Bar 5,1-9 Fil
1,4-6.8-11 Lc 3,1-6
OMELIA
Il tempo dell'avvento
ci porta progressivamente ad incontrare il mistero glorioso del Signore nel
quale ogni uomo ritrova veramente se stesso. La parola che il Maestro questa
mattina ci ha regalato ci aiuta a come ulteriormente entrare in questo
misterioso progetto di Dio in cui si realizza la nostra umanità. Ci accorgiamo
allora come il cammino dell'avvento appartenga fondamentalmente alla creatività
di Dio. Infatti l'ascolto della parola del profeta Baruc ci ha fatto
chiaramente intendere che stiamo camminando verso il sogno che Dio ha nei
confronti di ogni uomo.
La bellezza del
cammino dell'avvento è gustare progressivamente i sogni di Dio, nella
convinzione che è Dio stesso che sta realizzando questo meraviglioso percorso
in noi e con noi.
È quello che
l'apostolo Paolo ci ha regalato: quel Dio che ha incominciato in noi le sue
opere meravigliose le porterà a compimento; l'attesa del Signore è un canto
alla gratuità inesauribile di Dio.
Il tempo dell'avvento
incarna la gioia di poter contemplare questa misteriosa ricchezza divina nella
quale ogni uomo è chiamato ad inserirsi. L'uomo è un meraviglioso mistero di
Dio e, solo Dio, conosce la grandezza della nostra umanità. Attendere il
Signore che viene è lasciarci ricolmare di questo sogno divino. Infatti davanti
al mistero dell'uomo la creatura deve solo riempirsi di stupore poiché la
grandezza dell'uomo va al di là di ogni comprensione storica
Il cristiano è un
grande sognatore nel progetto di Dio. Se venisse meno questo atteggiamento, non
riusciremmo più a respirare. Ecco perché l'avvento ci fa ascoltare continuamente
attraverso i diversi profeti questa meravigliosa certezza: Dio sta costruendo
in noi il suo progetto. Questo progetto può veramente incarnarsi attraverso il
gusto della storia.
Rileggere attentamente
l'inizio del brano evangelico di questa mattina ci fa intuire due profonde
verità che dovrebbero qualificare il nostro cammino per entrare nel sogno
divino:
·
è nella storia
concreta che Dio si rivela
·
e scende su Giovanni
il battezzatore.
Qualche volta pensiamo
la nostra esperienza cristiana e tante volte andiamo fuori dalla storia. Il
dramma dell'uomo - e dell'uomo praticante - è quello di cadere o nei moralismi
o negli spiritualismi. Queste concezioni portano l'uomo a rinchiudersi in se
stesso, in un clima individualistico. La bellezza del Dio che ci chiama a realizzare
la nostra vita è che Egli parla nella storia concreta, nel quotidiano.
Il fatto che
l'evangelista Luca abbia delineato sia la situazione politica che la situazione
religiosa dell'inizio del ministero di Giovanni ci fa intuire che Dio ci parla
attraverso le dinamiche concrete all'interno della storia. Il Verbo si incarna
perché è un Dio innamorato dell'uomo e della
sua storia.
Non è possibile
entrare nell'esperienza dell'uomo senza percepire la profondità di questa
rivelazione che è la storia.
Noi tante volte
pensiamo che la storia sia un insieme di avvenimenti, la storia è la parola
attuale di Dio per crescere nella coscienza-conoscenza di Gesù. E' in questa storia che - ci ha detto
l'evangelista Luca - la Parola è scesa su Giovanni figlio di Zaccaria nel
deserto. L’ immagine della Parola che scende su Giovanni vuol dire che,
attraverso la concretezza della vita, Dio viene e sta in mezzo a noi.
Come sarebbe bello se
nel cammino della nostra esistenza quotidiana avessimo quest'atteggiamento di
fondo: oggi Dio mi parla, oggi Dio scende nella concretezza della vita
quotidiana per parlare ad ogni uomo.
Il grande elemento
originale della fede cristiana è Dio che ama farsi uomo, farsi storia,
rivestire gli abiti dell'uomo concreto perché è lì che Dio rivela il suo sogno.
La storia non è una distrazione per la vita, la storia è la scuola quotidiana
dello Spirito Santo. Il cristiano continuamente pensa nel proprio cuore: che
cosa Dio mi potrà dire attraverso questi avvenimenti quotidiani che
accompagnano la mia storia? Il cammino della Chiesa va al di là dei moralismi,
degli intimismi, la vita della Chiesa gode del progetto di Dio amando la
concretezza di tutti giorni.
Se cogliamo questo
secondo aspetto di questo cammino che Dio elabora nella nostra vita per
realizzare il nostro progetto d’ essere uomini, ecco le parole del profeta che
Giovanni il battezzatore ci offre. Al di là del linguaggio che si richiama all'esodo
biblico c'è una profonda verità: occorre avere il cuore aperto!
Le parole che il
profeta Isaia ha annunciato e che Giovanni il battezzatore ha fatto proprie non
vogliono dire nient'altro che questo: superare tutte le barriere che ci possono
impedire quella accoglienza piena, assoluta e fiduciosa del Dio che viene! Il
dramma dell'uomo storico è di non avere quella purezza del cuore che ha la
capacità di stupirsi davanti al Dio che parla. L'uomo, tante volte, dimentica
che a forza di ragionare complica la vita, non la appiana proprio.
L'uomo nella purezza
del cuore è ricco di attesa, ha un cuore attento e permette a Dio di scrivere
il suo “oggi” nelle nostre persone. Amare la storia con la purezza del cuore è
maturare nella purezza del cuore per innamorarci della storia.
Allora intuiamo una
grossa verità: è vero che Dio realizza il suo progetto, che Dio iniziando in
noi il cammino della nostra umanità ci porterà al gaudio del paradiso, ma nello
stesso tempo l'uomo deve avere il coraggio, nella storia quotidiana, di aprire
il proprio cuore con tutto ciò che esso comporta per accogliere il Signore!
I duri di cuore non
potranno mai godere la presenza di Dio.
La bellezza della vita
è un cuore caldo, che si apre continuamente al cammino meraviglioso di Dio! Se
non scoprissimo questa profonda verità e vitalità non ritroveremmo mai il gusto
della nostra umanità. L'avvento è il Dio artista che con la nostra libertà ci
sta plasmando perché Dio artista possa ritrovare, nel volto dell'uomo, il capolavoro che dall'eternità ha pensato. Il
tempo dell'avvento è il tempo dell'essere scolpiti nella docilità pura del
cuore dal Dio ineffabile e potremmo superare tutte le paure che la storia ci
offre. In questa visione siamo sempre aperti, non abbiamo mai le paure e
gustiamo la grandezza creatrice di Dio. Siamo qui, nell'eucaristia, per sognare
i sogni di Dio attraverso la nostra storicità, quella vita che portiamo dentro
e brama autenticità. Nella purezza del cuore, il Signore mediante il pane e il
vino entra in noi e ci regala la sua gioia, l'esperienza di essere creature
nuove. Il Signore è un meraviglioso maestro che vuole fare di noi la luminosità
del suo volto. Il tempo dell'avvento è il tempo della libertà "eucaristica"
di Dio che vuol fare di noi il suo capolavoro.
A noi spetta questa attiva
docilità plasmata dalla storia per essere questo grande mistero. Viviamo così
quest'eucaristia, con tanta fiducia e tanta speranza, in modo che non ci
lasciamo abbattere dalla storicità contemporanea, ma sappiamo seminare quei
frutti di speranza che ci fa cogliere nella ricchezza dell'uomo qualcosa che al
di là dell'uomo e che è continuamente fonte dei nostri desideri.
Viviamo così questa
eucaristia con questo affascinante orizzonte, con questa grande prospettiva in
modo che la speranza che Dio ha seminato nel nostro cuore possa realizzarsi a
speranza di tutti i fratelli che la provvidenza ci fa incontrare.
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