02 febbraio 2025

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE - ANNO C

DOMENICA 2 FEBBRAIO 2025

Ml 3,1-4      Eb 2,14-18      Lc 2,22-40

OMELIA

La bellezza del nostro cammino quotidiano come candidati a essere discepoli del Signore si costruisce attraverso la contemplazione quotidiana del Maestro. La gioia nell’ambito della nostra vita è vivere come è vissuto Gesù, ed è molto bello soffermarci questa mattina su quel rito che lo ha caratterizzato all'inizio della sua vita, quello che noi chiamiamo “la presentazione di Gesù al tempio” perché attraverso questo suo atteggiamento rituale, egli ci insegna a vivere come suoi discepoli.

Tre sono gli aspetti iniziali sui quali vogliamo soffermarci questa mattina in modo che la figura di Gesù divenga lo stile della nostra esistenza: Gesù è portato al tempio, avviene il rito dell'offerta di un sacrificio, attraverso l'esperienza rituale. Tre passaggi che caratterizzano la figura di Gesù di Nazareth e che dovrebbero caratterizzare la nostra vita cristiana.

Essere nel tempio, diventare offerta, essere persone che si offrono al Padre come criterio di fondo della vita.

Innanzitutto il primo aspetto dell'entrare nella realtà del tempio che ritraduciamo con una espressione molto semplice “vivere alla presenza di Dio”. Entrare nel tempio è affermare a livello interiore la profonda convinzione che la nostra esistenza è un'esistenza che colloca se stessa nella relazione con l'Infinito, che è il Padre. Tutta la vita di Gesù se la guardiamo attentamente era continuamente costruita sul rapporto con il Padre. Gesù presentato al tempio dice che la sua esistenza è il Padre, meta della sua storia e fonte delle sue scelte, ma come si presenta al Padre? Attraverso l'offerta che, espressa nella ritualità di cui ha parlato il Vangelo, ma che ritraduce un atteggiamento molto più profondo: la gioia di consacrarsi al Signore, di consacrarsi al Padre, non solo stare alla presenza, ma fare della propria vita una operazione continua nelle mani di Dio. In certo qual modo il Padre, che dall'eternità ci ha chiamati a essere in comunione con sé, fa sì che Gesù attraverso i suoi genitori diventi un'offerta a Dio gradita. È la bellezza della nostra esistenza che si offre continuamente a Dio in atteggiamento di rendimento di grazie.

Stare alla presenza, offrirsi a Dio, per realizzare il terzo passaggio: essere un vivente sacrificio, dove il sacrificio è nient'altro che riconoscere a livello esistenziale la gioia di essere un capolavoro di Dio.

E’ bello vedete entrare in questa esperienza di Gesù, essere alla presenza del Padre, diventare un'offerta di amore attraverso la gioia dell'esperienza sacerdotale. È quello che noi viviamo il mattino, quando ci svegliamo: apriamo il nostro sguardo alla bellezza di Dio, ci offriamo al suo amore facendo della nostra giornata una oblazione continua nelle sue mani. Ecco perché è bello costruire la nostra vita in questa meravigliosa direzione e allora, la presentazione di Gesù al tempio, ritraduce effettivamente il senso della sua vita: essere nel Padre un'offerta che si offre, in una dimensione di relazione esistenziale dove la gioia è di appartenere.

Se noi guardiamo attentamente la vita di Gesù e ci chiedessimo - qual è stata l'anima della sua storia? - noi ci accorgiamo che essa era nient'altro che camminare nell'oggi misterioso del Padre, quello che l'evangelista Luca ci ritraduce attraverso un rito, l'evangelista Giovanni ce lo incarna in uno stile di vita. Qual era l'anima di Gesù? La volontà del Padre, stare nelle sue mani, offrirsi a lui in piena dedizione, ritrovare nel Padre la meta della sua storia.

Ora se noi partiamo da questa visione molto affascinante, scopriamo cosa vuol dire essere discepoli di Gesù. Noi tante volte non entriamo nella comprensione di questo grande mistero. Eppure la nostra vita deve essere come la vita di Gesù in tutti i tre gli aspetti: stare alla presenza di Dio, svegliarci al mattino e incontrare il Padre come criterio della nostra vita, è la gioia d'essere in lui con tutte le nostre capacità, è la gioia di appartenergli in tutto quello che siamo o che possiamo fare e, questa diventa l'offerta che noi offriamo al Padre ogni giorno, ogni giorno gli diciamo: “Nelle tue mani consegno la mia vita”. È la bellezza di una esistenza che è sacrificio gradito a Dio, attraverso l'atteggiamento del nostro cuore che ha come criterio il Padre: “Nelle tue mani consegno il mio spirito”.

Il cristiano ama consegnare se stesso continuamente nelle mani del Padre come ha fatto Gesù. Ora, se noi avessimo questo tipo di lettura nella nostra esistenza, ogni giorno sarebbe un vivente sacrificio a Dio gradito. Noi tante volte ci poniamo la domanda cosa voglia dire essere cristiani e la risposta ce l'ha data Gesù: la sua presentazione al tempio, essere davanti al Padre in offerta radicale al suo amore attraverso quell'esercizio del sacerdozio che è porre la propria storia nella misteriosa volontà divina.

Camminiamo in questo orizzonte e se veramente riuscissimo a entrare in questa esperienza la nostra vita fin da ora sarebbe in paradiso, sarebbe nel tempio di quella gloria divina nella quale la nostra storia veramente si realizza. E allora chiediamo al Padre di avere sempre questi sentimenti in modo che nel momento nel quale moriremo, in quel momento, diremo: “Padre in te ho confidato, a te mi sono affidato, nelle tue mani pongo tutta la mia esistenza”. E questo sarà il nostro paradiso, essere in questa gloria meravigliosa di Dio per essere veri e autentici, è quel morire nella gioia di appartenere eternamente al Padre, come ha fatto Gesù, per camminare in quella novità di vita che è il paradiso e lì, allora, la nostra storia sarà luminosa, cammineremo in novità di vita e al termine della nostra esistenza potremo veramente con il Padre cantare eternamente la nostra gioia di essere discepoli del Figlio nella potenza creatrice dello Spirito Santo. Questa è la bellezza feconda della nostra esistenza quotidiana.

 

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