27 aprile 2025

II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA - ANNO C -

DOMENICA 27 APRILE 2025

At 5,12-16      Ap 1,9-11a.12-13.17-19      Gv 20,19-31        

OMELIA

Rivivere continuamente l’esperienza della Pasqua è ritrovare solidità attraverso il gusto dell’apparizione del Risorto. La bellezza dell’esperienza della Pasqua è gustare la relazione attiva e personale del Maestro con ciascuno di noi per poter essere creature nuove.

È quello che abbiamo ascoltato nel Vangelo: il credente è colui nella cui vita appare sempre il Risorto ricolmandolo di una gioia ineffabile. Un cristiano che non abbia il gusto della presenza manifestativa del Risorto non può reggere nell’esperienza cristiana, ma questo rapporto, questa mattina, vorremmo approfondirlo attraverso i testi biblici ascoltati. Il Risorto apparendo a noi e, apparendoci in questo momento, ci pone davanti tre parole: “La pace sia con voi - Ricevete lo Spirito Santo - Rimettete i peccati”.

Nel momento in cui il Risorto entra in relazione con noi, ci regala queste tre parole. Innanzitutto Egli ci dice: “La pace sia con voi”, ed è molto bello come l’Evangelista unisca questo saluto alla descrizione della Passione del Signore: “Mostrò loro le mani e il costato”.

Da dove nasce l’armonia per l’uomo se non dal quel fianco trafitto in croce da cui sono usciti sangue e acqua? L’armonia che il Signore ci regala proviene dall’oblazione del cuore di Cristo che ci dà l’acqua della novità della vita. In certo qual modo il Risorto apparendoci in questo momento e rivelandoci la sua pace ci dice: “Ti regalo il mio sangue, ti offro l’acqua del mondo nuovo!” È quello sguardo credente che si lascia prendere dal Maestro e ritrova la propria esistenza invasa dalla luce, dal sangue e dall’acqua.

Non è una pace verbale, quella che il Signore ci regala, ma è la sua oblazione, il suo amore oblativo che diventa principio dell’armonia che ogni uomo continuamente cerca.

Il Risorto non ci appare per essere visto, ma il Risorto ci appare perché vuol trasfondere in noi la sua interiorità nella quale l’uomo ritrova veramente se stesso, ma questo saluto è accompagnato dall’effusione dello Spirito.

Immediatamente il nostro pensiero va al racconto della creazione dell’uomo, quando Dio pone il suo respiro nella persona che egli ha creato dall’argilla. Lo Spirito che ha creato l’uomo è lo Spirito che Gesù regala a ogni umana creatura. In quello Spirito cogliamo l’interiorità di Gesù che passa nel discepolo: ecco perché il discepolo nel cammino della sua vita, si sente “abitato” dall’amore divino! In quel respiro Gesù regala a ciascuno di noi “quell’acqua e quel sangue”, quei tempi nuovi vissuti nell’oblazione.

È molto bello, riandando all’immagine giovannea, vedere Gesù che nel respiro fa trapassare in noi la sua interiorità per cui, il cristiano, si sente abitato dall’amore oblativo di Gesù e avverte quella novità che Gesù ci ha detto nella terza espressione: la remissione dei peccati.

Cosa c’era nel cuore di Cristo se non la grandezza del suo amore per noi incomprensibile?

La bellezza della fede è non capire mai l’amore di Dio, perché l’Amore è incomprensibile.

In quel momento noi vediamo il Signore che nello Spirito fa passare-trapassare in noi il suo amore, dove questo amore incontra noi peccatori. L’Amore incontrando un peccatore diventa Misericordia.

L’amore inesauribile, incontrando la povertà storica degli uomini, diventa misericordia e la misericordia è il livello più alto dell’amore perché quel perdono dei peccati di cui ha parlato il Vangelo non è semplicemente cancellare i peccati o lavare i peccati (espressioni che noi spesso in modo acritico ripetiamo), il perdono dei peccati è la generazione dell’uomo nuovo. La misericordia è la novità di Dio nel cuore umano.

Gesù regalandoci la sua pace, facendo fluire dal suo costato sangue e acqua, attraverso lo Spirito Santo, diventa misericordia, per cui il cristiano “respira” continuamente misericordia.

Spesso, questa esperienza, non riusciamo a farla perché siamo troppo legati ai nostri comportamenti e alle nostre attese; dovremmo riuscire a lasciarci avvolgere da quel sangue e da quell’acqua, da quello Spirito che ci dà il volto di Cristo. L’uomo che si lascia prendere dalla misericordia è un uomo continuamente rifatto.

Usando l’immagine del testo dell’Apocalisse ogni volta che, dimentichi di noi stessi, ci lasciamo prendere dalla relazione che il Risorto vuol stabilire con noi, viviamo l’atteggiamento di Cristo Risorto nei confronti del veggente dell’Apocalisse. Ogni giorno il Signore mette la sua mano su di noi e ci rivolge le stesse identiche parole “Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente. Ero morto, ma ora vivo” e in quella mano collocata su di noi, noi siamo persone che “vivono nel Vivente”.

La misericordia è la gioia più grande dell’uomo perché nella misericordia l’uomo diventa il Vivente.

Quando noi facciamo l’esperienza della misericordia, come i discepoli la mattina di Pasqua, anche noi siamo ricolmi di gioia: “I discepoli gioirono al vedere il Signore”. Una vita rigenerata nella e dalla misericordia, nell’amore gratuito che avvolge l’uomo peccatore, fa sì che l’uomo “veda” il Signore. È bello lasciarci avvolgere da questa misericordia per vedere il Signore e quando lo vediamo la nostra esistenza esulta di gioia: siamo viventi nel Vivente per contemplare il Vivente!

Allora, poiché quello che l’Evangelista ci ha narrato avviene ogni domenica, perché in ogni domenica appare il Risorto, il Risorto sta dandoci la sua pace, nel suo Corpo e nel suo Sangue che, nei segni del pane e del vino ci vengono regalati, noi godiamo dell’effusione dello Spirito Santo. Accogliendo nello Spirito Santo quel sangue e quell’acqua abbiamo il perdono dei peccati, abbiamo il gusto della novità di Dio e, quando l’uomo si sente novità di Dio, vede il suo Maestro ed è pieno di esultanza!

La bellezza della vita non è fatta di cose esteriori, ma di relazioni dove noi, ogni giorno, nella semplicità della nostra esistenza, ci lasciamo avvolgere da quelle luci che escono dal fianco di Cristo in croce, dalle sue mani trafitte che nello Spirito Santo rigenerano la nostra vita rendendole luminose della luminosità del Risorto.

Viviamo questa Eucaristia con questo stile, in modo che è bello sentirsi in ogni frammento della nostra giornata meravigliosamente avvolti dalla misericordia di Dio che ci perdona, per essere quelle creature che vedono il Signore e hanno speranza nel trambusto della vita, in attesa di Dio, di quell’incontro meraviglioso col Risorto nella Gerusalemme del cielo.

 

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