OMELIA
La celebrazione della solennità di Cristo Re ha posto dinanzi al nostro sguardo la pienezza della vita; contemplando il Cristo nella pienezza della sua persona l'anima è trasportata ad entrare in quel mistero. Davanti alle realtà affascinanti dell'esistenza, nell'uomo cresce il desiderio di voler vedere il Signore. La contemplazione genera la volontà di una immedesimazione; il desiderio di immedesimazione non è nient'altro che l'acquisizione progressiva di questa pienezza. È il senso del tempo dell'avvento.
Il Signore in pienezza è in mezzo a noi e ci
fa "desiderare" perché possiamo giungere a gustare eternamente il suo
mistero. Di fronte a questo meraviglioso
orizzonte nasce l'interrogativo: come possiamo crescere in questo desiderio che
è il senso della nostra vita? Noi siamo stati battezzati nell'acqua e
quell'acqua genera la sete per godere eternamente quella pienezza! La parola
che Gesù questa mattina ci ha consegnato ci può aiutare a come crescere in
questa sete perché possiamo veramente e lentamente crescere nel desiderio del
volto del Signore.
Il primo passaggio c'è stato offerto dalle
promesse di Dio. Uno dei drammi in cui l'uomo può cadere soprattutto
nell'esperienza religiosa è l'illusione; l'uomo religioso è sempre tentato dall'illusione
e, davanti a questo possibile pericolo, l'attesa si costruisce sulle promesse
di Dio. Dio ci parla continuamente perché possiamo veramente dilatare in modo
vero, autentico e fecondo questo meraviglioso desiderio. La parola profetica
continuamente rigenera la nostra speranza.
Dio ci parla ed entra in noi per farsi
desiderare. Dio ci parla in Gesù che è presente in mezzo a noi, Dio ci parla
attraverso la bellezza feconda della celebrazione dei divini misteri, Dio ci
parla attraverso la rivelazione della parola, Dio ci parla attraverso la
storia. Dio vuole che vediamo il suo volto e continuamente entra in dialogo con
noi perché possiamo veramente crescere in questa attesa. Ma perché Dio vuole
stimolarci in questo desiderio del suo volto? E qui troviamo un aspetto caro
soprattutto all'antico testamento, ma che noi dovremmo spiritualmente acquisire:
Dio, il Padre, in Gesù ci parla continuamente perché è innamorato di noi e
vuole essere in viva relazione con ciascuno di noi : è geloso di noi.
Questo è un grande tema sul quale poche volte
ci soffermiamo: il tema della gelosia di Dio. Infatti chi siamo noi? Se
guardiamo attentamente la nostra esistenza, sappiamo che essa è tutta di Dio. La
nostra esistenza è nelle sue mani. Gesù ci accoglie dal Padre e non vuole che
ci stacchiamo da lui. Quante paure ha l'uomo contemporaneo, ma tante paure gli sorgono nel cuore perché pensa di essere
il signore della sua vita. Chi è signore della vita dell'uomo se non Dio
stesso? La conseguenza che potremmo
ricavare è che questo cammino di attesa è costruito tutto da Dio. Dio non vuole
che ci perdiamo, Dio non vuole che ci dimentichiamo di cercare il suo volto,
Dio vuole che il nostro cuore cresca nell'innamoramento del suo volto; la
nostra vita è tempo di gelosia. Dio non vuole che ci stacchiamo da lui.
Se nel cammino del tempo la sua presenza è
velata, la sua presenza è velata perché lo si desideri sempre più e vogliamo
scoprirlo. Quante volte ci poniamo l'interrogativo come possiamo nel cammino
della nostra esistenza avere questi orientamenti verso il Signore e ci
preoccupiamo chissà cosa dobbiamo fare. Gesù ci dice: "Non devi fare
niente di tua iniziativa, ma devi godere di essere nelle mie mani!” Gesù lentamente plasma la nostra storia e
mette in noi la vivacità della vita. Scaturisce in noi una tensione spirituale:
" il tuo volto, Signore desidero, il tuo volto continuamente ricerco
". Il senso della ricerca del volto è crescere nella comunione di
vita.
In questo contesto ci accorgiamo che Dio ci
parla continuamente perché possiamo godere il gusto della appartenenza.
Dio in noi attende la sua venuta. In questo clima
si sviluppa uno degli aspetti più belli della nostra esistenza: il desiderio. Un
uomo senza desideri è una statua!
Il cuore dell'uomo è un desiderio continuo. Il
Signore ci dà lo slancio e lo stimolo perché questo desiderio non si fermi mai.
L'uomo davanti a questo orizzonte si ritrova in alcune circostanze con questo
interrogativo: "ma io sto veramente desiderando il volto del Signore?". La storia diventa la grande purificazione
della vita.
La Chiesa, dopo averci regalato attraverso il
profeta il senso della novità di vita e attraverso l'apostolo Paolo la visione
della gloria nella quale desideriamo tutti entrare, ci ha preparato con il
testo evangelico a comprendere il
significato degli sconvolgimenti naturali, perché non possiamo desiderare secondo
le nostre modalità di sicurezza spirituale e intellettuale. Il dramma della
vita è che noi siamo schiavi dei nostri desideri, che pensiamo che la vita
siano i nostri desideri. Per correggerci il Signore ci plasma, e ci plasma
continuamente, perché vuole ribaltare i nostri desideri facendoci crescere in
sintonia con quello che vuole lui! Per
volere quello che vuole lui, dobbiamo lentamente abbandonare i nostri desideri.
Dobbiamo passare dai tanti desideri che affollano la nostra esistenza per avere
un unico desiderio. Questa flessibilità spirituale per crescere nella
unificazione dei nostri desideri è la grande libertà dell'uomo! L'uomo troppo
rigido è un uomo che ha paura, che non sa desiderare con libertà del cuore,
l'uomo troppo rigido ha paura di vivere.
Il Signore nel cammino della nostra esistenza
genera di continuo terremoti esistenziali, crea tante difficoltà, molteplici
interrogativi per lentamente allontanarci da quelli che sono i nostri desideri,
ma che non sono i suoi desideri. Dio che è geloso ci tormenta continuamente
perché vuole liberarci progressivamente dalle nostra schiavitù.
Usando un'immagine, ci libera un poco alla
volta dalla zavorra che ci impedisce di volare verso l'alto, come una
mongolfiera… Noi tante volte siamo
troppo legati alla zavorra di noi stessi e non riusciamo più a volare, l'uomo è
grande perché vola nell'immensità dell'orizzonte di Dio. In questo dobbiamo
desiderare solo lui perché solo lui è la meta della nostra esistenza. Dobbiamo
passare dall'uomo che immagina i suoi desideri all'uomo che diventa puro
desiderio e che si lascia condurre da quella parola che determina il nostro
cammino quotidiano. L'uomo che non desidera è già morto anche se è giovane! In
questo, il tempo dell'avvento, è la personalizzazione progressiva del desiderio
del volto di Dio per giungere a contemplarlo nella gloria del cielo. Se riuscissimo in semplicità ad entrare in
questo itinerario interiore ci accorgeremmo quale libertà del cuore opera in
noi! Dio ci fa delle promesse, ci prende per mano, ci libera da noi stessi e ci
dà l'ebbrezza di desiderare in purezza di cuore il suo volto, compimento della
nostra esistenza umana.
Questo desiderio lo stiamo vivendo.
È molto bello vedere la nostra celebrazione
eucaristica come l'espressione di una vita interiore: "il tuo volto Signore
io cerco non nascondermi il tuo volto". Chiunque si accosta alla
celebrazione eucaristica gusta la rivelazione divina.
Ora, nell'eucaristia Gesù si è rivelato nei
segni, ma dal segno egli ci fa
desiderare la sua persona. L'eucarestia è la scuola quotidiana del desiderio
dell'eternità beata. Con questa
intensità del cuore viviamo quest'eucarestia nel tempo di avvento che ci fa
bramare la bellezza di Dio. Allora
saremo sorridenti, docili, pazienti, attenti, gioiosi, armonici. La bellezza
verso la quale stiamo camminando ci sta già trasformando. Questo sia il senso
del nostro cammino dell'avvento in modo che abbiamo lo sguardo sempre rivolto
verso l'alto perché dall'alto nasce quella luce che riscalda e illumina il
cuore che dà speranza in ogni tribolazione della vita.
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