Ml 3,19-20 2Ts
3,7-12 Lc 21,5-19
Omelia
Il cristiano costruisce la sua storia quotidiana
fondandosi sempre più su Gesù Cristo, senso della vita. Anzi, ci accorgiamo che,
nello scorrere del tempo, si dilata in noi il desiderio di conoscere il Maestro
divino: il tempo è il luogo per innamorarci sempre più di Gesù. In simile
orizzonte, il testo evangelico di questa mattina ci aiuta a scoprire alcuni
valori, ai quali dobbiamo fortemente rimanere ancorati per costruire in modo
autentico la nostra esistenza, e ci ricorda come la venuta del regno di Dio
passi attraverso la violenza, la drammaticità e l'oscurità delle vicende umane.
Il linguaggio che Gesù ha usato è un linguaggio che
noi potremmo applicare a qualunque periodo della storia, poiché oscurità,
conflittualità, rotture storiche rappresentano una costante, se guardiamo
attentamente l'accadere degli avvenimenti. Ma in tutto questo Gesù ci dice: “Io sono in mezzo a voi!”. Davanti al
buio della storia possiamo gustare la luminosità della salvezza nella presenza
del Signore. Il buio della storia ci fa innamorare sempre di più della sua luce,
in modo che non ci lasciamo catturare dagli avvenimenti contingenti. Il dramma
nel quale noi potremmo cadere, davanti alle situazioni caotiche del momento
presente, è essere afferrati da realtà prodigiose, che vorrebbero in certo qual
modo saziare il senso di curiosità e di superficialità dell'uomo, che, con il magico,
tenta di riempire il proprio vuoto spirituale. La bellezza è ritrovare questa
presenza di Cristo, che è la luce nelle tenebre. Il cristiano, conoscendo Gesù,
è sempre nel mistero della luce. Allora, come possiamo accostarci a questo
Cristo che è luce nelle tenebre? Sicuramente la nostra sensibilità umana va
incontro a non poche difficoltà, ma la grande scoperta che Gesù ci offre,
attraverso il testo evangelico e soprattutto attraverso le parole di Paolo, è la
convinzione che il Signore è qui, in mezzo a noi, e opera sempre con noi. Il Signore
nella sua esperienza abita in noi, il Signore è il nostro Amico! E quando
l'uomo sa gustare la presenza di Cristo - l'Amico - la vita diventa diversa. Non
è una presenza che esternamente affascini. È una presenza vera, ma nascosta,
invisibile che anima il visibile. È il mistero di quella bella espressione di
Gesù, che noi troviamo nel Vangelo di Giovanni: “Non vi chiamo più servi ma amici!”. E l'amicizia è un incontro di interiorità.
Spesse volte ci si pone la domanda: come possiamo
veramente gustare la presenza del Signore? Il Signore è l'Amico che abita in
noi e, quando si costruisce con il Maestro una profonda esperienza di amicizia,
avviene quello scambio di interiorità tra il Maestro e noi, che ci dà certezza,
sicurezza, superamento delle paure e delle tragedie storiche. Usando una frase
di Paolo “Se il Signore è con noi, chi
può essere contro di noi?” è quella intimità che noi dovremmo continuamente
costruire nella nostra esistenza per cui, abitati da lui, abbiamo il gusto della
sua presenza. E la presenza non è mai statica, la presenza non è mai fredda, la
presenza non è mai asettica, ma è una relazione che coinvolge la persona in
tutto il suo essere.
Noi cristiani qualche volta dimentichiamo questa coscienza
di amicizia. È molto bello come papa Benedetto, aprendo l'anno della fede, ci abbia
ricordato questa verità: chi è l'uomo credente, se non colui che ama essere
amico di Gesù? E quando entriamo nell’amicizia con Gesù, la nostra persona è
piena di qualcosa di eccezionale: il Signore nella nostra vita!
Nel momento in cui cogliamo questo primo aspetto, ci
accorgiamo che, se anche la nostra vita è dispersa da tante preoccupazioni,
abbiamo una solidità: “Solo in Dio
riposa l'anima mia, da lui la mia speranza; solo in Dio riposa l'anima mia, da
lui la mia salvezza”. È un'amicizia
che determina la nostra vita e ci dà fiducia e speranza in qualunque
avvenimento, allora l'ultima parte del vangelo è un po' un corollario. Spesse
volte, soprattutto nei contesti odierni, ci si pone l'interrogativo: come ci
dobbiamo comportare nelle scelte quotidiane? Quali dovrebbero essere gli
atteggiamenti che dovremmo scegliere? Quali sono le parole a cui attingere il
significato della nostra storia, per poter rendere la nostra esistenza
veramente autentica secondo lo stile del vangelo?
Gesù ci ha detto che non dobbiamo preoccuparci. In
quel “Non preparate per tempo la vostra
difesa” scopriamo l'espressione della
vera amicizia con Gesù. Quando la persona è intimamente unita al Signore, il Signore
che è in noi, l'Amico per eccellenza, ci suggerisce le parole… Non siamo noi
che parliamo, ma il Cristo, dimorando in noi, diventa la parola che regaliamo
ai fratelli. Siamo il volto luminoso di Cristo e abbiamo il coraggio di dire
nella concretezza della storia: Gesù è il nostro Signore! Quando c'è interiorità profonda fra due
persone, non si preparano mai discorsi, ma nasce spontaneo il linguaggio e il Signore
che è in noi fa cose grandi! Ecco perché Gesù ci dice, ed è l'ultima parola del
Vangelo, “Con la vostra perseveranza
salverete le vostre vite”. Se veramente
ci lasceremo configurare da questa presenza del Maestro, non abbiamo paura,
siamo nel suo mistero. Se anche la storia, in un modo o in un altro, ci potesse
schiacciare, in lui che è fedele noi ritroviamo la bellezza e la potenza della
vita. Il cristiano non si lascia abbattere dagli avvenimenti, perché il suo cuore
è nell'amicizia di Gesù. Nell'amicizia c'è una comune sensibilità, c'è un
camminare insieme attorno a comuni ideali, c'è la certezza di non essere mai
soli e, quando l'uomo non è solo, è coraggioso. Portare la storia in due dà
speranza, soprattutto se quei due siamo io e il Signore. La nostra esistenza
diventa l'incarnazione semplice e quotidiana dell'intimità con Gesù. Ricordiamo
sempre il testo evangelico “Perché gli
uomini vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre che è nei cieli.
Chi fa la verità viene alla luce, perché
sia manifesto che le sue opere sono
state compiute in lui”. Le nostre azioni ritraducono la certezza: abbiamo
l'amicizia di Gesù! E quindi, davanti alle difficoltà, entriamo in noi stessi,
scopriamo la bellezza di questa presenza creatrice di Gesù, che fa di noi
persone nuove: è questa è la nostra speranza! Non lasciamoci distrarre dalle
tante organizzazioni storiche, che sono una delusione, ma lasciamoci prendere
da questa amicizia, da questa interiorità di Gesù, che diventa l'anima della
nostra anima. Chi abita in noi, agisce in noi. Il nostro cuore, abitato dal Padre,
dal Figlio e dallo Spirito Santo, sarà la speranza della nostra quotidianità.
Ecco perché Gesù questa mattina ci ha condotti qui,
alla celebrazione dell'Eucaristia, il centro della nostra amicizia, che è
l'intimità tra lui e noi. Nel momento in cui ci accosteremo ai doni eucaristici,
il pane e il vino entreranno in noi e l'intimità di Cristo ci sarà regalata. Quando
entriamo in questa intimità con Cristo, allora, qualunque cosa avvenga, il
Cristo è in noi e ci fa ritrovare quello slancio interiore che ci dà speranza,
nonostante gli avvenimenti di tutti giorni. Il Signore è in noi! Fuori piove,
ma noi siamo nella luce di mezzogiorno.
Questa è la bellezza che dovremmo ritrovare attraverso
il cammino della nostra fede, per poter essere il Signore che regala la sua
speranza e, mentre regaliamo la sua speranza, egli è ancor più radicato nelle
nostre persone.
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