24 aprile 2016

V DOMENICA DI PASQUA - Anno C -

At 14,21-27            Ap 21,1-5                 Gv 13,31-35
OMELIA
Gesù in questo gioioso tempo di Pasqua non solo vuole renderci profondamente consapevoli che egli è in mezzo a noi e vuole attirarci nella sua persona, ma vuole anche insegnarci a come leggere la storia.

Il cristiano è colui che nell'esperienza della fede ha accolto il Maestro e nel Maestro accoglie il senso della vita.

Questa mattina attraverso le espressioni che abbiamo ascoltate dal Vangelo, Gesù ci vuol educare a come leggere la nostra esistenza. Il contesto del brano che abbiamo ascoltato è il tradimento di Giuda, un fatto storico, un fatto drammatico, un fatto che fa nascere nell'uomo un interrogativo: perché? Se guardiamo attentamente l’atteggiamento di Gesù, egli non guarda al tradimento di Giuda, non guarda al fatto concreto della vita che gli sta capitando, ma si colloca in un altro orizzonte perché l'uomo non subisce la storia, ma la vive in modo evangelico e opera scelte evangeliche.

Non esiste nella vita del cristiano qualcosa che accada senza un significato; Gesù è entrato nella storia non per risolverci i problemi, ma per dare significato alla nostra vita quotidiana. Gesù, davanti al tradimento di Giuda, si rivela come il signore della situazione, come pure lo si vede in tutto il racconto giovanneo della passione. Egli non parla di Giuda e non rivela alcun disappunto, ma rilegge quel tragico avvenimento come “l'oggi della gloria di Dio”. Se guardiamo attentamente il testo evangelico per ben cinque volte, in due versetti, c'è il verbo “glorificare”, un verbo di movimento dove, il tradimento di Giuda rappresenta la "porta" per entrare nella realizzazione e nel compimento dell'oggi misterioso del Padre. Chi vive in Dio, vede tutto con l'occhio di Dio.

Il cristiano davanti agli avvenimenti della vita dovrebbe perciò - come Gesù – dire: oggi è la gloria del Padre.

Da questo punto di vista è sempre bello andare ad un altro testo di Giovanni, in quello che è l'orto degli ulivi secondo il quarto Vangelo, dove Gesù dice: “Ora l'anima mia è turbata: e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome!” Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!” La vita si costruisce, si vive nel mistero della gloria di Dio.

Quali sono gli aspetti che possiamo cogliere da questo atteggiamento di Gesù per leggere la nostra storia concreta, per leggere la quotidianità nello stile del Vangelo? Due parole ci possono aiutare:

-         la comunione con il Padre che non delude.. è la promessa del Padre

-         l'amore inesauribile per l'uomo.

Due aspetti che dovremmo riuscire ad avvertire fino in fondo per leggere, nello stile del Vangelo, la nostra vita. Innanzitutto la comunione con il Padre.

La comunione con Dio è l'anima della nostra vita; nella nostra vita viviamo perché respiriamo e il respiro è la fedeltà di Dio. L’atto del respirare è Dio che penetra in modo così profondo le nostre persone che respiriamo la sua presenza e il respiro qualifica tutti i movimenti della nostra persona.

La comunione con Dio è il criterio della nostra esistenza.

Domenica scorsa dicevamo che siamo nelle mani di Dio, la nostra persona è scritta nelle palme dell'amore di Dio, quindi, davanti alla storia, percepire questa certezza: Lui è in noi e con noi e non ci delude mai. Il desiderio di leggere nello stile del vangelo la nostra vita quotidiana nasce dalla certezza di un Dio che promette e che non delude. La condizione è che sappiamo accogliere fin dal mattino quel respiro che è la comunione con lui e la fiducia senza limiti, in lui.

Il secondo elemento è dato dall'amore di Dio per l'uomo, che si rivela nel mistero della croce. Usando un'espressione sempre del Vangelo di Giovanni, potremmo dire: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. Qui si manifesta l'amore divino per l'uomo!

Non si può mai disgiungere la comunione con Dio e la comunione con l'uomo, la comunione con l'uomo con la comunione con Dio. I due elementi rappresentano un binomio inscindibile.

Il modo di leggere la storia dipende da come viviamo la nostra esistenza quotidiana.

Noi leggiamo la vita perché in noi c'è il senso della vita.

Quando ci accostiamo al Vangelo, Gesù non ci dice quello che dobbiamo fare o quello che non dobbiamo fare perché Dio ama la nostra libertà. Se Dio ci dicesse cosa dobbiamo fare, saremmo degli automi e offenderebbe la nostra libertà creatrice. Dio ci ha creati liberi e ama e rispetta la nostra libertà. Gesù è entrato nella storia per darci il senso della vita Davanti agli avvenimenti della storia, dovremmo dire come Gesù questa mattina: il figlio dell'uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in lui, è quel diventare il suo mistero che rappresenta il cuore della nostra speranza.

Quando l'uomo riesce a leggere così la storia, sa che non sarà mai deluso.

Nella frase di Gesù nell'orto degli olivi giovanneo, quando Gesù ha detto “glorifica il tuo nome”, che è un presente, la voce ha detto “l’ho glorificato e ancora lo glorificherò”. Siamo di fronte ad un presente immerso in un passato amoroso di Dio e in un futuro glorioso nella luce di Dio. Qui c'è la certezza di non essere delusi nel cammino quotidiano della storia.

In questo clima possiamo leggere l'esistenza con più fiducia, con più speranza, con maggiore coraggio perché potremo veramente camminare nella luce del Signore.

Il Vangelo odierno si è concluso con quelle espressioni che secondo diversi autori sarebbero le parole di Gesù della consacrazione, secondo Giovanni: “Come io vi ho amato, così amatevi gli uni gli altri”, che vuol dire: abbiate il mio cuore nell'amare il mondo e gli uomini, abbiate la mia mentalità per leggere la storia di Dio e degli uomini. Amarci è condividere il senso della vita con un cuore illuminato dalla coscienza che stiamo respirando il respiro di Dio!

E quando l'uomo legge così la sua storia la vita è diversa.

Cos'è l'eucaristia che stiamo celebrando se non condividere il cuore di Gesù che ama, l'intelligenza del Cristo che legge la storia dell'umanità? L'amore, l'amarci reciprocamente, non è né psicologico né tantomeno psichedelico, l'amarci reciprocamente è condividere il comune senso della vita, che è il vissuto di Gesù.

Accostarci ad un unico pane, accostarci ad un unico calice, è condividere l'unico senso della vita: incarnare l'integrale personalità di Gesù.

Poi ognuno di noi farà le sue scelte, è la nostra libertà… Ma il senso di fondo dell'eucaristia è condividere il senso della vita con il cuore e la mente di Gesù.

Se riuscissimo veramente ad entrare in questo orizzonte, ci accorgeremmo che anche davanti ai grandi terremoti dell'esistenza noi abbiamo una certezza: Dio ci sta guidando, Dio non ci delude, Dio ci dà la bellezza feconda dell'istante pur con le lacrime della storia. L'importante è non perdere il modo di leggere la vita. In tal modo intuiamo che l’esperienza cristiana è tutto un gioco interiore. Ricordiamoci sempre: meno c'è gusto interiore, più aumentano le manifestazioni esterne; più c'è vitalità interiore più si semplifica tutto! È la bellezza di essere discepoli: non fare tante cose, ma leggere con un cuore illuminato la storia quotidiana e chi vive in questo stile sa che il Signore è presente. Vivere come Gesù è crescere nella coscienza che lui è con noi, è vederlo nel cammino del nostro esodo quotidiano.
 
 
 
 
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