DOMENICA 23 FEBBRAIO
2025
1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23 1Cor 15,45-49 Lc 6,27-38
OMELIA
L'evangelista Luca in
queste domeniche, lentamente, ci ha condotti per mano perché potessimo entrare
nella mentalità del Maestro per ritrovarvi la bellezza della nostra vita
cristiana anzi, poiché sappiamo che Gesù è vero Dio e vero uomo, e parlandoci
con il suo stile di vita, ci offre la strada per realizzare la nostra umanità: siamo chiamati a essere veri uomini per
essere deificati.
È la bellezza della
nostra vocazione, è la paradossalità umana dell'essere discepoli del Maestro.
Il cammino che l'evangelista ci offre è, come dicevamo domenica scorsa, partire
dalla comunione orante presso il Padre per entrare nella storia amandola fin in
fondo per entrare nella pienezza della nostra vita che sono le beatitudini.
Dalla contemplazione di essere come il Maestro veniamo stimolati a costruire
una vita che ci conduca veramente alla Vita. Il cristiano è la gioiosa
paradossalità dell'essere uomini.
Se noi entrassimo
in questo tipo di lettura del testo biblico di Luca, il linguaggio del Vangelo
risulterebbe sicuramente molto problematico per ciascuno di noi perché,
istintivamente, noi potremmo proferire il giudizio: non è possibile! Solo chi
si lascia conquistare da Gesù, solo chi riesce a lasciarlo entrare nel proprio
mondo, permettendogli di vivere nelle nostre scelte, può veramente entrare in
questa sapienza. E allora due potrebbero essere gli elementi che ci stimolano a
entrare in questa esperienza. Innanzitutto guardiamo Gesù, Gesù - uomo.
Noi tante volte
siamo più catturati da Gesù - Dio. Impariamo ad amare Gesù - uomo per imparare
da lui come, dal momento della sua incarnazione, dal momento che è venuto ad
abitare in mezzo a noi, ci ha amati nello stile della vera umanità.
Se noi entriamo
nell'itinerario del Vangelo, Gesù ci ama come dono del Padre. Diverse volte ce
lo siamo detti noi siamo il dono del Padre
al Figlio. E Gesù ci ama e ci ama perché siamo “dono”, dono del Padre a lui
perché possiamo veramente crescere e maturare nella nostra vera identità umana,
perché amare è cercare il vero bene dell'altro. L'uomo, quando entra nella
profondità della sua esistenza e si pone l'interrogativo che senso abbia vivere
in stato relazionale, la risposta è molto semplice: adorare il mistero che è l'altro,
come nell'esperienza di Gesù che accoglie l'uomo come dono del Padre. E l'uomo,
è un dono che non conosceremo mai. Amare è entrare in un'avventura nella quale
noi continuamente adoriamo l'altro per riviverne il mistero.
L'esempio
evangelico più bello che l'evangelista Luca ci offre nel racconto dell'ultima
cena è che Gesù rivolgendosi ai discepoli dice io sono in mezzo a voi come colui che serve, come colui che ama
ascoltando, come colui che vi accoglie così come siete, come colui che vi ama
perché siate la vostra originalità.
Noi qualche volta
rimaniamo semplicemente legati alle cose contingenti. Se noi entrassimo nella
persona di Gesù, ci accorgeremmo che egli è colui che ci serve - nel senso vero
evangelico - ci ama, ci ascolta, ci illumina, ci guida perché possiamo
veramente essere il mistero che il Padre dall'eternità ha pensato per ciascuno
di noi. Quando noi entriamo in questo primo elemento fondamentale - e l'esempio
di Gesù è molto bello perché Gesù ci dice quello che egli è effettivamente -,
egli entra in noi per essere quello che è, l'Uomo che ci educa a essere uomini.
É è la bellezza della nostra vita cristiana! L'effetto allora che dovremmo
percepire è che l'uomo ritrovi se stesso, sia contento d'essere se stesso, pur
nelle complessità del quotidiano.
La bellezza
d'essere amati è la bellezza di essere noi stessi, la bellezza di far sì che
noi possiamo ritrovare la gioia d'essere quello che dall'eternità il Padre ci
ha pensato, l'originalità dell'originale Gesù Cristo. Allora quando l'uomo si
sente veramente amato assume un'aspirazione sempre più profonda a essere secondo
il progetto di Dio, la libertà dell'essere uomo in ogni travaglio storico e
poiché la bellezza della nostra esistenza è d'essere questo meraviglioso
mistero di Dio che entra nella nostra vita, il criterio per costruire la nostra
esistenza amata da Dio è crescere nella gratitudine. La gratitudine d'essere
uomini!
Se abbiamo notato
il brano evangelico nella sua profondità, ci accorgiamo che c’è un amore a
fondo perduto, un amare nella gioia di rendere l'altro se stesso. Il criterio dell’amare
per avere non è libertà. Gesù ha amato l'uomo diventando veramente uomo perché l’uomo
fosse uomo; quando noi alla fine del nostro percorso storico incontreremo il
volto di Dio Padre l'unica carta d'identità che ci sarà richiesta è di essere
uomini a imitazione dell'Uomo Gesù Cristo. Se noi entrassimo in questa
meravigliosa esperienza, allora potremmo veramente accedere a questa realtà del
cielo, è la bella visione che ci ha dato l'apostolo Paolo, quando ci ha detto
che Gesù è l'uomo spirituale datore di vita. La bellezza della fede è crescere
nella nostra identità originale. Gesù passa in mezzo a noi come colui che si
mette in ginocchio, ci accoglie come regalo del Padre, perché possiamo assumere
tutte le sue coordinate, tutte le sue coordinate di un'umanità per essere
veramente noi stessi. E questo si sta realizzando nell'eucaristia!
L'Eucaristia è l'umanità
sacramentale di Gesù che costruisce la nostra umanità nella nostra personalità
storica. Noi qualche volta pensiamo che l'Eucaristia sia andare a mangiare. La
bellezza che attraverso il mangiare Gesù ci regala, in quel pane e in quel vino,
è la bellezza della sua umanità, si fa pane per regalarci la sua umanità e
quindi per ritrovare dentro di noi la presenza dell'uomo perfetto. Ecco perché
Gesù questa mattina ci ha regalato un testo sicuramente difficile perché noi
conosciamo i limiti delle nostre storicità e delle relazioni che l'esistenza
ogni giorno ci offre, ma Gesù dicendoci questo ci dice ancor prima che siamo
suoi, siamo il dono del Padre e l'Eucaristia
è vivere ogni giorno la gioia di essere dono attraverso il rendimento di grazie.
Questa sia la
bellezza che vogliamo condividere questa mattina, la gioia luminosa di essere
in Gesù uomini che amati amano continuamente per regalare agli altri la gioia
della propria umanità. Questo è, in certo qual modo, quello che Gesù potrebbe
effettivamente regalarci e allora cantiamo questa gioia con quel rendimento di
grazie che è l'Eucaristia e ritorniamo a casa non perché siamo venuti a un rito,
ma perché in questa Eucaristia abbiamo goduto la nostra umanità che è la
bellezza di Dio incarnata nelle nostre persone.
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