20 novembre 2016

NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO - Anno C -

2 Sam 5,1-3         Col 1,12-20                Lc 23,35-43
OMELIA
Alla luce della risurrezione camminiamo nel tempo, pieno di travaglio e di oscurità, orientati verso il fine della nostra esistenza storia: l’unificazione in Cristo di tutto il percorso della nostra esistenza.

Oggi veniamo introdotti nella luminosità divina, nella quale ogni uomo canta la gioia d’essere veramente e pienamente se stesso. La solennità odierna ci presenta questo compimento per aiutarci comprendere che la speranza che anima il nostro percorso terreno non è risultata vana, ma raggiunge la sua verità e la sua pienezza. Chi nel tempo cammina con il Maestro, sarà pienamente se stesso con il Maestro in una gloria veramente intramontabile. I tormenti storici ci aiutano a purificare le attese del nostro cuore.

E’ l’esperienza di quella adorazione esistenziale che ora diventa eterna glorificazione. La comunione nel tempo con le tre Persone divine si ritraduce nella esaltazione eterna del cielo.

La parola divina ci insegna a comprendere la profondità di questa meta, facendoci contemplare il mistero della croce, perché fissando lo sguardo del cuore sulla figura del Crocifisso possiamo lasciarci introdurre nella sua interiorità. In lui ogni uomo si sente chiamato a realizzare pienamente se stesso e a recuperare le categorie teologale per maturare in una mentalità evangelica. In atteggiamento di adorazione esistenziale siamo di fronte alla signoria del Crocifisso, nella quale ogni battezzato ha il gusto di partecipare in modo fecondo alla realizzazione della propria umanità.

Dalla croce Gesù ha regnato, continua a regnare nel tempo della chiesa, e alla croce attira ogni umana creatura, perché realizzi pienamente se stessa.

Alla scuola di tale contemplazione, riusciamo a comprendere la profondità di questa sua signoria.

Tre sono gli elementi che qualificano il quadro evangelico della regalità di Cristo nella narrazione dell'evangelista Luca:
 
-         il rifiuto degli uomini,
-         la solidarietà con ogni umana creatura,
-         la piena donazione di se stesso nelle mani del Padre.

Gesù dalla croce, attraverso il suo silenzio, rifiuta la mentalità degli uomini che leggono la sua vicenda come un fallimento. Sicuramente chi ha come significato e come parametro della vita il successo umano, la realizzazione di se stesso secondo il criterio della produttività storica, la felicità nella luce di un benessere materiale o psicologico in questa vita, si ritrova deluso.

Lo sguardo orientato al Crocifisso dice il fallimento di simili prospettive che sembrano esaltare l’uomo, mentre lo rendono drammaticamente infelice. Lo sguardo al Crocefisso ci allontana dai nostri desideri immediati e ci educa al desiderio di vivere ciò che dimora nel cuore di Gesù.

In questo fascino di intensa liberazione dall’io, intravediamo come Gesù entri nella sua signoria, propria della croce. Egli si presenta come colui che ama farsi prossimo di ogni uomo, assumendo sulle sue spalle i suoi drammi e vivendoli in prima persona. Il dialogo con il buon ladrone ce lo comunica chiaramente.

Gesù non segue le strategie proprie della mentalità dell’uomo, ma il modo di procedere del Padre, che lo ha reso prossimo di ogni umana creatura per introdurla nella vera esperienza della vita.

Il suo essere stato accanto agli uomini e alle loro deficienze e povertà ha fatto sì che questi drammi fossero ben presenti nel suo spirito e, su quella croce, gli interrogativi più veri e pressanti della creatura hanno avuto la loro soluzione con la frase di Gesù:” Oggi sarai con me in paradiso”. L’uomo ormai si ritrova collocato nella comunione con il Padre.

Se lo sguardo del cuore si lascia veramente attirare nel cuore di Gesù, la creatura pregusta quella eternità beata che è il compimento di ogni desiderio. Nell’incontro tra lo sguardo di Gesù rivolto al buon ladrone e lo sguardo dell’uomo che brama solo amore e misericordia si realizza il compimento della verità dell’esistenza umana. Gesù non può far altro che consegnarsi pienamente nelle mani del Padre, dando realizzazione a tutto il percorso della sua esistenza e indicando all’uomo il percorso che deve far proprio per condividere l’ascensione di Gesù nella gloria del Padre.

Questa ricca contemplazione ci fa intravedere come su quella croce si celebri nella persona del Crocifisso il raggiungimento dell’armonia a cui aspira la creatura umana. Nella condivisione di quella assunzione di Gesù nella volontà del Padre appare la salvezza che ogni uomo nel suo cuore profondamente e continuamente desidera. Infatti l’anelito alla novità di vita e alla realizzazione dei desideri più profondi, presenti nel cuore, hanno trovato nella storia oblativa e comunionale di Gesù il percorso per la loro effettiva realizzazione.

Nella dedizione incondizionata di Gesù all’uomo nelle mani del Padre , la personalità di Gesù raggiunge il suo culmine e  il Maestro vi appare come il re che esercita la piena e perfetta libertà del servizio, secondo i disegni della storia della salvezza. Egli ha fatto spazio all’uomo, lo ha assunto e lo ha portato in quella gloria, a cui dall’eternità era stato predestinato. In quella prossimità all’umanità si avverte la grandezza dell’amore misericordioso, nel quale l’uomo ritrova la grandezza della speranza e quella donazione di vita che è perdono continuo e che rigenera in modo veramente inesauribile la creatura umana.

Il cristiano viene di conseguenza condotto dallo Spirito a vivere tutte e tre i sentimenti di Gesù in croce per poter essere associato alla sua gloria.

Nell’atteggiamento di profonda adorazione infatti, il Cristo riversa sulla comunità credente la sua personalità messianica, e ci accorgiamo che veniamo rigenerati all’interno nella nostra personalità di credenti. La signoria del Cristo è autentica solo quando il suo stile interiore diventa lo stile della nostra mentalità e del nostro atteggiamento relazionale. E’ nella nube del suo amore pasquale che possiamo ritrovare ogni giorno noi stessi in conformità alla volontà divina.

Cristo è il re del nostro cuore attraverso tutta la ricchezza della sua pasqua.

Questo atteggiamento ci permette di gustare come “nostra professione di fede” l’inno della chiesa apostolica che abbiamo ascoltato nella seconda lettura. Esso stabilisce quella griglia spirituale per verificare il nostro cammino spirituale nella vocazione ad imitare il Cristo in tutto il nostro essere.

Il Cristo ci rende partecipi della comunione con tutti i santi, facendoci pregustare la sua signoria gloriosa nella meravigliosa comunione del cielo.

Egli ci comunica la sua libertà che ci permette di vivere con serenità coraggiosa la volontà del Padre.

Noi tutti, fissando il nostro sguardo in lui, ci liberiamo progressivamente dalle strettoie della nostra mentalità non evangelica per gustare quanto sia soave il Signore.

Soprattutto attraverso l’accoglienza della sua oblazione pasquale diventiamo partecipi del suo mistero di amore che ci permette di vivere in modo autentico i suoi sentimenti.

La conseguenza logica che deriva per la nostra storia quotidiana è che non possiamo più distarci dal mistero che avvolge la persona del Maestro per elaborare un cammino di autentica realizzazione umana.

Un simile itinerario non è qualcosa di ipotetico, ma rappresenta l’espressione della vita di ogni suo discepolo.

La celebrazione eucaristia rappresenta per noi ogni domenica il momento per eccellenza per vivere tale meravigliosa condiscendenza divina. Infatti nella potenza dello Spirito Santo ci lasciamo attirare nella pasqua di Gesù. Mediante la semplicità e la purezza del cuore, spalanchiamo le nostre persone alla sua invadenza. Nella adorazione interiore del Mistero avvertiamo la gioia d’essere veramente posseduti dal suo Spirito per rendere ogni nostra azione concreta una luminosa incarnazione del suo mistero di salvezza.

La conseguenza di tale atteggiamento risulta estremamente chiara. Nell’incontro finale,  il Padre potrà emozionarsi nel vederci al suo cospetto immagine luminosa del suo Figlio per noi morto e risorto, e godrà nel percepire come veramente realizzato nella sua ineffabile misericordia il suo progetto di salvezza, quando ha creato a sua immagine l’uomo perché giorno per giorno diventasse la sua somiglianza.

Questa realtà avrà una vera e piena ritraduzione nella luce della gloria futura, nella quale la croce del Signore progressivamente ci introduce, fino al momento in cui, “con” e “come” Cristo riconsegneremo le nostre persone al Padre per regnare per sempre con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
 
 
 
 
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