Egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva
31 agosto 2022
30 agosto 2022
29 agosto 2022
28 agosto 2022
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29] Eb 12,18-19.22-24a Lc 14,1.7-14
OMELIA
L’immagine che l'evangelista Luca ci offre questa mattina per entrare
in una imitazione profonda di Gesù è quella del banchetto che riassume in sé
stessa una profonda verità: Gesù è venuto nella storia per condividere il suo Mistero
con gli uomini, e gli uomini partecipassero alla luminosità della sua persona.
Il banchetto indica la relazione che Gesù desidera stabilire con
gli uomini perché gli uomini siano se stessi. E’ una verità che emerge in modo
molto chiaro del brano evangelico; il banchetto nel suo significato più
profondo incarna l'invito ad entrare nel mistero della vita. Gesù va ad un
banchetto per regalare la grandezza della vita- Il cristiano, quando lo guarda,
si ritrova nella condizione di una profonda imitazione. Attraverso l’invito
alla convivialità si sottolinea il desiderio del Maestro di voler condividere
il senso della vita messianica e, nello stesso tempo, mentre camminiamo nel
tempo e ricercando il valore della nostra storia, siamo invitati ad entrare nel
suo Mistero.
L’esistenza è il banchetto di Dio con gli uomini perché gli uomini,
a questo banchetto, imparino ad essere uomini. E’ la bellezza della relazione
che caratterizza l'esperienza di ogni discepolo nell'itinerario della propria
storia. Se tale è l'elemento di fondo che caratterizza la parola conviviale di
questa mattina, che cosa ci insegna Gesù perché possiamo avere la capacità di
accedere alla sua convivialità esistenziale? L'ha detto molto bene, a metà del
brano che abbiamo ascoltato: chi si
umilia sarà esaltato. In
questa espressione, noi troviamo tuttala storia di Gesù, ma l'interrogativo che
in noi nasce è: cosa vuol dire umiliarsi? Cosa vuol dire vivere in una
condizione di umiltà? Lo abbiamo ascoltato nel testo alleluiatico imparate da me, che sono mite e umile di
cuore. Se guardiamo attentamente in modo positivo il senso di tale linguaggio
ci accorgiamo che l'umiltà è con ogni probabilità la sintesi di tre valori:
- la coscienza di essere un dono di Dio ai fratelli,
- il relazionarci con i fratelli, per dare a loro la speranza,
- nella prospettiva di quella convivialità esistenziale che è la
comunione fraterna.
Innanzitutto il primo elemento caratteristica dell'umiltà è la
coscienza di essere un mistero, un mistero della gratuità di Dio venite a me voi tutti che siete affaticati
e oppressi e io vi ristorerò… imparate
da me, che sono mite e umile di cuore, è la coscienza che Gesù, lentamente
ha acquisito nella sua storia la convinzione di essere un dono per l'umanità.
La bellezza dell'umiltà è la presa di coscienza della gratuità di Dio nella
propria esistenza. Attraverso l'esperienza di Nazareth Gesù ha imparato la
bellezza dell'ordinarietà, attraverso la vita del pio ebreo nella Sinagoga è
stato educato alla fedeltà di Dio, nel cammino della sua esistenza Gesù ha
intuito d’essere un dono divino per l'umanità.
Colui che vuole essere umile deve prendere coscienza di essere un
divin capolavoro, approfondisce la coscienza della gratuità di Dio che si
regala all'uomo. L’umile è un povero contento perché nella sua povertà sa di
essere un capolavoro! Ecco perché il cristiano è innamorato della sua umanità,
perché in essa vede il rivelarsi della grandezza incommensurabile di Dio. Spesse
volte a me manca questo “tocco” di gusto della bellezza creativa di Dio.
Dovremmo approfondire l'atteggiamento dell'uomo che davanti a se stesso avverte
di essere un mistero favoloso. Noi spesse volte dell'umiltà abbiamo una visione
molto negativa - che è umiliazione -, ma nell'ordine evangelico chi si umilia è
colui che vive nella dinamica dell'essere un capolavoro creaturale di Dio. Gesù
ci dice: venite a me… che sono mite e
umile di cuore, Io sono il dono del Padre per l'umanità.
Tale coscienza di gratuità assoluta che avvolge la nostra vita
diventa il principio attivo nelle scelte concrete, l'umiltà è amare l'umanità.
Gesù è un capolavoro del Padre per amare l'uomo, per amare l'uomo regalandogli
speranza. E’ interessante come il brano che abbiamo ascoltato nell'ultima parte
corrisponda esattamente alle espressioni con le quali Gesù si rivolge ai
discepoli di Giovanni il battezzatore per dire la sua identità messianica, e queste
sono le stesse identiche parole perché la bellezza dell’umile è la
valorizzazione della grandezza del fratello! La bellezza dell'umile è che
l'altro ritrovi il gusto della vita, la bellezza dell’umile è regalare al
fratello la bellezza di camminare nella storia! La convivialità di Gesù con gli
uomini ci offre questa grande verità: siamo una grandezza da regalare…Gesù nel
profondo del suo cuore si sente dono del Padre per l'umanità, ed essendo dono
del Padre si regala all'umanità. E’ molto bello da questo punto di vista
rileggere il racconto di questa mattina con il Salmo 109: Disse il Signore al mio Signore: “Siedi alla mia destra, finché io
ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”. La bellezza di Gesù che risorge scaturisce
dal fatto che ha regalato l'amore del Padre agli uomini nel suo mistero
pasquale. E’ una cosa che noi dovremmo sempre ritrovare nel cammino della
nostra esistenza: la gioia di vivere per condividere nelle tragicità della
storia questa vitalità in modo che ogni uomo ritrovi la medesima speranza del
Maestro: Disse il Signore al mio
Signore: “Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei
tuoi piedi”. Qui appare la novità
del mondo, chi si umilia sarà esaltato:
la risurrezione e la salvezza universale!
Se noi cogliamo questi primi due elementi della storia di Gesù
destinata a diventare la nostra storia, la meta è molto evidente: i fratelli si
sentano comunione. L’umiltà è generare
fraternità.
E’ molto bello come San Benedetto di fronte alle regole monastiche
dell'epoca ebbe una grande intuizione: i 12 gradi dell'umiltà perché la
bellezza della vita monastica è la vita fraterna. L’umiltà non è nessun annientamento
ma è la bellezza di regalare agli uomini la gioia di essere fratelli e sorelle.
E allora da questo punto di vista la storia di Gesù diventa la nostra storia. L’uomo
è alla ricerca continua del senso della sua vita e si pone alla scuola del Maestro,
chiedendogli la grazia di vivere il suo stile di vita. Chi si umilia sarà esaltato ognuno di noi vivrà il Salmo 109 disse il Signore al mio Signore: “Siedi alla
mia destra”: che potremmo così
tradurre: Vieni avanti, vieni nella gloria del Padre! Quando riusciremo
a costruire la nostra storia in questo meraviglioso orizzonte, avremo sempre
più la gioia di essere dono, l’ebbrezza di regalare bellezza e speranza ai
fratelli nella speranza della vita comunione fraterna. Allora ci accorgiamo che
l’umiltà è la virtù della luminosità di un cuore, che innamorato del Signore e
dell'uomo, regala il Signore agli uomini perché gli uomini ritrovino la
comunione nel Signore. E’ la bellezza della nostra esistenza. Noi spesse volte
non abbiamo questo gusto perché cadiamo facilmente in tanti moralismi, in pseudo-ascetismi,
mentre la bellezza è questo trinomio: essere dono per dare luce all'uomo in una
meravigliosa fraternità.
E’ quella ricompensa di cui ha parlato il vangelo che è
nient'altro che la gioia dell'altro e quando noi entriamo in questa verità la
nostra storia è diversa.
Questa narrazione parabolica noi la stiamo vivendo nell'Eucaristia:
siamo invitati al banchetto della vita, è la bellezza di Gesù che innamorato
degli uomini diventa parola, diventa pane e vino perché noi possiamo diventare lui,
nella comunione fraterna, perché tutti quelli che si accosteranno a questo
unico pane e berranno a questo unico calice diventino in Cristo un solo corpo e
un solo spirito, è la bellezza dell'Eucarestia! Gli umili celebrano nell’Eucaristia
la loro storia, siamo grazia nella reciproca gratuità per essere fratelli e
sorelle. Se noi percepissimo tale verità nel mistero eucaristico la nostra
esistenza sarebbe diversa, non sarebbe andare a messa, ma andare a collocare la
nostra storia quotidiana nella storia di Gesù, lui ci avvolge e ci dice: “Io
sono maestro, voi alunni per un unico mistero, l'uomo che incontriamo abbia la
gioia di vivere!” Questa sia la bellezza che vogliamo portare a casa questa
mattina dopo aver assunto i doni eucaristici per essere uomini che amano essere
se stessi, perché i fratelli siano speranza vivente nella prospettiva di una
meravigliosa comunione fraterna.
27 agosto 2022
Oggi, qui, Dio ci parla...
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì
26 agosto 2022
25 agosto 2022
23 agosto 2022
22 agosto 2022
21 agosto 2022
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Is 66,18b-21 Eb 12,5-7.11-13 Lc 13,22-30
OMELIA
La solennità dell’assunzione di Maria in cielo ha spalancato il
nostro cuore ai grandi orizzonti dell'eternità beata, ci ha fatto pregustare un
gaudio che noi oggi stiamo vivendo, in attesa di qualcosa di affascinante: la
comunione gloriosa della Gerusalemme celeste. Di fronte a tale scenario la
domanda che nasce spontaneamente nel nostro spirito è molto stimolante: è
possibile entrare in questo orizzonte, tenendo presenti le nostre fragilità
esistenziali? Davanti a tale domanda Gesù ha dato una risposta meravigliosa, da
leggersi in modo positivo, una risposta meravigliosa nella quale siamo chiamati
ad entrare per essere autentici: la porta stretta, intendendo per - porta stretta - non semplicemente una
lettura che potremmo dire faticosa, ma la porta stretta perché è solo Cristo
colui che ci dà la gioia dei grandi ideali. Usando una immagine, la porta ci apre
su un orizzonte infinito di luce. E’ la croce che ci introduce nella luce senza
tramonto della risurrezione. Ci troviamo in un orizzonte meraviglioso. La
bellezza della fede è gustare il sogno di Dio di rendere nuovo il mondo. Siamo
chiamati ad entrare in un orizzonte che va al di là del contingente, un orizzonte
che è eternità beata, che è una trascendenza che avvolge le nostre persone. Ciò
che è difficile per l'uomo non è difficile per chi si lascia affascinare da
Gesù, e l'abbiamo poc'anzi sentito nel canto alleluiatico in cui abbiamo
ascoltato: Io sono la via, la verità e
la vita, dice il Signore; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Di
fronte ai complessi interrogativi dell'esistenza lo sguardo rivolto al Cristo
ci offre una grande libertà di cuore. La porta è una sola perché tutta
l'umanità è chiamata a conoscere Gesù, il resto non ci interessa. Ciò che conta
è entrare in questo mistero che è la bellezza della nostra vita.
E allora cosa ci dice Gesù per accedere a tale orizzonte?
Tre aspetti possiamo cogliere della personalità di Gesù a
condizione che lo sguardo del cuore sia tutto orientato in lui, la nostra vita
condotta da lui, maturiamo nel quotidiano gusto della sua presenza. E allora ecco
i tre momenti.
Innanzitutto è importante entrare nel mistero. Non dobbiamo capire,
dobbiamo lasciarci guidare in qualcosa che ci deve affascinare; l'uomo
contemporaneo ha difficoltà ad entrare in questa visione perché è molto e
troppo legato alle cose contingenti, a quello che fa. Ecco perché l'interrogativo
che continuamente rimbalza nel nostro spirito - Come possiamo gustare la tua grandezza,
o Signore? E’ importante che lo sguardo del cuore sia rivolto a lui, come
recita il salmo: Guardate a lui e sarete
raggianti, non saranno confusi i vostri volti… questo povero grida e il Signore
lo ascolta e lo libera da tutte le sue angosce. Ecco il primo elemento che
noi dobbiamo riuscire a riscoprire davanti agli interrogativi: Signore come
posso gustare questa bellezza di eternità? Gesù ci dice: “Guardami! Fissa in me lo sguardo del tuo cuore, orienta a me la tua
esistenza”. E’ veramente bello
quello che ci insegna il profeta Isaia: Ogni mattina fa attento il
mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati.
Il secondo aspetto lo cogliamo nel fatto
che siamo chiamati ad essere fin dal mattino discepoli. In tale orientamento ci
accorgiamo di qualcosa di grande che avviene in noi, perché nel momento in cui
lo sguardo è rivolto a lui noi ci accorgiamo di un particolare modo di agire di
Gesù nei nostri confronti. Se guardiamo attentamente il Vangelo egli chiama le
persone, con esse dialoga attraverso lo sguardo. Quando noi siamo attirati dal
mistero di Gesù, in quel momento, il suo sguardo penetra in noi, e quando lo
sguardo del Signore penetra in noi, la sua interiorità, il suo mistero, la sua
ricchezza amorosa diventano la nostra vita. Il Signore non ci chiama con tanti
ragionamenti, Gesù ci chiama con lo sguardo, con quel silenzio esistenziale dove
avviene un dialogo meraviglioso tra la sua interiorità e la nostra persona. Quando
l’uomo è catturato dallo sguardo di Gesù tutto diventa possibile! Ecco perché
nel Vangelo si dice che quelli che fanno tante cose - è il richiamo, ce ne
siamo accorti, al discorso rituale del vangelo odierno - sono quelli che il
Signore non conosce, il Signore conosce quelli che si lasciano conquistare dal
suo sguardo perché in quello sguardo c'è un passaggio di ricchezza interiore
che ci fa dire che tutto è possibile. Ecco il cristiano che nel cammino della
sua vita entra in questa profonda relazionalità.
Il risultato di tale
esperienza spirituale è il terzo passaggio che sicuramente ci fa molto
riflettere: il senso dell'universalità. Sarebbe sempre bello riandare all'Apocalisse
dove quei 144000 vengono da ogni lingua, popolo e nazione e nel brano
evangelico si dice verranno da Oriente e da Occidente, da settentrione dal mezzogiorno,
perché la bellezza della fede, in Gesù, è l'unità universale: la comunione di
tutta l’umanità nella esperienza della salvezza. La bellezza del guardare a Gesù
è che in lui c’è ogni uomo. Potremmo dire nell'ordine della fede che quando una
persona viene concepita dal Padre è regalata al Figlio, per cui tutta l'umanità
è chiamata ad essere in Cristo Gesù in un abbraccio di universalità. Non esiste
nella fede il regionalismo, non esiste nella fede il campanilismo, non esiste
nella fede il solipsismo, la bellezza della fede è un cuore come quello di
Cristo che si apre al mondo intero in una esultanza meravigliosa. Solo lui ci
dà questi orizzonti, solo lui diventa la speranza. Percepiamo allora che non è
una porta stretta perché è difficile, è una porta stretta perché l'unica porta per realizzare noi stessi,
per avere quei sogni di vita eterna che
danno speranza soprattutto nella caotica storia contemporanea dove uomo sta
perdendo la voglia di vivere. Si rivela fondamentale avere questa attrazione
spirituale in questa meravigliosa persona, che si chiama Gesù e allora ci
accorgiamo che in lui tutto diventa possibile, nel suo sguardo ritroviamo la
bellezza e la profondità e il gusto della vita, ma soprattutto una universalità:
ogni uomo è chiamato a conoscere Gesù perché ogni uomo è stato creato in Gesù.
E’ una verità questa che il Vangelo di questa mattina sullo sfondo del testo di
Isaia ci ha manifestato in molto chiaro: abbracciare il mondo intero,
attraverso lo sguardo di Cristo che vuole essere la novità del mondo. Quando
abbiamo difficoltà esistenziali, abbiamo lo sguardo verso Gesù, lasciamoci
attirare dalla sua presenza attraverso il calore del nostro silenzio interiore,
e ci accorgeremo della novità di vita, che ci avvolge. In lui tutto è
possibile!
Ecco perché ci ritroviamo questa mattina nell'Eucaristia per poter
sognare sognando con Gesù in una vita interiore che si apre sull'infinito di
Dio. Con tale vitalità spirituale ci accorgeremmo che il cristiano è la
risposta all'uomo di oggi che non crede al sogno della vita eterna, che non ha
la percezione di essere rinnovato dalla persona del Maestro divino, l'uomo di
oggi che si perde nei suoi particolarismi e dimentica quest'apertura universale
dove Dio è tutto in ciascuno di noi.
Viviamo così questa Eucaristia. Quando celebriamo l'Eucaristia gustiamo
il desiderio di percepire presente l'uomo della nuova Zelanda e della Terra del
fuoco perché il Signore ha salvato tutti, in un abbraccio di amore. Tutta
l'umanità è chiamata a entrare in questo orizzonte. Sarà bello come quando
giungeremo per grazia in paradiso e vedremo uomini di qualunque nazione, di qualunque
cultura, di qualunque religione perché ogni uomo è nel mistero di Gesù e, nel
mistero di Gesù, c'è la bellezza della nostra vita. Viviamo così questa
eucarestia con tanta serenità e semplicità dicendo al Signore: “Come posso
entrare in questo orizzonte?” Ed egli nella celebrazione eucaristica ci dice: Guardami! Vivi di me e l'eternità universale
abbraccerà la tua vita in una gioia che non conosce tramonto!
20 agosto 2022
19 agosto 2022
18 agosto 2022
Oggi, qui, Dio ci parla...
La festa di nozze è pronta e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze
17 agosto 2022
16 agosto 2022
15 agosto 2022
ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (MESSA DEL GIORNO) – SOLENNITÀ
Ap 11,19a; 12,1–6a.10ab 1Cor 15,20–27a Lc 1,39-56
OMELIA
Gesù attirandoci nel suo mistero ci fa desiderare l'incontro glorioso
in paradiso.
Chi vive di Cristo in Cristo entra nella gloria e la festa di oggi,
è la festa di una certezza: ogni uomo che segue il Cristo o vive di Cristo
entra nella gloria eterna. Maria assunta alla destra del Padre è nient'altro
che il segno visibile e tangibile per tutti di questa grande meta; non per
niente nel rito bizantino la festa dell'assunzione di Maria - o della
dormizione come loro la chiamano - è il compimento dell'anno liturgico perché
la bellezza della nostra sequela di Cristo è gustare e contemplare la
realizzazione dell'uomo nel mistero di Maria. E allora, come noi possiamo
entrare in modo fecondo in questo mistero, in modo che possiamo fin da ora
assaporare e pregustare l'eternità beata? E c'è una parola che ci può aiutare a
intuire Il mistero di oggi e a darci una speranza di gloria futura: Maria ha
dato ospitalità a Gesù e Gesù ha dato ospitalità a Maria.
La bellezza della glorificazione di Maria nasce dal dono
dell'ospitalità. Ricordiamo sempre il Vangelo dell'annunciazione, l'angelo
entra in lei e lei, nella fede, spalanca la propria vita al mistero del Figlio
e in questo spalancare la propria esistenza al mistero del figlio ella non ha
fatto nient'altro che partecipare alla sua vita attraverso tre atteggiamenti
che caratterizzano Maria che da ospitalità a Gesù per vivere continuamente
questa ospitalità. Un principio che noi possiamo cogliere è il fatto della
maternità divina. Maria per grazia ha concepito, per grazia ha generato, e la
bellezza di una mamma è generare continuamente è il mistero della maternità, per
cui Maria soprattutto attraverso il suo silenzio non ha fatto nient' altro che
adorare il mistero del Figlio, in una meravigliosa comunione di vita che l'ha
caratterizzata per tutta la sua storia. Ciò che genera la bellezza nella nostra
vita diventa eternità beata. Gli affetti che caratterizzano la nostra storia ci
dà la certezza di una comunione gloriosa nel cielo. Maria nella sua divina
maternità ha dato ospitalità a Gesù in quella comunione di vita in cui Maria,
attraverso quel “Eccomi” meraviglioso ha accolto e ha sempre dato alla luce nel
mistero il suo figlio Gesù. Ricordiamo sempre che quando noi diamo ospitalità
al Mistero, il Mistero darà ospitalità a noi, ciò che abbiamo amato in terra lo
continueremo ad amare nella realtà del cielo, la bellezza della vita canto di
eternità beata. Ecco allora un primo elemento: dare ospitalità a Gesù
attraverso l'accoglierne il Mistero, in tutta la sua bellezza e grandezza. E
allora quando l'uomo si pone in questo atteggiamento regala, regala il mistero
di Dio! Maria va da Elisabetta… è un generare il Figlio amando l'umanità,
regalando agli uomini la bellezza della propria vita. Quante volte noi ci
poniamo l’interrogativo del senso della nostra esistenza, il senso dell'esistenza
è una relazione, un rapporto, un rapporto tra la gioia di dare ospitalità a Dio
dando ospitalità agli uomini, la bellezza della rivelazione cristiana è un
gioco di ospitalità, e allora ecco che ciò che abbiamo amato nel tempo
diventerà gloria eterna. E’ una verità questa alla quale siamo poco abituati,
ma se entriamo nel mistero dell'assunzione ciò che ci ha fatto costruire la
vita in un certo modo, nel mistero di Gesù, diventa eternità beata, poter danzare
la vita con coloro che nella vita abbiamo amato e allora il mistero di Maria assunta
in cielo è un po' la conseguenza del suo rapporto con Gesù, e il terzo
atteggiamento: l'anima mia magnifica il
Signore vivere la gratitudine dell'ospitalità. Maria accoglie il Figlio,
accoglie il Mistero, accoglie la gratuità di Dio cantando l'anima mia magnifica il Signore! E’ la bellezza del cantare la
propria gratitudine davanti al mistero della vita che è un mistero di
ospitalità, l’eternità fiorisce sempre più dentro di noi. Ecco perché noi
sappiamo che la nostra vita risorgerà, è la fecondità di Maria che ognuno di
noi è chiamato a vivere in profondità e in intensità. L'uomo deve imparare a
comprendere che da come vive così vivrà, si dice - uno muore come è vissuto –
uno, come ha vissuto, fa la scelta della vita eterna, per grazia. Per cui
quando noi moriremo saremo ospitati da questa luminosità di gloria e ciò che ha
rallegrato la nostra vita nel tempo ci rallegrerà per tutta l'eternità beata.
Ecco perché la festa di oggi è veramente il senso della vita, l'uomo vive per
cantare eternamente la gloria di Dio. Dio diventa nostro ospite, la vita, la fede,
i sacramenti perché al termine della vita possiamo essere da lui ospitati in
una feconda gratuità dove lui sarà tutto in ciascuno di noi, come ha detto
molto bene l'apostolo Paolo. E’ il mistero eucaristico, il mistero eucaristico
è un invito a dare ospitalità a Gesù. Noi in questo momento siamo qualificati
dalla sua Presenza e lo accogliamo come persona, diamo ospitalità a Lui come Parola,
vediamo la sua ospitalità nella convivialità eucaristica, in attesa di quel
mistero di gloria quando lui stesso, come dicevamo nelle domeniche scorse,
passerà a servirci in una luminosità che non ha termine. Ciò che avremo amato lo
incontreremo in paradiso nel mistero di un Gesù che ci darà la bellezza della
sua visione in paradiso.
Questa è la bellezza della festa di oggi, con l’Assunta nel nostro
tempo si chiama eternità beata. E allora in questa Eucarestia respiriamo questa
atmosfera di gloria in modo che se la vita è anche un travaglio non abbiamo
paura di dare ospitalità a Gesù, lui ci darà la grande ospitalità nella sua
gloria - Venite alla mia destra - come ha fatto con Maria e allora in questa
speranza celebriamo i divini misteri, accostiamoci al banchetto delle nozze
eterne sacramento di quel banchetto glorioso quando Dio sarà tutto in ciascuno
di noi.
14 agosto 2022
XX DOMENICA T.O. - ANNO C -
Ger 38,4-6.8-10 Eb 12,1-4 Lc 12,49-53
OMELIA
Domenica scorsa Gesù ci apriva il quadro della nostra esistenza
come Chiesa: un piccolo gregge che attende la rivelazione della gloria, un
piccolo gregge che ha come orientamento di fondo il mistero di Cristo. Potremmo
dire che la liturgia di questa mattina sia un po' l'effetto di questo
orientamento: volgere lo sguardo su
colui che hanno trafitto. E allora scopriamo come questo cammino verso il
mistero della gloria passa attraverso due atteggiamenti che hanno
caratterizzato la vita di Gesù. Innanzitutto Gesù che è orientato a entrare nel
mistero più profondo della volontà del Padre. Nell'affermazione che abbiamo
colto nel testo di Luca è molto chiaro: Ho
un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia
compiuto, è la vita di Gesù orientata a Gerusalemme, orientata a vivere il
mistero del Padre. Ricordiamo sempre la bella affermazione di Gesù a Giuseppe e
a Maria Perché mi cercavate? Non
sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? E questo battesimo
è entrare nelle due dinamiche di fondo della sua vita: amare intensamente il Padre,
in un amore incondizionato all’uomo. Se noi apriamo lo sguardo verso Gesù noi
percepiamo come la sua esistenza sia orientata in questa duplice direzione, il battesimo
è l’ingresso in un mistero, l’ingresso nel cuore di Gesù innamorato del Padre e
innamorato dell'uomo. E’ il grande desiderio della sua vita perché solo in
questo modo può nascere la pace nel mondo intero. Ricordiamo sempre la bella affermazione
degli Angeli nel Vangelo di Luca Gloria
a Dio nell'alto dei cieli e pace agli uomini amati dal Signore! e quindi se
noi vogliamo giungere a questo orizzonte di trasfigurazione nel suo mistero di
gloria dobbiamo volgere lo sguardo su Gesù, il quale, di fronte alla gioia che
gli era posta dinanzi si sottopose alla croce disprezzando il disonore e siede
alla destra del trono di Dio. Vivere queste due dinamiche.
Quando noi diciamo che Gesù è vero Dio e vero uomo diciamo queste
due dinamiche, tutto nel Padre per essere totalmente dentro alla realtà
dell'uomo, per cui guardando Gesù noi entriamo nella direzione per realizzare
veramente noi stessi, guardare al Maestro, e nel momento in cui guardiamo al Maestro
riusciamo a cogliere la paradossalità della sua frase Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico,
ma divisione, con quelle immagini della conflittualità all'interno della famiglia,
tutta un'immagine per dire che Gesù è il grande rifiutato dagli uomini. Se noi
guardiamo all'uomo la grande vocazione dell'uomo è contemplare il Padre in una
meravigliosa fraternità. Ma l'uomo non ha più la gioia di guardare in alto e
non ha più la gioia di sentirsi fratello, in una cultura frammentariata come la
nostra, in una cultura “liquida” come la si usa dire, ecco l'uomo ha perso la
gioia di essere uomo innamorato dell'uomo, e tutto questo perché la sua
esistenza non è nel Padre. Amare Gesù è orientare la nostra vita in questa
duplice direzione - il Padre e l'uomo - e allora se noi vogliamo ritrovare la
pace dobbiamo entrare nel cuore di Gesù, e la pace è un dono, è la vita
all'interno di Dio, la pace è comunione tra gli uomini, la pace è rivivere
nelle realtà fraterne la bellezza della vita all'interno della Santissima
Trinità, la pace è regalare all'uomo la gioia di essere tale costruendo la sua
esistenza nel mistero stesso di Dio. Ecco perché il cristiano davanti ai grandi
interrogativi della vita di oggi deve ritrovare questa dimensione. Noi abbiamo
superato il principio che la storia ci insegna: - se vuoi la pace prepara la
guerra; il cristiano: - se vuoi la pace volgi lo sguardo a Gesù -.
Ecco perché la mattina di Pasqua Egli apparendo ai discepoli dice la pace sia con voi e allora questa
visione ci porta a un itinerario che noi chiamiamo di conversione, di fascino
progressivo della persona di Gesù nella nostra esistenza, la conversione è far
crescere, far maturare, far vivificare la presenza di Cristo nella nostra vita
e allora entreremo nella conflittualità storica, ma entreremo nella bellezza
del cuore interiore. L'essere affascinati da Dio è la grande speranza della
nostra vita per cui la conversione è nient'altro che la convinzione dell'uomo
che non può allontanare mai lo sguardo del suo cuore dalla personalità del
maestro come grande criterio della sua vita, e tutto questo è possibile solo come
ha detto l'autore della Lettera agli Ebrei, avendo percezione di questa
bellezza divina che avvolge la nostra esistenza, e quando noi entriamo nella
convinzione di questa bellezza divina che ci avvolge e rende testimoni gloriosi della liturgia del cielo allora
abbiamo quel coraggio di dire: in te Signore riposa il mio spirito! E allora entriamo
nel battesimo di Gesù, in quella dinamica interiore che l'uomo confuso di oggi
lentamente sta dimenticando per entrare nella bellezza di Dio e allora, quando
diciamo che Gesù è la nostra pace, ritroviamo la convinzione Sono l'innamoramento della sua persona, il
vivere i suoi sentimenti ci dona la pace, è un grande dono! E tutto questo noi
lo stiamo vivendo: l'Eucarestia è un grande dono, dove ci è donata la pace che
nasce dalla sua morte e risurrezione. E’ molto bello come nella Liturgia
Bizantina dopo ogni parola di consacrazione - Questo è il mio corpo dato, Questo
è il mio sangue versato - i fedeli cantano: Amen! E in quell’Amen si esprimono
due cose che generano la Pasqua. Amen! Quello che hai detto Gesù è la nostra
fede, ma soprattutto quello che hai detto tu, Gesù, è la nostra vita. Tu hai
detto questo è il mio corpo dato per
ottenere la pace, tu hai detto questo. Noi oggi per avere la pace diciamo la
stessa cosa. Questo è il mio corpo dato per l’umanità. Questo è il sangue
versato. Amen! Questa è la mia vita regalata per la comunione degli uomini e
allora, quello “Scambiatevi un segno di pace”, quello “scambiatevi l'oblazione
amorosa di Gesù”. Se noi cogliessimo la profondità di questo mistero riusciamo
a intuire come Gesù ha detto non sono venuto a portare la pace, ma la guerra,
la conversione continua, il ribaltamento continuo del modo di costruire la
nostra esistenza, è la capacità un giorno di ritrovarsi innamorati di Gesù e
dell'uomo. È quello che celebriamo nella Divina Eucaristia. Amen! Il tuo corpo
dato sono io, Il tuo sangue versato sono io, Scambiatevi un segno di pace! E
allora ritrovando questa esperienza interiore Gesù ci dice: se vuoi giungere
alla gloria del cielo, in quella comunione dei santi in cui la tua vita sarà
realizzata, abbi lo sguardo su di me. Se noi avremo lo sguardo su Gesù
cammineremo in novità di vita, avremo le conflittualità storiche, avremo la
conversione costante del cuore, ma la nostra esistenza si aprirà su un mistero
più grande che ci avvolge e ci assume per darci la bellezza e il gusto della vita.
Chiediamo allo Spirito Santo in questa Eucarestia di accedere a questo grande
mistero in modo che, se vogliamo la pace, essa non nasce tra i dialoghi tra gli
uomini ma tra l’intenso dialogo tra Dio e l'uomo, attorno a quella croce meravigliosa
e gloriosa da cui nasce il mondo intero. Accostiamoci alla sorgente, il Cristo
Glorioso, il mondo gusterà la vera pace potremmo un giorno camminare in
autentica novità di vita.
13 agosto 2022
12 agosto 2022
Oggi, qui, Dio ci parla...
Per la durezza del vostro cuore Mose vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli
11 agosto 2022
Oggi, qui, Dio ci parla...
Se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?
10 agosto 2022
09 agosto 2022
08 agosto 2022
07 agosto 2022
Oggi, qui, Dio ci parla...
Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno