Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo
2Sam 5,1-3 Col
1,12-20 Lc 23,35-43
OMELIA
La Chiesa, convocandoci oggi nell’assemblea
eucaristica, ci pone dinanzi il nucleo fondamentale della storia dell'umanità: la
regalità di Cristo. Nel mistero di Gesù, Verbo incarnato, morto e risorto, c'è
tutta la storia dell'uomo, che in Cristo Gesù ritrova se stesso, secondo il principio
caro all'apostolo Paolo, “ricapitolare
in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra”, perché la
bellezza dell’uomo è conoscere Cristo. È interessante, nell'inno che abbiamo
ascoltato nella seconda lettura, che Paolo ci ponga davanti quello che è il
punto di riferimento per poter essere autenticamente uomini. Di fronte al
disordine e alle conflittualità culturali che emergevano nel primo secolo,
l'inno, che la Chiesa ha composto e che Paolo ci ha regalato, ritraduce il
nucleo al quale dobbiamo continuamente richiamarci. Avvertiamo infatti una
simile esperienza anche nel secolo attuale. L'uomo dei nostri giorni si ritrova
continuamente smarrito nelle varie condizioni o situazioni esistenziali, in un
mondo preso dal sociologico, dalla lettura magica della quotidianità, dal
produttivo, e dimentica a chi debba continuamente riferirsi: Cristo Gesù, “immagine del Dio invisibile, primogenito di
tutta la creazione”. In lui l’uomo ritrova autenticamente se stesso.
È molto bella, nella liturgia bizantina, un’espressione,
che noi possiamo cogliere in questo inno di Paolo: Gesù amico degli uomini. In questa espressione liturgica ritroviamo
che non possiamo camminare in modo autentico nella vita se non avendo lui come
riferimento. Partendo da questa visione globale, osserviamo innanzitutto che
l'inno paolino incomincia con il linguaggio del rendere grazie e in questo
rendimento di grazie appare l'esultanza della Chiesa davanti alla complessità
della storia e alla propria povertà. È la gioia di ritrovare Cristo, che
riconcilia l'intera umanità, introducendola nel disegno di amore del Padre. Guardiamo al Signore e saremo rinnovati. Dovremmo imparare ad avere lo
sguardo del cuore fisso su questa misteriosa, ma affascinante persona, nella
quale l'uomo ritrova la propria identità e la propria armonia. Gesù, amico
dell'uomo, si pone in relazione con lui e gli dà la bellezza e il gusto della
vita. Se l'uomo si sente povero, zoppicante, ricercatore del senso quotidiano
della propria esistenza, stanco davanti al corso della vita, viene stimolato a
ringraziare il Padre che gli dà Gesù, sempre presente nella storia che, con lui
e in lui, incarna il grande amore del Padre per l'umanità. È una verità alla
quale dovremmo continuamente attingere per ritrovare quell'unità di vita e
quella luminosità che dà speranza nell'impossibile. Ecco un primo aspetto che
emerge da questa composizione poetica della Chiesa antica, in cui noi davanti
al buio ritroviamo la luce, perché la relazione quotidiana con il Cristo
diventa il principio portante della nostra speranza.
In questo rendimento di grazie per il dono di Cristo,
che rende nuova la storia dell'intera umanità, ecco il secondo passaggio:
dobbiamo accostarci a Cristo, per imparare a conoscerlo e a ritrovare in lui il
motivo delle nostre scelte quotidiane. L'inno ci ha insegnato che il Verbo
incarnato è immagine del Dio invisibile, è colui nel quale si ricapitolano
tutte le realtà storiche perché, guardando a lui, comprendiamo come comportarci,
come costruire il significato della vita ordinaria. Se dovessimo usare una
formula, diremmo: “Conosci Gesù e risolvi
tutti tuoi problemi; fatti invadere dalla sua persona e troverai la bellezza della tua vita.”.
Una delle grandi verità che oggi scopriamo è la grandezza della umanità di Gesù,
che ci dà la gioia di percepire nella sua persona quei dinamismi umani di cui
siamo tanto assetati. Davanti alla grande domanda: “Chi è l'uomo?”, il Padre ci
dice: “Accostati a mio Figlio, vero uomo”.
Se con serenità e purezza di cuore, al di là della
confusione culturale odierna, ci accostassimo in silenzio alla persona di Gesù,
guardandolo in un intenso clima di preghiera e leggendo le divine scritture, ci
apparirebbe il luogo al quale dovremmo fare costante riferimento per essere noi
stessi. Non c'è nulla della nostra umanità, escluso il peccato, che non sia in
Gesù veramente realizzato. Se vuoi avere
il cuore autentico, guarda il cuore di Gesù; se vuoi avere la mente lucida e
aperta per leggere autenticamente la storia, ascolta Gesù; se vuoi veramente rapportarti con i fratelli
come Gesù, ecco va’ incontro a loro,
accogliendolo. Il cristiano in Gesù non solo si ritrova creatura nuova, ma
ritrova anche i parametri cui richiamarsi continuamente. E quando noi, nel
cammino della nostra esistenza, entriamo in questo fascino di Gesù, la vita
diventa completamente diversa, ecco perché l'apostolo ha detto nel medesimo
inno che “Cristo è il capo del suo corpo,
che è la Chiesa”. Qui riscopriamo la bellezza di essere Chiesa, luogo in
cui condividiamo con i fratelli tutta la persona di Gesù. Conoscere Gesù è
l'unica cosa che interessa.
Paolo nella prima lettera a Corinto ha un'espressione
sintetica eccezionale: “Tutto è vostro,
voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Innamorarci di Gesù è riprendere il
gusto della vita. Davanti alla difficoltà, cresciamo nel coraggio d'essere innamorati
di Gesù! Facciamo in modo che Gesù divenga veramente il senso portante della
nostra storia e allora tutto si semplifica, tutto diventa essenziale, tutto
viene unificato in ciò che veramente vale.
Ecco perché ci siamo ritrovati questa mattina nell'Eucaristia:
senza Gesù non possiamo vivere. Quando i giudici chiesero ai martiri di Abitene
perché fossero così innamorati di Cristo, essi risposero: “Senza l'assemblea
eucaristica non possiamo vivere, perché l'Eucaristia è Cristo in persona!”.
Quando andiamo all'Eucaristia, Cristo diventa l'anima della nostra anima,
diventa la potenza dello Spirito Santo che ci dà fiducia e speranza, diventa la
creazione dell'uomo nuovo. In quell'accostare le labbra, che esprimono il cuore,
a quel pane a quel vino, ritroviamo la gioia di essere talmente in Cristo, da
godere della nostra umanità. Fuori da questa visione tutto diventa complicato.
Gli uomini rendono complesso ciò che è semplice, perché vogliono essere
protagonisti nel costruire la propria esistenza. Cristo rende semplice ciò che
è complesso, perché in lui c'è il senso vero della vita e allora, se riusciremo
a entrare in questo meraviglioso orizzonte, anche a noi Gesù dirà quello che ha
detto all'umanità, nella figura del buon ladrone: “Oggi sarai con me in paradiso.”. È il quotidiano vissuto con Gesù.
Questo sia il senso che possiamo, nel cammino della nostra vita, recuperare
continuamente e allora, quando saremo stanchi, egli ci dirà: “Venite a me voi che siete stanchi e io vi
ristorerò.”. Nel mistero della sua persona, sempre presente nella Chiesa,
noi ci accosteremo all'Eucaristia e saremo luminosi, con lui affronteremo la
storia sapendo che lui è luce, cuore, speranza e coraggio in ogni frammento
della nostra esistenza. Se nell'accostarci alla celebrazione eucaristica faremo
nostro l'inno paolino, gusteremo quell'armonia interiore che viene solo
dall'alto e le nostre persone saranno un vivo rendimento di grazie alla
meravigliosa condiscendenza divina.
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