OMELIA
Lo sguardo rivolto a Cristo, autore e perfezionatore della nostra fede, ci fa intravedere la bellezza della conclusione della nostra vita, quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi.
Il desiderio di contemplare il Cristo nella pienezza della sua persona
ha raggiunto la visione di quella gloria eterna che diventa fonte della nostra
vita e ci permette di intuire le grandezze che oggi celebriamo per Maria e con Maria.
Gesù è stato assunto alla destra del Padre nella pienezza della sua
esistenza umana e divina, e Maria, di riflesso, anch'essa è stata assunta in
questo identico mistero. Chi vive di Cristo diventa come Cristo ecco perché è
bello questo stretto rapporto tra la personalità di Gesù assunta in cielo e la
personalità di Maria anch'essa assunta in cielo nella pienezza della sua
personalità umana.
Questo mistero di glorificazione di Maria sull'esempio di Gesù ci
porta a riscoprire un elemento che qualche volta non mettiamo bene a frutto
quando entriamo in questo grande mistero di Cristo e di Maria.
Gesù, nella sua storicità, attraverso la dimensione della sua natura
umana, ha regalato agli uomini la grandezza di Dio e avendo offerto agli uomini
la grandezza dell'amore di Dio, la sua umanità è stata assunta alla destra del Padre.
Così anche Maria, attraverso la sua corporeità, è diventata il luogo delle
meraviglie di Dio in due aspetti che noi possiamo cogliere nella sua vita.
Il tempo della sua gestazione del bambino Gesù è un intenso rapporto
di due umanità: l'umanità di Maria portava in seno il figlio, con la
conseguenza che l'umanità del figlio era in vivo rapporto con Maria. È molto
bello vedere nel Vangelo di questa mattina come Maria vada da Elisabetta e
nell'incontro con Elisabetta possiamo intravedere il dialogo dei due figli.
Maria, fin dall'inizio della sua storia, nella sua corporeità e
attraverso la sua corporeità dialogava con l'Eterno e questo non solo nel tempo
della gestazione, ma in tutta la sua vita. Maria ha generato continuamente il
figlio come una madre genera continuamente il figlio nel processo educativo. La
corporeità di Maria era continuamente avvolta in questo misterioso dialogo con
l'umanità del figlio. Di riflesso, era ovvio che ella avesse lo stesso destino
proprio del figlio.
Il miracolo di Maria assunta in corpo e anima è il miracolo di
un'umanità che ha goduto di vivere la relazione con il divino- umano. In certo
qual modo è una pienezza di vita dove la corporeità entra nel mistero della
persona umana e diventa il luogo della piena realizzazione. Ora, entrare in
questa verità di fede, è entrare nella verità della nostra vita umana.
Dobbiamo sempre ricordare a noi stessi che ogni verità di fede ha una
funzione chiaramente umana.
Tutto ciò che nella fede diciamo è nella prospettiva della
realizzazione dell'uomo; il Verbo si è fatto carne per dare compimento alla
nostra umanità e quindi vedere Gesù assunto alla destra del Padre nella
pienezza della sua persona umana,
contemplare Maria assunta nella pienezza della sua corporeità, vuol dire che
noi dobbiamo nel cammino della nostra vita vedere la sacramentalità della
nostra corporeità.
Qualche volta abbiamo dimenticato questo valore fondamentale
all'interno della nostra esistenza…. il corpo non è un accessorio alla nostra
persona umana, ma il linguaggio di un dialogo, è il linguaggio attraverso la
quale la persona realizza se stessa. Proviamo a pensare per un momento alla
persona umana senza la corporeità e ci accorgiamo che la corporeità è il
sacramento di una vita interiore. La conseguenza di tutto ciò risulta
abbastanza evidente.
Quanto più partiamo dal criterio che il Signore è presente in noi,
opera in noi, ed è creativo in noi, tanto più avvertiamo che la nostra
corporeità è sacramento dell'agire di Cristo. Man mano viviamo, man mano
costruiamo la nostra esistenza, man mano noi elaboriamo lo stile del quotidiano,
tanto più cresciamo nel gusto delle eternità beata.
Un simile processo non è qualcosa che arrivi all'improvviso come è
appunto l'incontro finale con il Signore.
Vivendo ogni giorno in modo positivo la nostra esperienza umana, noi –
lentamente - diventiamo autentici uomini perché il divino permea tutto il
nostro sensitivo. Da questo punto di vista dovremmo ritrovare la gioia di avere
una corporeità che è lo strumento attraverso il quale, lentamente, entriamo in
un processo di divinizzazione. Ciò che è storico non si dimentica nell'eternità
perché l'eternità è la pienezza della nostra umanità. Noi qualche volta
pensiamo ad una rottura tra ciò che è storico e ciò che è divino, tra ciò che è
il cammino nel quotidiano e la glorificazione eterna.
Il cristiano sa che l'eternità è il frutto di una storia di fede
intensamente amata e allora vediamo il positivo nel percorso quotidiano della
vita. La stessa conversione, a cui continuamente siamo chiamati, si realizza
attraverso la nostra corporeità. Ecco perché il cristiano ama l'essere uomo,
l'essere persona con tutte le sue caratteristiche, intelligenza, volontà,
sensibilità, sensorialità dove questa dimensione di fisicità storica viene
trasfigurata nella fisicità gloriosa. Ciò che è storico non si perde
nell'eterno, ma nell'eterno viene trasfigurato. Usando un'analogia, come Gesù è
stato assunto alla destra del Padre, come Maria è stata assunta in corpo ed
anima in paradiso, anche la nostra esistenza secondo i tempi e le modalità di
Dio sarà assunta nella gloria del paradiso. Allora ci accorgiamo che il nostro
cammino storico è sempre immerso nell'eternità beata. Ecco perché l'eucarestia
è un momento eccezionale di questa nostra trasfigurazione.
Quando, attraverso la nostra corporeità assumeremo quel pane e quel
vino, la nostra persona, in tutti i suoi elementi, verrà divinizzata, e se la
nostra corporeità sacramentale viene divinizzata, le nostre persone, di
riflesso vivono già nel tempo il gaudio dell'eterno. Questa è la grande
speranza che dovremmo continuamente rivivere nella nostra storia: il corpo
fisico è un segmento, il corpo personale è una semiretta, entra nel gusto di un
eterno che ci affascina: ecco perché l'eucarestia è farmaco di immortalità
divina. Oggi abbiamo questo gusto di eternità e ogni volta che andiamo all'eucarestia,
dovremmo percepire che noi stiamo danzando con i nostri fratelli che sono in
paradiso e che ci stanno aspettando per una glorificazione eterna dove noi, con
loro, per sempre seguiremo l'Agnello ovunque egli vada in un canto eterno che è
speranza oggi, ma sarà gaudioso nella visione di domani nel paradiso del cielo.
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