15 novembre 2015

XXXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

Dn 12,1-3    Eb 10,11-14.18      Mc 13,24-32
OMELIA
Risentire il testo evangelico di questa mattina e riascoltare i drammi della vita di questi giorni fa nascere una serie di interrogativi che il credente deve cercare di illuminare. La storia è, in certo qual modo, una realtà veramente drammatica, è il buio della vita e l'uomo nel cammino della vita davanti ai fatti concreti si pone tanti “perché”. Quanti perché in questi giorni davanti al dramma di Parigi!

E questi perché, se li guardiamo attentamente, sono l'intrecciarsi di complessità storiche, economiche, politiche, sociali creando nel cuore dell'uomo una non comune situazione di turbamento. L'uomo può correre il rischio di perdere il gusto della vita. C'è un salmo che ci aiuta ad entrare nella speranza perché noi questa mattina siamo venuti qui in chiesa per accogliere la speranza di Dio davanti agli interrogativi della storia. Il salmo suona così: ero appesantito dalla storia degli uomini, dagli interrogativi della vita, ero nell'oscurità, vedevo la fortuna degli empi e me ne dolevo finché non entrai nel tempio del Signore. Entrare nel tempio del Signore è trovare la luce che dà speranza al buio.

Usando un'immagine: se la storia che ci circonda è una storia che ci pone domande continue - e i fatti di Parigi ce la ripropongono come tutti i fatti delle guerre in questo momento - entrando nel tempio del Signore noi ritroviamo una luce, una luce che si chiama Gesù.

È molto bello come Gesù questa mattina se da una parte, nel discorso evangelico, ci ha detto come l'esistenza si elabori in una complessità non comune (e non è solo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, a cui l’Evangelista si richiama, ma è tutta la storicità dell'uomo che ha una complessità inestricabile) l'autore della lettera agli Ebrei ce ne ha data la soluzione luminosa: Gesù nella sua offerta è la luce che illumina i nostri passi.

La bellezza di venire in chiesa è dire a Gesù: perché questi avvenimenti della storia?

Gesù ci dà una risposta che non è di questo mondo.

Davanti a tutti gli interrogativi che l'esistenza gli offriva Gesù non ha dato mai nessuna risposta orale; Gesù ha dato un'unica risposta: ha assunto nella sua vita la vita degli uomini.

Se guardassimo in profondità la figura di Gesù e ce ne innamorassimo fino in fondo, ci accorgeremmo che tutta la storia dell'uomo, di ieri, di oggi e di domani è in Gesù! È molto bello vedere come Paolo nel delineare la figura di Gesù nella lettera ai Colossesi ci offra quella immagine abbastanza stimolante: Gesù ha inchiodato sulla croce il decreto della nostra condanna.

Tutti i drammi dell'uomo sono nel cuore di Gesù.

Il cristiano quando entra in chiesa ed entra in dialogo con il suo Signore si accorge che la sua storia è già nel cuore di Gesù e, gli interrogativi, non si risolvono con le teorie; gli interrogativi si risolvono collocando nel proprio cuore il dramma della vita.

Innamorarci di Gesù, rivivere in profondità il suo mistero è quella luce del cuore che dà speranza nell'impossibile. Gesù non è un maestro che ti fa le indagini psico-sociologiche ed economiche….. Gesù ti dice:  “Metti nel mio cuore il tuo cuore: i drammi di Parigi mettili nel mio cuore!”

E’ quella certezza interiore che il cristiano è chiamato profondamente a rivivere.

Tante volte la vita cristiana diventa una serie di idee, pensiamo di essere credenti perché conosciamo tante idee … Il Signore non ci ha dato nessuna idea, ci ha regalato se stesso e ci si è regalato in modo così grande da dire all'uomo: metti nel mio cuore ogni tuo perché, rendi il tuo problema il problema che abita il mio cuore che ama immensamente l'uomo.

La bellezza della fede è incontrare un Dio che in modo appassionato ama l'uomo e Dio ama in modo appassionato l'uomo facendoci abitare nel suo cuore, la passione per l'uomo nasce dall'Uomo-Dio che dimora dentro di noi.

Fuori da quest'orizzonte è difficile vivere.

Il testo evangelico ci ha dato una grande speranza: cieli e terra passeranno, le mie parole e cioè la mia persona non passerà! Quando appaiono gli interrogativi della storia come sono gli avvenimenti drammatici di questi giorni, (per noi la situazione si presenta drammatica.. essa si svolge a due passi), guardiamo anche a tutte le problematiche del mondo di oggi; dovremmo sempre vivere per ritrovare speranza, quella bella espressione sempre dell'apostolo Paolo nella lettera ai Colossesi: “Completo nella mia carne quello che manca alla passione di Cristo.”  Ritradotto potremmo affermare: "Rivivo nella mia storia quello che Cristo ha vissuto nella sua storia."

Noi ci accorgiamo che quando il cuore è abitato dal Signore, assumiamo anche i drammi della vita, come ha fatto lui, perché non siamo più soli, noi siamo in lui! E il fascino di essere in lui è la speranza nella disperazione. Ecco perché davanti agli interrogativi della vita la soluzione non è l'intelligenza, davanti agli interrogativi della vita è il cuore che offre il coraggio di camminare. Nel nostro cuore abitano gli interrogativi di ogni fratello.

Le soluzioni delle parole disturbano. Si dice infatti che davanti al dolore della vita l'uomo deve perdere la parola, deve entrare nel silenzio e dire al fratello: “Abita in me e con me vivi il tuo interrogativo”. È quello che ha fatto Gesù. Oggi, venendo in chiesa, se il mondo massmediatico è terrorizzato, l'uomo interiore sta vivendo la speranza di Gesù. Avremo sempre complessità fino a quando noi ci presenteremo nel riposo di Dio, ci collocheremo nel suo oggi. La grande speranza che nasce dalla parola di Gesù di questa mattina è molto semplice: noi abbiamo una concezione della vita in modo lineare: ieri, oggi, domani. Quando entriamo nel mistero della fede abbiamo un'altra visione; nella fede non c'è ieri, oggi e domani, nella fede c'è solo oggi. Nel cuore dell'uomo c'è l'oggi, l'oggi del dramma, l'oggi della presenza del Signore, l'oggi della speranza. È una miscelazione interiore che il cristiano deve vivere continuamente. Se vivessimo questo oggi non ci preoccuperemmo di domani perché esso non esiste ancora. Non ci preoccuperemmo di ieri perché non esiste più spiritualmente. E allora ritroveremmo quella sapienza della vita che ci dà il coraggio dell'istante, e la bellezza del cuore è rappresentata  dall'istante! Questa mattina ritrovandoci nell'eucarestia stiamo accogliendo la speranza di Dio.

Tra poco, nel corpo dato di Gesù e nel suo sangue versato noi saremo assunti in quell'amore che è la nostra speranza. In quel corpo dato e in quel sangue versato gustiamo l'amore di Gesù per ogni uomo. Nel momento in cui faremo la comunione, avvertiremo quell'amore di Gesù tutto per noi che ci fa dire davanti alla storia con i sentimenti di Gesù: "ama ospitando nel tuo cuore il dramma di ogni uomo come tu hai ospitato la mia presenza." Il cristiano davanti ai problemi della vita respira risurrezione nonostante le stimmate del cuore presenti in ogni creatura; queste stimmate sono abitate dalla resurrezione. Quando queste stimmate sono abitate dalla resurrezione, la resurrezione è la luce nelle tenebre ed è il salmo 15 che abbiamo pregato come testo responsoriale, soprattutto nel testo più vasto, ci suggerisce “anche di notte il mio cuore mi istruisce, pongo innanzi a me il Signore, sta alla mia destra non potrò vacillare!” Viviamo questa speranza e questa mattina il Signore ci ha veramente illuminati da questo punto di vista . La carne soffre, il cuore soffre, ma la nostra carne e il nostro cuore sono abitati e animati da Gesù e allora sappiamo che oggi siamo sulla croce, oggi siamo nel sepolcro, oggi siamo nella resurrezione. Quando ci accosteremo all'eucaristia vivremo questa esperienza e allora ogni tragicità leggiamola nel fascino di Gesù. Non è che venga meno la tragicità, ma nel momento in cui vediamo la tragicità in e con Gesù, con Gesù c'è sempre resurrezione. Questa è la speranza che da questa celebrazione di questi divini misteri vogliamo portarci a casa.
 
 
 
 
 
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