DOMENICA 11 FEBBRAIO 2024
Lv 13,1-2.45-46 1Cor
10,31 - 11,1 Mc 1,40-45
OMELIA
La
narrazione dei miracoli che Gesù compie è l'espressione dell'identità del Maestro.
Egli porta l'uomo a ritrovare veramente se stesso. La bellezza dei miracoli è
l'uomo che riscopre la propria identità; e come Gesù realizza questo grande
evento che porta l'uomo a essere sempre nella speranza?
È
interessante entrare nella comprensione della gestualità di Gesù che non è
altro che l'espressione del regime sacramentale: i sacramenti sono le azioni di
Cristo. E quello che abbiamo poc'anzi
ascoltato nel miracolo del lebbroso, è quello che avviene ogni volta che nel
cammino della nostra vita noi celebriamo un sacramento, attraverso tre passaggi
che abbiamo colto nel brano che abbiamo ascoltato: il fascino di Gesù, la
coscienza profonda e personale dei propri limiti, la gestualità del Maestro.
Questi tre
aspetti sono l'espressione di quello che nella Chiesa si celebra come “sacramento”
e che ha come criterio portare l'uomo a ritrovare se stesso.
Se qualcuno
ci pone la domanda - perché celebriamo i sacramenti? - la risposta immediata
che emerge nel nostro spirito è molto semplice: per essere veramente uomini,
perché la bellezza del sacramento è Gesù che ci regala la sua personalità e la
bellezza di Gesù che entra nella nostra storia è rifare le nostre persone. Allora
vediamo i tre momenti nella gestualità di Gesù.
Innanzitutto
il primo elemento è il fascino del Maestro. Una delle realtà richieste per
celebrare un sacramento è di essere dei credenti e il credente è colui che si
lascia prendere dal mistero di Gesù, ne vive la bellezza per lasciarsi rinnovare.
In quella richiesta del lebbroso «Se
vuoi, puoi purificarmi!» c'è tutto lo spessore di fede di quest'uomo che
ritrova nel Maestro il senso della sua vita.
E allora,
al fascino di Gesù, il senso della supplica, dove la supplica è nient'altro che
l'atto di fede. Se vogliamo veramente entrare nella identità nostra, dobbiamo
porre l'atto di fede nella signoria di Cristo. E allora che cosa avviene?
Quattro
passaggi per entrare nella personalità di Gesù: la sua compassione, il tendere
la mano, il toccare il lebbroso e dirgli: «Lo
voglio, sii purificato!»
Innanzitutto
il primo criterio è la compassione. Noi qualche volta dovremmo porci la domanda
- che cosa avviene in Gesù quando gli chiediamo un miracolo?
Gli
chiediamo una presenza rigeneratrice e generatrice di speranza.
Gesù assume
il dramma dell'uomo, ne ebbe compassione,
avviene in un certo qual modo nel cuore di Gesù il depositarsi del dramma della
persona. Nel Verbo che si è fatto carne noi scopriamo Gesù che diventa, fino in
fondo, la nostra storia. Non per niente la Lettera agli Ebrei dice che Gesù fu
in tutto simile a noi, fuorché nel peccato. Gesù soffre le nostre sofferenze, diventa il
protagonista del nostro dramma e lo risolve attraverso quel “tendere la mano”, la
comunione con Gesù. La bellezza del miracolo è questa espressione di comunione,
Gesù diventa la nostra storia.
È molto
bello ritrovare questi stili di vita davanti al dramma della nostra vita,
guardare il Maestro e lasciarci invadere dalla sua presenza attraverso il suo
sguardo di compassione, quella mano che diventa comunione e si ritraduce nel toccare!
È la bellezza della nostra vita di essere incontrati da Gesù, il sacramento è
un fascino che diventa rito, è la bellezza della nostra fede che diventa gesto
e, questo gesto, si incarna nella parola, gli disse: «Lo voglio, sii purificato!»
Ecco perché
il cristiano trova in Gesù la speranza nella sua vita, davanti alla tribolazione
storica il mistero di Gesù che invade la persona. Ma perché è così importante
questo miracolo di fronte al lebbroso?
E allora
scopriamo il senso di questo miracolo, come abbiamo ascoltato nella prima
lettura: il lebbroso era un emarginato, era colui che era allontanato dalla
comunità, che viveva in una drammatica solitudine. Ora Gesù attraverso la sua
gestualità sacramentale ha purificato quell'uomo, l’ha introdotto nella comunione
fraterna e qui abbiamo un risvolto molto interessante: cos'è un sacramento? È portare
l'uomo alla comunione Trinitaria!
Noi tante
volte abbiamo un concetto di sacramento molto individualistico “mi fa una
grazia”; la bellezza del miracolo è portare l'uomo dalla solitudine in cui si ritrova
a causa della malattia a una esperienza di fraternità, di comunione,
un'esperienza in cui l'uomo si ritrova fratello con il fratello: è la bellezza
del sacramento, uomini nuovi che creano comunione con i fratelli. E allora, la
bellezza della vita cristiana si ritraduce in una esperienza molto semplice: lasciamoci
prendere dal fascino di Gesù; questo fascino di Gesù diventa la nostra speranza
e la speranza diventa fraternità.
È il
mistero che noi dovremmo continuamente acquisire nella nostra vita «Sono venuto perché abbiano la vita e
l'abbiano in abbondanza» e la vita è essenzialmente fraternità,
partecipazione alla meravigliosa comunione di esistenza tra il Padre, il Figlio
e lo Spirito Santo.
Ecco perché
il cristiano non è un solitario, come il lebbroso, il cristiano è una realtà
che diventa fratello nei fratelli attraverso la novità di Gesù. D'altra parte
quando Dio ha creato l'uomo, non l'ha creato al plurale facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza? L'uomo è
essenzialmente comunione con i fratelli, ecco perché il miracolo del lebbroso
ha un significato molto profondo, non è semplicemente uno che guarisce, ma uno
che ritrova la sua identità umana di essere fratello con i fratelli e quindi
ritrovare la bellezza di una vita di comunione. Ogni gesto di Gesù è introdurre
la persona nella bellezza di essere in cammino con i fratelli nella fede, con i
fratelli dell'umanità intera. Ecco perché la bellezza di Gesù che rimane con
noi! Quando Gesù ha detto “Fate questo
in memoria di me” nel Mistero eucaristico aveva chiaro questa vitalità,
ritrovare la salvezza nella fraternità - corpo dato, sangue versato, pane
spezzato, vino condiviso -. E allora penso che Gesù questa mattina voglia
veramente introdurci in quella meravigliosa fraternità di riunire i figli
dispersi nell’unità. Ecco l’Eucaristia, ecco la bellezza della nostra vita, ecco
la certezza che possiamo camminare nella novità che viene dall'alto.
Questo sia il mistero che vogliamo vivere e condividere, diventare persone che hanno nella fraternità il senso della loro vita e in questo noi anticipiamo quella gloriosa fraternità che sarà il paradiso dove saremo tutti fratelli nell'unica lode del Padre attraverso il Figlio nella creatività dello Spirito Santo.
Questa è la
bellezza dell'Eucaristia. Questo è il senso del miracolo del lebbroso. Questo è
il senso della nostra speranza. Gesù ci dice: «Non sei più solo, ma sei persona con le persone, in attesa di quella comunione
gloriosa che sarà il Paradiso». Questa sia la bellezza che vogliamo vivere
e condividere in queste Eucaristia, e in quel pane spezzato ritroveremo la
bellezza della nostra fraternità mentre siamo in attesa di quella meravigliosa
eternità quando Dio, il Padre, sarà tutto in ciascuno di noi.
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