Ger 38,4-6.8-10 Eb 12,1-4 Lc 12,49-53
OMELIA
Domenica scorsa Gesù ci apriva il quadro della nostra esistenza
come Chiesa: un piccolo gregge che attende la rivelazione della gloria, un
piccolo gregge che ha come orientamento di fondo il mistero di Cristo. Potremmo
dire che la liturgia di questa mattina sia un po' l'effetto di questo
orientamento: volgere lo sguardo su
colui che hanno trafitto. E allora scopriamo come questo cammino verso il
mistero della gloria passa attraverso due atteggiamenti che hanno
caratterizzato la vita di Gesù. Innanzitutto Gesù che è orientato a entrare nel
mistero più profondo della volontà del Padre. Nell'affermazione che abbiamo
colto nel testo di Luca è molto chiaro: Ho
un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia
compiuto, è la vita di Gesù orientata a Gerusalemme, orientata a vivere il
mistero del Padre. Ricordiamo sempre la bella affermazione di Gesù a Giuseppe e
a Maria Perché mi cercavate? Non
sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? E questo battesimo
è entrare nelle due dinamiche di fondo della sua vita: amare intensamente il Padre,
in un amore incondizionato all’uomo. Se noi apriamo lo sguardo verso Gesù noi
percepiamo come la sua esistenza sia orientata in questa duplice direzione, il battesimo
è l’ingresso in un mistero, l’ingresso nel cuore di Gesù innamorato del Padre e
innamorato dell'uomo. E’ il grande desiderio della sua vita perché solo in
questo modo può nascere la pace nel mondo intero. Ricordiamo sempre la bella affermazione
degli Angeli nel Vangelo di Luca Gloria
a Dio nell'alto dei cieli e pace agli uomini amati dal Signore! e quindi se
noi vogliamo giungere a questo orizzonte di trasfigurazione nel suo mistero di
gloria dobbiamo volgere lo sguardo su Gesù, il quale, di fronte alla gioia che
gli era posta dinanzi si sottopose alla croce disprezzando il disonore e siede
alla destra del trono di Dio. Vivere queste due dinamiche.
Quando noi diciamo che Gesù è vero Dio e vero uomo diciamo queste
due dinamiche, tutto nel Padre per essere totalmente dentro alla realtà
dell'uomo, per cui guardando Gesù noi entriamo nella direzione per realizzare
veramente noi stessi, guardare al Maestro, e nel momento in cui guardiamo al Maestro
riusciamo a cogliere la paradossalità della sua frase Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico,
ma divisione, con quelle immagini della conflittualità all'interno della famiglia,
tutta un'immagine per dire che Gesù è il grande rifiutato dagli uomini. Se noi
guardiamo all'uomo la grande vocazione dell'uomo è contemplare il Padre in una
meravigliosa fraternità. Ma l'uomo non ha più la gioia di guardare in alto e
non ha più la gioia di sentirsi fratello, in una cultura frammentariata come la
nostra, in una cultura “liquida” come la si usa dire, ecco l'uomo ha perso la
gioia di essere uomo innamorato dell'uomo, e tutto questo perché la sua
esistenza non è nel Padre. Amare Gesù è orientare la nostra vita in questa
duplice direzione - il Padre e l'uomo - e allora se noi vogliamo ritrovare la
pace dobbiamo entrare nel cuore di Gesù, e la pace è un dono, è la vita
all'interno di Dio, la pace è comunione tra gli uomini, la pace è rivivere
nelle realtà fraterne la bellezza della vita all'interno della Santissima
Trinità, la pace è regalare all'uomo la gioia di essere tale costruendo la sua
esistenza nel mistero stesso di Dio. Ecco perché il cristiano davanti ai grandi
interrogativi della vita di oggi deve ritrovare questa dimensione. Noi abbiamo
superato il principio che la storia ci insegna: - se vuoi la pace prepara la
guerra; il cristiano: - se vuoi la pace volgi lo sguardo a Gesù -.
Ecco perché la mattina di Pasqua Egli apparendo ai discepoli dice la pace sia con voi e allora questa
visione ci porta a un itinerario che noi chiamiamo di conversione, di fascino
progressivo della persona di Gesù nella nostra esistenza, la conversione è far
crescere, far maturare, far vivificare la presenza di Cristo nella nostra vita
e allora entreremo nella conflittualità storica, ma entreremo nella bellezza
del cuore interiore. L'essere affascinati da Dio è la grande speranza della
nostra vita per cui la conversione è nient'altro che la convinzione dell'uomo
che non può allontanare mai lo sguardo del suo cuore dalla personalità del
maestro come grande criterio della sua vita, e tutto questo è possibile solo come
ha detto l'autore della Lettera agli Ebrei, avendo percezione di questa
bellezza divina che avvolge la nostra esistenza, e quando noi entriamo nella
convinzione di questa bellezza divina che ci avvolge e rende testimoni gloriosi della liturgia del cielo allora
abbiamo quel coraggio di dire: in te Signore riposa il mio spirito! E allora entriamo
nel battesimo di Gesù, in quella dinamica interiore che l'uomo confuso di oggi
lentamente sta dimenticando per entrare nella bellezza di Dio e allora, quando
diciamo che Gesù è la nostra pace, ritroviamo la convinzione Sono l'innamoramento della sua persona, il
vivere i suoi sentimenti ci dona la pace, è un grande dono! E tutto questo noi
lo stiamo vivendo: l'Eucarestia è un grande dono, dove ci è donata la pace che
nasce dalla sua morte e risurrezione. E’ molto bello come nella Liturgia
Bizantina dopo ogni parola di consacrazione - Questo è il mio corpo dato, Questo
è il mio sangue versato - i fedeli cantano: Amen! E in quell’Amen si esprimono
due cose che generano la Pasqua. Amen! Quello che hai detto Gesù è la nostra
fede, ma soprattutto quello che hai detto tu, Gesù, è la nostra vita. Tu hai
detto questo è il mio corpo dato per
ottenere la pace, tu hai detto questo. Noi oggi per avere la pace diciamo la
stessa cosa. Questo è il mio corpo dato per l’umanità. Questo è il sangue
versato. Amen! Questa è la mia vita regalata per la comunione degli uomini e
allora, quello “Scambiatevi un segno di pace”, quello “scambiatevi l'oblazione
amorosa di Gesù”. Se noi cogliessimo la profondità di questo mistero riusciamo
a intuire come Gesù ha detto non sono venuto a portare la pace, ma la guerra,
la conversione continua, il ribaltamento continuo del modo di costruire la
nostra esistenza, è la capacità un giorno di ritrovarsi innamorati di Gesù e
dell'uomo. È quello che celebriamo nella Divina Eucaristia. Amen! Il tuo corpo
dato sono io, Il tuo sangue versato sono io, Scambiatevi un segno di pace! E
allora ritrovando questa esperienza interiore Gesù ci dice: se vuoi giungere
alla gloria del cielo, in quella comunione dei santi in cui la tua vita sarà
realizzata, abbi lo sguardo su di me. Se noi avremo lo sguardo su Gesù
cammineremo in novità di vita, avremo le conflittualità storiche, avremo la
conversione costante del cuore, ma la nostra esistenza si aprirà su un mistero
più grande che ci avvolge e ci assume per darci la bellezza e il gusto della vita.
Chiediamo allo Spirito Santo in questa Eucarestia di accedere a questo grande
mistero in modo che, se vogliamo la pace, essa non nasce tra i dialoghi tra gli
uomini ma tra l’intenso dialogo tra Dio e l'uomo, attorno a quella croce meravigliosa
e gloriosa da cui nasce il mondo intero. Accostiamoci alla sorgente, il Cristo
Glorioso, il mondo gusterà la vera pace potremmo un giorno camminare in
autentica novità di vita.
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