICA 6 AGOSTO 2023
Dn 7,9-10.13-14 2Pt 1,16-19 Mt 17,1-9
La bellezza del cammino di fede con
Gesù è un cammino nella speranza.
Dopo aver annunciato la sua passione
gloriosa nella professione di fede di Pietro, Gesù questa mattina ci dice che
dobbiamo diventare uomini di grande fiducia, di grande speranza, perché chi lo
segue viene introdotto nel mistero della sua gloria. Ecco perché è importante
sostare oggi in un itinerario di intensa contemplazione per lasciarci
rigenerare nella speranza. Davanti all'interrogativo della croce Gesù ci dà una
risposta: guardare a Lui luminoso, vivere la sua esperienza come fedeltà
divina, vedere in Lui un mistero di gloria che dà il coraggio del cammino della
croce quotidiana. Innanzitutto Gesù ci introduce nel mistero della sua gloria
attraverso un genere letterario molto bello: la solitudine, il monte, in cima
al monte, la vicinanza di Dio.
Quando noi incontriamo Gesù la
bellezza della sua persona è entrare in questa vicinanza meravigliosa, essere
nel mistero del Padre. Uno dei rimproveri che Gesù rivolge ai suoi discepoli è
quello di non riconoscere il suo cammino con il Padre, la sua comunione con
lui, la sua obbedienza al suo mistero di amore. La bellezza della vita è
rimanere ancorati a lui, Guardate a lui e sarete raggianti, non
saranno confusi i vostri volti. In questa luminosità l'uomo è attirato
e la bellezza della nostra esistenza è lasciarci attirare continuamente dal
mistero, entrare nel mistero di Gesù che è il senso stesso della vita dove,
entrare nel mistero, è entrare in qualcosa che va al di là di noi, ma che è la
grande speranza nel cammino della vita quotidiana, essere immersi nel trascendente.
È una delle grandi difficoltà della cultura di oggi che non sa più gustare la
trascendenza della vita, non sa percepire un mistero più ampio nel quale egli è
immerso e che gli dà forza e fiducia nel cammino tante volte complicato della
cultura contemporanea; entrare in una contemplazione, in quel salire sul monte
è un linguaggio ambulatorio, nel quale noi ritroviamo la bellezza del salire
nel mistero come un luogo nel quale noi possiamo ritrovare la nostra vita. Potremmo
dire, Gesù sale sul monte per entrare nell'oggi misterioso del Padre, per
vivere su quel monte quella oblazione che ci richiama all'oblazione di Isacco
da parte di Abramo; il rapporto tra le parole della voce e il capitolo 22 della
Genesi è molto chiaro: salire sul monte per essere una oblazione amorosa per
l'uomo. In questo noi scopriamo la grandezza della nostra esistenza che è
attirata continuamente in una grande luminosità, che è la luminosità
dell'amore, una luminosità che è fedeltà divina. Ecco perché appaiono i due
personaggi Mosè ed Elia, dove entrambi sono stati raggiunti dalla
manifestazione della gloria di Dio. Ognuno in modalità propria, ma è importante
soffermarci sulle due modalità che ci aiutano veramente a entrare in questa
visione del mistero di Dio nella nostra storia. Mosè entra nella tenda del
convegno, Mosè entra nella gloria di Dio sul monte Sinai, Mosè entra in dialogo
con Dio che guida i suoi passi come il capo del popolo ebraico in cammino verso
la terra promessa. Nella figura di Mosè noi scopriamo l'uomo che entra nella
luce di Dio, una luce che dà il sapore dell'eternità. Tant'è vero che i suoi
contemporanei non potevano fissare il loro sguardo su di lui, tanto il suo
volto era luminoso. Chi entra nella gloria di Dio, chi ha il gusto di Dio entra
nel mistero, ne gusta la grandezza e viene trasfigurato, il coraggio di
camminare seguendo la voce del Signore che cammina in lui, cammina con noi e
non ci lascia mai soli e, di riflesso, questa fedeltà Divina si ritraduce nella
figura di Elia, il quale nelle difficoltà della sua storia che lo porta vicino
al suicidio passivo, si affida al mistero di Dio, per 40 giorni e 40 notti vive
di quel cibo misterioso. Giunge al monte di Dio, non vede il Signore nel
terremoto, negli eventi naturali, ma lo vede attraverso l’intimità di dormire
sul cuscino, sul cuscino di Dio; è quella brezza che in aramaico vuol dire è
avere la testa sul cuscino stesso di Dio. Quindi è la bellezza di una comunione
meravigliosa che determina la nostra esistenza, essere persone che si lasciano affascinare
da una presenza, avere la sua parola come linguaggio, avere la sua persona come
esempio, avere la sua meta come la conclusione della nostra storia. Essere
uomini di speranza ci colloca nella luce meravigliosa di Dio per gustarne,
goderne la fecondità. La fedeltà di Dio è al di là di ogni altra nostra misura,
di ogni nostro parametro, e la bellezza della nostra vita è camminare nel
mistero visto nella sua globalità, l’essere abbracciati dall'amore per
camminare con l'amore, per gustarne la pienezza d'amore della liturgia del
cielo. É il cammino quotidiano. Ma davanti a questa esperienza dobbiamo entrare
in un dialogo vivo nel mistero, vivendo le tre caratteristiche che dovrebbero
qualificare fino in fondo la nostra esistenza. Se noi impariamo giorno per
giorno, pur nelle difficoltà, nei terremoti della vita, a fissare lo sguardo su
Gesù luminoso della Trasfigurazione, impariamo tre elementi fondamentali per la
nostra vita per poterne godere la luminosità:
-
respirare l'amore,
-
gustare la dedizione
incondizionata per l'uomo,
-
respirare la bellezza
della speranza che viene dall'alto.
Innanzitutto lasciarci guidare
dall'amore. In quel salire sulla montagna vediamo Gesù che si immerge
nell'amore del Padre, Gesù che si ricolloca in questo dialogo amoroso che gli
dà la capacità di essere nel Padre. È come Mosè ed Elia che si collocano nella
luce inesauribile di Dio, nell'intimità di Dio. La Trasfigurazione ci dice che
davanti al dramma della Croce e delle difficoltà della storia siamo chiamati
dallo Spirito Santo a imitare Gesù gustando giorno per giorno quell’intimità
divina che è salire giorno per giorno nella gloria. La bellezza della Risurrezione
è la pienezza di un’intimità divina che si dona tutto al Padre e all'uomo,
entra in questa luminosità Divina, ecco perché allora all'amore succede la
dedizione, dove la dedizione è regalarci in modo incondizionato a questo amore
eccezionale. Gesù luminoso è tutto nel Padre, Gesù luminoso è nella gloria,
Gesù luminoso è la grande meta che ci avvolgerà. Noi siamo chiamati, usando
l'immagine dell'Apocalisse Hanno lavato
le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello di quella
luminosità eterna di cui Gesù è avvolto nella trasfigurazione. La dedizione è
nient'altro che condividere l'interiorità di Gesù che avendo amato i Suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, è
l'amore che diventa incarnazione, è l'amore che diventa coraggio, è l'amore che
diventa speranza e orientamento in avanti. E il terzo personaggio è la
speranza. La speranza poi dice Paolo
non delude perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri
cuori, la speranza è gustare un amore che diventa oblazione, uno sguardo
verso l'altro che ci porta a essere orizzonte e amore per i fratelli, in modo
che i fratelli possano veramente respirare la vita. Il fatto che il Vangelo si
concluda con Gesù che è lì solo con i discepoli è per noi motivo di grande
speranza: se noi siamo soli con Gesù, siamo soli in quel mistero, siamo soli in
quella speranza, siamo soli per camminare secondo l'intenzionalità del rapporto
che esiste tra il Padre e il Figlio. È la bellezza della nostra vita Guardate a lui e sarete raggianti, non
saranno confusi i vostri volti. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo
libera da tutte le sue angosce. La bellezza della vita è orientarsi in
avanti e allora noi ci accorgiamo, attraverso l'episodio della Trasfigurazione,
di qualcosa di meraviglioso per la nostra esistenza, perché ci accorgiamo che,
quanto più ci innamoriamo di Gesù, quanto più ci lasciamo affascinare dalla sua
persona e viviamo i suoi sentimenti, tanto più gustiamo quella fedeltà divina
che ci illumina, ci guida, ci sostiene e nelle incapacità storiche ci dà una
speranza veramente meravigliosa e una fedeltà divina che non delude mai. L’importante
che noi entriamo in questo cuore, nell'oggi misterioso del Padre come ha fatto
Gesù, il quale ha amato, si è offerto e ha seminato speranza. Dovremmo
veramente gustare la vita di Gesù e allora la bellezza della nostra vita che è
nata anche dal segno battesimale della veste candida, è che noi siamo immersi
nel mistero che va al di là di noi stessi e ci guida e ci sorregge, ci
sostiene, ci dà tanta fiducia. Ecco perché ci ritroviamo nell'Eucaristia. É molto bello come nella liturgia Bizantina
il segno vero dell'Eucaristia è dato dal grande episodio della Trasfigurazione,
il catino absidale di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna è molto chiaro:
nell'Eucaristia siamo nella Trasfigurazione di Gesù, nell'Eucaristia siamo dei
rigenerati, siamo avvolti nel sangue dell'Agnello avendo quella veste candida
che segue il Maestro, cantando “il canto nuovo” che solo i santi sanno gustare
nella bellezza della liturgia del cielo. L'Eucaristia è una trasfigurazione in
atto, è un essere come creature nuove che si lasciano guidare dallo Spirito per
essere in cammino in novità di vita. La Trasfigurazione è la pedagogia di Dio,
vuole essere speranza in ogni momento di tribolazione, di luce in ogni momento
di oscurità, di respiro in ogni momento di asfissia esistenziale. Camminiamo in
questa luce e il Signore farà cose grandi nella nostra vita, non abbiamo paura
Lui, è davanti, Lui ci illumina, Lui ci guida, Lui ci farà gustare quella gloria
del cielo che noi stiamo pregustando in questa Eucaristia - il corpo di Cristo:
Amen! - l'eternità beata entra in te, ti
dia quella luce luminosa e grandiosa che ti dà la speranza della vita. Non
temere, in Lui e con Lui camminerai, in Lui e con Lui sarai solo, ma con Lui e
in Lui la solitudine si rivestirà di luminosità di gloria e ti condurrà nella
realtà meravigliosa del cielo che è la gioia effettiva quotidiana a quel
Paradiso a cui noi tendiamo e attendiamo ogni giorno.
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