OMELIA
Alla luce della risurrezione camminiamo nel tempo, pieno di travaglio e di oscurità, orientati verso il fine della nostra esistenza storia: l’unificazione in Cristo di tutto il percorso della nostra esistenza.
Oggi veniamo
introdotti nella luminosità divina, nella quale ogni uomo canta la gioia
d’essere veramente e pienamente se stesso. La solennità odierna ci presenta
questo compimento per aiutarci comprendere che la speranza che anima il nostro
percorso terreno non è risultata vana, ma raggiunge la sua verità e la sua
pienezza. Chi nel tempo cammina con il Maestro, sarà pienamente se stesso con
il Maestro in una gloria veramente intramontabile. I tormenti storici ci
aiutano a purificare le attese del nostro cuore.
E’
l’esperienza di quella adorazione esistenziale che ora diventa eterna
glorificazione. La comunione nel tempo con le tre Persone divine si ritraduce
nella esaltazione eterna del cielo.
La parola
divina ci insegna a comprendere la profondità di questa meta, facendoci contemplare
il mistero della croce, perché fissando lo sguardo del cuore sulla figura del
Crocifisso possiamo lasciarci introdurre nella sua interiorità. In lui ogni
uomo si sente chiamato a realizzare pienamente se stesso e a recuperare le categorie
teologale per maturare in una mentalità evangelica. In atteggiamento di
adorazione esistenziale siamo di fronte alla signoria del Crocifisso, nella
quale ogni battezzato ha il gusto di partecipare in modo fecondo alla
realizzazione della propria umanità.
Dalla croce Gesù
ha regnato, continua a regnare nel tempo della chiesa, e alla croce attira ogni
umana creatura, perché realizzi pienamente se stessa.
Alla scuola di
tale contemplazione, riusciamo a comprendere la profondità di questa sua
signoria.
Tre sono gli
elementi che qualificano il quadro evangelico della regalità di Cristo nella
narrazione dell'evangelista Luca:
- la solidarietà con ogni umana creatura,
- la piena donazione di se stesso nelle mani del Padre.
Gesù dalla
croce, attraverso il suo silenzio, rifiuta la mentalità degli uomini che
leggono la sua vicenda come un fallimento. Sicuramente chi ha come significato
e come parametro della vita il successo umano, la realizzazione di se stesso
secondo il criterio della produttività storica, la felicità nella luce di un
benessere materiale o psicologico in questa vita, si ritrova deluso.
Lo sguardo
orientato al Crocifisso dice il fallimento di simili prospettive che sembrano
esaltare l’uomo, mentre lo rendono drammaticamente infelice. Lo sguardo al
Crocefisso ci allontana dai nostri desideri immediati e ci educa al desiderio
di vivere ciò che dimora nel cuore di Gesù.
In questo
fascino di intensa liberazione dall’io, intravediamo come Gesù entri nella sua
signoria, propria della croce. Egli si presenta come colui che ama farsi
prossimo di ogni uomo, assumendo sulle sue spalle i suoi drammi e vivendoli in
prima persona. Il dialogo con il buon ladrone ce lo comunica chiaramente.
Gesù non segue
le strategie proprie della mentalità dell’uomo, ma il modo di procedere del
Padre, che lo ha reso prossimo di ogni umana creatura per introdurla nella vera
esperienza della vita.
Il suo essere
stato accanto agli uomini e alle loro deficienze e povertà ha fatto sì che
questi drammi fossero ben presenti nel suo spirito e, su quella croce, gli
interrogativi più veri e pressanti della creatura hanno avuto la loro soluzione
con la frase di Gesù:” Oggi sarai con me in paradiso”. L’uomo ormai si ritrova
collocato nella comunione con il Padre.
Se lo sguardo
del cuore si lascia veramente attirare nel cuore di Gesù, la creatura pregusta
quella eternità beata che è il compimento di ogni desiderio. Nell’incontro tra
lo sguardo di Gesù rivolto al buon ladrone e lo sguardo dell’uomo che brama
solo amore e misericordia si realizza il compimento della verità dell’esistenza
umana. Gesù non può far altro che consegnarsi pienamente nelle mani del Padre,
dando realizzazione a tutto il percorso della sua esistenza e indicando
all’uomo il percorso che deve far proprio per condividere l’ascensione di Gesù
nella gloria del Padre.
Questa ricca
contemplazione ci fa intravedere come su quella croce si celebri nella persona
del Crocifisso il raggiungimento dell’armonia a cui aspira la creatura umana.
Nella condivisione di quella assunzione di Gesù nella volontà del Padre appare
la salvezza che ogni uomo nel suo cuore profondamente e continuamente desidera.
Infatti l’anelito alla novità di vita e alla realizzazione dei desideri più
profondi, presenti nel cuore, hanno trovato nella storia oblativa e comunionale
di Gesù il percorso per la loro effettiva realizzazione.
Nella
dedizione incondizionata di Gesù all’uomo nelle mani del Padre , la personalità
di Gesù raggiunge il suo culmine e il
Maestro vi appare come il re che esercita la piena e perfetta libertà del
servizio, secondo i disegni della storia della salvezza. Egli ha fatto spazio
all’uomo, lo ha assunto e lo ha portato in quella gloria, a cui dall’eternità
era stato predestinato. In quella prossimità all’umanità si avverte la grandezza
dell’amore misericordioso, nel quale l’uomo ritrova la grandezza della speranza
e quella donazione di vita che è perdono continuo e che rigenera in modo
veramente inesauribile la creatura umana.
Il cristiano
viene di conseguenza condotto dallo Spirito a vivere tutte e tre i sentimenti
di Gesù in croce per poter essere associato alla sua gloria.
Nell’atteggiamento
di profonda adorazione infatti, il Cristo riversa sulla comunità credente la
sua personalità messianica, e ci accorgiamo che veniamo rigenerati all’interno nella
nostra personalità di credenti. La signoria del Cristo è autentica solo quando
il suo stile interiore diventa lo stile della nostra mentalità e del nostro
atteggiamento relazionale. E’ nella nube del suo amore pasquale che possiamo ritrovare
ogni giorno noi stessi in conformità alla volontà divina.
Cristo è il re
del nostro cuore attraverso tutta la ricchezza della sua pasqua.
Questo
atteggiamento ci permette di gustare come “nostra professione di fede” l’inno
della chiesa apostolica che abbiamo ascoltato nella seconda lettura. Esso
stabilisce quella griglia spirituale per verificare il nostro cammino
spirituale nella vocazione ad imitare il Cristo in tutto il nostro essere.
Il Cristo ci
rende partecipi della comunione con tutti i santi, facendoci pregustare la sua
signoria gloriosa nella meravigliosa comunione del cielo.
Egli ci
comunica la sua libertà che ci permette di vivere con serenità coraggiosa la
volontà del Padre.
Noi tutti,
fissando il nostro sguardo in lui, ci liberiamo progressivamente dalle
strettoie della nostra mentalità non evangelica per gustare quanto sia soave il
Signore.
Soprattutto
attraverso l’accoglienza della sua oblazione pasquale diventiamo partecipi del
suo mistero di amore che ci permette di vivere in modo autentico i suoi
sentimenti.
La conseguenza
logica che deriva per la nostra storia quotidiana è che non possiamo più
distarci dal mistero che avvolge la persona del Maestro per elaborare un
cammino di autentica realizzazione umana.
Un simile
itinerario non è qualcosa di ipotetico, ma rappresenta l’espressione della vita
di ogni suo discepolo.
La
celebrazione eucaristia rappresenta per noi ogni domenica il momento per
eccellenza per vivere tale meravigliosa condiscendenza divina. Infatti nella
potenza dello Spirito Santo ci lasciamo attirare nella pasqua di Gesù. Mediante
la semplicità e la purezza del cuore, spalanchiamo le nostre persone alla sua
invadenza. Nella adorazione interiore del Mistero avvertiamo la gioia d’essere
veramente posseduti dal suo Spirito per rendere ogni nostra azione concreta una
luminosa incarnazione del suo mistero di salvezza.
La conseguenza
di tale atteggiamento risulta estremamente chiara. Nell’incontro finale, il
Padre potrà emozionarsi nel vederci al suo cospetto immagine luminosa del
suo Figlio per noi morto e risorto, e godrà nel percepire come veramente
realizzato nella sua ineffabile misericordia il suo progetto di salvezza,
quando ha creato a sua immagine l’uomo perché giorno per giorno diventasse la
sua somiglianza.
Questa realtà
avrà una vera e piena ritraduzione nella luce della gloria futura, nella quale
la croce del Signore progressivamente ci introduce, fino al momento in cui, “con”
e “come” Cristo riconsegneremo le nostre persone al Padre per regnare per
sempre con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
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