TRASFIGURAZIONE DELL'ICONA ACHEROPITA DEL SANTO JESUS
Chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie - Bergamo
Ap 5,6-14 Eb 1,3-12 Lc 24,35-48
OMELIA
La bellezza della presenza del Risorto in mezzo alla Chiesa nel cammino dell'umanità è principio di novità universale. Lo abbiamo intuito nel finale del Vangelo dove quell'essere testimoni della conversione per il perdono dei peccati è la rigenerazione dell'umanità intera, una rigenerazione che nella liturgia dell'Apocalisse diventa una grande glorificazione divina. Gustare il Risorto è entrare in modo pregustativo in questa grandezza e armonia universale che ci deve profondamente caratterizzare. Ora davanti a questa grande verità, come noi possiamo cogliere, fin da adesso nella fede, questa luminosità che ci sta aspettando? Come possiamo entrare nella gloria di Cristo, nel quale ogni uomo è pienamente se stesso? Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci pone dinanzi tre linee che ci aiutano a percepire come questo mistero di gloria ci debba veramente trasfigurare:
il gusto della reale presenza del Risorto attraverso la
condivisione della sua vita
la commensalità dove diventiamo, in lui, una persona sola
la lettura, nel suo sangue, delle Scritture.
Quando noi
vogliamo effettivamente gustare questa presenza del Risorto, l'evangelista ci
dice: cogli questi tre aspetti, inserendoli in un criterio unificante che è la
piena personalità del Verbo incarnato, morto e risorto. Innanzitutto siamo
chiamati a gustare il Risorto che si presenta ai discepoli con i segni della
sua passione. Il discepolo è chiamato a gustare tutta la vita di Gesù. E’ molto
bello come all'inizio del testo dell'apocalisse che abbiamo ascoltato ci appare
l'agnello immolato e ritto in piedi, ci appare colui che ha costruito la sua vita
in obbedienza radicale al Padre e un inesauribile amore per l'uomo. Il Signore
risorto ci dice: “Vivi il mio mistero.
Fammi vivere nella tua persona. Ricostruisci giorno per giorno una esistenza
che abbia la mia sensibilità”. La bellezza di essere discepoli è questo
fascino continuo del Risorto, nel quale la nostra esistenza ritrova la bellezza
della vita. La sua viva e vivificante presenza è l'anima della nostra vocazione
di discepoli! Una presenza che è di tipo sacramentale, una presenza che
fiorisce nella fede che abita dentro di noi, ma una presenza che qualifica anche
pienamente le nostre persone. Ecco perché davanti alla titubanza dei discepoli
Gesù mostra i segni gloriosi della sua passione, perché i discepoli entrino
nello stupore del suo mistero.
Quando l'uomo sa
cogliere fino in fondo la bellezza dell'Invisibile presente e operante nella
storia, se non quando si lascia avvolgere dallo stupore esistenziale? Lo stupore
ti fa gustare presente l'Invisibile! Ecco perché il cristiano può veramente
accedere alla novità di Gesù perché si lascia prendere dallo stupore. La
bellezza del suo mistero. Il cristiano interiormente vive la sua esistenza come
l'abbiamo colta nell'atteggiamento dei quattro vegliardi e dei 24 seniori che
si prostrano davanti a Dio e all'Agnello: incarnano lo stupore delle loro
persone in quell' atteggiamento! Un cristiano senza stupore sostituisce alla
fede le forme pietistiche. Lo stupore che ci fa gustare l'Invisibile in un
cuore che lentamente si lascia innamorare. E tutto questo cammino si ritraduce
nella convivialità. Perché Gesù ha detto ai discepoli di portargli da mangiare?
Il mangiare con Gesù ritraduce l'intenso desiderio di gustare fino in fondo il
Mistero.
Come noi possiamo
veramente entrare nella bellezza del mistero di Gesù? Quando lui è in mezzo a
noi, e con noi mangia. La gioia del mangiare è la bellezza di contemplare la
presenza. E quando si gusta una persona, nel senso interiore, il mangiare è il
linguaggio attraverso il quale si approfondisce una presenza. Ecco perché il
mangiare insieme, anche in silenzio qualche volta, è gustare una profonda
relazionalità. Quando l'uomo camminando
nel mistero della fede ha assunto spiritualmente questo gusto cristologico e
spirituale riesce a leggere le Scritture. E’ molto bello come nei versetti
precedenti il testo che abbiamo ascoltato dall'apocalisse c'è la visione del profeta
che piange, perché nessuno sa aprire e leggere il rotolo della volontà di Dio,
e chi riesce a leggere ad aprire e a leggere il rotolo della volontà di Dio?
"Uno del vegliardi mi disse: Non
piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e
aprirà il libro e i suoi sette sigilli. E vidi ritto in mezzo al trono
circondato dai quattro essere viventi e dai vegliardi un Agnello come
immolato" È L'agnello immolato e ritto in piedi! Le scritture si
comprendono vivendo la vita di Gesù, entrando nella sua interiorità! Dove noi comprendiamo
le Scritture? Quando mangiamo e beviamo con lui! Quando la nostra esistenza è
tutta trasfigurata da una presenza e questa presenza diventa la chiave
interpretativa. Ecco perché Gesù nel brano che abbiamo ascoltato spiega le Scritture:
chi non è innamorato di Gesù e non vive come Gesù non capirà mai le Scritture! Senza
una viva comunione esistenziale con il Risorto che porta i segni della passione
mancherà la capacità di accedere al mistero di Dio che si manifesta e si rivela.
Ecco perché è importante vivere questo clima gustando il Risorto. Gustare il
presente in una convivialità dove lui si dà da mangiare e bere, che rinnova
quel cuore e quell’ intelligenza che riescono a capire la profondità della
rivelazione. Se noi costruiremo secondo questo stile evangelico, la nostra
esistenza entreremo lentamente e progressivamente, in questa luminosità divina
che è il paradiso. E’ sempre bello riandare alla liturgia dell'Apocalisse che
ci fa pregustare la liturgia del cielo mentre ci dà la speranza nelle
tribolazioni della storia. E’ in clima di persecuzioni che è scritta l'Apocalisse.
Davanti all'oscurità del tempo e dello spazio gustiamo il Risorto. In questa Eucaristia
- quante volte ce lo siamo detti - la bellezza dell'Eucaristia è il desiderio
della gloria del Risorto per vivere fino in fondo la grandezza della sua
persona. Quando noi entriamo in questa esperienza gloriosa, allora
comprenderemo come sarà bello vivere e cantare nella liturgia dell'apocalisse,
quella realizzata nel seguire l'Agnello, cantando quel canto nuovo che solo
l'umanità salvata eternamente canterà.
Viviamo così
questa eucarestia secondo lo stile delle letture scritturistiche che abbiamo
ascoltato, entriamo in questa gustazione di una persona meravigliosa, come è la
figura gloriosa di Gesù, che è qui presente e che ci illumina, per poter poi avvertire
quel mistero divino che ci accompagna giorno per giorno e ci fa entrare
quotidianamente nella gustazione dell'appartenere al Cristo glorioso.
Avvertiremo di conseguenza un passare lentamente dal segno che ci è offerto nel
sacramento e che ci rigenera lentamente nelle scelte quotidiane della storia a
quella visione che sarà tutta la gioia che ci avvolgerà nell’eternità beata.
Ogni istante del nostro incontro con il Risorto farà crescere sempre più la
nostalgia dell'eternità beata, quando anche noi vivremo l'esultanza del quattro
vegliardi e dei ventiquattro seniori della grandiosa liturgia del libro
dell'apocalisse.
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