Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29] Eb 12,18-19.22-24a Lc 14,1.7-14
OMELIA
L’immagine che l'evangelista Luca ci offre questa mattina per entrare
in una imitazione profonda di Gesù è quella del banchetto che riassume in sé
stessa una profonda verità: Gesù è venuto nella storia per condividere il suo Mistero
con gli uomini, e gli uomini partecipassero alla luminosità della sua persona.
Il banchetto indica la relazione che Gesù desidera stabilire con
gli uomini perché gli uomini siano se stessi. E’ una verità che emerge in modo
molto chiaro del brano evangelico; il banchetto nel suo significato più
profondo incarna l'invito ad entrare nel mistero della vita. Gesù va ad un
banchetto per regalare la grandezza della vita- Il cristiano, quando lo guarda,
si ritrova nella condizione di una profonda imitazione. Attraverso l’invito
alla convivialità si sottolinea il desiderio del Maestro di voler condividere
il senso della vita messianica e, nello stesso tempo, mentre camminiamo nel
tempo e ricercando il valore della nostra storia, siamo invitati ad entrare nel
suo Mistero.
L’esistenza è il banchetto di Dio con gli uomini perché gli uomini,
a questo banchetto, imparino ad essere uomini. E’ la bellezza della relazione
che caratterizza l'esperienza di ogni discepolo nell'itinerario della propria
storia. Se tale è l'elemento di fondo che caratterizza la parola conviviale di
questa mattina, che cosa ci insegna Gesù perché possiamo avere la capacità di
accedere alla sua convivialità esistenziale? L'ha detto molto bene, a metà del
brano che abbiamo ascoltato: chi si
umilia sarà esaltato. In
questa espressione, noi troviamo tuttala storia di Gesù, ma l'interrogativo che
in noi nasce è: cosa vuol dire umiliarsi? Cosa vuol dire vivere in una
condizione di umiltà? Lo abbiamo ascoltato nel testo alleluiatico imparate da me, che sono mite e umile di
cuore. Se guardiamo attentamente in modo positivo il senso di tale linguaggio
ci accorgiamo che l'umiltà è con ogni probabilità la sintesi di tre valori:
- la coscienza di essere un dono di Dio ai fratelli,
- il relazionarci con i fratelli, per dare a loro la speranza,
- nella prospettiva di quella convivialità esistenziale che è la
comunione fraterna.
Innanzitutto il primo elemento caratteristica dell'umiltà è la
coscienza di essere un mistero, un mistero della gratuità di Dio venite a me voi tutti che siete affaticati
e oppressi e io vi ristorerò… imparate
da me, che sono mite e umile di cuore, è la coscienza che Gesù, lentamente
ha acquisito nella sua storia la convinzione di essere un dono per l'umanità.
La bellezza dell'umiltà è la presa di coscienza della gratuità di Dio nella
propria esistenza. Attraverso l'esperienza di Nazareth Gesù ha imparato la
bellezza dell'ordinarietà, attraverso la vita del pio ebreo nella Sinagoga è
stato educato alla fedeltà di Dio, nel cammino della sua esistenza Gesù ha
intuito d’essere un dono divino per l'umanità.
Colui che vuole essere umile deve prendere coscienza di essere un
divin capolavoro, approfondisce la coscienza della gratuità di Dio che si
regala all'uomo. L’umile è un povero contento perché nella sua povertà sa di
essere un capolavoro! Ecco perché il cristiano è innamorato della sua umanità,
perché in essa vede il rivelarsi della grandezza incommensurabile di Dio. Spesse
volte a me manca questo “tocco” di gusto della bellezza creativa di Dio.
Dovremmo approfondire l'atteggiamento dell'uomo che davanti a se stesso avverte
di essere un mistero favoloso. Noi spesse volte dell'umiltà abbiamo una visione
molto negativa - che è umiliazione -, ma nell'ordine evangelico chi si umilia è
colui che vive nella dinamica dell'essere un capolavoro creaturale di Dio. Gesù
ci dice: venite a me… che sono mite e
umile di cuore, Io sono il dono del Padre per l'umanità.
Tale coscienza di gratuità assoluta che avvolge la nostra vita
diventa il principio attivo nelle scelte concrete, l'umiltà è amare l'umanità.
Gesù è un capolavoro del Padre per amare l'uomo, per amare l'uomo regalandogli
speranza. E’ interessante come il brano che abbiamo ascoltato nell'ultima parte
corrisponda esattamente alle espressioni con le quali Gesù si rivolge ai
discepoli di Giovanni il battezzatore per dire la sua identità messianica, e queste
sono le stesse identiche parole perché la bellezza dell’umile è la
valorizzazione della grandezza del fratello! La bellezza dell'umile è che
l'altro ritrovi il gusto della vita, la bellezza dell’umile è regalare al
fratello la bellezza di camminare nella storia! La convivialità di Gesù con gli
uomini ci offre questa grande verità: siamo una grandezza da regalare…Gesù nel
profondo del suo cuore si sente dono del Padre per l'umanità, ed essendo dono
del Padre si regala all'umanità. E’ molto bello da questo punto di vista
rileggere il racconto di questa mattina con il Salmo 109: Disse il Signore al mio Signore: “Siedi alla mia destra, finché io
ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”. La bellezza di Gesù che risorge scaturisce
dal fatto che ha regalato l'amore del Padre agli uomini nel suo mistero
pasquale. E’ una cosa che noi dovremmo sempre ritrovare nel cammino della
nostra esistenza: la gioia di vivere per condividere nelle tragicità della
storia questa vitalità in modo che ogni uomo ritrovi la medesima speranza del
Maestro: Disse il Signore al mio
Signore: “Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei
tuoi piedi”. Qui appare la novità
del mondo, chi si umilia sarà esaltato:
la risurrezione e la salvezza universale!
Se noi cogliamo questi primi due elementi della storia di Gesù
destinata a diventare la nostra storia, la meta è molto evidente: i fratelli si
sentano comunione. L’umiltà è generare
fraternità.
E’ molto bello come San Benedetto di fronte alle regole monastiche
dell'epoca ebbe una grande intuizione: i 12 gradi dell'umiltà perché la
bellezza della vita monastica è la vita fraterna. L’umiltà non è nessun annientamento
ma è la bellezza di regalare agli uomini la gioia di essere fratelli e sorelle.
E allora da questo punto di vista la storia di Gesù diventa la nostra storia. L’uomo
è alla ricerca continua del senso della sua vita e si pone alla scuola del Maestro,
chiedendogli la grazia di vivere il suo stile di vita. Chi si umilia sarà esaltato ognuno di noi vivrà il Salmo 109 disse il Signore al mio Signore: “Siedi alla
mia destra”: che potremmo così
tradurre: Vieni avanti, vieni nella gloria del Padre! Quando riusciremo
a costruire la nostra storia in questo meraviglioso orizzonte, avremo sempre
più la gioia di essere dono, l’ebbrezza di regalare bellezza e speranza ai
fratelli nella speranza della vita comunione fraterna. Allora ci accorgiamo che
l’umiltà è la virtù della luminosità di un cuore, che innamorato del Signore e
dell'uomo, regala il Signore agli uomini perché gli uomini ritrovino la
comunione nel Signore. E’ la bellezza della nostra esistenza. Noi spesse volte
non abbiamo questo gusto perché cadiamo facilmente in tanti moralismi, in pseudo-ascetismi,
mentre la bellezza è questo trinomio: essere dono per dare luce all'uomo in una
meravigliosa fraternità.
E’ quella ricompensa di cui ha parlato il vangelo che è
nient'altro che la gioia dell'altro e quando noi entriamo in questa verità la
nostra storia è diversa.
Questa narrazione parabolica noi la stiamo vivendo nell'Eucaristia:
siamo invitati al banchetto della vita, è la bellezza di Gesù che innamorato
degli uomini diventa parola, diventa pane e vino perché noi possiamo diventare lui,
nella comunione fraterna, perché tutti quelli che si accosteranno a questo
unico pane e berranno a questo unico calice diventino in Cristo un solo corpo e
un solo spirito, è la bellezza dell'Eucarestia! Gli umili celebrano nell’Eucaristia
la loro storia, siamo grazia nella reciproca gratuità per essere fratelli e
sorelle. Se noi percepissimo tale verità nel mistero eucaristico la nostra
esistenza sarebbe diversa, non sarebbe andare a messa, ma andare a collocare la
nostra storia quotidiana nella storia di Gesù, lui ci avvolge e ci dice: “Io
sono maestro, voi alunni per un unico mistero, l'uomo che incontriamo abbia la
gioia di vivere!” Questa sia la bellezza che vogliamo portare a casa questa
mattina dopo aver assunto i doni eucaristici per essere uomini che amano essere
se stessi, perché i fratelli siano speranza vivente nella prospettiva di una
meravigliosa comunione fraterna.
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