Discese agli inferi
30 marzo 2024
29 marzo 2024
28 marzo 2024
27 marzo 2024
26 marzo 2024
25 marzo 2024
24 marzo 2024
DOMENICA DELLE PALME - PASSIONE DEL SIGNORE - ANNO B -
DOMENICA 24 MARZO 204
Is 50,4-7 Fil 2,6-11
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco
Mc 14,1-15,47
OMELIA
La Chiesa
ci introduce nella Settimana Santa attraverso la narrazione evangelica della
Passione di cui noi abbiamo ascoltato la conclusione perché la bellezza della
Domenica delle palme è una meravigliosa sintesi tra il dramma della Passione
del Maestro che si ritraduce in quel grido «Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» e il clima festoso della
processione con le palme per indicare che, nella morte di Gesù, c'è il trionfo
del dono della salvezza.
In Gesù
crocifisso noi scopriamo la strada per ritrovare la bellezza della nostra
esistenza.
Infatti
vorremmo questa mattina soffermarci sul senso di quel “grido” con cui si
conclude il testo evangelico che abbiamo udito e che ritraduce l'interiorità
del Maestro. In quel grido, che cosa hanno voluto esprimere gli Evangelisti? E
allora nascono due suggestioni, ascoltando quel grido, due suggestioni che ci
possono aiutare nel cammino della nostra esperienza credente. Innanzitutto il
dramma della solitudine.
Uno degli
aspetti che vengono messi in luce nella Passione del Signore è la coscienza
psicologica di essere solo. Già nell'orto degli Ulivi Gesù ha fatto questa
esperienza, sul legno della croce lo ritraduce di nuovo per cui gli Evangelisti,
narrando la morte del Maestro e citando il Salmo 21, ci dicono il dramma in cui
Gesù si trovava: il senso della sua solitudine «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
È l'uomo
che davanti al mistero della morte si pone il punto di domanda di fondo - che
senso ha la vita? - sapendo anche che la persona, quando muore, è in stato di drammatica
solitudine.
Ma come
Gesù ha vissuto questo dramma nel più profondo del suo cuore?
Perché gli
Evangelisti hanno messo sulle labbra di Gesù il Salmo 21 «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
E allora la
risposta è perché, in quella solitudine, si apre un grande orizzonte. Non per
niente nel Salmo 21 si dice mia forza,
vieni presto in mio aiuto… Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in
mezzo all'assemblea. Lodate il Signore, voi suoi fedeli: è il mistero della
risurrezione, è la bellezza di Gesù che si consegna nelle mani del Padre. Il
dramma della sua solitudine vissuto nella dimensione della novità interiore, in
rapporto con il Padre! Tant'è vero che l'Evangelista Giovanni per farci intuire
questo tipo di passaggio descrive in modo diverso la morte del Maestro Ho sete…Tutto è compiuto… Restituì lo
spirito. Gesù nel dramma della sua solitudine si è riconsegnato nelle mani
del Padre e allora in quel «Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?» la tradizione evangelica vuole evidenziare
come il dramma psicologico di Gesù veniva superato da una certezza che lo ha
accompagnato: il Padre! Potremmo dire che il mistero della morte di Gesù è
l'incontro di due sì: il sì di Gesù che si mette nelle mani del Padre «nelle tue mani consegno il mio spirito»
e il Padre che lo fa risorgere dai morti: è la fedeltà Divina. E allora è
importante, nell'ascolto della Passione del Signore, entrare nel cuore del Maestro.
È molto bello come, nella tradizione della liturgia maronita del Libano, Gesù risorge
il giorno stesso che muore, perché tale e così profondo era l'incontro con il Padre
che il dramma psicologico, la solitudine, viene superato nell'abbandono «nelle tue mani consegno il mio spirito!»
Ed allora,
in tutto questo, noi abbiamo una certezza: Gesù muore in croce per salire alla
destra del Padre “Annunciamo la tua
morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione”.
Nel momento
in cui Gesù chiude gli occhi alla storia li apre alla bellezza della eternità
beata: è il mistero del nostro morire. Nel momento in cui il Padre ci chiama a sé,
gli regaliamo la nostra esistenza con gratitudine, ed egli ci accoglie nella
gloria luminosa nel giardino del paradiso terrestre. Ecco perché la Chiesa nel
momento in cui annuncia la morte del Maestro ne proclama anche la risurrezione.
La bellezza
della gloria del cielo!
Non per
niente il testo di Paolo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura ci ha
detto molto chiaramente “Per questo Dio
l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto
terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore”. Il morire è il passaggio per risorgere!
La
solitudine vissuta in comunione con Dio.
Ecco perché
la Chiesa all'inizio della Settimana Santa ci offre come meditazione la Passione
del Signore, per farci comprendere che il mistero di Gesù non si conclude con
la morte, non si conclude con la sua sepoltura, ma con quella risurrezione dove
Gesù è assiso alla destra del Padre. Il nostro morire, il nostro venire sepolti,
si apre in una esperienza di gloria eterna per cui eternamente canteremo la
gloria di appartenere al Padre.
Sappiamo
sempre fare una sintesi di questa nostra esperienza in modo che il dramma della
Croce si illumini di esperienza di eternità, la solitudine diventa comunione
gloriosa con tutti i fratelli e la bellezza del cielo apra gli orizzonti alla nostra
vita di una meravigliosa eternità beata. Entriamo perciò nell'atteggiamento di
Gesù sull'albero della croce per imparare anche noi a comprendere che la
bellezza della vita è fidarci di Dio, che non ci delude, che ci accompagna in
quella gloria eterna dove saremo autentici e gloriosi insieme con tutti i
fratelli, in una lode che è la gioia eterna che ci attende tutti e diventa la
bellezza, il coraggio e la speranza nella vita quotidiana.
23 marzo 2024
22 marzo 2024
21 marzo 2024
20 marzo 2024
19 marzo 2024
18 marzo 2024
17 marzo 2024
V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B -
DOMENICA 17 MARZO 2024
Ger 31,31-34 Eb 5,7-9 Gv 12,20-33
OMELIA
Quanto più
ci avviciniamo all’esperienza della Pasqua di Resurrezione tanto più la Chiesa
concentra la nostra attenzione sulla figura di Gesù. Anche noi come quei Greci
vogliamo sempre vedere il Maestro, entrare in comunione con lui e gustarne la
presenza e, anche a noi che gli chiediamo - chi sei Gesù? - egli ci dice: “Io
sono il mondo nuovo che tu desideri”.
Il cristiano
è la storia vivente di Gesù. Andare verso la Pasqua è andare verso
l'immedesimazione con il maestro Divino per poter risorgere con lui, per cui
questa mattina vogliamo soffermarci sulla frase centrale della sua
testimonianza Se uno mi vuole servire,
mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il
Padre lo onorerà, tre passaggi che danno il senso al nostro cammino
quaresimale.
Innanzitutto
essere concentrati su Gesù.
Se uno mi
vuol servire mi segua. Ma cosa vuol dire quell'espressione Se uno mi vuole servire? Noi in genere quando usiamo la parola “servire”
siamo davanti a una attività che vogliamo portare avanti, ma il vero servire di
Gesù si deve ritradurre così: se uno vuole assumere la mia mentalità mi deve
accogliere, deve farmi diventare vita della sua vita e allora mi seguirà.
La bellezza
della nostra esistenza è il Cristo vivente in ciascuno di noi. Tante volte ci
poniamo la domanda - come possiamo
essere alunni di Gesù? - e la bellezza è
saperlo ascoltare, saperlo accogliere, far diventare la nostra vita imitazione
della sua vita: mi segua! Il seguire
è la fecondità di una presenza. La gioia del discepolo è la presenza del Maestro;
in certo qual modo più ci avviciniamo alla realtà della Pasqua -e della Pasqua
di morte, sepoltura e resurrezione-, tanto più il Cristo è destinato a
diventare l'anima della nostra anima.
Allora chi
pone questo primo elemento nel cammino della sua vita vivrà anche il secondo “e dove sono io, là sarà anche il mio
servitore”: noi siamo il destino
di Gesù. Quando noi guardiamo il crocifisso guardiamo il senso della nostra
vita. Usando il linguaggio di Paolo Io
sono stato crocifisso con Cristo… D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io
porto le stigmate di Gesù sul mio corpo, identificarsi con lui! Ogni volta
che sentiamo parlare di Gesù ecco lo stile della nostra vita: innamorarci del
Maestro e vivere come il Maestro. È un passaggio questo che noi dovremmo
riuscire a cogliere e che riusciamo a intuire se noi, per il momento, riusciamo
a capire perché siamo stati battezzati.
La bellezza
della Quaresima è unire da una parte la persona di Gesù, e il mistero della
nostra vita dall’altro. Il Maestro è chiamato a vivere dentro di noi.
Ogni volta
che noi sentiamo un brano evangelico nella Divina liturgia non siamo davanti
semplicemente a quello che è capitato a Gesù, ma a quello che deve capitare
anche a noi “dove sono io, là sarà anche
il mio servitore”; è la gioia di questa identificazione progressiva nella
nostra vita, nel suo mistero, e Gesù ci dice anche qual è il risultato: stare
con lui, vivere il suo mistero ed essere onorati dal Padre. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. È
riuscire a cogliere come questa immedesimazione nel maestro Divino ci porti a
un cammino di eternità beata: risorgere con lui! È una verità questa che deve
penetrare nel nostro cuore e animare lo stile della nostra vita: seguire,
gustare, vivere. Per cui la bellezza della Quaresima è entrare nel vissuto
stesso di Gesù per entrare nel mistero della sua gloria.
Tante volte
il cristiano si pone la domanda: ma cosa vuol dire essere discepolo?
E Gesù ci
dice: “Vivi la mia vita!”.
In certo
qual modo quando noi veniamo battezzati, in quel momento avviene una
incarnazione veramente meravigliosa: il Cristo abita in noi, il Cristo ci
trasfigura in sé e il mistero di Gesù diventa la vita della nostra vita. Quante
volte il cristiano si pone l'interrogativo - che cosa sarà il suo domani - e la
risposta è molto semplice: dov'è Gesù saremo anche noi! Dovremmo immedesimarci
nella sua personalità, vivere il suo mistero come il senso della nostra vita, è
diventare Gesù! D’ora innanzi - dice Paolo - nessuno mi dia fastidio. Io porto
nel mio corpo le stigmate del Signore nostro Gesù Cristo. Avere il gusto della
sua presenza che ci trasfigura continuamente.
Ecco perché
il cristiano nel cammino della sua vita è concentrato su Gesù, su un Gesù non
raffigurato; non su un Gesù-statua, ma un Gesù vivente: lui è qui! Ci attira a
sé e, anche a noi, che gli chiediamo come quei greci - Vogliamo vedere Gesù -
lui ci dice: “Vivi la mia presenza, gusta la mia personalità, incarna il mio
mistero d'amore”.
La bellezza
della Quaresima è vivere questi tre passaggi che Gesù questa mattina attraverso
Giovanni ci vuole insegnare: se uno vuole mettersi alla mia scuola mi venga
dietro, abbia la gioia di incarnare la mia persona nel mistero della sua vita e
la bellezza sarà così, conservare in noi la gioia di quella eternità beata che
attende ciascuno di noi. Il padre mio lo
onorerà. E allora mentre stiamo avvicinandoci
all'esperienza della Pasqua di Gesù, questo testo che ritraduce la sua
esistenza, divenga veramente la bellezza della nostra vita, con un grande
desiderio: vedere il Signore! Entrare in quella meravigliosa “ansia positiva”
di lasciarci trasfigurare nel suo mistero per essere in quel Paradiso glorioso
in cui noi saremo veramente persone che eternamente contempleranno il volto di
Gesù lodando il Padre.
Questa sia
la meta della nostra esistenza.
Ora, cos'è
la bellezza di questa mattina nel ritrovarci nell'Eucaristia? E la risposta è
molto semplice: crescere nel diventare il suo mistero nella luce gloriosa del
volto del Padre, e il padre mio lo
onorerà. E allora celebrando questi Divini misteri entriamo in quel mistero
che è Gesù: “Questo è il mio corpo dato, questo è il mio sangue versato. Fate
questo in memoria di me!” Siamo la sua persona incarnata.
Allora se
risentiamo continuamente queste parole del Maestro in modo da sentirne la
presenza è essere pungolati a imitarlo, per gustarne la signoria gloriosa che
sarà pienamente realizzata domani, quando arriveremo in paradiso. Questa sia la
bellezza che vogliamo vivere in questa settimana prendendo coscienza che lui è
qui con noi e, questa certezza, è già trasfigurazione in atto della sua persona
nel mistero della nostra vita e allora risentiamo ancora Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio
servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Camminiamo
così e allora diventeremo essenziali, gusteremo una Presenza e desidereremo
sempre più la visione per cui, quando lo vedremo faccia a faccia, gusteremo
quella gioia eterna che è la bellezza della nostra vita e che è la grande meta
della nostra storia quotidiana.
16 marzo 2024
15 marzo 2024
14 marzo 2024
IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE – ANNO B -
DOMENICA 10 MARZO 2024
2Cr 36,14-16.19-23 Ef
2,4-10 Gv 3,14-21
OMELIA
Man mano ci
avviciniamo alla Pasqua la Chiesa ci pone dinanzi il grande evento della
salvezza: il mistero della Croce del Maestro.
Se la
Quaresima per natura sua è una continua assunzione della personalità di Gesù
tale realtà si vive fino in fondo contemplando il Crocifisso, ed allora
emergono tre suggestioni dalla parola che questa mattina abbiamo ascoltato: su
quella croce l'uomo viene salvato perché in quella croce c'è l'amore del Padre
per l'umanità, per poter accedere alla luce che è vita eterna. Sono tre
passaggi che la parola evangelica ci ha offerto stamattina per orientare in
modo autentico il nostro cammino verso la persona del Maestro, per lasciarci
amare dal Maestro e allora lo sguardo al Crocifisso è lo sguardo a chi ci ha
amato fino in fondo. Ricordiamo sempre il contesto dell'ultima cena poiché erano vicini i giorni della Pasqua, Gesù,
avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, fino
all'infarto d'amore. Quindi orientare la nostra vita al Crocifisso è sviluppare
quella capacità amorosa che è il senso della nostra esistenza. Innamorarci del
Cristo guardando il crocifisso.
Questa è la
bellezza più profonda della nostra storia.
In certo qual
modo la Chiesa in questa ultima parte della Quaresima vuol orientare il nostro
cuore a quello che è il nucleo fondamentale della nostra esistenza: lo sguardo
del Mistero dell'amore di Gesù, nella certezza che questa esperienza di Gesù è
il senso della nostra vita, anzi, ed è la bella affermazione che abbiamo
ascoltato da Giovanni Dio infatti ha
tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui
non vada perduto, ma abbia la vita eterna. La croce è una salita verso la
pienezza della gloria.
In certo
qual modo il Padre ci regala il Figlio e il Figlio ci riconduce al Padre. É
molto bello come l'evangelista Giovanni descriva la morte di Gesù. Gesù si è
consegnato nelle mani del Padre “Tutto è
compiuto” … “ed emise lo spirito” è la bellezza della nostra esistenza che
guardando a Gesù viene introdotta nell'amore del Padre. Noi tante volte
guardiamo alla realtà della Croce o della morte di Gesù unicamente nella sua
tragicità, ed è estremamente vero, ma dobbiamo entrare in un orizzonte molto
più vasto. In certo qual modo Gesù ha assunto la nostra storia, si è innamorato
di ciascuno di noi, per ricondurci alla bellezza del Padre: entrare in questo
grande mistero che è il senso portante della nostra vita quotidiana.
Allora
guardare a Gesù è lasciarci amare dal Padre e quindi, se noi vogliamo cogliere
questa esperienza, come la possiamo gustare effettivamente e prepararci a
questa celebrazione della passione, morte e resurrezione di Gesù? Attraverso
tre passaggi che ci possono aiutare a entrare in questa ricchezza per entrare
in questa ascensione. E’ molto bello come sant'Ambrogio descriva la nostra
esistenza come “ascensione alla destra del Padre”. Noi possiamo gustare questa
bellezza innamorandoci di Gesù, attraverso un primo aspetto: che noi siamo un
capolavoro nell'amore di Dio! Quindi spalancare la nostra esistenza alla sua Presenza,
essere persone veramente innamorate di Gesù che si lasciano attirare nel suo
mistero per ritrovare la bellezza della nostra vita, sapendo - e questo ci deve
sempre confortare - che Dio è innamorato dell'uomo e, questo amore di Gesù per
l'uomo, fa sì che l'uomo entri nella comunione con Dio.
Il
Crocifisso è il dono del Padre per condurre tutti noi nella pienezza della vita
e allora la coscienza che siamo sostanzialmente un grande dono. Il Padre ha tanto amato il mondo da dare il
suo Figlio unigenito e ce l'ha offerto perché noi spalancassimo la nostra
vita alla sua persona e allora tutto questo ci porta un profondo senso di
gratitudine, guardare alla Croce come coscienza di grazia: siamo un capolavoro
dell'amore di Dio!
Mentre
guardiamo Gesù che viene elevato alla destra del Padre, attraverso la morte,
noi entriamo in quella comunione divina che è la speranza della nostra storia e
allora, il terzo passaggio, col quale si conclude il brano evangelico chi fa la verità viene verso la luce,
perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
Chi fa la
verità? Chi vive in comunione con Gesù, chi vive in comunione con il Padre, chi
entra nella bellezza di questo grande mistero: essere in ascensione continua! E
allora chi fa la verità entra in questa profonda comunione con il Padre, ed
allora, chi fa la verità viene alla luce: la pienezza della gloria! Sono tre
passaggi che dovremmo sempre tenere presenti. Il mistero della Pasqua è un
passaggio di morte e di resurrezione in vista di questa luce che ci attira
continuamente, ci qualifica e ci dà la gioia di vivere. Allora quale potrebbero
essere le stimolazioni che possiamo cogliere nella nostra vita, in modo da
andare verso il Signore con tanta fiducia e tanta speranza? Accogliere un dono diventando
un grande dono: è il senso più profondo di questa bellezza di Dio innamorato
dell'uomo.
Quando
guardiamo a Gesù vediamo in lui il riflesso di quella bontà del Padre che non
ci abbandona mai, essere in ascensione nell'amore… E in questa ascensione
ritroviamo la gioia di essere tutta e
sola gratuità divina: siamo grazia!
È bello
porre il nostro sguardo nello sguardo di Gesù e allora, nell'accoglienza di
questo sguardo, ci ritroviamo creature profondamente rifatte ed entriamo nella
bellezza della luce, il paradiso. Ecco perché chi fa la verità viene verso la
luce perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Innamoriamoci
di Gesù, entriamo nel suo percorso di vita e allora la morte diventerà una
apertura sul mistero di resurrezione che affascinerà per tutta l'eternità le
nostre persone.
Questo sia
il mistero che la Chiesa ci vuol regalare in questa seconda parte della
Quaresima, concentrare tutta la nostra attenzione su quel cuore innamorato di
Dio, il Padre, su quel dono di amore che è il Figlio nella creatività continua
e generosa dello Spirito Santo. Questo sia il mistero che vogliamo vivere e
allora, nel cammino di questo periodo, abbiamo lo sguardo rivolto a Gesù e
abbiamo lo sguardo rivolto nella fiducia, nella speranza, nell'attesa di una gioia
intramontabile dove saremo immersi in una gratuità che non ha confini e, celebrando
l'Eucarestia, respiriamo questa meravigliosa esperienza: il corpo dato, il
sangue versato, l'amore incondizionato regalato a ciascuno di noi! E nel
momento in cui entriamo in questa esperienza respireremo la bellezza della vita.
Chiediamo al Padre questa speranza, chiediamo al Figlio il coraggio di entrare
nel suo mistero, chiediamo allo Spirito Santo di darci quella luce piena di
calore perché possiamo camminare verso quella pienezza di gloria che è la
grande aspirazione all’interno delle nostre persone.
13 marzo 2024
12 marzo 2024
11 marzo 2024
10 marzo 2024
09 marzo 2024
08 marzo 2024
07 marzo 2024
06 marzo 2024
05 marzo 2024
04 marzo 2024
03 marzo 2024
III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B -
DOMENICA 3 MARZO 2024
Es 20,1-17 1Cor 1,22-25 Gv 2,13-25
OMELIA
Il cammino
quaresimale lentamente ci porta ad approfondire la personalità del Maestro. La
Quaresima è la gustazione della sua presenza per coglierne fino in fondo la sensibilità
e, questa esperienza, oggi passa attraverso due aspetti fondamentali che
caratterizzano la sua persona: l'essere lui il Tempio di Dio attraverso
l'esperienza della sua Pasqua: morte, sepoltura e resurrezione.
Innanzitutto
lui è il Tempio.
Una delle
verità che noi tante volte dimentichiamo è che il luogo di culto è solo un
segno di una presenza. Questa mattina siamo venuti qui per vedere il Signore. Quante
volte ce lo siamo detti… La bellezza della nostra esistenza è camminare in
questa profonda consapevolezza - il Signore è l'anima della nostra vita - e il
nostro cuore tende continuamente a gustarne la presenza per essere vero e
autentico.
Noi non
dovremmo, e ce lo siamo detti tante volte, dire: “Vado a messa” perché vuol
dire “andare a un rito”. Dovremmo interiormente avere sempre questo gusto: “Vado
nel Tempio per una presenza, il Signore morto e risorto!” È la gustazione del
nostro giorno domenicale: stare con lui, vederlo, lasciarci da lui qualificare
per camminare in novità di vita. Ecco perché la bellezza della domenica è
contemplare il Maestro, entrare nel suo mistero di amore vivendo quello che
interiormente è la sua vita: il Padre!
Ecco perché
noi entrando in chiesa respiriamo l'eternità beata; potremmo dire: il Signore è
qui presente perché siamo avvolti da questa creatività dello Spirito Santo che
ci rende contemporanei con il Maestro divino che ci trasfigura continuamente. Ora
questo primo elemento lo dobbiamo sempre tenere presente e in Quaresima la Chiesa
ci offre il brano del testo di Giovanni per dirci che Lui è il Tempio, nella
sua persona il culto, nel suo cuore il senso della nostra esistenza. E allora
qual è il mistero di Gesù che oggi siamo chiamati a vivere? E lo abbiamo colto
nella frase del Maestro Distruggete
questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere è il suo Mistero pasquale!
Lui è qui in mezzo a noi per farci vivere la sua Pasqua, anzi - e Paolo questa
mattina è stato molto chiaro - noi siamo chiamati a camminare in novità di vita
nella profonda consapevolezza che Cristo è il Cristo morto e risorto, è potenza
di Dio e sapienza di Dio.
Che cosa
avviene quando noi siamo qui in Chiesa?
Ecco i due
aspetti che l'apostolo Paolo ha messo in luce perché questo mistero di Cristo crocifisso
divenga veramente senso della nostra vita: Cristo è potenza di Dio!
Noi tante
volte dimentichiamo che la bellezza di essere battezzati è diventare Sacramento
di Gesù. In quel “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo” o come diceva la Chiesa Apostolica “Io ti battezzo nel nome di Cristo”
vuol dire che Cristo è divenuto il Vivente in ciascuno di noi. Noi siamo il tempio
di Gesù! Ecco perché entrando in Chiesa noi gustiamo una Presenza e il suo
Mistero diventa la nostra vita. In quelle due connotazioni che l'apostolo Paolo
ci ha regalato, potenza di Dio! Quando noi incontriamo Gesù veniamo resi il suo
volto, la sua vita, si stabilisce una meravigliosa relazione tra lui e noi; la
bellezza di venire in Chiesa è attraverso il rito gustare una relazione, lui
che intensamente ci trasfigura e ci cambia radicalmente: siamo il Cristo
vivente!
Ecco allora
che il primo elemento che emerge dal nostro incontro con il Risorto nella Celebrazione
eucaristica è lasciarci trasfigurare dalla sua presenza, il Cristo - lo ripeto
- vivente in noi! E poiché lui è dentro di noi come potenza di Dio egli diventa
sapienza di Dio. Noi ragioniamo con la sua testa, amiamo con il suo cuore,
agiamo e incarniamo la sua persona.
La
Quaresima è questo fascino di Cristificazione per cui noi diventiamo una
persona sola con lui. Non è, vedete, fare tante opere penitenziali come
dicevamo il giorno iniziale della Quaresima, ma entrare in questa presenza che
qualifica la nostra persona e ci rende suoi capolavori. E allora la bellezza di
Cristo Crocifisso è la bellezza della sua sapienza, del suo mistero, della sua
vita dentro di noi.
Che cosa
avviene allora quando noi entriamo in Chiesa?
Attraverso
il rito noi siamo il Cristo orante, è lui in noi che ci pone in rapporto con il
Padre.
La bellezza
di San Gregorio Magno il quale inserì nella Celebrazione eucaristica il Padre
Nostro per farci gustare la relazione divina che ci deve qualificare: Padre
nostro che sei nei cieli… E quindi la nostra anima in Cristo Gesù è trasportata
nel rapporto con il Padre. È bello stare con Gesù per dialogare con la fonte
della vita e allora questa realtà che è potenza di Dio diventa sapienza di Dio;
impariamo a leggere la storia con la mente e il cuore del Maestro. In certo
qual modo ci sentiamo così trasfigurati che ragioniamo come lui.
Noi tante
volte dimentichiamo che la bellezza della nostra vita è avere la stessa
sensibilità di Cristo; è una cosa che la Chiesa ci regala nella prima domenica
di Quaresima, come avevamo già accennato, imitare Gesù assumendo la sua
sensibilità. Allora la Quaresima è autentica perché Gesù diventa la vita della
nostra vita, e allora cos'è il Tempio? È la scuola quotidiana dove Cristo presiede
la Celebrazione, condivide con noi la sua Pasqua e ci dice: “In me sei uomo
nuovo, sei Potenza e Sapienza di Dio!”, è quella trasfigurazione che noi
dovremmo continuamente ritrovare quindi, il Cristo in mezzo a noi è colui che
prega, è colui che celebra i divini misteri perché è lui che consacra, ma soprattutto
- ed è il terzo passaggio - è lui che ci dà l'ebbrezza di testimoniare la
bellezza d’ essere suoi. Vivere come è vissuto lui, è la bellezza della
Quaresima!
E allora credo
che questa mattina risentendo il testo evangelico sullo sfondo del linguaggio
di Paolo noi non dovremmo pensare a che cosa fare in Quaresima, quasi fosse una
nostra gratificazione psicologica, ma dobbiamo imparare a dire: “Voglio
diventare il cuore innamorato di Gesù”. Allora la Quaresima è Quaresima,
abbiamo la sua sensibilità, e tutto questo è possibile entrando in Chiesa e
contemplando il Maestro attraverso quel silenzio del cuore, quello sguardo
degli occhi rivolto al Tabernacolo, con una personalità che si sente con-crocifisso
con Cristo per poterne gustare l'ebbrezza di resurrezione.
Questo sia
il mistero che vogliamo vivere questa mattina in modo che la Quaresima non sia
il preoccuparci di tante cose, ma la gustazione di questo Gesù che ci
trasfigura interiormente e ci dice: “Ama,
ragiona e vivi come me!”.
Questa sia la
bellezza che vogliamo portare a casa questa mattina in modo che il nostro
cammino quaresimale sia una grande liberazione interiore Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere, la
novità di Gesù. Questa sia la bellezza che vogliamo vivere e condividere questa
mattina nella certezza che quanto più ci innamoriamo di Gesù tanto più la
nostra vita diventa diversa, ritroviamo quell'armonia, quell'equilibrio, quella
potenza e sapienza di Dio che ci dice: Gesù è veramente in mezzo a noi perché
abita in ciascuno di noi.