08 novembre 2015

XXXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

1Re 17,10-16                     Eb 9,24-28   Mc 12,38-44
OMELIA
La solennità dei santi ci ha introdotti nella contemplazione del capolavoro che è l'uomo. L'uomo nel mistero di Dio è il sacramento del suo amore inesauribile.

Davanti a questa visione non esiste creatura che non sappia riscoprire la speranza: sentirsi il respiro amativo e incondizionato di Dio. In un simile orizzonte l'uomo si chiede come sia possibile gustare la bellezza e la grandezza della propria umanità; Gesù questa mattina attraverso la parola che ci ha regalato ci permette di comprendere quale sia la modalità attraverso la quale possiamo, giorno per giorno, riscoprire il gusto luminoso di essere uomini.

La parola chiave è la gratitudine.

L'uomo riesce a comprendere la bellezza della sua vita solo nella gratitudine perché questa è l'esperienza interiore attraverso la quale personalizziamo le meraviglie di Dio. L'uomo privo di gratitudine non comprende mai le meraviglie di Dio.

Per entrare in questa fondamentale esperienza della vita cristiana Gesù, attraverso l'evangelista Luca, ci dice come elaborare ogni giorno questo senso di gratitudine.

La vedova va al tempio, nel tempio pone il suo gesto perché il tempio è il luogo nel quale la persona si riscopre capolavoro di Dio; il tempio è il luogo in cui abita la gloria di Dio, il tempio è il respirare il divino nel cammino della storia. Il tempio è il momento in cui l'uomo percepisce l'amore inesauribile di Dio; entrare nel tempio è sentirsi radicalmente amati da Dio.

Qualche volta non riusciamo a cogliere questa verità perché pensiamo che entrare nel tempio vuol dire fare tante cose…. il tempio è gustare una presenza per cui, luogo vero del tempio, è il silenzio dell'anima che si sente raggiunta da una gratuità che non ha confini e davanti alla quale l'uomo gode di essere amato. La gratitudine è la fecondità dello stare alla presenza di Dio.

Il cristiano nel cammino della sua esistenza dovrebbe sempre rendere grazie perché, rendere grazie, è restituire con gratitudine a Dio la gioia di essere amati in modo favoloso. Non esiste nella vita di un cristiano l'assenza di gratitudine.

Per poter accedere a questa esperienza occorre entrare nell'immagine della vedova, immagine cara all'evangelista Luca, fin dai Vangeli dell'infanzia, con la figura di Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser.

Chi è la vedova nel Vangelo di Luca? È la persona che si sente decurtata da qualcosa di fondamentale per la sua vita e, nell'ordine della fede, non poter gustare la viva relazione con Dio.

La vedova nel tempio dice: senza di te, o Dio, non posso vivere. È l'esperienza di fondo del cristiano.

Il cristiano quando entra nella sua esistenza più vera non riesce a vivere senza l'incontro amoroso con il suo Signore. Spesso non riusciamo a entrare in quest'esperienza perché offriamo al Signore tante cose, comprese le preghiere, dimenticando che non dobbiamo offrire niente, dobbiamo solo dire al Signore: senza di te non posso vivere, mi sento avvolto della tua presenza e, poiché senza di te non posso vivere, ti regalo tutto. Il mio tutto è tutta tua grazia.

Scoprire la bellezza della nostra vita è dire la gratitudine nella quale percepiamo e avvertiamo in profondità che tutto è dono di Dio. L'uomo senza gratitudine è, a livello esistenziale, sterile. L'uomo privo di gratitudine non incontra mai il Signore……

È qualcosa in cui dovremmo essere veramente convinti e questo lo cogliamo molto bene dal testo della lettera agli Ebrei.

Cosa è il sacrificio di Gesù?

Quando siamo davanti al sacrificio di Gesù immediatamente pensiamo alla croce, ma il sacrificio non è un fatto esteriore, il sacrificio è un atto interiore. Qual è l'atto interiore di Gesù per cui su quella croce ha potuto essere salvezza per gli uomini?

Gesù non ci ha salvato perché è morto, Gesù ci ha salvato perché si è posto in atteggiamento esistenziale di gratitudine. Cos'è infatti il sacrificio nello stile del Vangelo?

È una meravigliosa comunione tra Gesù e il Padre, dove il Figlio vive di gratitudine perché si sente grazia del Padre e sull'albero della croce ha detto:  "Tutto è compiuto, nelle tue mani consegno il mio spirito".

È quel sacrificio di lode di cui ci parla l'autore della lettera agli Ebrei quando stabilisce il rapporto tra la croce di Gesù e la nostra esistenza. La bellezza della nostra vita è il canto di gratitudine. Se non avessimo questo respiro ci rinchiuderemmo in una vita tutta protestataria: mi manca, mi manca, mi manca…… E quale tristezza di vita nasce!

La bellezza della fede è cantare la gratitudine e l'uomo che si consegna tutto a Dio, in questa gratitudine, gode la presenza del Signore.

Tra poco celebreremo la grandezza dei divini misteri e inizieremo questa contemplazione con quelle parole: "Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. È cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie".

L'eucaristia è rendere grazie, restituirci con gratitudine alla fonte di ogni dono. Il Signore è presente quando si rende grazie.

C'è qualcosa che ci dovrebbe veramente investire interiormente per cui le bellezze di Dio le percepiamo quando avvertiamo nel nostro cuore una grandezza ineffabile e non possiamo non cantare: "Dio sei meraviglioso".

Questo è il cristiano, questa è l'eucaristia, il resto non appartiene allo stile di vita di Cristo Gesù. È una cosa che ci deve prendere spiritualmente.… La vita del cristiano, il vero sacrificio della lode, è una comunione ricca di gratitudine che si restituisce a Dio.

La bellezza di poterci restituire a Dio con gratitudine ci fa sperimentare un miracolo: noi presentiamo un pane, un vino con un po' di acqua; nel rendimento di grazie ci viene restituita la persona di Gesù: la povertà nel rendimento di grazie è la fecondità inesauribile di Dio. Ecco perché il cristiano, in qualunque situazione della sua vita, deve imparare questo stile: la gratitudine.

Quando l'uomo è ricco di gratitudine è sempre la fecondità di Dio.

L'uomo senza gratitudine è un povero uomo che non ha senso nella vita.

Viviamo così questa eucaristia in modo da riscoprire questo atteggiamento così raro nella cultura di oggi, ma che è la vera bellezza della vita; ogni volta che cantiamo la gratitudine riscopriamo il gusto della vita: Dio è fecondo.

Con questi sentimenti viviamo questa eucaristia certi che Dio sarà meraviglioso … Non guardiamo al fatto che siamo zoppi, storpi, ciechi e muti, guardiamo al Dio meraviglioso, cantiamo la nostra gratitudine e diventeremo uomini nuovi che camminano giorno per giorno in una incolmabile speranza.




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