Padre nostro, che sei nei cieli
28 febbraio 2023
27 febbraio 2023
26 febbraio 2023
I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A
DOMENICA 26 FEBBRAIO 2023
Gn
2,7-9; 3,1-7 Rm 5,12-19 Mt 4,1-11
OMELIA
La Chiesa, chiamandoci al cammino quaresimale, ci pone
dinanzi tre interessanti orientamenti: la contemplazione della personalità di
Gesù e la risposta agli interrogativi della nostra esistenza per maturare nella
mentalità del Maestro. La Quaresima è il fascino di un incontro tra il mistero
di Gesù e il discepolo che vuol costruire la propria esistenza nello stile del
Vangelo. Qui ci appare il grande orizzonte nella costruzione della nostra
quotidiana scelte di fede.
Al centro della narrazione evangelica appare innanzitutto
la figura di Gesù: guidato dallo Spirito è messo alla prova dal diavolo. E qui
è interessante il binomio: il Maestro, mosso dallo Spirito e messo in
difficoltà dal diavolo, perché la bellezza del cammino di Gesù è stato un
continuo dialogo tra l’oggi del Padre e il dramma della storia dell'uomo. Ecco
perché Gesù è stato messo alla prova, perché la prova è la verità d'essere
luoghi dello Spirito Santo. Infatti noi qualche volta possiamo cadere in questa
difficoltà: se siamo guidati dallo Spirito perché siamo messi alla prova?
Eppure la bellezza della prova è la fecondità dello Spirito.
Ma cosa vuol dire “essere messi alla prova”? E la
risposta è molto semplice: mettere in luce cosa abiti nel nostro cuore. La
prova è il luogo nel quale emergono le vere dinamiche all'interno della nostra
personalità. Gesù, guidato dallo Spirito, vivendo in comunione intensa con il Padre,
è messo alla prova dal diavolo, Di fronte a tale evidenza, è importante vedere come
Gesù la risolva Gesù. Egli è il nostro maestro: egli risolve la situazione, ascoltando
la parola di Dio, anzi, questa parola di Dio che proviene dal libro del
Deuteronomio esprime la fedeltà di Dio, ed è un trinomio molto bello nella
figura di Gesù: guidato dallo Spirito, messo alla prova, affronta la difficoltà
con la rivelazione divina.
La rivelazione divina diventa per lui la grande
soluzione. Dovremmo sempre ripetere a noi stessi: Così dice il Signore; è una verità questa che Gesù ci insegna in
modo molto chiaro, la vita è una prova, ma la bellezza della prova sta nell’evidenziare
ciò che c'è nel nostro cuore, ciò che opera effettivamente nella nostra personalità,
le luci che illuminano le nostre scelte quotidiane. La prova è un dono di Dio
per mettere in luce ciò che stiamo vivendo. Gesù, rispondendo con il libro del
Deuteronomio alle provocazioni del diavolo, ci dà una grande lezione
esistenziale: ascoltare, obbedire, vivere la presenza divina che compie
meraviglie nelle povertà storiche della creatura umana.
Il cristiano, guardando alla figura di Gesù, ritrova
effettivamente le caratteristiche della propria storia. Innanzitutto emerge la
provvidenzialità delle difficoltà della vita, perché fanno apparire ciò che
abbiamo dentro di noi. Uno dei limiti dell'uomo religioso è l'illusione, poiché
il Signore ci ama e vuole che effettivamente elaboriamo uno stile di vita
autentico. Egli attraverso le situazioni concrete ci mette alla prova per farci
comprendere che la verità della nostra vita viene dall'alto, attraverso l’ascoltare,
l’obbedire, l’amare la rivelazione divina.
Se l’uomo storico davanti alle prove quotidiane non si
rinchiudesse in se stesso, davanti al travaglio di tutti i giorni aprirebbe
l'orizzonte del cuore verso il mistero di Dio, vivendo l’espressione del
giovane Samuele: Parla, perché il tuo
servo ti ascolta. Ecco allora il primo elemento che dobbiamo cogliere all'inizio
di una Quaresima: contemplare Gesù innamorato della parola di Dio, innamorato
della comunione con il Padre, innamorato di una presenza divina che è la
speranza del suo cuore, ripetendo a se stesso il salmo dell’Esodo: Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi
verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal
Signore, che ha fatto cielo e terra.
Colto questo primo elemento dobbiamo in un certo qual
modo vedere le prove della vita come una maturazione interiore della nostra
personalità: è una cosa difficile da cogliere nell'uomo contemporaneo. Tuttavia
la vera maturità interiore passa attraverso le difficoltà del quotidiano perché
rivelano ciò che abbiamo nel cuore. Ecco perché il cristiano più cammina nella
vita più si innamora di Gesù perché questa persona che è il Maestro è il senso
della sua vita, e allora di riflesso il cristiano diventa un vincitore nella
battaglia di tutti i giorni. E’ molto bello rileggere in profondità il testo
della Lettera ai Romani che abbiamo ascoltato dove, chi vive di Cristo è sempre
vittorioso, è questione di orientamento del cuore che continuamente si illumina
nella potenza che viene dall'alto. Ecco perché la Quaresima è il tempo in cui
noi impariamo il metodo della vita: se vuoi essere te stesso guarda Gesù, se
sei in difficoltà vivi i problemi come Gesù, nel cammino della vita apri il
cuore alla parola che viene dall'alto e illumina, riscalda, guida i tuoi passi.
Ecco perché il cristiano nel tempo della Quaresima ritrova la gioia di riscoprire
veramente se stesso perché la sua esistenza diventa una viva contemplazione del
mistero del Maestro. Intuiamo di conseguenza che quanto più il Maestro è
operativo nella nostra vita, tanto più possiamo camminare in novità di vita.
Ecco perché ci ritroviamo nell'Eucaristia, l'Eucaristia
è la signoria di Gesù, nell'Eucaristia le difficoltà vengono rilette con la Parola
che viene dall'alto, attraverso l'Eucaristia il cristiano riscopre la bellezza
della sua vita, e proclama con il vissuto: Signore,
da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna. Davanti alle difficoltà della storia emerge in modo profondo il valore
della Provvidenza del Padre,
la Parola/luce del Cristo, lo Spirito Santo che costituisce la fecondità
creativa delle tre Persone divine.
Viviamo così questo mistero quaresimale in questa
visione di contemplazione del Maestro, impariamo a entrare in questa bellezza
che è lui, il Signore, e il Signore che è in noi ci educherà giorno per giorno
a camminare in vera novità di vita. Chiediamo allo Spirito Santo in questa Eucaristia
la capacità di crescere in costante rigenerazione esistenziale, in modo che,
accompagnati dalla Parola e contemplando il Cristo, la Quaresima diventi una
meravigliosa scuola per diventare in modo più luminoso la personalità del Maestro.
E’ lo sviluppo sempre più maturo della vocazione battesimale che vive il suo
centro sacramentale nella celebrazione eucaristica. Qui la nostra esistenza
diventa sempre più viva e feconda. Con questo atteggiamento interiore
camminiamo in novità di vita, il Signore è in noi, è con noi, come lui
vinceremo le difficoltà e con lui saremo vittoriosi, perché con lui c’è la
speranza, con lui c’è la luce che illumina i nostri passi, colui ci
proietteremo verso la luminosità della pasqua di Risurrezione.
25 febbraio 2023
24 febbraio 2023
23 febbraio 2023
22 febbraio 2023
21 febbraio 2023
20 febbraio 2023
19 febbraio 2023
VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
DOMENICA 19 FEBBRAIO 2023
Lv 19,1-2.17-18
1Cor 3,16-23 Mt 5,38-48
OMELIA
Gesù questa mattina, convocandoci attorno a sé, ci dà
il culmine della prima parte del discorso della montagna. Davanti alla proposta
delle beatitudini che ci orientano a contemplare la figura di Gesù per
personalizzarne il mistero, Gesù questa mattina ci orienta al Padre con un
imperativo esistenziale: Siate perfetti
come è perfetto il Padre vostro celeste. Ci sentiamo chiamati a percepire la bellezza di riscoprire la paternità
di Dio. Paolo ce lo ha detto molto bene nella seconda lettura voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
La bellezza di incontrare il Cristo è gustare il volto del Padre. Su tale
sfondo esistenziale cerchiamo di entrare in questo grande mistero della paternità
di Dio, attraverso tre possibili letture della storia in modo che la nostra
esistenza sia - Abbà Padre! – per
poter ritrovare la bellezza di questa supplica di questa professione di fede.
In tale orizzonte sottolineiamo tre momenti che
possono aiutarci nella complessità della storia a entrare nella bellezza della
paternità di Dio:
-siamo il respiro di Dio,
-gli uomini sono doni del Padre per ciascuno di noi,
-nella prospettiva di fare in modo che le nostre
azioni siano l’incarnazione del mondo del Padre.
Questi sono tre momenti di una sapienza nascosta da
secoli in Dio, che Gesù ci ha rivelato, e che ci fa intuire l'originalità
dell'evento cristiano.
Innanzitutto facciamo nostra la coscienza che noi
siamo il capolavoro del Padre. Quando noi cerchiamo di riflettere sulla nostra
identità e ci chiediamo cosa sia la nostra vita, dalla lettura delle Sacre Scritture,
essa è il soffio creativo di Dio. Ognuno di noi è il volto creato del Padre,
noi apparteniamo al Padre, l'uomo vive perché respira, l'uomo vive perché è
creato: è la bellezza dell'essere uomini. Spesse volte ci manca questa prima “lettura”
della nostra esistenza: siamo la signoria vivente del Padre. Ecco perché il
cristiano nel cammino della sua esistenza è stato educato da Gesù a dire - Abbà Padre! - a entrare in questa
bellezza divina che è il senso della vita. In tale orizzonte se l'uomo è un
capolavoro del Padre, ogni uomo che appare nella storia è un capolavoro del
Padre.
Spesse volte noi nella dinamica relazionale, passi
l'aggettivo, siamo un po’ moralisti
e dimentichiamo che ogni uomo in quanto uomo è un atto creativo di Dio, ogni uomo è un dono del Padre per ciascuno di noi.
Ecco la bellezza della nostra esistenza: il Padre ci regala dei fratelli,
l'uomo è essenzialmente relazionale, è il riflesso del mondo all'interno di
Dio, che è la comunione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Partendo da tale fondamento antropologico, noi siamo il linguaggio storico
della relazione all'interno di Dio. Avvertiamo
di conseguenza che non solo siamo stati creati a immagine di Dio e quindi ne siamo il capolavoro, ne siamo il respiro, ma l'esistenza è
una vivente relazione intra trinitaria. Quando l'uomo cammina nella sua storia
si sente stimolato a vivere questa coscienza relazionale. Non per niente oggi
si dice che la bellezza della fede è vivere la relazione che il Figlio costruisce
con ciascuno di noi. La bellezza di scoprire il Padre nella forte reciprocità
con i fratelli ci educa alla relazione intra trinitaria. Sicuramente il
linguaggio evangelico di questa mattina è abbastanza paradossale, ma il
cristiano quando entra nella profondità della sua esperienza di fede è
controcorrente.
La feconda consapevolezza d’essere la bellezza della
vita, d’essere capolavori della grandezza divina, d’essere la vivente e dinamica relazione intra
trinitaria, diventa il canto della bellezza di Dio, il creatore. L'uomo davanti
alla bellezza del Creato canta la Signoria di
Dio. L'uomo in tal modo partecipa all'azione creante del Padre. Spesse volte
noi ci poniamo la domanda - che senso abbia il cammino dell'esistenza
quotidiana - e attraverso quello che possiamo operare nel lavoro e nelle
relazioni, affermiamo che l’esistenza quotidiana è cantare la bellezza di
vivere.
Nella bellezza di Dio l'uomo respira la fecondità
della sua esistenza e vive il principio evangelico:
“Siate perfetti come è perfetto
il Padre vostro che è nei cieli”.
Scopriamo il principio evangelico: “Siate persone che
sanno gustare la grandezza della vita del Padre”. Noi tante volte dimentichiamo questa valenza essenziale
ed esistenziale, il Padre, eppure Gesù ci ha detto quando pregate dite Abbà Padre. In simile atteggiamento orante noi
scopriamo la bellezza e la grandezza di Dio. In simile situazione spirituale
cogliamo, come dicevamo all'inizio, la grandezza contemplativa di Gesù per
poter essere iniziati alla gustazione del volto del Padre che ci inebrierà per
tutta l'eternità beata. Una simile esperienza ci porta ad affermare che quando
ci ritroviamo la mattina nell'Eucaristia, siamo
convocati per gustare il volto del Padre. Se guardiamo attentamente tutto il
nostro pregare nella divina liturgia domenicale, esso è rivolto al Padre perché
la nostra esistenza è orientata in questo profondo mistero: è il Padre goduto,
il Padre celebrato, che teologicamente diventa
il Padre atteso: Annunciamo la tua
morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell'attesa della tua venuta quando
ci si svelerà la luminosità del volto di Dio Padre.
Ecco perché è bello ritrovarci questa mattina nel
contesto del compimento della prima parte del discorso della montagna:
lasciarci innamorare dal Figlio per poter desiderare il volto del Padre, come
recita il salmo: Il tuo volto Signore io
cerco non nascondermi il tuo volto attraverso quel gusto profondo alla
vita, alla relazione fraterna per poter cantare la bellezza. Il Padre è la
bellezza; nella divina rivelazione scritturistica scopriamo che Dio vide che
tutto era bellezza: è l’intero processo realizzato della creazione! Lasciamoci
inebriare da questo orizzonte che l'Eucarestia ci offre continuamente per poter
avere una forte speranza nei confronti della vita: gustare la bellezza
creatrice del Padre, come ci ha suggerito l’apostolo Paolo: Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e
Cristo è di Dio. Se noi riuscissimo a penetrare la profondità di questo
mistero noi ci accorgeremmo che il Signore attraverso il creato, attraverso la
bellezza dei rapporti interpersonali, attraverso il gusto dell'essere suo
capolavoro, ci dice che è bello vivere al di là delle crocifissioni feriali
perché è bello essere nel volto del Padre.
Tale sia il mistero che vogliamo condividere in questo
Eucaristia, in modo che quando diremo Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te,
Dio Padre onnipotente, nell'unita dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per
tutti i secoli dei secoli, noi possiamo proclamare quell'Amen nella gioia ascensionale
che ci permette di respirare quell’ eternità finale nella quale noi potremo
essere veramente noi stessi nel gusto eterno della contemplazione del volto di
Dio nostro Padre.
18 febbraio 2023
17 febbraio 2023
16 febbraio 2023
15 febbraio 2023
14 febbraio 2023
13 febbraio 2023
12 febbraio 2023
VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
DOMENICA 12 FEBBRAIO 2023
Sir 15,16-21 1 Cor
2,6-10 Mt 5, 17-37
OMELIA
Gesù questa mattina, convocandoci attorno a sé, vuole
comunicarci la sua sapienza, al di là di tutta la precettistica che abbiamo
ascoltato secondo lo stile del Deuteronomio. È la fecondità del discorso della
montagna che orienta il nostro sguardo al Maestro divino. In tale contesto c'è
un elemento fondamentale che Paolo ci ha regalato e che diventa interpretativo
di tutto questo lungo brano evangelico Noi siamo chiamati alla sapienza di Gesù,
ad avere uno stile di vita che incarni la sua sensibilità e che ritraduca nel
linguaggio feriale la bellezza di appartenergli.
L’agire morale del cristiano non è una sintesi di
tanti precetti, ma è il fiorire del mistero che è la vita di ognuno di noi. Siamo
il mistero nel Mistero, anima della nostra anima. Ecco perché il cristiano
quando ha davanti a sé il criterio della propria vita egli si ritrova con Gesù
e allora tre considerazioni ci possono aiutare per rendere semplice e sintetico
il discorso del Vangelo: Fu detto agli
antichi Ma io vi dico e in quel Io
vi dico ci sono le tre sfaccettature attorno alle quali possiamo costruire
effettivamente la nostra esistenza:
-
siamo dei creati da Dio,
-
il nostro vivere è in comunione con Dio,
-
l'agire è il sacramento della sua presenza.
Questo è un trinomio che dovremmo riuscire a cogliere in
tutta la sua profondità perché rappresenta l’originalità della nostra vita: noi
siamo un capolavoro di Dio!
L'uomo è la bellezza creata di Dio. Ecco perché Gesù nel momento in cui ha detto queste espressioni
aveva il suo sguardo rivolto a noi, Gesù parlava ai discepoli e infondeva in
essi in senso della vita. L'uomo è un atto creante di Dio. Andiamo sempre
all'immagine della Genesi: Facciamo
l'uomo a nostra immagine e
somiglianza. Quando il racconto della Genesi ha voluto esprimere in modo
più narrativo la creazione dell'uomo, ci fa vedere Dio che crea l'uomo
soffiando…il respiro di Dio è la vita dell'uomo! È la bellezza della nostra
esistenza: essere il respiro vivente di Dio. In tale contesto ci sentiamo
chiamati a ritrovare la bellezza della vita in questo atto creativo. Quando
l’uomo coglie questo aspetto, la sua vita ne diventa una conseguenza: siamo
dono del Padre, attraverso la potenza dello Spirito Santo per essere il volto
vivente di Gesù.
Noi tante volte dimentichiamo il momento della
fondazione della nostra esistenza: siamo il volto vivente di Cristo, e il
Cristo opera attraverso le nostre persone. Ricordiamo sempre a noi stessi il
linguaggio dell’apostolo Paolo nella lettera ai Colossesi: La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio.
La bellezza della nostra vita sta nell’ incarnare una presenza. Diceva Gesù domenica
scorsa perché gli uomini vedano le
vostre opere buone e rendano gloria al Padre che è nei cieli.
La bellezza di vivere è dare un volto alla presenza
del Signore. Ecco perché il cristiano quando deve fare le scelte nella sua vita
ha lo sguardo rivolto a Gesù. Gesù è l’anima della nostra anima. Tale luminoso
orizzonte ci fa intuire che il cristiano non ha bisogno di tante leggi, avverte
l’esigenza solo di rientrare in se stesso, di sentirsi capolavoro e di percepire
la creatività dello Spirito Santo nel proprio istante. Quando noi sappiamo
costruire così la nostra esistenza, il risultato è molto semplice: saremo veri
e regaleremo autenticità di vita ai fratelli che la provvidenza ci farà
incontrare. L'uomo è un capolavoro di Dio, nello sguardo di Gesù troviamo il metro
della nostra vita. Come sarebbe bello se nel nostro agire quotidiano avessimo
questa familiarità con il Maestro, chiedendogli: tu come la pensi per la
costruzione evangelica della mia vita? E allora troveremmo dentro di noi una
operatività di grande libertà interiore perché quando lui è con noi, noi
possiamo costruire la verità della nostra esistenza. Ecco allora che Gesù
questa mattina ci dice: “Ama il tuo essere uomo creato, redento, santificato!” È
la sapienza di Gesù, la sua sapienza destinata a farci maturare nella
luminosità della nostra vita quotidiana!
Se noi riuscissimo a costruire la nostra vita in
questo orizzonte cammineremmo veramente in grande novità di vita. Il nostro
agire diverrebbe veramente il sacramento della attualità del Risorto nel nostro
cammino storico per dare testimonianza alla profondità esistenziale della
nostra scelta di fede. La bellezza di poter gustare l’atto creativo e redentivo
del Padre ci condurrebbe a vivere quella slancio apostolico che ci fa amare la
storia e ci proietterebbe in avanti verso la pienezza della nostra esistenza
nella Gerusalemme del cielo. La fecondità dell’essere amati in modo creativo
dalle tre Persone divine ci farebbe prendere viva coscienza della nostra
comunione trinitaria e ci stimolerebbe a prendere sempre più coscienza della
grandezza della testimonianza apostolica, facendola emergere nella gaudiosità
dello stile ordinario della nostra storia.
Tale esperienza luminosa ci ha condotti a vivere
questa celebrazione sacramentale. Infatti nello Spirito Santo ci ritroviamo
nell'Eucaristia, per diventare lui, per entrare nel mistero, per cogliere la
musicalità della nostra esistenza nel Mistero. Usando un’espressione sintetica
potremmo affermare che noi siamo “un mistero che vive del Mistero”. Una simile
riflessione ci condurrebbe a ritrovare la bellezza di andare ogni domenica dal
Signore e chiedergli: “Quale deve essere lo stile della vita, quale dovrebbe
essere l’anima della nostra esistenza?” Allora guardiamo a lui, saremo raggianti,
saremo Illuminati, cammineremo nella forza del suo Spirito. Ecco perché il
Signore non ci dà dei precetti, ma ci dice:” Vivi Il mio mistero che sta operando dentro di te”, e, convocandoci
nell'Eucaristia, ci sottolinea di nuovo: “Io
rifaccio la tua vita, ti do la mia parola, ti regalo la mia interiorità nel
pane nel vino perché tu sia uomo vero e autentico.” È la bellezza della
nostra vita. Questa sapienza di Gesù, nascosta da secoli in Dio e rivelatasi
nella storia, sia veramente l’itinerario della nostra vita. Come conseguenza di
quello che il Maestro ci ha offerto, rendiamo tutto semplice, sereno,
tranquillo, siamo nello sguardo di Gesù. Quando noi ci ritroviamo nello sguardo
di Gesù la nostra esistenza è guidata, sorretta e anche perdonata, è quello che
stiamo celebrando in questi divini misteri per essere uomini profondamente
rinnovati dalla potenza dello Spirito Santo.
11 febbraio 2023
10 febbraio 2023
09 febbraio 2023
08 febbraio 2023
07 febbraio 2023
V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
DOMENICA 5 FEBBRAIO 2023
Is 58,7-10 1 Cor 2,1-5 Mt 5,13-16
OMELIA
Gesù attraverso il discorso della montagna ci invita
ad assumere la sua mentalità.
La gioia d'essere discepoli del Maestro è quella di avere
l'interiorità del Maestro, è la bellezza della nostra vita di fede. Oggi la
dinamica di questa mentalità ci ha regalata attraverso due immagini: l'immagine
dell'essere luce del mondo e quella del sale della terra, dove entrambe le
immagini ci portano alla interiorità di Gesù.
Innanzitutto la prima immagine è quella che ha maggiore
richiamo dal punto di vista scritturistico, Io sono la luce del mondo. Ricordiamo sempre la bellezza del
prologo di Giovanni: Lui era la luce che
illumina ogni uomo che viene in questo mondo… Io sono la luce del mondo, chi segue me non avrà timore e non cadrà
nelle tenebre. San Paolo a sua volta, ci si presenta con quella bella
definizione: Noi siamo figli della luce.
Poniamoci la domanda cosa significhi che noi siamo figli della luce, viviamo di
Cristo luce del mondo e rendiamo le nostre opere espressione di questa luce
interiore. Ci possono essere utili tre passaggi.
Innanzitutto dobbiamo essere convinti che la rivelazione
di Gesù è una relazione, Gesù non è entrato nella storia per donarci delle
verità di fede, Gesù è entrato nella storia per regalarci il suo mondo, il
mistero della sua persona, la sua interiorità. L'essere credenti è avere il cuore di Cristo. Ecco perché il cristiano
diventa tale attraverso il battesimo perché attraverso il battesimo Cristo
viene ad abitare dentro di noi, è la bellezza della nostra vita: vivere la
relazione interiore tra il Maestro e noi. Il Signore è presente nel nostro
cuore, nella nostra identità e ci fa maturare continuamente nella bellezza
della nostra esistenza. Gesù è luce del mondo perché è la relazione vivente che
si ritraduce in un dialogo interiore continuo: “Signore come tu la pensi? Signore
come tu vivresti? Signore cosa tu faresti?” È quel dialogo interiore che
illumina la nostra esistenza e questa esistenza è tutta nel cuore. La fecondità
del credere è il cuore che si lascia affascinare da Gesù! Noi spesse volte per
effetto anche di una cultura illuministica pensiamo che la fede sia una somma
di verità, che credere sia acconsentire a delle verità. La bellezza della fede
è un cuore abitato, abitato da una persona. È molto bello come nell'evangelista
Luca ci sia quella affermazione: Il
figlio dell'uomo quando verrà troverà la fede sulla terra? Troverà persone
che sono il riflesso della sua presenza? Credere è avere il cuore di Cristo,
siamo creature nuove e la bellezza di questo itinerario è che il nostro cuore è
quello di Cristo. Di riflesso questo cuore diventa “pensiero”, diventa scelta,
diventa incarnazione. Gesù è luce del mondo perché egli è l'anima della nostra
anima e questo ha un risultato molto bello con quello che Gesù dice nel Vangelo
Così risplenda la vostra luce davanti
agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre
vostro che è nei cieli. Siamo chiamati a incarnare il volto luminoso di
Gesù! Le nostre opere ne sono il sacramento. Ecco la bellezza del primo
passaggio che ci ha regalato questa mattina la Parola, diventare persone che incarnano
una presenza. Oggi si dice che la fede è in crisi e pensiamo che la fede sia
capire tante cose, sia porre tanti gesti, generare tante azioni. La fede è una
vitalità interiore abitata, è quel dialogo spirituale che noi ritraduciamo con
quelle espressioni che oggi appare sempre meno: l’inabitazione trinitaria in
ciascuno di noi. Credere è essere sacramento vivo e fecondo di una Presenza.
Quando non riuscissimo ad approfondire questo aspetto
nella nostra vita, quando noi ci ponessimo davanti all'agire concreto, noi
dovremmo dire al Signore: “Signore come la pensi?” Il monologo di questa
mattina di Gesù con i suoi discepoli presuppone il discorso delle beatitudini,
presuppone quello sguardo di Gesù che è penetrato nei discepoli e che genera la
loro risposta che si fida del Maestro. È la bellezza della libertà del cuore,
il credente è un uomo libero che regala libertà. Da qui appare la conclusione
del vangelo di questa mattina: gli uomini vedendo il nostro agire renderanno
gloria al Padre che è nei cieli: come sei meraviglioso o Signore! È quella
trasparenza esistenziale che ci dovrebbe profondamente qualificare. Ciò che
abita il cuore diventa azione, diventa espressione di una presenza, è il
Signore luminoso nella nostra vita.
Quando noi
riuscissimo a cogliere questi due elementi che ci rendono, secondo la vocazione
battesimale dei contemplativi in atto, diventeremmo sale della terra, persone
che gustano una presenza. La bellezza del cammino di fede è gustare Gesù in noi,
sale della terra. Il sale dà sapore, il sale dà il gusto ai cibi e
nell'immagine dà il gusto alla vita. La bellezza della fede si riscopre nel
gustare una Presenza. Gesù ci dice: gli uomini vedano la vostra gioia perché
gustate la presenza del Maestro.
In una simile visione noi cogliamo esattamente un
certo ottimismo nei confronti della vita. Se, per dono, abbiamo la sapienza di
Gesù, se la nostra vita è continuamente guidata dal Maestro divino, è
inevitabile che il nostro stile di vita viva una presenza, è la serenità
esistenziale che ci qualifica ogni giorno. Se noi cogliessimo il valore di
queste due immagini, quella della luce e del sale, il risultato sarebbe molto
semplice: avremmo il gusto della vita! Gesù è entrato nella nostra storia per
darci il gusto della vita, una vita che è lui, luce del mondo, una vita che è
lui, sale della terra. Il cristiano è la mentalità di Gesù. Si dice Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, noi
ora potremmo sottolineare: Dimmi che stai
vivendo con Cristo e allora capirò che sei il suo discepolo perché la bellezza
della nostra vita si chiama solo Gesù.
Ecco perché ci ritroviamo nell'Eucaristia: per essere
illuminati da una presenza, per gustare una relazione. La bellezza dell'Eucaristia
è la convivialità di cuori innamorati del Maestro Divino. La grandezza
dell'Eucaristia non è andare a prendere un pane, ma condividere il gusto di una
presenza che illumina la nostra storia, ci dà la gioia dell'istante - il corpo
di Cristo. Amen! - è la trasfigurazione
in atto delle nostre persone. Ecco perché è bello ritrovarci nell'Eucaristia
per entrare in questa luce del mondo
perché gli uomini vedono la nostra luminosità e rendano gloria al Padre che nei
cieli. È la bellezza della vita di fede. Entriamo in questo gusto divino-umano
e ci accorgeremo che la vita assume una valenza molto diversa perché la nostra
vita sarà la trasfigurazione in atto di una Presenza. Se noi cammineremo in
questo modo, lentamente, giorno per giorno assumeremo la mentalità di Gesù. Tante
volte noi ci poniamo la domanda quale sia il senso dello scorrere del tempo e
noi spesso vediamo lo scorrere del tempo attraverso quello che facciamo. La
bellezza del tempo è diventare Gesù, è entrare in quella meravigliosa
esperienza che illumina l'intelligenza, riscalda il cuore e dà l'entusiasmo
dell'istante. Viviamo così questa esperienza eucaristica e allora gli uomini
vedranno il nostro stile di vita e diranno: Padre sei meraviglioso! E questa
esperienza che è la nostra vita assumerà connotazioni ben diverse. Camminiamo con
questa mentalità riandando sempre e solo a Io
sono la luce del mondo, siamo figli della luce in modo che possiamo essere quel
sale della terra che dà vitalità alla nostra e altrui esistenza. È la
bellezza dell’Eucaristia domenicale che rifà radicalmente le nostre persone.
Oggi, qui, Dio ci parla...
Quanti lo toccavano venivano salvati
Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me