OMELIA
La solennità dei santi ci ha introdotti nella contemplazione del capolavoro che è l'uomo. L'uomo nel mistero di Dio è il sacramento del suo amore inesauribile.
Davanti a questa visione non esiste creatura che non
sappia riscoprire la speranza: sentirsi il respiro amativo e incondizionato di
Dio. In un simile orizzonte l'uomo si chiede come sia possibile gustare la
bellezza e la grandezza della propria umanità; Gesù questa mattina attraverso
la parola che ci ha regalato ci permette di comprendere quale sia la modalità
attraverso la quale possiamo, giorno per giorno, riscoprire il gusto luminoso
di essere uomini.
La parola chiave è la gratitudine.
L'uomo riesce a comprendere la bellezza della sua vita
solo nella gratitudine perché questa è l'esperienza interiore attraverso la
quale personalizziamo le meraviglie di Dio. L'uomo privo di gratitudine non
comprende mai le meraviglie di Dio.
Per entrare in questa fondamentale esperienza della vita
cristiana Gesù, attraverso l'evangelista Luca, ci dice come elaborare ogni
giorno questo senso di gratitudine.
La vedova va al tempio, nel tempio pone il suo gesto
perché il tempio è il luogo nel quale la persona si riscopre capolavoro di Dio;
il tempio è il luogo in cui abita la gloria di Dio, il tempio è il respirare il
divino nel cammino della storia. Il tempio è il momento in cui l'uomo
percepisce l'amore inesauribile di Dio; entrare
nel tempio è sentirsi radicalmente amati da Dio.
Qualche volta non riusciamo a cogliere questa verità
perché pensiamo che entrare nel tempio vuol dire fare tante cose…. il tempio è
gustare una presenza per cui, luogo vero del tempio, è il silenzio dell'anima
che si sente raggiunta da una gratuità che non ha confini e davanti alla quale
l'uomo gode di essere amato. La gratitudine è la fecondità dello stare alla
presenza di Dio.
Il cristiano nel cammino della sua esistenza dovrebbe
sempre rendere grazie perché, rendere grazie, è restituire con gratitudine a
Dio la gioia di essere amati in modo favoloso. Non esiste nella vita di un
cristiano l'assenza di gratitudine.
Per poter accedere a questa esperienza occorre entrare
nell'immagine della vedova, immagine cara all'evangelista Luca, fin dai Vangeli
dell'infanzia, con la figura di Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser.
Chi è la vedova nel Vangelo di Luca? È la persona che si
sente decurtata da qualcosa di fondamentale per la sua vita e, nell'ordine
della fede, non poter gustare la viva relazione con Dio.
La vedova nel tempio dice: senza di te, o Dio, non posso
vivere. È l'esperienza di fondo del cristiano.
Il cristiano quando entra nella sua esistenza più vera non
riesce a vivere senza l'incontro amoroso con il suo Signore. Spesso non
riusciamo a entrare in quest'esperienza perché offriamo al Signore tante cose,
comprese le preghiere, dimenticando che non dobbiamo offrire niente, dobbiamo
solo dire al Signore: senza di te non posso vivere, mi sento avvolto della tua
presenza e, poiché senza di te non posso vivere, ti regalo tutto. Il mio tutto
è tutta tua grazia.
Scoprire la bellezza della nostra vita è dire la
gratitudine nella quale percepiamo e avvertiamo in profondità che tutto è dono
di Dio. L'uomo senza gratitudine è, a livello esistenziale, sterile. L'uomo
privo di gratitudine non incontra mai il Signore……
È qualcosa in cui dovremmo essere veramente convinti e
questo lo cogliamo molto bene dal testo della lettera agli Ebrei.
Cosa è il sacrificio di Gesù?
Quando siamo davanti al sacrificio di Gesù immediatamente
pensiamo alla croce, ma il sacrificio non è un fatto esteriore, il sacrificio è
un atto interiore. Qual è l'atto interiore di Gesù per cui su quella croce ha
potuto essere salvezza per gli uomini?
Gesù non ci ha salvato perché è morto, Gesù ci ha salvato
perché si è posto in atteggiamento esistenziale di gratitudine. Cos'è infatti il
sacrificio nello stile del Vangelo?
È una meravigliosa comunione tra Gesù e il Padre, dove il Figlio
vive di gratitudine perché si sente grazia del Padre e sull'albero della croce
ha detto: "Tutto è compiuto, nelle
tue mani consegno il mio spirito".
È quel sacrificio di lode di cui ci parla l'autore della
lettera agli Ebrei quando stabilisce il rapporto tra la croce di Gesù e la
nostra esistenza. La bellezza della nostra vita è il canto di gratitudine. Se
non avessimo questo respiro ci rinchiuderemmo in una vita tutta protestataria:
mi manca, mi manca, mi manca…… E quale tristezza di vita nasce!
La bellezza della fede è cantare la gratitudine e l'uomo
che si consegna tutto a Dio, in questa gratitudine, gode la presenza del
Signore.
Tra poco celebreremo la grandezza dei divini misteri e
inizieremo questa contemplazione con quelle parole: "Rendiamo grazie al Signore
nostro Dio. È cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta, nostro
dovere e fonte di salvezza, rendere grazie".
L'eucaristia è rendere grazie, restituirci con gratitudine
alla fonte di ogni dono. Il Signore è presente quando si rende grazie.
C'è qualcosa che ci dovrebbe veramente investire
interiormente per cui le bellezze di Dio le percepiamo quando avvertiamo nel
nostro cuore una grandezza ineffabile e non possiamo non cantare: "Dio sei
meraviglioso".
Questo è il cristiano, questa è l'eucaristia, il resto non
appartiene allo stile di vita di Cristo Gesù. È una cosa che ci deve prendere
spiritualmente.… La vita del cristiano, il vero sacrificio della lode, è una
comunione ricca di gratitudine che si restituisce a Dio.
La bellezza di poterci restituire a Dio con gratitudine ci
fa sperimentare un miracolo: noi presentiamo un pane, un vino con un po' di
acqua; nel rendimento di grazie ci viene restituita la persona di Gesù: la
povertà nel rendimento di grazie è la fecondità inesauribile di Dio. Ecco
perché il cristiano, in qualunque situazione della sua vita, deve imparare
questo stile: la gratitudine.
Quando l'uomo è ricco di gratitudine è sempre la fecondità
di Dio.
L'uomo senza gratitudine è un povero uomo che non ha senso
nella vita.
Viviamo così questa eucaristia in modo da riscoprire
questo atteggiamento così raro nella cultura di oggi, ma che è la vera bellezza
della vita; ogni volta che cantiamo la gratitudine riscopriamo il gusto della
vita: Dio è fecondo.
Con questi sentimenti viviamo questa eucaristia certi che
Dio sarà meraviglioso … Non guardiamo al fatto che siamo zoppi, storpi, ciechi
e muti, guardiamo al Dio meraviglioso, cantiamo la nostra gratitudine e
diventeremo uomini nuovi che camminano giorno per giorno in una incolmabile
speranza.
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