Is 66,18b-21 Eb 12,5-7.11-13 Lc 13,22-30
OMELIA
La solennità dell’assunzione di Maria in cielo ha spalancato il
nostro cuore ai grandi orizzonti dell'eternità beata, ci ha fatto pregustare un
gaudio che noi oggi stiamo vivendo, in attesa di qualcosa di affascinante: la
comunione gloriosa della Gerusalemme celeste. Di fronte a tale scenario la
domanda che nasce spontaneamente nel nostro spirito è molto stimolante: è
possibile entrare in questo orizzonte, tenendo presenti le nostre fragilità
esistenziali? Davanti a tale domanda Gesù ha dato una risposta meravigliosa, da
leggersi in modo positivo, una risposta meravigliosa nella quale siamo chiamati
ad entrare per essere autentici: la porta stretta, intendendo per - porta stretta - non semplicemente una
lettura che potremmo dire faticosa, ma la porta stretta perché è solo Cristo
colui che ci dà la gioia dei grandi ideali. Usando una immagine, la porta ci apre
su un orizzonte infinito di luce. E’ la croce che ci introduce nella luce senza
tramonto della risurrezione. Ci troviamo in un orizzonte meraviglioso. La
bellezza della fede è gustare il sogno di Dio di rendere nuovo il mondo. Siamo
chiamati ad entrare in un orizzonte che va al di là del contingente, un orizzonte
che è eternità beata, che è una trascendenza che avvolge le nostre persone. Ciò
che è difficile per l'uomo non è difficile per chi si lascia affascinare da
Gesù, e l'abbiamo poc'anzi sentito nel canto alleluiatico in cui abbiamo
ascoltato: Io sono la via, la verità e
la vita, dice il Signore; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Di
fronte ai complessi interrogativi dell'esistenza lo sguardo rivolto al Cristo
ci offre una grande libertà di cuore. La porta è una sola perché tutta
l'umanità è chiamata a conoscere Gesù, il resto non ci interessa. Ciò che conta
è entrare in questo mistero che è la bellezza della nostra vita.
E allora cosa ci dice Gesù per accedere a tale orizzonte?
Tre aspetti possiamo cogliere della personalità di Gesù a
condizione che lo sguardo del cuore sia tutto orientato in lui, la nostra vita
condotta da lui, maturiamo nel quotidiano gusto della sua presenza. E allora ecco
i tre momenti.
Innanzitutto è importante entrare nel mistero. Non dobbiamo capire,
dobbiamo lasciarci guidare in qualcosa che ci deve affascinare; l'uomo
contemporaneo ha difficoltà ad entrare in questa visione perché è molto e
troppo legato alle cose contingenti, a quello che fa. Ecco perché l'interrogativo
che continuamente rimbalza nel nostro spirito - Come possiamo gustare la tua grandezza,
o Signore? E’ importante che lo sguardo del cuore sia rivolto a lui, come
recita il salmo: Guardate a lui e sarete
raggianti, non saranno confusi i vostri volti… questo povero grida e il Signore
lo ascolta e lo libera da tutte le sue angosce. Ecco il primo elemento che
noi dobbiamo riuscire a riscoprire davanti agli interrogativi: Signore come
posso gustare questa bellezza di eternità? Gesù ci dice: “Guardami! Fissa in me lo sguardo del tuo cuore, orienta a me la tua
esistenza”. E’ veramente bello
quello che ci insegna il profeta Isaia: Ogni mattina fa attento il
mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati.
Il secondo aspetto lo cogliamo nel fatto
che siamo chiamati ad essere fin dal mattino discepoli. In tale orientamento ci
accorgiamo di qualcosa di grande che avviene in noi, perché nel momento in cui
lo sguardo è rivolto a lui noi ci accorgiamo di un particolare modo di agire di
Gesù nei nostri confronti. Se guardiamo attentamente il Vangelo egli chiama le
persone, con esse dialoga attraverso lo sguardo. Quando noi siamo attirati dal
mistero di Gesù, in quel momento, il suo sguardo penetra in noi, e quando lo
sguardo del Signore penetra in noi, la sua interiorità, il suo mistero, la sua
ricchezza amorosa diventano la nostra vita. Il Signore non ci chiama con tanti
ragionamenti, Gesù ci chiama con lo sguardo, con quel silenzio esistenziale dove
avviene un dialogo meraviglioso tra la sua interiorità e la nostra persona. Quando
l’uomo è catturato dallo sguardo di Gesù tutto diventa possibile! Ecco perché
nel Vangelo si dice che quelli che fanno tante cose - è il richiamo, ce ne
siamo accorti, al discorso rituale del vangelo odierno - sono quelli che il
Signore non conosce, il Signore conosce quelli che si lasciano conquistare dal
suo sguardo perché in quello sguardo c'è un passaggio di ricchezza interiore
che ci fa dire che tutto è possibile. Ecco il cristiano che nel cammino della
sua vita entra in questa profonda relazionalità.
Il risultato di tale
esperienza spirituale è il terzo passaggio che sicuramente ci fa molto
riflettere: il senso dell'universalità. Sarebbe sempre bello riandare all'Apocalisse
dove quei 144000 vengono da ogni lingua, popolo e nazione e nel brano
evangelico si dice verranno da Oriente e da Occidente, da settentrione dal mezzogiorno,
perché la bellezza della fede, in Gesù, è l'unità universale: la comunione di
tutta l’umanità nella esperienza della salvezza. La bellezza del guardare a Gesù
è che in lui c’è ogni uomo. Potremmo dire nell'ordine della fede che quando una
persona viene concepita dal Padre è regalata al Figlio, per cui tutta l'umanità
è chiamata ad essere in Cristo Gesù in un abbraccio di universalità. Non esiste
nella fede il regionalismo, non esiste nella fede il campanilismo, non esiste
nella fede il solipsismo, la bellezza della fede è un cuore come quello di
Cristo che si apre al mondo intero in una esultanza meravigliosa. Solo lui ci
dà questi orizzonti, solo lui diventa la speranza. Percepiamo allora che non è
una porta stretta perché è difficile, è una porta stretta perché l'unica porta per realizzare noi stessi,
per avere quei sogni di vita eterna che
danno speranza soprattutto nella caotica storia contemporanea dove uomo sta
perdendo la voglia di vivere. Si rivela fondamentale avere questa attrazione
spirituale in questa meravigliosa persona, che si chiama Gesù e allora ci
accorgiamo che in lui tutto diventa possibile, nel suo sguardo ritroviamo la
bellezza e la profondità e il gusto della vita, ma soprattutto una universalità:
ogni uomo è chiamato a conoscere Gesù perché ogni uomo è stato creato in Gesù.
E’ una verità questa che il Vangelo di questa mattina sullo sfondo del testo di
Isaia ci ha manifestato in molto chiaro: abbracciare il mondo intero,
attraverso lo sguardo di Cristo che vuole essere la novità del mondo. Quando
abbiamo difficoltà esistenziali, abbiamo lo sguardo verso Gesù, lasciamoci
attirare dalla sua presenza attraverso il calore del nostro silenzio interiore,
e ci accorgeremo della novità di vita, che ci avvolge. In lui tutto è
possibile!
Ecco perché ci ritroviamo questa mattina nell'Eucaristia per poter
sognare sognando con Gesù in una vita interiore che si apre sull'infinito di
Dio. Con tale vitalità spirituale ci accorgeremmo che il cristiano è la
risposta all'uomo di oggi che non crede al sogno della vita eterna, che non ha
la percezione di essere rinnovato dalla persona del Maestro divino, l'uomo di
oggi che si perde nei suoi particolarismi e dimentica quest'apertura universale
dove Dio è tutto in ciascuno di noi.
Viviamo così questa Eucaristia. Quando celebriamo l'Eucaristia gustiamo
il desiderio di percepire presente l'uomo della nuova Zelanda e della Terra del
fuoco perché il Signore ha salvato tutti, in un abbraccio di amore. Tutta
l'umanità è chiamata a entrare in questo orizzonte. Sarà bello come quando
giungeremo per grazia in paradiso e vedremo uomini di qualunque nazione, di qualunque
cultura, di qualunque religione perché ogni uomo è nel mistero di Gesù e, nel
mistero di Gesù, c'è la bellezza della nostra vita. Viviamo così questa
eucarestia con tanta serenità e semplicità dicendo al Signore: “Come posso
entrare in questo orizzonte?” Ed egli nella celebrazione eucaristica ci dice: Guardami! Vivi di me e l'eternità universale
abbraccerà la tua vita in una gioia che non conosce tramonto!
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