Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata
31 luglio 2023
30 luglio 2023
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Domenica, 30 luglio 2023
1Re
3,5.8-12 Rm 8,28-30 Mt 13, 44-52
OMELIA
Stamattina
Gesù, convocandoci attorno a sé, ci dice che dobbiamo essere i grandi
ricercatori del Suo Volto.
Il
regno dei cieli è la pienezza della vita, il regno dei cieli è l'armonia nella
quale noi ci troveremo, nella quale canteremo eternamente la bellezza della
nostra storia.
Il
regno dei cieli è la grande storia nella quale noi siamo coinvolti, che diventa
il luogo pregnante della nostra storia. Ma per vivere questo mistero del regno,
occorre essere grandi ricercatori.
Sono
le due immagini, sia di chi ha trovato il tesoro nel campo, sia di quello che
trova la perla preziosa; noi dobbiamo essere ricercatori. Ma cosa vuol dire
essere ricercatori del regno dei cieli? Quando noi siamo davanti al mistero
della vita, dobbiamo sempre chiederci quale sia il punto di partenza della
nostra esistenza: la bellezza di riscoprirci battezzati! Chi è il battezzato?
Qualche
volta dovremmo chiederci e porci profondamente la domanda: perché siamo
battezzati con acqua?
Questo
gesto ha un significato di purificazione, quale, se non quello di nascere a
vita nuova.
Ma
nel senso dell’acqua c’è qualcosa di più profondo, siamo dei grandi assetati
del mistero di Dio, assetati del volto del Signore. Noi siamo stati battezzati
nell’acqua, e che la nostra vita sia una ricerca, una ricerca continua dell’ineffabile,
una ricerca continua del senso della vita, una ricerca continua di cosa voglia
dire avere avuto un dono. Noi siamo degli assetati del mistero della salvezza,
siamo degli assetati del gusto di Dio, siamo degli assetati della bellezza.
Essere affascinati dal Signore è il gusto della nostra vita quotidiana.
E
allora, Gesù questa mattina ci dice, se vuoi veramente ritrovare l’armonia
della tua vita, se vuoi riscoprire il senso portante della tua storia, abbi
sempre questa grande sete, questo grande desiderio di qualcosa di grande che è
la bellezza della vita.
È
un presente che parte da un’origine; Dio in noi ha seminato il desiderio della
bellezza, per poterlo concludere in quella bellezza che è il Paradiso, quando
Dio ci farà gustare la bellezza della nostra storia. Come noi possiamo
veramente entrare in questo orizzonte che determina la nostra esistenza,
qualifica il nostro cammino, ci dà la bellezza di entrare in quei pesci buoni
che sono messi nei canestri e che diventano veramente il luogo della gustazione
eterna della gioia del Signore?
Credo
che quattro verbi ci possono aiutare in questo cammino, in quanto siamo
chiamati a
-
cercare
-
approfondire
-
gustare
-
condividere fino in fondo questa
bellezza.
Innanzitutto
la bellezza è cercare; la sete è una ricerca continua, è la vocazione
battesimale. Perché siamo stati battezzati, se non perché la nostra esistenza
sia orientata a qualcosa di bello e di ineffabile, a qualcosa di grande che
determini veramente la nostra storia.
“Il
tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo Volto; come una cerva anela
ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio; o Dio, tu sei il mio Dio,
all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia”.
Quando
noi ci svegliamo al mattino, abbiamo dentro di noi questa ansia profonda, il
volto del Signore. In quell’aurora che caratterizza il nostro svegliarci
mattutino, si aprono orizzonti infiniti di quella bellezza divina che è la
caratteristica della nostra storia.
Il tuo volto Signore io desidero,
con tutto me stesso, dice il salmista e con lui ognuno di noi, e in questa
ricerca approfondire il mistero: è la grande avventura della fede.
Noi
tante volte siamo un po’ pragmatici, diamo per avere, ma la sete è proiettarsi
in avanti, approfondire la bellezza della nostra storia, entrare in un cammino
dove lentamente noi gustiamo qualcosa di grande.
Ed
è il terzo aspetto, che non dobbiamo mai dimenticare: il gusto della soavità
del Signore! È sempre bello utilizzare il salmo 33, “quanto soave sei o Signore”; la gustazione nasce da un
approfondimento, l’approfondimento fa gustare in una reciprocità continua che
ci permette di camminare in novità di vita. È la bellezza della nostra
esistenza quotidiana, senza la quale noi potremmo cadere nella monotonia. È il
dramma dell’uomo di oggi che è drammaticamente ed esistenzialmente stanco,
stanco perché non ha valori pregnanti che lo portano a camminare, a cercare, a
gustare, ad approfondire, a condividere qualcosa che è veramente meraviglioso.
La
bellezza della nostra esistenza è metterci in questo itinerario meraviglioso,
che diventa condivisione del quarto verbo, perché da soli non si va in
paradiso, ma si va insieme ai fratelli. Se questo gusto della bellezza di Dio
ci affascina continuamente, dovremmo continuamente entrare in un cammino molto
più ampio di noi. Insieme con i fratelli entrare nella bellezza del cielo che è
la bellezza della nostra storia.
Gesù
questa mattina ci dice “prendi in mano la tua vita, riscopri la bellezza del
tuo battesimo, il mistero della tua esistenza come una sete di vita, un
desiderio di qualcosa di grande, il fascino di una bellezza che ci trascende
continuamente e ci permette di camminare in quella novità di vita che è la
gioia del nostro istante.
E
allora, se noi cammineremo in questo modo, realizzeremo il desiderio più
profondo del nostro battesimo, quando veramente dissetati dalla presenza del
Maestro nella fede, potremo veramente aprirci a questo essere dissetati in nella
bellezza della gloria del cielo del Paradiso.
Perché
questa mattina ci troviamo nell'Eucaristia? Unicamente perché sentiamo
l'esigenza del volto di Gesù. Non siamo qui per un rito che è molto esteriore a
volte, non siamo qui per fare tante cose, ma siamo qui per incarnare la
tensione più profonda che abbiamo dentro di noi: questo desiderio di pienezza
di vita.
Quando
giungeremo in paradiso, in quel momento potremo veramente cantare la bellezza
della nostra storia.
Questo
desiderio di grandezza divina che è la bellezza del nostro istante. E allora,
credo che questa mattina noi dovremmo avere il gusto della bellezza della
nostra storia.
Quando
ci poniamo la domanda, cosa voglia dire vivere, immediatamente insorgono tutti
i problemi che circondano la storia contemporanea, ma dimentichiamo tante volte
quella aspirazione interiore che determina fondamentale il nostro cammino, che
ci rende degli assetati di qualcosa di grande.
È
un travaglio in vista di una pienezza, di un compimento, di una luminosità
eterna che è la meta della nostra storia.
È
la nostra vocazione battesimale! E allora la bellezza della nostra vita
diventerà una cosa sola: amare il Signore, ascoltarlo per poter veramente
crescere in quel desiderio di gustarne la grandezza, in quella pienezza di vita
quando Egli ci chiamerà a quel mistero di risurrezione di gioia che è il senso
portante della nostra storia.
Cosa
vorrà dire stamattina fare la comunione, se non incarnare questa sete: il tuo
volto Signore io cerco, il Signore è il buon pastore, non manco di nulla, a
pascoli erbosi mi conduce.
Ci
proietta in una prospettiva di gioia eterna che è la bellezza della nostra
storia.
Entriamo
in questo itinerario con tanta serenità, con tanta pazienza, certi che il
Signore non ci deluderà. La sua bellezza è la nostra vita, la sua Presenza il
nostro desiderio, la gustazione del suo Volto l'ansia più profonda del nostro
spirito. E allora siamo come quello scriba che prende dal suo tesoro cose nuove
e cose antiche, per poter veramente immedesimarci in quella bellezza divina che
è il senso di fondo della nostra vita e quando siamo nelle difficoltà, facciamo
come ha fatto il re Salomone, chiediamo la Sapienza, il senso della nostra
vita.
L'Eucaristia
è il senso della nostra vita che Gesù ci regala continuamente e possiamo
camminare in vera novità di vita.
Questa sia la nostra gioia, la nostra forza e la nostra speranza in questo giorno del Signore in cui il Maestro ci chiama a sé, ci prospetta i grandi orizzonti della storia e ci dice, Cammina, cerca, non temere, continua, condividi e troverai la bellezza della tua vita in Me, nella visione gloriosa del mio Volto, nella realtà luminosa del paradiso che ci attende tutti.
Oggi, qui, Dio ci parla...
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, un uomo lo trova e lo nasconde, poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo
29 luglio 2023
28 luglio 2023
27 luglio 2023
26 luglio 2023
Oggi, qui, Dio ci parla...
Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano
Qui emerge la fecondità della sensorialità umana che percepisce
la bellezza di qualche realtà che soddisfa la persona e i suoi desideri. In
questo la creatura si sente appagata.
Padre, la celebrazione dei genitori di Maria incarna i
sentimenti di chi attende la redenzione. Essi vedono nella loro storia il
fiorire della tua fedeltà di salvezza. Fa che anche noi, guidati e sorretti
dallo Spirito Santo, sappiamo vedere con la vita quotidiana di tutti i giorni
il rivelarsi del tuo amore per la salvezza dell’intera umanità. AMEN
25 luglio 2023
24 luglio 2023
23 luglio 2023
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
DOMENICA 23 LUGLIO 2023
Sap
12,13.16-19 Rm 8,26-27 Mt
13,24-43
OMELIA
La nostra esistenza è tutta nel mistero di Gesù e in
questo mistero, noi comprendiamo la bellezza della nostra vita di discepoli, attraverso il senso della parabola che
abbiamo poc'anzi ascoltato, che ritraduce il cammino della nostra speranza. Noi
tante volte siamo più presi dal dramma della zizzania, ma dimentichiamo il criterio di fondo: il buon grano. Chi è
il cristiano? E allora è sempre bello contemplare la vita dell'uomo nel mistero
di Dio e scopriamo che l'uomo è un capolavoro delle tre Persone divine, perché la bellezza della nostra vita è andare a contemplare
il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. É la
bellezza feconda della nostra esistenza: siamo chiamati
a contemplare eternamente Dio. Davanti al
dramma della storia, che si ritraduce
nell’idea della zizzania, come si deve comportare l'uomo? Il criterio di fondo della vita del cristiano è convertitevi e credete al Vangelo;
la grandezza dell'uomo è la vocazione alla
conversione, che è nient'altro che evidenziare la bellezza del Dio che opera in
noi, è una questione di oculistica spirituale. Noi tante volte siamo più
portati a guardare ai nostri fallimenti, vorremmo
essere diversi, dovremmo invece partire dalla
nostra esistenza da un altro punto di vista: siamo un capolavoro dell'amore di
Dio.
Quando siamo nati, siamo stati rigenerati dall'acqua e dallo Spirito Santo,
siamo nati da Dio e la bellezza della nostra vita è contemplare la bellezza di
Dio dentro ciascuno di noi. Davanti al pessimismo contemporaneo, bisogna ritrovare la luminosità del Dio che è attivo dentro
di noi. Ecco perché Gesù questa mattina, attraverso il discorso della parabola
del buon grano e della zizzania, ci aiuta a evidenziare come la vita sia un
valorizzare la bellezza del Divino in noi superando il dramma dell'oscurità che
si affaccia e opera nella nostra vita. È questione di oculistica interiore:
riuscire a cogliere la bellezza della nostra vita perché noi siamo il capolavoro di Dio. Ogni volta che respiriamo,
Dio ci sta creando, ogni volta che possiamo
sbagliare, siamo dei perdonati nel mistero eucaristico, siamo profondamente rifatti in termini esistenziali. La
conversione è una meravigliosa professione di fede nella creatività di Dio.
Usando un'immagine molto semplice, cerchiamo di vedere
sempre Dio attivo dentro di noi, perché
questa è la bellezza della nostra esistenza, è
la speranza dell’istante che ci permette di camminare in novità di vita. Ma
come possiamo elaborare questo itinerario di speranza per cui non ci lasciamo
dominare dal negativo che noi possiamo percepire dentro di noi ritrovando la
fiducia? Ecco perché l'evangelista Matteo ci ha regalato le meravigliose
parabolette, la paraboletta del nascondimento
e la paraboletta del lievito, perché in ultima analisi nasce in noi la domanda:
Come possiamo combattere per poter realizzare in modo
autentico la nostra vita ed essere quei giusti che in paradiso contempleranno
eternamente la gloria di Dio? E allora la bellezza della piccolezza: noi siamo un capolavoro misterioso di Dio. Il piccolo seme è la
presenza Trinitaria dentro di noi, è ritrovare questa bellezza divina che è
attiva in noi nell'esperienza di tutti i giorni e, davanti all'insorgere di tante
difficoltà, di tante paure, di tanti
fallimenti interiori, ritrovare la bellezza di
questo seme: la creatività divina.
L'uomo è portato al pessimismo a causa degli
avvenimenti e il discepolo del Signore avverte la speranza, perché in quella piccolezza c'è il
tutto del darsi del mistero creativo di Dio: è
la bellezza della potenza di Dio dentro di noi.
Perché è bello vivere? Perché siamo Sacramento di una
creatività divina veramente inesauribile. Davanti al dramma della storia,
ripetiamocelo spesso, sono abitato dalla creatività divina. È quell'esperienza di piccolezza che in
certo qual modo dà speranza nelle tribolazioni del feriale e nello stesso tempo
il nascondimento, la parabola del lievito, è la riscoperta dell'uomo interiore.
Davanti agli interrogativi della vita di oggi, non solo dobbiamo cercare di
ritrovare la bellezza di Gesù in noi attraverso il senso della piccolezza,
ma prendere coscienza che Dio nel nascondimento delle
nostre persone sta operando meraviglie.
Il nascondimento è uno stare alla Divina presenza che
ti fa respirare, che ti dà il gusto
della vita e ti dice cammina al di là di
tutto e di tutti. Quindi in certo qual modo, come possiamo curare l'essere
buon grano in un contesto di zizzania? E Gesù ci ha detto di scoprire la piccolezza e il nascondimento, diventare
quei bambini del regno dei cieli dove Dio fa meraviglie attraverso la loro
piccolezza e il nascondimento, è far fiorire questa bellezza divina nella
nostra vita di tutti i giorni. Ecco la conversione! La conversione è l'innamoramento progressivo del mistero di Gesù che
attraverso quelle caratteristiche della piccolezza e del nascondimento, fa
fiorire in noi la bellezza della vita. Quindi,
nonostante le difficoltà quotidiane, bisogna ritrovare
questa fecondità divina che fa meraviglie nella nostra storia.
È l'uomo interiore! Oggi davanti agli interrogativi della
fede, nasce la domanda su come possiamo annunciare il Vangelo, e la risposta
che ci dà è molto semplice: "Sii un uomo interiore", un uomo che ama quella piccolezza e quel nascondimento dove
Dio è meraviglioso e nelle meraviglie di Dio, l'uomo ritrova sempre la forza e
la speranza nel cammino del quotidiano. Ecco perché ci ritroviamo questa
mattina nell'Eucaristia, perché l'Eucaristia è la
piccolezza di un pane che nel nascondimento ricrea le nostre persone. Siamo rifatti, diventiamo i
suoi capolavori e anche se sentiamo la zizzania, avvertiamo di essere un
meraviglioso buon grano che è stato seminato in noi e noi viviamo attraverso
queste due piccole parabolette del chicco e del lievito. È gustare la Divina presenza che è la bellezza della nostra
vita! Quindi Gesù ci dice “Ricordati che sei buon grano, sei capolavoro
di Dio anche se il maligno attraverso le difficoltà può crearti problemi, io
sono con te. E tu impara queste due lezioni fondamentali: il nascondimento e la
piccolezza".
Allora noi potremo
scoprire la bellezza della nostra vita ricreata. D'altra parte noi ci
ritroviamo questa mattina nell'Eucarestia,
ma l'Eucaristia non
è il Vangelo di oggi. In quel pane e in quel vino c'è la creatività dello Spirito
Santo, diventiamo creature nuove e quel pane e
quel vino passano attraverso quella piccolezza, un pane che non sfama nessuno, gocce di vino che non dissetano nessuno e,
attraverso il nascondimento in quel pane e in quel vino, c'è il Signore che determina la nostra vita e la rende
veramente nuova e rifatta. Questa sia la bellezza che vogliamo insieme
celebrare in modo da camminare in novità di vita giorno per giorno. Viviamo
così questa domenica e allora la bellezza della nostra vita sarà un mistero divino
in noi che fiorisce attraverso la conversione in attesa di quel momento
glorioso, quando i giusti entreranno nel regno
e potranno eternamente contemplare la gloria del Padre.
Oggi, qui, Dio ci parla...
Il regno dei cieli è simile a un granello di senape
Le opere che portiamo avanti nel quotidiano fioriscono nella
gioia della piccolezza che si affida alle potenzialità presenti nella
piccolezza del seme. Nella piccolezza c’è gioia, speranza e fecondità.
Padre, il tuo Figlio Gesù rende beati i piccoli perché di essi è
il regno dei cieli. Tu li rendi sempre tuoi capolavori. Donaci ogni giorno
questa meravigliosa sapienza di vita perché nello Spirito Santo sappiamo essere
docili al tuo misterioso volere e goderne la fecondità nella vita quotidiana.
AMEN
22 luglio 2023
21 luglio 2023
20 luglio 2023
19 luglio 2023
18 luglio 2023
17 luglio 2023
16 luglio 2023
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
DOMENICA 16 LUGLIO 2023
Is 55,10-11 Rm
8,18-23 Mt 13,1-23
OMELIA
Essere discepoli del Signore significa ascoltare con
purezza di cuore ogni giorno il Maestro. La fede vive di ascolto, e Gesù questa
mattina ci presenta la sua storia, il suo mistero perché possiamo veramente
accoglierlo in pienezza e in verità, riscoprendo come la bellezza della vita di
un cristiano, sia essenzialmente un dialogo, un dialogo tra Gesù che entra
nella storia e parla e l'uomo che nel cammino della vita si pone in stato di
ascolto.
Il primo elemento sta nell’evidenziare la figura di
Gesù, che è il seme, la vita di Dio per l’umanità.
Il dono d’essere discepoli è dato dal comprendere
questa bellezza: il discepolo non può vivere senza il Maestro, nel Maestro
trova il senso della
vita, nel Maestro scopre il senso della sua storia, con il Maestro vede gli
orizzonti della sua esistenza. Ecco perché il cristiano è essenzialmente chiamato
a contemplare il Maestro. Siamo stati battezzati, perché siamo rinati
dall'acqua e dallo Spirito, perché ogni giorno siamo presi per mano dallo
Spirito Santo perché siamo fissi col cuore nel mistero di Gesù. Egli è la
meravigliosa avventura della vita: essere attratti continuamente dal Maestro
per ritrovare in Lui il senso della nostra
storia. Fin dal mattino ci sentiamo chiamati ad essere attenti a questa
presenza che è il senso della nostra vita, come il maestro ci ha suggerito: A voi è dato di conoscere il mistero del
regno, a noi è dato di contemplare la bellezza luminosa del Maestro come il
punto focale e determinante della nostra esistenza. Ecco perché il cristiano
nel cammino della sua vita ha un fascino abituale del Maestro, è quel silenzio
interiore che si lascia conquistare da una presenza che diventa il seme che
cade per terra; la bellezza della vita è gustare la presenza del Maestro, il
discepolo ne è un alunno attento, perché il Maestro possa veramente radicarsi
dentro di noi. In certo qual modo nell’accoglienza del Maestro, il seme si
sfalda e produce frutto. Intuiamo allora che
per essere autentici discepoli non solo dobbiamo essere dei contemplativi che
lasciano spaziare il cuore nel mistero di Gesù, ma occorre essere persone in
stato di ascolto. Noi tante volte pensiamo che l'essere cristiani sia
impegnarci in tante cose, e diventiamo inevitabilmente protagonisti della
nostra vita. La bellezza della nostra storia sta nello spalancare il cuore a
quello stato d’animo che si chiama la purezza del cuore. Fin dal mattino il
nostro cuore è attento alla sua presenza e il grande desiderio che fiorisce
dentro di noi è: Parla, o Maestro, che
il tuo servo ti ascolta. In questo cogliamo la bellezza di una presenza: il
Signore è sempre con noi, cammina continuamente con noi e semina
inevitabilmente in noi quella parola di speranza e di fiducia che dà senso alla
nostra vita.
Ma cosa vuol dire camminare in purezza di cuore? E
allora tre coordinate ci possono accompagnare in questo grande cammino:
- il fascino del Maestro,
- un cuore aperto in una capacità di
incarnare il mistero,
- lasciarci attirare dal Maestro.
In certo qual modo quel terreno buono è il cristiano
che non riesce più a vivere senza la presenza del Maestro, lo cerca
continuamente, ne desidera le parole, perché il Maestro possa veramente parlare
in libertà al cuore dell'uomo. Il primo elemento fondamentale è che noi abbiamo
un cuore veramente aperto, un cuore disponibile ad una presenza, per cui
istintivamente con il cuore desideriamo che il Signore riversi in noi la sua
presenza e ci regali quella docilità che è fondamentale nella disponibilità
alla sua parola: Così dice il Signore!
Sarebbe bello che nel cammino della nostra vita, davanti alle scelte
quotidiane, noi potessimo
sempre dire Così ha detto il Signore. In certo qual modo siamo chiamati essere un riflesso
esistenziale di una presenza che diventa il senso della vita, le nostre azioni
sono l'incarnazione di una presenza che è entrata in noi, ci determina e ci
qualifica profondamente: è il dialogo meraviglioso della rivelazione. Noi
spesse volte pensiamo che il cristiano debba fare tante cose, il cristiano è
chiamato a dialogare, a lasciarsi innamorare da una presenza accogliendola fino
in fondo con un animo libero e aperto. Comprendiamo di riflesso, che la nostra
vita sta nell'incarnare una presenza! Come sarebbe bello se nel nostro incontro
finale con il Padre dei cieli potessimo dirgli: “Ho dato volto storico al tuo
figlio Gesù” e il seme caduto in terra ha prodotto ora il cento, ora il
sessanta, ora il trenta per uno…
Siamo persone talmente disponibili alla divina
presenza, il Signore opera attivamente dentro di noi, le nostre azioni sono la
sua presenza che crea continuamente meraviglie nel nostro spirito. Ecco perché
il cristiano è un uomo dell'ascolto, è un uomo innamorato che ha gli occhi
fissi sul Maestro che continuamente ne percepisce la Parola, Parola udita,
Parola gustata, Parola intuita. Il cuore
innamorato intuisce anche quello che non si è detto, perché la bellezza del
Maestro è diventare giorno per giorno quei meravigliosi discepoli che danno un
volto alla sua presenza: è la bellezza della
nostra vita! Se noi riuscissimo a cogliere che
l'essere cristiani è dialogare con il Cristo, allora desidereremmo la Parola,
soprattutto questa Presenza, questo Gesù che entra nella nostra vita e ne
determina le azioni, i pensieri, i propositi, le scelte. L'importante è avere
il cuore puro, il cuore aperto, il cuore nel quale il Signore possa veramente
rivelare se stesso. È molto bello come nell'Antico Testamento c'è una profezia
molto concreta che in certo qual modo dovrebbe esprimere il dialogo tra Dio e
il suo popolo: Dio scrive sul cuore dell'uomo. La bellezza della nostra vita
sta nel leggere sul nostro cuore quelle parole che il Signore continuamente
semina dentro di noi per darci la bellezza e il gusto della nostra vita. Di
conseguenza tutta la vita è la parabola che abbiamo ascoltato, e noi siamo quei
discepoli contenti ai quali è dato di
conoscere i misteri del regno che è gustare una presenza. Se noi dovessimo
in termini più semplici dire - cosa voglia dire essere cristiani - potremmo
dire una cosa semplice: avere un cuore ammirato dalla figura del Maestro,
ritrovando in lui quella bellezza della vita che ci dà forza, coraggio e
speranza. Ecco perché il cristiano dice: Parla, o Signore,
che il tuo servo ti ascolta. Allora la
vita è l'incarnazione di un amore inaudito, continuo e stabile, la nostra vita
è dare volto a questa meravigliosa Presenza.
Dovremmo sempre dire: Il tuo spirito, Signore, è il
senso della mia mia vita.
Questa mattina ci siamo ritrovati qui per
sacramentalmente vivere questa realtà, la storia ci pone tanti eventi negativi
e davanti agli interrogativi della storia noi ci poniamo la domanda: come
possiamo agire, come possiamo operare concretamente? Il nostro ritrovarci
significa: Parla o Signore che
il tuo servo ti ascolta.
Questa mattina Gesù si è incarnato tra noi, ci ha dato la sua presenza, ci ha
rivestiti del suo amore, ci ha introdotti nella sua fedeltà senza limiti, per
rendere feconda questa esperienza e, nel momento in cui faremo la comunione, in
quel momento la fecondità di Dio entrerà in noi, e la Parola diventata
sacramento illuminerà la nostra storia e ci permetterà di camminare in vera
novità di vita. È la bellezza della fede, è quell’incontro di cuori tra il
Signore e noi, un incontro di cuori che genera amore, costanza, fedeltà,
pazienza, sogno futuro per un mondo più bello come il Signore dall'eternità lo
ha pensato e ce lo ha regalato.
Viviamo così questa Eucaristia immersi in questo
mistero e allora nel momento in cui faremo la comunione in quell'amen diremo: Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta:
è il Signore che viene in noi, diventa Lui il senso di quella parola, diventa Lui l'anima delle nostre scelte, diventa la forza per
camminare in novità di vita. Questo sia l'entusiasmo di questa mattina che Gesù
ci regala per poter essere quel seme che fruttifica nel nostro cuore puro, in
modo veramente inesauribile, in vista di quella trasfigurazione gloriosa quando
il seme sarà diventato veramente frutto e il frutto potrà entrare in quella
Gerusalemme celeste per contemplare eternamente il volto del Padre.
15 luglio 2023
14 luglio 2023
13 luglio 2023
12 luglio 2023
11 luglio 2023
10 luglio 2023
09 luglio 2023
XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
DOMENICA 09 LUGLIO 2023
Zc
9,9-10 Rm 8,9.11-13 Mt 11,25-30
La Chiesa nel suo cammino attraverso il quale ci
introduce lentamente nella personalità del Maestro, ci fa percepire il senso della sua
identità attraverso la preghiera, nella quale si rivela da una parte il mistero
di Gesù e dall'altra ci è comunicata la grande speranza: "Il mio giogo
infatti è dolce e il mio peso leggero".
E allora cos'è questa preghiera di Gesù? Noi ci
accorgiamo di tre passaggi che potremmo cogliere nella dinamica della preghiera, perché l'uomo prega così come è, e
così come è prega; quindi entrare nella
preghiera di Gesù è scoprire la sua identità. Il primo elemento è: “Padre”, lo stretto rapporto che esiste tra Padre e
Figlio e, in questo, noi troviamo la bellezza propria del mistero di Gesù,
che nel cammino della sua vita è stato sempre in
comunione con il Padre. Nelle narrazioni evangeliche spesse volte ci è
descritto Gesù che si trova in silenzio, in preghiera con il Padre, perché la
sua esistenza è stata tutta costruita con il
Padre. Ricordiamo sempre l'ultima parola che Egli
ci ha rivolto stando in questo mondo Padre
nelle tue mani consegno il mio spirito, la
sua vita costruita nel mistero del Padre e in questo mistero Egli si ritrova perfettamente se stesso ed ecco perché ci ha detto Ti
lodo Padre, Signore del cielo e della terra. Cos'è la lode? Se
guardiamo attentamente la lode è l'espressione dell'uomo che si lascia
affascinare dal Verbo, è l'uomo della pura gratuità, è l'uomo che nella notte
diventa un canto all'esistenza. Gesù ci introduce nel suo mistero perché noi
possiamo veramente entrare nella Signoria del
Padre. La lode è la bellezza che trasforma e affascina la nostra vita; una cosa
è lodare, una cosa è ringraziare, una cosa è supplicare.
La lode è l'anima trasformata e
trasfigurata in una profonda esperienza di comunione. Spesse volte noi
dimentichiamo questo primo elemento fondamentale: l'uomo che prega vive in stato
di comunione con Dio, ha la gioia di appartenergli e ritrova la bellezza di
essere se stesso. Quindi, guardando Gesù che
prega il Padre, noi ritroviamo la sua identità, ritroviamo la bellezza del suo
rapporto divino-umano e scopriamo l'itinerario nella nostra vita: essere
persone affascinate dal suo mistero. Davanti a
questa bellezza che ci deve prendere, ecco, Gesù ci invita a vivere quattro
atteggiamenti che sono espressi nell'invito che Egli ci rivolge questa mattina e la domanda è: come noi possiamo entrare
in questa bellezza di Dio, in questa bellezza che ci trasfigura continuamente e
ci dà la speranza? E allora quattro
verbi:
-
venite a me
-
prendete il mio giogo
-
imparate da me
-
troverete ristoro per la vostra vita,
i quattro verbi dell'uomo che entra nel mistero di
Dio.
Innanzitutto quel “venite”: lasciarci attirare. L'uomo prega
perché è attirato da un mistero più grande di lui. Il pregare è un fascino che entrando nelle nostre persone
guida i nostri passi, Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, è la bellezza di ritrovare la gioia di noi stessi. Lasciarci attirare, non è l'uomo che va a Dio, ma è Dio che attira a
sé l’uomo per fargli gustare la bellezza e la profondità della vita. Ecco perché
ogni uomo nella sua vita prega, a modo suo, con le sue caratteristiche, perché
la caratteristica di una creatura è di lasciarsi attirare nel mistero di Dio e,
in questa attrazione, noi ritroviamo la bellezza della nostra storia Venite a me - Prendete il mio giogo sopra di voi, assumere la sua storia. Anzi,
se noi entriamo in profondità è Lui in noi che
assume la nostra storia, per cui in certo qual
modo, il nostro assumere la storia di Gesù è dirgli grazie, perché Lui è dentro di
noi. Quando Gesù ci ha invitato a pregare, ci ha detto di pregare come ha
pregato lui Padre - Abbà, entrare nel suo mistero e quindi prendere la sua
storia, metterla sulle nostre spalle e camminare in novità di vita e allora
imparare la dimensione relazionale. Il pregare è l'uomo che recupera il senso
della sua identità; in certo qual modo il pregare è l'uomo che dice a se
stesso: devo diventare alunno della fonte della mia vita. Ecco perché la
bellezza del pregare è ritrovarci nel silenzio di Dio, è accoglierlo nella sua
verità e identità. E allora il quarto passaggio e troverete ristoro per la vostra vita, il pregare come
tranquillità dell'uomo interiore. Ecco allora che Gesù questa mattina
attraverso questi tre passaggi Padre - ti rendo lode - venite a me, ci vuole regalare l'equilibrio della nostra vita: ogni uomo
è una creatura orante, sia che lo voglia, sia che non lo voglia, perché, in certo qual
modo, la presenza del Signore in noi è così forte che ci attira continuamente a
sé. Pregare
non è dire, pregare è lasciarsi attirare da questa meravigliosa presenza che ci
affascina sempre di più e ci dà il senso più profondo della nostra storia
quotidiana. Ecco perché Gesù questa mattina ci dice imparate da me, troverete la verità della vostra esistenza. In certo qual modo Gesù questa mattina attraverso questa
lettura, ci fa imparare a pregare, che non è dire, che non è fare delle
formulazioni, ma è porci in una presenza, lasciarci abitare dal mistero,
lasciarci guidare dallo Spirito. Il pregare è il ristoro dell'anima perché la
persona ritrova veramente se stessa. Ecco perché il cristiano quando prega,
rivela la propria identità, come Gesù, che nella sua
preghiera di questa mattina ci rivela la grandezza del suo rapporto con il
Padre e ci si rivela come la speranza per la nostra esistenza. Partendo da questi due elementi, noi riposiamo in Gesù, ritrovando
veramente la nostra identità, un'esperienza
più profonda della nostra esistenza. Ecco perché questa mattina siamo davanti a
un mistero più grande di noi che ci semplifica! Noi tante volte quando
preghiamo abbiamo il problema di cosa diciamo, come diciamo, o quanto diciamo.
Dovremmo imparare qualcosa di più semplice, riposare in
una presenza che ci cattura, ci assume e ci pone nell'atteggiamento di
camminare nella serenità del cuore, Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io
vi darò ristoro, prendete la vostra vita
come io ho preso la mia e allora troverete ristoro per le vostre anime.
Guardare a Gesù per entrare nel riposo di Dio, è quello che noi stiamo
celebrando nell’Eucaristia. L'Eucaristia è il
fascino di Gesù che ci attira, è il fascino di Gesù che ci dice la pienezza del
suo amore, il fascino di Gesù che ci dice: “Abbi fiducia e coraggio nel cammino
quotidiano della tua storia!”
Questa sia la speranza che Gesù
questa mattina ci vuole regalare. Noi possiamo camminare in autenticità di vita e allora, nel
momento in cui faremo la comunione, in quel momento troveremo quello che Gesù
ci ha detto: Venite, prendete, imparate, trovate, è la bellezza della nostra
storia nel mistero di Gesù. Questa sia la nostra forza, la nostra speranza,
perché il pregare è la cosa più difficile
sicuramente, ma anche la più semplice. La più difficile perché ci porta a
collocare la nostra vita nel mistero di Gesù, ma anche la più semplice, perché
nasce da uno sguardo del cuore che ci prende continuamente, ci attira e ci
affascina. Questa sia la speranza che vogliamo vivere in questa Eucaristia per camminare in una vera novità di vita. Venite
a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro, prendete
il mistero della mia vita nella vostra vita e potrete camminare in autentica
novità di storia. Questa sia la speranza per cui l'Eucaristia che tra poco
accoglieremo, sia veramente l’anima del nostro
pregare, la gioia di una presenza che ci dà fiducia e speranza nel travaglio
quotidiano nella vita di tutti i giorni.