05 maggio 2024

VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO B -

DOMENICA 5 MAGGIO 2024

At 10,25-26.34-35.44-48      1Gv 4,7-10      Gv 15,9-17

OMELIA

Il Signore è in mezzo a noi e la sua vita è il senso della nostra storia quotidiana.

Nella conclusione del Vangelo noi troviamo la bellezza della nostra vita di discepoli: vi amiate gli uni gli altri.

Davanti a questo comando del Maestro noi ci poniamo la domanda: come possiamo vivere questa esperienza d'essere amati da Dio amandoci gli uni gli altri? E Gesù ci pone dinanzi tre passaggi perché questa bellezza possa veramente essere feconda nella nostra vita:

-      rimanete nel mio amore,

-      come io ho osservato i comandamenti e rimango nel suo amore,

-      e la mia gioia sia in voi.

Tre passaggi che ci permettono di entrare in questa meravigliosa esperienza amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.

Innanzitutto il primo elemento: rimanere nel suo amore.

La bellezza della vita cristiana è entrare nella grandezza della intimità Divina, il meraviglioso rapporto che esiste tra il Padre e il Figlio. Già l'immagine della vite e dei tralci ci aveva inseriti domenica scorsa in questo grande mistero. La nostra esistenza è tutta un mistero d’amore intratrinitario: noi siamo amati dalle tre Persone divine e in questa esperienza noi gustiamo quella intimità divina che è il senso della nostra vita. Tante volte ci poniamo la domanda - quale sarà il nostro futuro? - e la risposta è molto chiara: vivremo nella pienezza di questo amore trinitario, rimanete nel mio amore, e la nostra esistenza è tutta radicata in questa affascinante esperienza. Ogni respiro è l'amore di Dio che ci permette di vivere, che ci introduce in quella esperienza di eternità beata che è la comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; è la gioia di soffermarci a ogni istante e porci la domanda che ci poniamo ogni giorno - chi sono io? - se non un Sacramento di un amore trinitario! Amati da Dio ci amiamo reciprocamente. È questo gaudioso momento che determina fino in fondo la nostra esistenza: il respiro della nostra vita è Dio che ci ama.

Ma davanti a questa dimensione che dobbiamo sempre tenere presente e che fa la nostra storia, ecco il secondo aspetto: noi possiamo rimanere nell'amore osservando i comandamenti del Padre.

Ma cosa vuol dire osservare i comandamenti?

Qui entriamo in una delle dimensioni più profonde della nostra vita: amati, rendiamo grazie al Signore della gioia di tale dono.  Osservare i comandamenti è la fecondità dell'atteggiamento eucaristico dell'uomo che gusta nel profondo della sua esistenza la bellezza di farsi amare. Infatti, amati da Dio, gustiamo talmente la sua presenza, la sua dolcezza, che noi non facciamo nient'altro che rendere grazie.

Il cristiano è una eucarestia vivente.

Noi tante volte dimentichiamo questo tracciato che Gesù ci vuol regalare e che ci permette di camminare in novità di vita: amati, rendiamo grazie! E cosa vuol dire rendere grazie se non offrire a Dio la nostra gratitudine che diventa fecondità? Chi rende grazie è la fecondità vivente di Dio!

Se noi guardiamo attentamente la tradizione dell'Antico Testamento che ci prepara alla grande rivelazione dell'uomo, il dire grazie a Dio è principio di novità di vita. Chi rende grazie è creativo e chi restituisce a Dio con gratitudine la sua vita è la fecondità della Trinità in atto. È la bellezza di gustare Dio che diventa creativo in noi e diventa il principio della nostra esistenza.

Obbedire è nient'altro che rendere grazie nella profonda coscienza della nostra gratitudine.

Noi qualche volta davanti alla parola “osservare i comandamenti” abbiamo una concezione molto pragmatica: ascolto i comandamenti, li eseguo. Ma questo non è Vangelo…

Osservare i comandamenti è nient'altro che rivelare nel profondo del nostro cuore la gratitudine per la creatività Divina dentro di noi.

Paolo ha una bella espressione: e in tutto rendete grazie. La bellezza della vita è una gratitudine sempre attuale per cui noi diciamo al Signore “ti rendiamo grazie” e in quel momento gustiamo la sua fecondità. E questa fecondità diventa la nostra gioia “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”, è la fecondità di Dio. L'uomo contento è la presenza di Dio che fa meraviglie nella sua persona. Amati, noi costruiamo la nostra vita nell'obbedienza, per gustare la fecondità di Dio che non delude.

Allora obbedire ai comandamenti è nient'altro che la gratitudine dell'ordinario. È che noi tante volte non abbiamo questa gioia di soffermarci un momento e dire: sono grazia! In certo qual modo dimentichiamo la bellezza di essere avvolti da un'azione divina che compie in noi le sue meraviglie e allora, se noi riuscissimo a penetrare tale bellezza, noi saremmo sempre fecondi!

Se noi allora partiamo da questa semplice lettura, amare, è vivere la sensibilità di Dio dimorante in noi.

La sensibilità divino-umana di Gesù che in noi fiorisce e fiorisce continuamente.

Far fiorire la bellezza di una presenza! E allora il cristiano ritrova la coscienza della sua storia, sono il capolavoro di quella creatività divina che non fa nient'altro che amare.

Amati, ci amiamo, per amare!

È quella vita divina che è la gioia del nostro cuore. Ecco perché il terzo passaggio: Gesù ci dice che ci regala la sua gioia, la sua presenza, la sua creatività, il suo mistero che avvolge la nostra storia e ci rende profondamente i suoi capolavori. Obbedire è far fiorire la gratitudine.

E allora credo che questa mattina il Signore risorto, che è qui in mezzo a noi, vuole aiutarci a entrare in questo stile di vita che nella realtà è molto semplice: prendiamo coscienza del mistero che è ciascuno di noi e, ritrovando il mistero che è ciascuno di noi, vivere con gratitudine! Ecco perché fin dal mattino, ce lo dicevamo anche domenica scorsa, dobbiamo percepire che la nostra storia è veramente una condiscendenza Trinitaria che fa di noi i capolavori delle tre Persone divine, e obbedire diventa la gioia di dire: grazie!

Ora Gesù ci ha lasciato la sua presenza nella gratitudine. Noi veniamo tutte le domeniche a Messa, ma cos'è l'Eucaristia se non la gioia della gratitudine, se non il fascino di questo Signore che avvolge la nostra storia e la rende la sua presenza? È respirare il Divino nel respirare l'umano.

Questa sia la bellezza che Gesù ci vuole regalare questa mattina e allora la nostra gioia sarà piena, perché saremo avvolti nella gratuità divina che ci avvolge continuamente. E allora cos'è la vita? Camminare nella gioia e attendere il Signore che quando verrà sulle nubi del cielo ci darà quella gioia eterna che noi avremo coltivato continuamente nella gratitudine quotidiana… fin dal mattino rende attento il mio orecchio perché io ascolti con gratitudine la bellezza di essere profondamente amato.

Contempliamo il mistero che abita in noi e ritroveremo la bellezza della nostra vita e allora, quando diremo “Rendiamo grazie al Signore nostro Dio… È cosa buona e giusta”, in quel momento il nostro gaudio sarà veramente profondo, diventerà fecondo, il pane diventerà corpo e il vino il sangue di Cristo e, nel momento in cui faremo la comunione, proclameremo la nostra gratitudine in quell'Amen per essere quei discepoli che, innamorati del Maestro, vivono sempre rendendo grazie.

In tutto, la gratitudine sia la bellezza della nostra vita, gusteremo la presenza del Maestro e cammineremo nella storia certi che la gratitudine ci apre a quella eternità beata quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi e noi potremmo veramente gustare quella bellezza divina che è il senso della nostra storia quotidiana.

 

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