DOMENICA
22 SETTEMBRE 2024
Sap 2,12.17-20 Gc
3,16-4,3 Mc 9,30-37
OMELIA
La conoscenza di Gesù è il criterio fondamentale della
nostra esistenza.
Essere come i discepoli è entrare giorno per giorno nel
mistero della sua persona.
Ecco allora che questa mattina noi ci accorgiamo come sia
difficile, per il cristiano, entrare nell'esperienza di Gesù perché il criterio
fondamentale è entrare nel suo mistero pasquale. Guardare Gesù è ritrovare il
mistero della Croce, guardare Gesù è entrare nel mistero della sua passione,
conoscere Gesù è entrare nella signoria del Padre.
Essi non capivano quello che Gesù diceva perché non
avevano l’attenzione del cuore rivolta al Maestro divino. E allora come è
possibile per un discepolo entrare in questa esperienza?
Gesù ci pone dinanzi due passaggi fondamentali: l'essere
piccoli e imitare l'esperienza dei bambini.
Sono due aspetti che occorre ricordare guardando a Gesù.
Infatti qual è il rimprovero che Gesù rivolge ai suoi discepoli? Perché non lo
conoscono?
Perché la loro esistenza non è essere “gli ultimi”, essere
“in stato di servizio”.
Infatti, il mistero pasquale di Gesù che cosa è, se non
l'abbandono che Gesù fa di se stesso nelle mani del Padre? Quella morte,
sepoltura e rIsurrezione non è nient'altro che il mistero della vita di Gesù
che colloca la propria storia nelle mani di Dio.
A loro manca il fascino di questo mistero, eppure la
salvezza dell'uomo passa attraverso questa esperienza, essi non capivano queste
parole perché non si sono lasciati veramente avvolgere in questo grande mistero.
In certo qual modo è guardare continuamente Gesù nell'esperienza della sua
croce gloriosa. Ecco perché il cristiano quando vuol ritrovare veramente se
stesso si innamora giorno per giorno del Crocifisso.
Ma allora se questo è il primo elemento fondamentale da
ritrovare, il discepolo deve imparare a essere il servitore di tutti, essere
una persona in stato di accoglienza.
Gesù accoglie il Padre, ne accoglie la volontà, cammina in
novità di vita perché il Padre è con lui, ma nello stesso tempo ci pone
dinnanzi a una grande esperienza: accogliere l’oggi di Dio è entrare nel
mistero della Croce gloriosa. Ecco perché il cristiano è un innamorato di Gesù
crocifisso, perché nella sua esperienza il discepolo ritrova il senso e la
bellezza della vita. Guardare il Crocifisso è guardare alla strada che
lentamente ci conduce a quella comunione gloriosa che è nient'altro che essere
nel mistero divino.
E allora, partendo da questa visione, ecco la beatitudine
dei bambini: chi accoglie uno solo di
questi bambini nel mio nome accoglie me.
Una delle caratteristiche dell'esperienza evangelica è
l'amore alla piccolezza. I discepoli discutono del loro primato tra di loro e
dimenticano quel Gesù che è il loro maestro, quel Gesù che è diventato il servo
di tutti, che è diventato innamorato dei bambini.
È la bellezza della nostra esistenza.
Ma allora come possiamo entrare in questa esperienza?
Contemplare Gesù, entrare nel suo mistero è ritrovare la
bellezza della vita.
Quattro possono essere gli elementi che determinano questo
nostro cammino: avere un cuore aperto allo stupore, all’essenzialità, alla
semplicità e alla docilità.
Essere interiormente attratti dal mistero di Gesù
attraverso lo stupore.
La bellezza della fede è lo stupore! Le meraviglie che
Gesù compie continuamente nella sua vita. L'essere distratti dal Maestro non ci
porta a conoscerlo nella verità e nell'autenticità, lasciarci attirare dalla
sua persona.
Gesù non è il mezzo a noi per essere capito, ma Gesù è in
mezzo a noi per realizzare in noi un profondo senso di stupore. Lui è il Maestro!
I discepoli non lo comprendono perché non si lasciano catturare da questa
esperienza di vita.
Essere innamorati di Gesù e, in questo innamoramento, il
secondo passaggio: l’essenzialità, cogliere Gesù in quello che egli dice in
semplicità, attraverso la consapevolezza che il suo mistero è un mistero di
amore per l'uomo.
Contemplare il Crocifisso glorioso, entrare nel mistero
della sua piccolezza, è in certo qual modo cogliere la bellezza della sua vita:
essere essenziali!
Lo stupore ci semplifica, l'essenzialità mette in luce ciò
che è veramente vero nel cammino della nostra esistenza.
E allora essere semplici, persone che nella loro storia
hanno a cuore questa certezza: Dio è amore! Dio cammina con noi! Dio è accanto
a noi!
È quell'esperienza gloriosa che noi
siamo chiamati a vivere continuamente attraverso il fascino del suo mistero e
della sua presenza.
Chi è il cristiano? È un innamorato di Gesù che nel
cammino della sua vita non fa nient'altro che focalizzare la sua attenzione
sull'atteggiamento del Maestro. E allora - quarto aspetto - la docilità al
mistero della nostra esistenza: lui è il Signore!
Quando noi, nel cammino della nostra storia, ci lasciamo attirare
da lui ecco: la sua parola, il suo comportamento, il suo essere in mezzo a noi
in un determinato modo, ci porta a essere docili.
Vivere come è vissuto lui.
E allora quale deve essere l'atteggiamento di fondo guardando
Gesù, lasciandoci catturare dalla sua persona e dal suo mistero?
Il senso più profondo di gratitudine. Contemplando lui troviamo
il gusto della salvezza, contemplando lui noi ritroviamo la bellezza della
nostra storia, contemplando lui diventiamo quei “piccoli” che si lasciano
affascinare dalla bellezza del mistero di Dio.
Questa è la gioia della nostra esistenza!
E allora, come possiamo costruire la nostra vita?
Mentre i discepoli non capivano quello che Gesù diceva, il
nostro cuore si deve lasciare attirare dalla sua personalità. Ritrovare nel suo
mistero il senso del nostro istante, ascoltarlo attraverso la coscienza dei
limiti che ci caratterizzano e allora, entrando in questa misteriosa esperienza,
noi possiamo veramente diventare suoi discepoli che camminano in vera
autenticità.
Guardate a lui e sarete raggianti dice il Salmo, essere discepoli è
lasciarci prendere dal suo mistero, lasciarci in certo qual modo plasmare dal
suo stile di vita e allora saremo ricchi di stupore, saremo essenziali, saremo
semplici, saremo docili. È la bellezza della nostra vita quando
è costruita contemplando il Maestro.
Ecco allora la bellezza del nostro cammino quotidiano,
lasciarci prendere per mano da Gesù, ritrovare in lui la bellezza della nostra
vita e nel suo volto riscoprire la gioia di essere suoi discepoli. Ecco perché
ci ritroviamo nell'Eucaristia. L’Eucaristia è il fascino domenicale del mistero
di Gesù, non è semplicemente venire e fare la comunione, ma venire e lasciarci
prendere dalla sua persona, dall'essere discepoli innamorati del suo mistero
per camminare in quella novità di vita che è la speranza del nostro cuore.
Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti. Questo povero grida e il Signore lo
ascolta, lo libera da tutte le sue angosce: questa è la bellezza della nostra
vita di fede, e allora, chiediamo allo Spirito Santo che ci lasci coinvolgere
nella personalità di Gesù e allora riusciremo a capire che la sua vita è il
senso della nostra storia, il suo mistero criterio del nostro istante, il suo
camminare nel tempo preparazione quotidiana a quella eternità beata che ci
attende tutti.
Viviamo questo mistero guardando a Gesù, lasciandoci
prendere da lui, lasciandoci coinvolgere nel suo amore innamorato dell'uomo per
poter essere quelle persone nuove che, innamorate di Gesù, camminano nel tempo
e nello spazio senza alcuna paura.
E allora saremo quei bambini di cui Gesù fa l'elogio, saremo
quelle persone che si lasciano continuamente prendere dal Maestro per camminare
in quella novità di vita che è l'anticipazione di quel grande mistero che è il
paradiso che ci attende tutti e nel quale saremo veri e autentici, in un canto
di lode che non avrà mai alcun termine.