26 marzo 2023

V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A

DOMENICA 26 MARZO 2023

Ez 37,12-14             Rm 8,8-11    Gv 11,1-45

OMELIA

La Quaresima, lentamente, ci ha introdotto nella conoscenza della persona di Gesù perché noi ne potessimo cogliere la profondità spirituale e creassimo in noi un clima di autentica speranza. Questa mattina noi siamo davanti alla grande rivelazione che Gesù fa di se stesso: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. E’ il Risorto che in mezzo a noi ci dona questa speranza. Se l'uomo davanti al problema della morte si pone tanti interrogativi, egli tante volte scappa davanti al mistero della morte e della vita. Gesù questa mattina ci dice: chi crede in lui è nella vita. Ecco perché è bello soffermarci nell’approfondire la rivelazione che Gesù fa di se stesso: Io sono la risurrezione e la vita, tre parole che riassumono la sua personalità e che diventano la speranza del cuore credente, tre parole nelle quali l'uomo ritrova la bellezza e il gusto della sua vita. Il Maestro spesso usa l’espressione Io sono nel vangelo di Giovanni. Quando noi ascoltiamo questa espressione immediatamente lo sguardo del cuore va alla grande apparizione di Dio a Mosè, quando questi gli chiese Qual è il tuo nome? e la grande risposta fu: Io sono! In questo linguaggio si sottolinea che la creatura vive del respiro che viene dall’alto. L'uomo è il respiro di Dio.

Davanti al mistero della morte, contemplando il Glorioso che è qui in mezzo a noi, noi cogliamo il senso di quel Io sono. Guardando a lui respiriamo, guardando a lui viviamo, guardando a lui speriamo. Ogni nostro respiro è un atto della creatività amorosa di Dio. In questo scopriamo che tutto dipende dallo sguardo del cuore. In certo qual modo dovremmo avere l'attenzione profonda e docile di Marta davanti a Gesù. Quando noi avessimo l'attenzione del cuore rivolto a Gesù egli ci direbbe Io sono il respiro della tua esistenza, un respiro che è la fedeltà del Padre, che è la creatività dello Spirito Santo. Nel Vivente noi viviamo.

Ecco perché l'uomo dei nostri tempi sfugge il mistero della morte perché dimentica questo respiro di Dio che è stato collocato in noi quando siamo stati concepiti e che avrà la sua pienezza quando noi potremmo vedere il Signore faccia a faccia.

A tale sottolineatura fondativa dobbiamo aggiungere le altre due parole che Gesù ha detto - risurrezione e vita -. Alla luce della letteratura giovannea la risurrezione non è altro se non la fecondità di un rapporto continuo della persona umana nel mistero di Gesù. Se noi dovessimo guardare la nostra esistenza nel momento in cui respiriamo la creatività di Dio, in quel momento, noi staremmo entrando effettivamente nella risurrezione. Quando noi moriremo chiuderemo gli occhi al tempo per aprirli luminosi sull'eternità beata perché nel mistero di Gesù è la vita, egli è la vita che illumina come luce ogni uomo. Ecco perché la bellezza della Quaresima ci pungola a entrare in questo orizzonte di grande fiducia e di grande speranza, in Gesù viviamo già l'eternità beata, egli ha detto: Io sono la resurrezione!

E questa risurrezione è un mistero di vita: la comunione con il Padre! Ecco perché il cristiano guardando al volto di Gesù passa nella contemplazione del Padre e diventa un cristiano che vive già nel tempo e nello spazio di eternità beata, è problema dello sguardo del cuore, nel cuore c'è la vita, nel cuore c'è la comunione, nel cuore c'è la bellezza. Ecco perché nel miracolo a cui abbiamo assistito questa mattina nel testo evangelico noi abbiamo la soluzione dei grandi drammi della vita dell'uomo davanti alla morte. La morte è un passaggio a un gaudio eterno nel quale saremo immersi in una luce che non conosce confini, è problema di sguardo del cuore.

Il risultato di tale esperienza contemplativa sta nella bella professione di fede di Marta Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo. Qui scopriamo la profondità esistenziale dell’atto di fede: credo!  Tale linguaggio credente ritraduce l'affidamento totale e assoluto di noi stessi a lui, in lui stiamo già risorgendo, credere è la fecondità di Dio dentro di noi, un Dio meraviglioso come è Gesù Risorto che è qui in mezzo a noi, che abita in ciascuno di noi e ci rende partecipi di una luminosità eterna che avrà la sua pienezza quando diremo come Gesù: Nelle tue mani consegno il mio spirito!

Qui scopriamo quando sia fecondo in questo cammino quaresimale il seguire i diversi passaggi presenti nelle narrazioni delle domeniche passate dove Gesù lentamente ci si è rivelato come l'acqua che zampilla per la vita eterna e come cibo di comunione con il Padre, come colui che ci dà lo sguardo del cuore, guarendo il cieco nato per poter vedere le meraviglie del Signore, ponendoci nella condizione per poter giungere a gustare la comunione con lui: Io sono la risurrezione e la vita!

Dovremmo sempre dire a noi stessi la gioia d’essere nella vita attraverso il progressivo processo di risurrezione esistenziale quotidiana. Dovremmo sempre dire a Gesù: Io sono il respiro glorioso della tua vita! Ecco perché il cristiano è chiamato a “vedere” il Signore e nello sguardo del cuore attratto nel mistero l'uomo ritrova la bellezza e la profondità della sua vita.

Tale esperienza la stiamo sacramentalmente vivendo perché ci ritroviamo nell'Eucaristia. Davanti agli interrogativi della nostra esistenza, davanti alle oscurità che appaiono nella storia, davanti alle paure che in un modo e in un altro si annidano dentro di noi, nella celebrazione eucaristica veniamo collocati in un clima di pacificazione spirituale. L’importante sta che lo sguardo sia costruito con l'occhio attento e l'orecchio aperto ad ascoltare quel io sono fissando lo sguardo su Gesù. In quel momento, noi respireremo eternità beata. Ecco perché il cristiano in Quaresima respira eternità, entra in quella libertà di cuore che lo orienta verso la pienezza della gloria. Stamattina nell'Eucaristia stiamo gustando questo mistero, guardando Gesù che è qui presente con tutta la sua dinamica. Guardandolo in faccia nella fecondità del rito credente gustiamo già la risurrezione beata. Si rivela importante che noi entriamo in quel dialogo narrato tra Gesù e Marta. Tale ricchezza la vivremo nel momento in cui ci accosteremo ai doni eucaristici. E allora in quell'Amen di risposta davanti all’offerta del corpo sacramentale del Risorto noi diremo la stessa espressione che abbiamo ascoltato da Marta: Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo, è l'eternità che penetra dentro di noi. Ecco perché il cristiano come ultimo momento della sua vita si accosta all'Eucaristia, il viatico, per poter essere illuminato di eternità beata. E allora meditiamo e ripetiamo continuamente in noi le parole di Gesù Io sono la risurrezione e la vita. Nello stesso tempo con il cuore adorante diremo: “Tu sei o Padre la gioia della mia esistenza, la vita è un mistero di comunione con te!” 

Allora chiediamo allo Spirito Santo di entrare in questa mentalità contemplativa, gustativa e ricca di desiderio per entrare in quella vita che è la gloria eterna quando con tutti i santi canteremo eternamente la gioia di vedere quel volto luminoso del Maestro che ci orienta al Padre per essere in una luce che non conosce alcun tramonto.

 

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