14 agosto 2016

XX DOMENICA T.O. - Anno C -

Ger  15,10   Eb 12,1-4                 Lc 12,49-53
OMELIA
L'esistenza di ogni battezzato si costruisce seguendo il Signore, andando giorno per giorno verso la pienezza della vita in quel compimento finale dove Dio sarà tutto in tutti.

In questo itinerario Gesù stamattina in una lettura superficiale del testo evangelico ci può porre alcuni interrogativi: Gesù è entrato nella storia per portare la pace dagli uomini, il Maestro questa mattina ci parla di guerra. Gesù è entrato nella storia per riunire i figli dispersi dell'unità e ha un linguaggio oggi di rottura,  di divisione; ora davanti a questo panorama, per poter risolvere in verità e in semplicità queste possibili contraddizioni evangeliche, l'autore della lettera agli Ebrei ci dice chiaramente che dobbiamo volgere lo sguardo a colui che è l'autore e il perfezionatore di un'autentica esperienza di fede. Davanti agli interrogativi che il Vangelo tante volte ci offre dobbiamo guardare il Maestro entrando nella sua verità e intimità in modo che ogni parola che egli ci possa offrire possa essere vera ed autentica.

Nel momento in cui guardiamo il Maestro, ci accorgiamo che Gesù vuol essere battezzato in quel battesimo nel quale realizzerà la sua esistenza. Ma cos'è questo battesimo a cui pensa Gesù? La traduzione immediata di questa parola è da cercare nel  testo della lettera agli Ebrei: il battesimo è il mistero della croce, il mistero della croce che diventa il criterio nel quale l'uomo ritrova la sua armonia. Infatti, quando guardiamo il mistero della croce, ci accorgiamo che Gesù sta correndo per "cantare" il suo amore per il Padre e per l'umanità. Questo suo desiderio di correre verso il compimento del mistero del Padre è che vuol essere in pienezza l'oggi di amore per dare verità alla creatura umana . Egli è talmente innamorato del Padre che la sua esistenza è solo nel Padre di cui vuol realizzare il progetto e di riflesso egli può dare all'uomo la verità della sua vita. Chi ama veramente il Padre ama veramente l'uomo, chi realizza veramente il progetto del Padre realizza anche il progetto a riguardo dell'uomo. Ecco perché Gesù entrando nella storia immette un dinamismo di rivoluzione, un dinamismo di conversione; portare l'umanità al di là delle sue conflittualità o sensibilità storiche in una sensibilità superiore: la mentalità di Dio. Colui che coglie la mentalità di Dio intuisce che la sua esistenza è un "gioioso tormento", gioioso perché la nostra esistenza è tutta nel Signore; tormento perché non siamo ancora in perfetta sintonia con lui . E’  l'esperienza più profonda più del Vangelo: se veramente il Cristo ci ha affascinati, se il Cristo è diventato il senso portante della nostra vita, se la sensibilità di Cristo deve diventare la nostra sensibilità noi non possiamo sentirci contenti finché non siamo all'unisono interiore con lui. Gesù non vuole che gli portiamo tante cose, Gesù non vuole che abbiamo semplicemente dei determinati comportamenti, il Signore vuole che la sua sensibilità interiore diventi la nostra e in questa sensibilità interiore potremo veramente essere noi stessi. Il cristiano dal momento in cui ha conosciuto Gesù si pone immediatamente in stato di continua conversione, di vitalità interiore, il cristiano vuole far crescere il Cristo nella sua vita e quando il Signore entra in noi e ci vuol costruire, inevitabilmente crea un terremoto. Sono le immagini presenti nel brano evangelico di oggi. Dio appare, anche biblicamente, nel terremoto perché il Signore vuole creare un mondo nuovo, cieli nuovi e terra nuova. Ora davanti a quest'orizzonte come possiamo entrare in questo tormento dal quale appare il mondo nuovo? 

Credo che la risposta ce l'abbia data ancora l'autore della lettera agli Ebrei: dobbiamo volgere lo sguardo Gesù autore e perfezionatore della fede attraverso la dimenticanza di noi stessi. Chi vuole entrare nella mentalità di Gesù deve entrare in un fascino che dà il coraggio dell'impossibile! Noi spesse volte non riusciamo ad entrare nella libertà di Cristo, non riusciamo a costruire l'autenticità della nostra relazionalità, non riusciamo a rendere fecondo il desiderio di pace e di armonia perché guardiamo troppo noi stessi, alle nostre possibilità e alle nostre capacità; dovremmo entrare in questo fascino di Gesù e nel momento in cui lo sguardo del cuore è preso da Gesù noi ci accorgeremmo che Gesù entra talmente in noi che la sua energia interiore diventa un miracolo vivente: è la fecondità della relazione con il Maestro!

Guardare Gesù, diventare raggianti, ritrovare in noi l'energia dell'impossibile, riscoprire grandi orizzonti nei quali nasce un mondo nuovo è una cosa sola.

Il cristiano nel cammino della sua vita ha un'apertura continua sull'infinito.

Quando l'uomo spazia sull'infinito in quel momento respira e percepisce quella meravigliosa creatività divina che è il principio portante della sua esistenza. L'importante è “vivere sempre al piano superiore”, vivere sempre in quell'esperienza teologale nella quale noi percepiamo la attività continua del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Dovremmo ritrovare quel fuoco di amore in cui ha parlato il Vangelo che ci conduce lentamente ad amare Dio come Gesù e ad amare gli uomini come Gesù. Il fuoco dell'amore divino è un miracolo interiore che dà continua ebbrezza alla vita in uno slancio verso il compimento dei desideri più autentici. Allora percepiremo il nascere di un mondo nuovo per il quale Gesù è entrato nella storia, ha donato la sua vita, ha seminato quella speranza interiore che è la potenza della nostra storia. Perciò, quando siamo davanti alla storia e vogliamo dalla storia farci realmente interpellare, alziamo lo sguardo, guardiamo a Gesù, lasciamoci prendere dalla sua persona e allora ci accorgeremo che tutta una vitalità nuova è entrata in noi e nasce quella capacità di camminare nella novità della vita, nonostante tutte le nostre povertà umane.

Gesù questa mattina ci ha chiamati a sé, per darci il suo gioioso tormento, la sua presenza illumina la nostra vita, la sua persona diventa quel pane quel vino che irrora il nostro spirito e ci dà l'energia dell'oblazione, della verità della vita e non abbiamo paura di camminare in queste strade.

L'eucarestia è la sua fedeltà perché diventiamo la sua sensibilità. Anche se nella storia saremo sempre zoppicanti, vivremo ancora nelle conflittualità storiche, tuttavia guardando il volto di Gesù saremo veramente raggianti e nell'eucaristia potremo gustare questa pienezza di vita che è la speranza nostra e del mondo intero. Quando nascono gli interrogativi guardiamo il Cristo, siamo veramente attirati dalla sua presenza eucaristica e ci accorgeremo che potremo camminare in quella pace e in quell'armonia per le quali egli è venuto nel mondo, è stato battezzato nella sua Pasqua e ha donato agli uomini la luce che riscalda il cuore ed dà luminosità agli eventi nel costruire la vita di tutti giorni.

Questa è la luce che il Risorto ci vuol regalare per essere coraggiosi nel costruire il quotidiano nella mentalità evangelica.
 
 
 
 
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