02 dicembre 2018

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)


Ger 33,14-16                      1Ts 3,12-4,2            Lc 21,25-28.34-36

OMELIA


La solennità di Cristo Re ci ha introdotti nella luminosità dell'esperienza del Regno per stimolarci ad avere sempre questo mistero di gloria davanti al nostro sguardo. Tale diventa perciò uno stimolo per noi per camminare, giorno per giorno, verso il compimento di ogni nostro desiderio: il Cristo tutto in ciascuno di noi. Ma tale bellezza, che rappresenta il culmine della vita, deve diventare l'anima del nostro camminare nel tempo, poiché, creati a immagine di Dio, dobbiamo diventare sua somiglianza, affascinati dal Cristo. Progressivamente abbiamo e sentiamo l'urgenza di diventare il suo volto, lasciandoci penetrare dalla sua persona. È il desiderio presente in ciascuno di noi, al di là dei tumulti storici che il linguaggio apocalittico del Vangelo ci ha regalato. Noi sappiamo che il nostro desiderio, quello più profondo nell'esperienza del nostro spirito, è quello di andare incontro al Maestro nella pienezza della sua gloria. È un vigilare come uno sviluppo di questa affascinante avventura che il Cristo pone dentro di noi. E allora possiamo porci la domanda: cosa vuol dire attendere pregando?

È quello che Gesù ci ha posto dinnanzi come il cammino di speranza a cui noi continuamente veniamo chiamati. Volendo approfondire il suo desiderio, intuiamo che il vero “attendere” è lasciar operare colui che il nostro cuore intensamente ama perché lui è presente intimamente in noi e agisce continuamente in noi. “Attendere” è l'atteggiamento proprio di un cuore innamorato che non può più vivere distaccato dal nucleo fondamentale della propria esistenza, dal mistero proprio di Dio, ecco perché nel testo di Geremia ci è stata data la grande speranza. Infatti l'attesa del Signore nasce e si sviluppa attraverso la presenza dei profeti che ci dicono che Dio è fedele. Non siamo noi ad attendere il Cristo, ma è Lui in noi che si fa attendere, sviluppando nel nostro cuore l'intensa volontà di essere immedesimati in Lui, perché attendere è, sotto lo stimolo dei profeti, crescere nell'amore che ci attira continuamente.

Se noi guardiamo l'anima delle nostre scelte ci accorgiamo che le nostre scelte nascono dal cuore: è un cuore che dinamicamente operante ci proietta sempre in avanti; il cuore che si lascia attirare entra nel sogno, il cuore che si lascia attirare brama continuamente un appagamento, un compimento del desiderio. “Attendere” significa per noi entrare progressivamente nella personalità e nella sensibilità di Cristo. In certo qual modo i travagli della vita, che sono un grosso interrogativo a cui noi non sempre riusciamo a dare risposta, non sono altro che delle stimolazioni purificanti dello Spirito Santo perché noi possiamo veramente spalancare la nostra esistenza a una presenza che ci attira, e che ci attira continuamente. È la grandezza creatrice di Dio dentro di noi!

Tutto sommato il Signore è qualcosa di così grande che noi storicamente non riusciremo mai a comprendere; noi non conosceremo mai veramente Gesù, noi non intuiremo mai in profondità cosa vuol dire essere amati e salvati. Per questo nel tempo dell'Avvento dobbiamo passare dal pensiero che riflette, al cuore che si lascia attirare, e allora il vegliare è il cuore che non può più vivere senza il Signore.

Allora se Gesù ci ha detto che dobbiamo vegliare nell’attendere, ci ha detto che anche questa attesa di un cuore proiettato in avanti deve essere coniugato con il pregare, con l'entrare nel silenzio di Dio. Una verità che questi nostri tempi ci hanno impedito e ci impediscono di gustare perché il travaglio nel quale noi siamo inseriti è un travaglio di chiasso, è un travaglio di parole, è un travaglio di pensieri senza solidità. L'attesa è un silenzio orante. Infatti se noi entrassimo nel senso più vero di cosa vuol dire “attendere” noi ci accorgeremmo che l’attendere è un'attrazione continua e costante a qualcosa di più grande di noi e quando noi entriamo in un'attrazione che è più grande di noi ogni parola ci dà fastidio. Ogni rumore diventa problematico. L'anima in attesa è un silenzio in cui si dispiegano i desideri, si incarnano i sogni, c'è l'ebbrezza di un cuore che desidera l’inverarsi di tutto ciò che è in lui; pregare è “dire”, ma è il gustare il silenzio senza lasciarci distrarre, perché il silenzio non è mai vuoto, il silenzio è sempre abitato. Il silenzio vuoto non ha senso, ci disturba, il silenzio abitato rappresenta una sorgente dinamica veramente inesauribile di attesa; ecco perché l'uomo di oggi è così scontento e continua a ricercare nelle cose esteriori una compensazione di qualcosa che è nel suo cuore e che non riesce veramente a esprimere perché gli manca il silenzio. L'uomo è stato creato nel silenzio di Dio, a sua immagine e somiglianza e se noi siamo nati dal silenzio di Dio noi possiamo realizzare in modo vero e autentico la nostra storia nel silenzio.

È sempre bella l'espressione di Ignazio di Antiochia il quale dice che l'Incarnazione è la Parola uscita dal silenzio di Dio perché Dio abita il silenzio. Anzi Dio è onorato con il silenzio e la massima lode che gli possiamo offrire è il silenzio. Se noi non entrassimo in questa meravigliosa esperienza come potremmo permettere a Gesù di attendere in noi? L'uomo di oggi non sa più gustare il silenzio perché è privo del vivo desiderio di voler diventare somiglianza di Dio. Anzi, questa attrazione, è una tale sete che ci fa allontanare dalle distrazioni storiche, ma ci introduce, lentamente, in quell'attesa dove il Signore, quando apparirà e come vorrà apparirà, ci porrà in quel silenzio che è la gloriosa gustazione del volto di Dio sommamente desiderato.

Il tempo dell'Avvento così come la Chiesa lo vorrebbe vivere si presenta diametralmente opposto alla cultura odierna, ecco perché l'uomo di oggi quand'anche si ponesse la domanda che senso abbia la vita, non riesce a dare risposta perché non ha il senso del silenzio gustativo della grandezza che è il mistero di essere uomo. La cosa molto bella che si ripete molto negli studiosi di oggi è che, come noi non potremmo mai comprendere Dio, e Gesù di riflesso, così noi non riusciremmo a comprendere mai neanche cosa voglia dire essere uomo. L'uomo nel silenzio, progressivamente, attende la sua realizzazione umana in una sete eccezionale del volto di Dio. Non perdiamo queste parole che la Provvidenza attraverso Luca, attraverso i profeti ci regala continuamente. Le tante parole, le tante preghiere, i tanti canti, rovinano il silenzio dell'anima in attesa. Il silenzio è più profondo delle nostre parole perché il silenzio è una condizione di vita che dà l'ebbrezza, la speranza, la guarigione delle ferite storiche.

In questa meravigliosa luce entriamo nel silenzio che rappresenta la condizione previa di ogni incontro con Gesù. Nella celebrazione di questa Eucarestia non lasciamoci distrarre dalle tante parole, dalle tante preghiere e tanti canti, entriamo nel silenzio dove noi avvertiamo la presenza di Dio che ci attira a sé e cresciamo nel desiderio della vera veglia, dell'autentico vegliare evangelico. Noi ben sappiamo che quel Gesù che, apparendo allo sguardo del nostro cuore alla fine dei tempi, trasfigurerà in modo luminoso le nostre persone, ci introdurrà in una gloria che non avrà mai più fine. È il mistero di quest'Eucarestia nella quale gustiamo un cuore ricolmato di pienezza divina, per poter veramente bramare sempre più quell'incontro glorioso del poter vedere il Signore faccia a faccia. L'Eucarestia è la manna nel deserto in attesa dell'eterna promessa: il Dio tutto in tutti. Dobbiamo avere sempre nel cuore la convinzione che nella fede abbiamo davanti allo sguardo sempre grandi ideali, al di là delle realizzazioni storiche, per poter avere lo slancio e la gioia di vivere, nonostante tutto e nonostante tutti. Questa sia l'esperienza che vogliamo fare in questo tempo di Avvento in modo che, non distratti dalle luci del mondo, ci lasciamo inebriare dalla luce calorosa del Cristo in noi per andare incontro a questo Signore e per poter vedere la nostra umanità così gloriosa da essere un canto eterno all'amore inesauribile di Dio.




-

Nessun commento:

Posta un commento