12 settembre 2021

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

Is 50,5-9a     Gc 2,14-18   Mc 8,27-35

OMELIA

Entrare nella contemplazione di Gesù vuol dire assumere progressivamente i suoi sentimenti, fare nostra la sua personalità in tutte le sue dimensioni, crescere nella sua interiorità. In tale contesto anche a noi, che stiamo camminando con lui, questa mattina viene rivolta la domanda: Ma voi chi dite che io sia? Una simile interpellanza ci dovrebbe sempre accompagnare perché la conoscenza di Gesù rappresenta l'anima di una avventura esistenziale veramente inesauribile. Noi sappiamo che Gesù noi non lo potremo mai conoscere, ma la bellezza della nostra vita la riscopriamo ogni giorno se collochiamo la nostra attenzione davanti alla domanda: “E tu chi dici che io sia?”. Ad essa dovremmo sempre rispondere con l'entusiasmo della Chiesa antica, espresso dal testo del Vangelo: "Tu sei il Cristo!" Rileggendo in profondità una simile espressione veniamo introdotti in due concetti molto importanti: innanzitutto tu sei che rappresenta la contemplazione di Gesù di Nazareth, la sua storia, vivendo la quale noi possiamo gustare la fedeltà di Dio; e come conseguenza: sei il luogo in cui il Padre è fedele, il Cristo!

Il primo elemento al quale l'evangelista Marco vuole orientare il nostro sguardo è quel tu sei, dove veniamo chiamati a entrare nella umanità di Gesù. In quel tu sei c'è il fascino che la figura di Gesù si realizzi e si sviluppi sempre più nella nostra personalità; nel cammino del discepolo scopriamo progressivamente la sua umanità. Gesù è il grande maestro della nostra vocazione a essere uomini autentici. Se guardiamo attentamente il Vangelo, noi vediamo tante sfaccettature di umanità che il Maestro ci vuole regalare perché non dobbiamo mai dimenticare che solo entrando nella profondità della sua umanità possiamo cogliere la bellezza della fedeltà di Dio. Il Verbo si è fatto carne per educarci a essere uomini e man mano noi entriamo in questa esperienza di umanità, tanto più ci apriamo sul divino. Avviene nella nostra persona quello che accade quando celebriamo un sacramento. Quando noi celebriamo un sacramento, se non gustiamo la profondità esistenziale del gesto rituale, non percepiamo il darsi dell'Infinito. Andando alla scuola delle intuizioni che cogliamo nelle narrazioni evangeliche, intuiamo alcuni aspetti dell'umanità di Gesù e soprattutto la sua capacità di ascolto. Gesù ha condiviso la storia degli uomini ed Egli in noi vuol continuare a vivere la sua umanità. Gesù vive con gli uomini, ha le reazioni degli uomini, ne coglie la profondità interiore perché è in tutto simile a noi fuorché nel peccato; egli vive la pazienza serena e attenta davanti alle situazioni storiche, accoglie qualunque persona comunque essa sia. E anche quando ci sono momenti di zelo esistenziale rimproverando gli scribi e i farisei, lo fa perché è un cuore che ama all'infinito quelle persone, nella speranza di introdurle in una feconda conversione. La bellezza dell'umanità di Gesù è la pazienza inesauribile nei confronti dell'uomo in quanto tale. Non per niente l’io dell'uomo si costruisce nel dialogo col tu degli uomini. L’io di Gesù ha assunto l'umanità degli uomini, ma ha anche imparato ad essere uomo, stando con gli uomini in una condivisione della loro esperienza. Noi spesse volte quando parliamo di Gesù dimentichiamo la bellezza della sua umanità, la bellezza del fiorire della bellezza del suo mistero dell'incarnazione. E' interessante come oggi si studi sempre di più la bellezza dell'umanità di Gesù perché solo attraverso l’accedere a questa umanità noi lentamente intuiamo nella fedeltà di Dio.

Se noi guardiamo il senso più profondo di quel portare la croce, ci accorgiamo che non è nient'altro che Gesù che ama il suo quotidiano, che ama la libertà degli uomini, che affronta la storia nella certezza che qualcosa di grande sta operando nella sua persona. E’ bello dire "tu sei", tu sei il maestro che mi insegna a essere uomo. In tale clima intuiamo Gesù che nella sua umanità dialoga con il Padre, dialoga con gli uomini, soffre i problemi dell'umanità. Egli si pone accanto all'umanità non per risolvere i problemi degli uomini, ma per condividerli in tutta la pienezza della sua esperienza umana. Non sono le parole che risolvono i problemi, ma l'essere uomini accanto agli uomini in quella commozione-emozione di Gesù che lo ha caratterizzato. E’ sufficiente vedere quegli episodi di Gesù con i suoi 12, dove cogliamo la pazienza che ha avuto nell'amare persone che non lo capivano.  Qui scopriamo il massimo di bellezza dell'umanità: essere in dialogo con tutti per poter generare quella novità di vita da seminare in tutti, e la pazienza, nello stesso tempo, è attendere che la condivisione della bellezza della nostra vita possa lentamente entrare nella vita dei fratelli. Gesù è diventato progressivamente uomo amando l'essere uomo nella sua storicità concreta. Ed avendo amato l'uomo fino in fondo ha goduto la fedeltà di Dio: il Cristo! Tu sei il Cristo! Tu sei il l'uomo in cui la fedeltà del Padre si è rivelata in pienezza, tu sei il maestro nel quale impariamo a vivere una esistenza che qui è provvisoria ma è molto bella, siamo contenti perché siamo con te e camminiamo con te per gustare, istante per istante, la tua fedeltà alla fedeltà del Padre. Se noi imparassimo a gustare l'umanità di Gesù, diventeremmo più uomini, e diventando più uomini, saremmo veramente il volto luminoso di Gesù. Gesù è il nostro vissuto, è il vissuto e una ordinarietà amata, una ordinarietà che è nell'uomo nella fase di sognare il domani, nella ordinarietà dove, giorno per giorno, la storia ci parla. Ecco perché Pietro e in lui tutta la Chiesa ha detto tu sei il maestro della vita, e quando noi impariamo questo stile di relazione con Gesù ci accorgiamo che impareremo sempre a gustare il Dio fedele il quale non ci abbandona e sviluppa in noi il dono di essere uomo. Se il Maestro ci chiedesse: "Cosa vuol dire per te credere?" la risposta risulterebbe molto semplice: "Diventare sempre più uomini in Gesù e come Gesù, che abita in me". Entrando in questa visione gusteremo la Risurrezione: il Dio che non delude. Chi nella semplicità del quotidiano obbedisce al percorso della storia, entra nell'evento della Risurrezione.

Allora il fatto di ritrovarci nell'Eucaristia è la bellezza di ritrovarci nell'evento della Incarnazione, l'Eucaristia è l'Incarnazione continua del mistero di Gesù per cui la bellezza di celebrare il rito è entrare nella musicalità dell'amore del Signore per gustare la nostra umanità, anche se tribolata, anche se complessa, per poter percepire quel Dio fedele in noi che non delude mai. E allora la vita si apre sulla Risurrezione, il concreto diventa un sogno luminoso, i rapporti con i fratelli la scuola per costruire giorno per giorno la nostra realizzazione storica, diventando sempre più uomini. E' la quotidiana fecondità della fede. Guardiamo Gesù, accogliamo Gesù in questa Eucaristia in tutta la sua umanità perché possiamo veramente camminare in quella vita nuova che ci permette, lentamente, di ragionare secondo Dio e non secondo la mentalità del mondo. La bellezza della Celebrazione eucaristica sta nel rendere luminosa la nostra umanità in attesa della trasfigurazione gloriosa nella Gerusalemme del cielo.


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