18 settembre 2022

SOLENNITA’ DEL SANTO JESUS

Ap 5,6-14      Eb 1,3-12     Lc 24,35-48

Gesù domenica scorsa ci ha introdotti nel mistero del Padre e questo mistero del Padre rappresenta il criterio di fondo della nostra esistenza: egli è l'origine, l'anima e la meta della nostra storia. Ma questa esperienza del Padre è direttamente proporzionale all'incontro che noi abbiamo con il Cristo: quanto più siamo in Gesù tanto più cresce il desiderio del Padre. Sussiste una forte relazionalità nella quale siamo chiamati ad entrare. Su tale sfondo, la domanda che vogliamo porci questa mattina potrebbe essere così posta: dove noi, il Cristo, lo possiamo effettivamente vedere, gustare per poter accedere al volto del Padre, come la grande luminosità delle scelte quotidiane della nostra vita? La parola che questa mattina che abbiamo ascoltato ci pone dinanzi a due filoni che dovrebbero rappresentare il nostro cammino verso la gustazione del volto del Padre:

- gustare la reale presenza di Cristo risorto in mezzo a noi,

- attraverso un incontro intenso con le divine scritture.

Sono due filoni che noi dovremmo riuscire ad acquisire per potere veramente aprire il nostro cuore a gustare e a desiderare il volto del Padre.

Innanzitutto dobbiamo prendere sempre più coscienza della reale presenza di Cristo in mezzo a noi. Il testo dell'Apocalisse che abbiamo ascoltato ci ha dato la chiara consapevolezza della presenza reale di Cristo che cammina nel tempo e nello spazio con ciascuno di noi. L’autore ci introduce nella contemplazione della liturgia eucaristica nel giorno del Signore E’ quel salto di fede attraverso il quale noi comprendiamo che lui è presente e tutto il cosmo si pone in adorazione dell’Agnello in piedi come immolato. Questa rappresenta la luminosa visione dell’Eucaristia alla metà del primo secolo. Di riflesso, è significativo il linguaggio del testo evangelico dove il Risorto appare mentre i discepoli sono riuniti in fraternità. La bellezza dell'Eucarestia è gustare la presenza del Signore. E’ una verità che noi abbiamo lentamente dimenticato perché, in certo qual modo, le cose esteriori prevalgono sul Mistero. L’Eucaristia è la bellezza di incontrare il Cristo, lasciandoci da lui incontrare. Nell'Eucaristia ricordiamo la bellezza di due elementi che abbiamo colto nel brano di Luca: la lode e il mangiare insieme a Gesù, è quella convivialità esistenziale nella quale noi percepiamo la grandezza di Dio da una parte e, dall'altra, condividiamo il mistero della persona del Risorto. Se noi non cogliessimo tale verità il Signore dove realmente lo incontreremmo? La celebrazione dell'Eucaristia è il suo testamento, un testamento che illumina la storia, ci dà la capacità di camminare e ci ricolma di inesauribile speranza. Questo primo elemento ricordiamocelo sempre: il Signore è presente in ogni momento della nostra vita, ma questa presenza che è normale nel nostro vissuto quotidiano, ha il suo punto focale quando noi con lui e in lui diciamo prese il pane, rese grazie, spezzò e diede... prendete e mangiate… prese il calice rese grazie e disse prendete e bevete. In quel momento sacramentale avviene la trasfigurazione della nostra esistenza nella prospettiva di sviluppare la nostra relazione con il Risorto. La bellezza dell'Eucaristia è il gusto del Signore che avvolge le nostre persone. Ecco perché è molto bello che nell’Eucaristia noi ritroviamo la soavità della presenza del Maestro. L’ordinaria relazione nella fede diventa sacramentale e trasfigurante. E’ una certezza che ci ricolma di quotidiana speranza.

Questa sua attualità come risorto Gesù l'ha spiegata ai discepoli attraverso l’approfondimento della Legge, dei Profeti e dei salmi, tre elementi che hanno illuminato la sua esistenza e che per partecipazione illuminano la nostra storia quotidiana: la Legge, data dal libro del Deuteronomio, l’esperienza profetica che introduce giorno per giorno nella fedeltà di Dio! Entrando nella storia paradossale della sua benevolenza nella storia della salvezza, noi avvertiamo che l’accostarci alle divine scritture è accostarci alla narrazione dell'amore di Dio per Israele, per l'uomo, per l'uomo di tutti i tempi. Gesù è qui in mezzo a noi e ci dice: “Io sono l'Alfa e l'omega della tua esistenza, il principio e la fine, il Vivente che fa vivere!”

E’ quello stupore della fede che dovrebbe caratterizzare la nostra storia. In questo ha senso la lettura della Legge, che è il Deuteronomio, che è soprattutto il Cristo che ci rivela la grandezza dell'amore del Padre. Ci accostiamo alle divine scritture per lasciarci affascinare dalla storia di Gesù che è destinata a diventare la nostra storia. Di riflesso, i Profeti ci dicono la bellezza di incarnare questo amore. La storia di Dio deve diventare la nostra storia, è il profeta che ha questa grande vocazione di dare incarnazione alla storia di Dio nell’oggi concreto di tutti i giorni. Ricordiamo sempre la formula battesimale inseriti in Cristo sacerdote re e profeta: è la bellezza di vedere il Signore come colui che ci prende per mano e ci accompagna nella vita, in un meraviglioso dialogo, perché la sua presenza diventi significativa nelle scelte di ogni giorno.

Una simile bellezza si ritraduce nei Salmi, che rappresenta lo stile orante della nostra vita. Qui tutti noi percepiamo la sua signoria. La bellezza di ascoltare e di vivere si ritraduce nell’entrare in quella preghiera che è aprirci al mistero del Padre in Gesù.

Se noi riuscissimo a cogliere i primi due filoni nel vivo contesto di una costante preghiera, noi venendo all'assemblea liturgica diremmo: “Signore tu sei presente, tu sei la nostra speranza, tu sei la luce nel buio contemporaneo!” Lui, il Risorto, è qui presente, e qui ci dà il suo testamento, una presenza che illumina la vita, anima la storia, diventa un rapporto orante con il Padre. Quanto più ci innamoreremo di Gesù più ci apriremo al volto del Padre e quanto più desidereremo il volto del Padre tanto più ci innamoreremo di Gesù: è la bellezza dell’Eucaristia, lui è il presente! E lui personalmente ci dà quel pane, ci dà quel vino, ci dà la gioia della speranza nel buio del quotidiano, solo in lui riposa l'anima mia, da lui la mia salvezza!

Viviamo così questa Eucaristia, come vive e feconda gustazione della presenza del Maestro, per poter tornare a casa con quella speranza che nasce da un incontro, nasce da una relazione, nasce da una dinamica di reciprocità dove lui ci dice “Sono con te. Non temere, cammina nella mia speranza!” Entriamo in questo orientamento interiore pur con tutti gli interrogativi della vita e diciamo Mio Signore e mio Dio e in quelle parole c'è tutta la forza della nostra vita, la bellezza di camminare nonostante tutto, per ritrovarci fratelli che insieme camminiamo per poter veramente condividere una speranza che viene dall'alto e che deve animare e sorreggere le oscurità di tutti i giorni.

 

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