DOMENICA 28 LUGLIO 2024
2Re 4,42-44 Ef 4,1-6 Gv 6,1-15
OMELIA
Entrare nella contemplazione di Gesù ci porta oggi a coglierne un
aspetto molto importante: il profondo senso della sua misericordia. Egli vede
le folle che lo seguono, si pone il problema del dar da mangiare ed egli dà
loro il cibo che volevano, al di là di ogni loro attesa.
In questo noi cogliamo una dimensione importante nella vita di
Gesù: la sua misericordia nei confronti dell'uomo. Egli vede la creatura in
difficoltà e si pone nelle condizioni di poterla aiutare in quelle necessità in
cui si trovavano, ma ci sono tre particolari molto importanti nella narrazione
di Giovanni.
Innanzitutto, diversamente dai sinottici, Gesù personalmente dà da
mangiare a quella folla.
Quando noi leggiamo i vangeli sinottici Gesù prende il pane, lo
spezza, lo dà ai discepoli perché i discepoli lo distribuiscano alla folla.
Gesù non fa così, egli personalmente
dà a tutte quelle persone il pane da mangiare e questo è sicuramente un aspetto
molto importante perché egli si regala in
pienezza a tutti gli uomini, egli personalmente è la bellezza della nostra
vita, è essere continuamente saziati dalla personalità di Gesù. E lo fa, ed è
interessante questo, senza spezzare il pane. È il secondo particolare proprio
di Giovanni: non solo si dà da mangiare personalmente, ma non deve neanche
spezzare il pane, perché egli si regala in pienezza all'uomo che si presenta a Lui.
Sono le due sfumature che l'evangelista Giovanni ci offre. Gesù personalmente si
dà da mangiare e il pane non viene spezzato.
Ecco perché allora noi leggiamo questo episodio come il Mistero
eucaristico di Gesù. Gesù quando è davanti alla folla si regala in pienezza,
non ha bisogno di altre persone.
Quando noi ci accostiamo all'Eucaristia chi è che ci dà quel Pane
eucaristico, se non Gesù in persona che si pone accanto a noi e si regala in
pienezza a noi?
Non c'è il presbitero che distribuisce il pane, c'è il Cristo risorto
che, davanti alle folle, si dà da mangiare!
È la bellezza del rapporto meraviglioso che il Maestro vuole
veramente regalare a ciascuno di noi: entrare nella nostra vita in uno stile
personale. Non è un prete che distribuisce il Pane eucaristico, ma è il Risorto
che nella sua libertà di cuore, in un cuore ricco di misericordia, si fa
mangiare.
È la bellezza della nostra Eucarestia!
Ricordo un particolare che cito sempre, che mi ha colpito molto
profondamente.
Celebravo in una parrocchia delle Marche, feci questa
considerazione nell'omelia e vidi il vecchio parroco, venne a fare la comunione,
e davanti a questo fatto egli mi diede le motivazioni: “Volevo fare la
comunione dalle mani del Risorto!”
Non c'è semplicemente un pane che viene distribuito da un prete,
ma è il Risorto che regala se stesso a chi si accosta a lui in serenità di
cuore. Ecco perché, se noi stiamo attenti, la bellezza dell'Eucaristia è la
presenza del Risorto che attraverso quel pane, personalmente, si regala a
ciascuno di noi e non spezza quel pane, ce lo dà intero, perché vuol regalarsi
pienamente a noi con il suo corpo e con il suo sangue.
È la gustazione di una attualità che diventa il criterio di fondo
della nostra vita.
Ma questo come avviene?
È bella l'espressione che abbiamo ascoltato dal testo evangelico e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli
che erano seduti, il senso del rendimento di grazie. È la gratitudine che
avvolge la nostra esistenza.
In questo noi cogliamo i tre aspetti fondamentali dell'Eucaristia:
il Risorto che si dona, il Risorto che si dona in pienezza, il Risorto che si
regala rendendo grazie.
E in tutto questo noi gustiamo la fecondità di Dio nella nostra
esistenza quotidiana. Se noi riuscissimo a cogliere quello che l'evangelista
Giovanni ci regala questa mattina dovremmo essere delle persone trasfigurate:
qui c'è il Risorto! Dobbiamo ricordare sempre a noi stessi questa meravigliosa
verità e in quel momento noi, dal Risorto, riceviamo la pienezza del suo
mistero: siamo rifatti, ricreati, rigenerati dalla sua presenza.
Ecco perché Gesù è al centro di questa Eucaristia e in questo
centro noi siamo veramente noi stessi; ma questo come è possibile a livello
esistenziale?
E allora dovremmo avere come criterio di fondo la profonda
consapevolezza che qui, questa mattina, ci siamo sì noi, ma davanti a qualcuno
che è meravigliosamente presente e si regala in pienezza a ciascuno di noi e si
regala, non un pezzettino - come per motivi contingenti avviene - ma la
pienezza della sua personalità che rifà le nostre persone e ci dà la gioia di
esistere. È il Mistero eucaristico!
È bello allora se noi cogliamo queste sottolineature, vedere l'Eucaristia
come una convivialità dove al centro c'è il Maestro. Egli entra nella nostra
storia, ci dà la sua speranza e ci dice: “Cammina in novità di vita e io rendo
te uomo nuovo!” È la bellezza della nostra esistenza.
E allora questa mattina quando ci accosteremo ai doni eucaristici
contempliamo il Risorto, veniamo avvolti dalla sua gratuità e nel silenzio del
cuore cantiamo la nostra gratitudine, uomini rifatti per pura grazia, per pura
gratuità, nella profonda convinzione che la sua personalità diventa vita della
nostra vita.
Viviamo così questo mistero in tanta semplicità, con le
caratteristiche di Giovanni: non è la Chiesa che ti dà da mangiare, ma il Risorto
in persona e, questa certezza, ci fa dire di essere nuovi, ricreati, persone in
cui la Provvidenza compie meraviglie!
Viviamo così questo Eucaristia in tanta semplicità, gustiamo la
presenza del Maestro e diciamogli: “Rimani con noi mentre si fa sera perché tu
rimani sempre con noi, nel tempo e nello spazio, in attesa di quel banchetto glorioso
quando, in paradiso, insieme a tutti i nostri fratelli canteremo la gioia di
essere da te saziati in un'eternità beata e sarà la gioia per tutta la nostra
storia eterna”.
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