Am 6,1a.4-7 1 Tm 6,11-16 Lc 16,19-31
OMELIA
La presenza del Risorto nel cammino della
nostra vita ci insegna a ritrovare l'equilibrio tra il vivere la nostra storia
quotidiana e l'incontro glorioso in paradiso, il camminare nel tempo e tendere
verso la pienezza della gloria. Potremmo incarnare la parola della chiesa di
questa mattina con questa semplice formula: respirando l'eternità vivere con
coraggio il presente, vivere in verità il presente per desiderare l'eternità.
E’ un'esperienza questa alla quale Gesù oggi ci chiama per poter essere
veramente il suo mistero e l'interpretazione di questo c'è stata data dal testo
di Paolo al canto dell’alleluia: Cristo
da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per
mezzo della sua povertà. Contemplando il Cristo nella sua storicità
sacramentale noi troviamo l'equilibrio tra il vivere la storia e l’entrare
nell'eternità. Ricordiamo che l'uomo muore come è vissuto e il battezzato vive nel
tempo pregustando incontro glorioso del paradiso. E allora il primo elemento
che ci è suggerito da Paolo, soprattutto se abbiamo intuito la dinamica presente
nel testo della prima lettera a Timoteo: Combatti la buona battaglia della
fede, cerca di raggiungere la vita eterna. Sullo sfondo della storia di Gesù
ci sentiamo chiamati a vivere con coscienza di autentica povertà evangelica il
momento storico. Amiamo il presente attraverso una profonda convinzione di
povertà che potremmo riassumere in quattro meravigliosi passaggi:
- amare
la povertà dell’io
- accogliere
la povertà dell'altro
- costruire
la storia nella povertà degli avvenimenti
- attraverso
la povertà sobria delle cose materiali,
Una simile successione è il senso stesso
della nostra vita. Noi siamo stati chiamati a vivere e il vivere è la bellezza
di essere una povertà nelle mani dell’ineffabilità di Dio. Sicuramente entrare
in questo ritmo di vita non è facile perché amarci personalmente, amare la
fraternità, amare gli eventi storici, amare i limiti economici è un esercizio
continuo, e Gesù ci ha insegnato questo: vivere il mistero della nostra umanità.
L'uomo che sa amare la sua storia, che sa amare il suo presente sta già
gustando l'eternità perché il presente è il fiorire dell'eternità. Noi qualche
volta creiamo una rottura tra il vivere nel tempo e l'eternità beata, ma la
parola di questa mattina è molto chiara: la tua eternità dipende dal tuo
presente, un presente abitato da Cristo risorto dove, la presenza di Cristo
risorto, è l'attualità di Gesù di Nazaret, essere gloriosi nel tempo amando la
povertà della storia. E’ la meravigliosa sintesi esistenziale che noi dovremmo
cercare di riscoprire continuamente. E’ bello costruire la vita ogni giorno incarnandola
nelle nostre scelte, nelle nostre povertà, per essere arricchiti da una
presenza che ci dà continuamente speranza Lui Gesù di Nazareth è in noi come
Gesù Risorto. Una tale visione ci guida ad amare la storia con tutte le sue
caratteristiche in un clima di eternità. E allora che cos'è l'eternità? Cos'è
il paradiso? Cos'è questa grandezza a cui noi siamo chiamati? Essa non è altro
che la realizzazione di quello che abbiamo amato nel cammino storico. Tutto ciò
che viviamo nella storia diventa eternità. Ecco perché non dobbiamo rompere il
passaggio dalla storia all'eternità, da questa vita a quello che ci sta
aspettando, il Signore è presente Cristo
da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per
mezzo della sua povertà. La bellezza della vita sta nell’ incarnare la sua
persona umana per gustarne la luminosità divina. In questo noi intuiamo la
bellezza della nostra esistenza. Usando un’immagine che può ritradurre questa
esperienza si potrebbe dire amiamo
intensamente il presente storico con un meraviglioso desiderio di eternità beata.
L'uomo di oggi non vivendo più questo senso del mistero che lo avvolge ha
paura del domani; l'uomo che sa introdurre il suo completo quotidiano in questa
ineffabilità del mistero ha il coraggio delle sue povertà storiche perché c'è
un desiderio interiore che gli fa desiderare continuamente una pienezza di gloria.
Ecco perché Abramo risponde al ricco epulone con quella frase hanno la legge
e i profeti! Hanno Mosè ed Elia, hanno la rivelazione di Dio. La bellezza
della nostra esistenza è accogliere questa manifestazione quotidiana del Signore
che apre orizzonti ad una pienezza di gloria: la manifestazione del Signore
Nostro Gesù Cristo. Se noi cogliessimo tale verità anche a noi il Signore
ci direbbe: “Vivi di eternità nel tempo. Abbi il senso dell'assoluto nel
cammino quotidiano! La tua esistenza sia un progressivo innamoramento di una
pienezza di vita che stai già gustando”. L'eternità si realizzerà quando Dio
sarà tutto in tutti e in quel momento saremo immersi in una gloria che ci
affascinerà per sempre. E allora amiamo le nostre povertà, sono riempite dalla
presenza del Cristo, e quando noi riusciamo a costruire così l'istante,
impariamo ad elaborare il cammino quotidiano, ci apriamo ad ampi orizzonti.
Ecco perché è sempre bello ripetere: solo
in Dio riposa l'anima mia da lui la mia speranza! E allora credo che questa
mattina il Signore ci dica Vivi il tempo
nella tua storia come un sacramento della presenza di Gesù di Nazareth che si
comunica nella potenza della sua esperienza di Risorto per crescere ogni giorno
in quella attesa di eternità beata dove il Signore ci manifesterà la pienezza
della nostra vita. Nati da Dio camminiamo con Dio per essere eternamente in
Dio.
E’ quello che stiamo celebrando in questa
in eucarestia. L'Eucarestia è l'eternità nel tempo, l'Eucaristia è una pienezza
che rende meravigliosi i nostri linguaggi poveri. Non avete mai badato ad un
fatto molto semplice: noi portiamo un pane e un vino che non sfama e non
disseta nessuno, ma nel momento in cui abbiamo il coraggio di portare il pane e
il vino che non sfama e non disseta nessuno veniamo sfamati e dissetati in modo
favoloso. E’ la bellezza di una povertà arricchita per grazia. Allora è bello ogni
sera regalare a Gesù i limiti della nostra storia, e addormentarci nella
coscienza che siamo arricchiti da una luminosa presenza come sempre ci ricorda
la conclusione della divina liturgia di S. Giovanni Crisostomo: Ora lascia o Signore che il tuo servo vada
in pace perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza. Nella celebrazione eucaristica ci troviamo nella pienezza di Dio,
nella certezza che il giorno dopo ci sveglieremo ancora, non sappiamo se nell’eternità
o nel tempo presente, ma per noi spiritualmente non fa differenza perché
viviamo già il presente immersi in una eternità beata. Partendo dall’immagine eucaristica della
trasfigurazione di Gesù sul monte abbiamo anche noi Mosè e i profeti. Abbiamo
sempre quest'esperienza eucaristica che è il linguaggio della nostra vita
quotidiana per poter veramente dilatare quel senso di pienezza di gloria che è
la bellezza della nostra esistenza. Entriamo in questo mistero, quale dolcezza
gusteremo, quale soavità il Signore ci regalerà per poter gustare quella
pienezza di vita quando insieme passeremo da questa assemblea sacramentale all'assemblea
della liturgia del cielo quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi.
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