OMELIA
Risentire il testo evangelico di questa mattina e riascoltare i drammi della vita di questi giorni fa nascere una serie di interrogativi che il credente deve cercare di illuminare. La storia è, in certo qual modo, una realtà veramente drammatica, è il buio della vita e l'uomo nel cammino della vita davanti ai fatti concreti si pone tanti “perché”. Quanti perché in questi giorni davanti al dramma di Parigi!
E questi perché, se li guardiamo attentamente, sono
l'intrecciarsi di complessità storiche, economiche, politiche, sociali creando
nel cuore dell'uomo una non comune situazione di turbamento. L'uomo può correre
il rischio di perdere il gusto della vita. C'è un salmo che ci aiuta ad entrare
nella speranza perché noi questa mattina siamo venuti qui in chiesa per
accogliere la speranza di Dio davanti agli interrogativi della storia. Il salmo
suona così: ero appesantito dalla storia degli uomini, dagli interrogativi
della vita, ero nell'oscurità, vedevo la fortuna degli empi e me ne dolevo
finché non entrai nel tempio del Signore. Entrare nel tempio del Signore è
trovare la luce che dà speranza al buio.
Usando un'immagine: se la storia che ci circonda è una
storia che ci pone domande continue - e i fatti di Parigi ce la ripropongono
come tutti i fatti delle guerre in questo momento - entrando nel tempio del
Signore noi ritroviamo una luce, una luce che si chiama Gesù.
È molto bello come Gesù questa mattina se da una parte,
nel discorso evangelico, ci ha detto come l'esistenza si elabori in una
complessità non comune (e non è solo la distruzione del Tempio di Gerusalemme,
a cui l’Evangelista si richiama, ma è tutta la storicità dell'uomo che ha una
complessità inestricabile) l'autore della lettera agli Ebrei ce ne ha data la
soluzione luminosa: Gesù nella sua offerta è la luce che illumina i nostri
passi.
La bellezza di venire in chiesa è dire a Gesù: perché
questi avvenimenti della storia?
Gesù ci dà una risposta che non è di questo mondo.
Davanti a tutti gli interrogativi che l'esistenza gli
offriva Gesù non ha dato mai nessuna risposta orale; Gesù ha dato un'unica
risposta: ha assunto nella sua vita la vita degli uomini.
Se guardassimo in profondità la figura di Gesù e ce ne
innamorassimo fino in fondo, ci accorgeremmo che tutta la storia dell'uomo, di
ieri, di oggi e di domani è in Gesù! È molto bello vedere come Paolo nel
delineare la figura di Gesù nella lettera ai Colossesi ci offra quella immagine
abbastanza stimolante: Gesù ha inchiodato sulla croce il decreto della nostra
condanna.
Tutti i drammi dell'uomo sono nel cuore di Gesù.
Il cristiano quando entra in chiesa ed entra in dialogo
con il suo Signore si accorge che la sua storia è già nel cuore di Gesù e, gli
interrogativi, non si risolvono con le teorie; gli interrogativi si risolvono
collocando nel proprio cuore il dramma della vita.
Innamorarci di Gesù, rivivere in profondità il suo mistero
è quella luce del cuore che dà speranza nell'impossibile. Gesù non è un maestro
che ti fa le indagini psico-sociologiche ed economiche….. Gesù ti dice: “Metti nel mio cuore il tuo cuore: i drammi di
Parigi mettili nel mio cuore!”
E’ quella certezza interiore che il cristiano è chiamato
profondamente a rivivere.
Tante volte la vita cristiana diventa una serie di idee,
pensiamo di essere credenti perché conosciamo tante idee … Il Signore non ci ha
dato nessuna idea, ci ha regalato se stesso e ci si è regalato in modo così
grande da dire all'uomo: metti nel mio cuore ogni tuo perché, rendi il tuo
problema il problema che abita il mio cuore che ama immensamente l'uomo.
La bellezza della fede è incontrare un Dio che in modo
appassionato ama l'uomo e Dio ama in modo appassionato l'uomo facendoci abitare
nel suo cuore, la passione per l'uomo nasce dall'Uomo-Dio che dimora dentro di
noi.
Fuori da quest'orizzonte è difficile vivere.
Il testo evangelico ci ha dato una grande speranza: cieli
e terra passeranno, le mie parole e cioè la mia persona non passerà! Quando
appaiono gli interrogativi della storia come sono gli avvenimenti drammatici di
questi giorni, (per noi la situazione si presenta drammatica.. essa si svolge a
due passi), guardiamo anche a tutte le problematiche del mondo di oggi;
dovremmo sempre vivere per ritrovare speranza, quella bella espressione sempre
dell'apostolo Paolo nella lettera ai Colossesi: “Completo nella mia carne
quello che manca alla passione di Cristo.” Ritradotto potremmo affermare: "Rivivo
nella mia storia quello che Cristo ha vissuto nella sua storia."
Noi ci accorgiamo che quando il cuore è abitato dal Signore,
assumiamo anche i drammi della vita, come ha fatto lui, perché non siamo più
soli, noi siamo in lui! E il fascino di essere in lui è la speranza nella
disperazione. Ecco perché davanti agli interrogativi della vita la soluzione
non è l'intelligenza, davanti agli interrogativi della vita è il cuore che
offre il coraggio di camminare. Nel nostro cuore abitano gli interrogativi di
ogni fratello.
Le soluzioni delle parole disturbano. Si dice infatti che
davanti al dolore della vita l'uomo deve perdere la parola, deve entrare nel
silenzio e dire al fratello: “Abita in me e con me vivi il tuo interrogativo”.
È quello che ha fatto Gesù. Oggi, venendo in chiesa, se il mondo massmediatico
è terrorizzato, l'uomo interiore sta vivendo la speranza di Gesù. Avremo sempre
complessità fino a quando noi ci presenteremo nel riposo di Dio, ci
collocheremo nel suo oggi. La grande speranza che nasce dalla parola di Gesù di
questa mattina è molto semplice: noi abbiamo una concezione della vita in modo
lineare: ieri, oggi, domani. Quando entriamo nel mistero della fede abbiamo
un'altra visione; nella fede non c'è ieri, oggi e domani, nella fede c'è solo
oggi. Nel cuore dell'uomo c'è l'oggi, l'oggi del dramma, l'oggi della presenza
del Signore, l'oggi della speranza. È una miscelazione interiore che il
cristiano deve vivere continuamente. Se vivessimo questo oggi non ci preoccuperemmo
di domani perché esso non esiste ancora. Non ci preoccuperemmo di ieri perché
non esiste più spiritualmente. E allora ritroveremmo quella sapienza della vita
che ci dà il coraggio dell'istante, e la bellezza del cuore è
rappresentata dall'istante! Questa
mattina ritrovandoci nell'eucarestia stiamo accogliendo la speranza di Dio.
Tra poco, nel corpo dato di Gesù e nel suo sangue versato
noi saremo assunti in quell'amore che è la nostra speranza. In quel corpo dato
e in quel sangue versato gustiamo l'amore di Gesù per ogni uomo. Nel momento in
cui faremo la comunione, avvertiremo quell'amore di Gesù tutto per noi che ci
fa dire davanti alla storia con i sentimenti di Gesù: "ama ospitando nel
tuo cuore il dramma di ogni uomo come tu hai ospitato la mia presenza." Il
cristiano davanti ai problemi della vita respira risurrezione nonostante le
stimmate del cuore presenti in ogni creatura; queste stimmate sono abitate
dalla resurrezione. Quando queste stimmate sono abitate dalla resurrezione, la
resurrezione è la luce nelle tenebre ed è il salmo 15 che abbiamo pregato come
testo responsoriale, soprattutto nel testo più vasto, ci suggerisce “anche di
notte il mio cuore mi istruisce, pongo innanzi a me il Signore, sta alla mia
destra non potrò vacillare!” Viviamo questa speranza e questa mattina il Signore
ci ha veramente illuminati da questo punto di vista . La carne soffre, il cuore
soffre, ma la nostra carne e il nostro cuore sono abitati e animati da Gesù e
allora sappiamo che oggi siamo sulla croce, oggi siamo nel sepolcro, oggi siamo
nella resurrezione. Quando ci accosteremo all'eucaristia vivremo questa
esperienza e allora ogni tragicità leggiamola nel fascino di Gesù. Non è che
venga meno la tragicità, ma nel momento in cui vediamo la tragicità in e con
Gesù, con Gesù c'è sempre resurrezione. Questa è la speranza che da questa
celebrazione di questi divini misteri vogliamo portarci a casa.
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