OMELIA
La bellezza di camminare nel tempo si ritraduce nell'acquisire lentamente il desiderio di lasciarci trasfigurare da Gesù.
Il discepolo,
conosciuto il Maestro, vuole diventare una cosa sola con lui.
Questa
meravigliosa verità oggi l'evangelista Luca ce la offre attraverso la scoperta
del “metodo” per poter veramente entrare
in questa esperienza trasfigurante. Il metodo ritraduce la volontà di costruire
la nostra esistenza come un dialogo tra il fascino di Gesù, che invade l'uomo,
e la nostra radicale povertà, che si lascia conquistare dalla grandezza divina.
La bellezza del seguire il Maestro s'incarna nel vivere ogni giorno questa
ricchezza dialogica dove il grande protagonista è il Cristo. Infatti ci
accorgiamo come tutto il racconto abbia Gesù come protagonista.
Gesù affascina
Zaccheo, perché, attraverso le notizie che arrivano alle sue orecchie, avvertiamo
come Gesù prenda l'iniziativa offrendo a Zaccheo la possibilità di entrare in
intimità con sé. L'atteggiamento, poi, di Gesù genera la novità di vita
nell'esperienza di Zaccheo stesso. Il dialogo che Gesù vuole stabilire con noi
passa dalla sua persona profondamente amata, desiderata, accolta poiché nel
momento in cui l'uomo si lascia affascinare da Gesù in quel momento Gesù
diventa il grande protagonista e questo è sicuramente un aspetto importante a
livello esistenziale perché siamo sempre presi dal dramma del rispondere. Se
entriamo nell'esperienza di Zaccheo, il criterio delle sue scelte è solo Gesù. Quando
l'uomo si lascia catturare dalla sua persona, in quel momento tutto diventa
plausibile. La bellezza della vita è gustare Gesù attore del nostro istante,
Gesù che con la sua pedagogia vuol fare di noi il luogo delle sue meraviglie.
A questa
esperienza la risposta da parte di Zaccheo.
Attraverso
quel verbo che abbiamo ascoltato questa mattina “voler vedere” intuiamo ciò che
opera nel cuore di Zaccheo, dove il voler vedere è l'espressione di un cuore
ricco di curiosità. Qui cogliamo un cuore in stato di ricerca, un cuore
assetato di autenticità. Il dialogo è proprio tra questo mistero di Gesù che
prende la nostra vita e la sete di lui che dovrebbe continuamente qualificare
la nostra esistenza, una sete superiore agli ostacoli storici. Se guardiamo
l'atteggiamento di Zaccheo, ci accorgiamo come egli sia piccolo ma vuole vedere.
Tuttavia il cuore, quando è innamorato, è ricco di creatività: sale sul
sicomoro, perché in quel momento non è tanto Zaccheo che opera, ma il Cristo in
Zaccheo che gli fa avvertire una povertà. Infatti è tanta la passione di voler vedere
Gesù che la povertà diventa il linguaggio della ricerca. Spesse volte non
riusciamo ad entrare in questo dialogo trasfigurante con il Signore perché
guardiamo troppo alle nostre povertà. Le nostre povertà, se fossimo veramente innamorati
di Gesù, diventerebbero luogo per amare ancora di più Gesù.. è la bellezza
dell'esperienza di Zaccheo che non si lascia bloccare dai suoi limiti, ma nei suoi limiti ritrova il coraggio di camminare: vuol vedere
il maestro. Se guardiamo attentamente la nostra vita e la guardiamo nell'attenzione
del cuore, la bellezza della fede è lasciarci conquistare e, quando l'uomo si
lascia conquistare, ogni frammento della sua vita è una continua ricerca di
novità.
Nel dialogo
della fede non c'è stanchezza, nel dialogo della fede c'è una attrazione
continua e in questa attrazione ecco l'invadenza meravigliosa di Gesù: "oggi
voglio fermarmi in casa tua", " oggi voglio entrare nella tua
intimità, oggi voglio penetrare i tuoi sentimenti, voglio penetrare quello che
hai nel cuore." Qui si manifesta la conversione di Zaccheo! Perché l'uomo
quando, per grazia, si sente raggiunto dalla creatività di Dio si apre
pienamente a Dio. L'atteggiamento di Zaccheo di dare in beneficenza, come
giustizia, alle persone quello che aveva è semplicemente il fascino che diventa
rendimento di grazie. Chi nella vita accoglie il tutto, l'assoluto, colui per
il quale vivere, immediatamente si regala tutto ciò che si ha agli altri, è
nient'altro che l'atto di fede dell'uomo il quale, ricolmato da una presenza
meravigliosa, rinuncia all'avere: è la grande libertà del cuore dell'uomo.
Quando il cuore dell'uomo è invaso da qualcosa che lo prende fino in fondo,
immediatamente emerge quella conversione che è regalarsi a Dio e ai fratelli!
L'evangelista riproduce il tutto con una quantità economica, ma noi non
dobbiamo lasciarci prendere da quelle cifre, dobbiamo entrare nel cuore di
Zaccheo. Il cuore di Zaccheo è ricolmato dalla pienezza di Gesù, è un cuore libero, che, se anche diventasse
povero economicamente, avrebbe una ricchezza: la presenza del Maestro! In
questo intuiamo la bellezza della fede e quando l'uomo entra in questa visione
gusta la stessa esperienza vissuta da Zaccheo: oggi la salvezza è entrata in
questa casa, oggi il Signore è meraviglioso nel cuore dell'uomo, oggi il
Signore regala l'uomo la sua autentica libertà. La bellezza della fede è
entrare giorno per giorno in questa affascinante relazione.
Noi cristiani
abbiamo paura di vedere il Signore, abbiamo paura di cercare il Signore,
abbiamo paura di lasciarci invadere dalla sua persona perché se il nostro cuore
fosse veramente abitato da Gesù noi non cadremmo mai nella noia, al limite
potremmo cadere nell'aridità, ma l’ aridità è un dono dello Spirito per essere
ancor più ricercatori del Signore. Quando noi vogliamo veramente nel cammino
della nostra esistenza recuperare la bellezza di seguire continuamente Gesù,
dobbiamo, in certo qual modo, dimenticare di esistere perché la sua persona
rappresenta la vera e feconda capacità di esistere. Quando sappiamo costruire
l'esistenza con questo spirito interiore,
ci accorgeremmo che la vita con tutte le esperienze crocifiggenti è una vita in
dialogo con l'Eterno, con l'amore inesauribile, con quella Parola che è la vita
eterna.
Tutto questo percorso
di vita lo stiamo veramente vivendo in questo momento celebrativo. L'eucaristia
è un fascino che ricolma la nostra esistenza, è un incontro di intimità nel
quale il Signore ci ricolma della sua creatività, l'eucaristia è il desiderio
di una eternità che è il gusto feriale della nostra storia. Dovremmo sempre
nella nostra vita, alla sera di ogni giornata, risentire la parola di Gesù:
oggi la salvezza è entrata in questa casa, nella tua persona, nel mistero della
tua esistenza. Quando questa esperienza si realizzasse, allora ritroveremmo la
gioia di vivere quello che Paolo ci ha suggerito nella lettera ai cristiani di Tessalonica:
oggi il Signore è nella nostra vita, e questo Gesù oggi soprattutto nel grande
incontro sacramentale diventa un luogo di continua trasfigurazione. Tante volte
la vita può diventare una pesantezza, ma perché il cuore è stanco. Quando il
cuore è caldo e innamorato, la fantasia del cuore fa gustare la bellezza di
appartenere al Signore.
Viviamo nella
celebrazione dell' eucaristia questo grande mistero per ritrovare la bellezza
di una presenza che ci attira ogni giorno, e questo è solo l'inizio di quella
attrazione gloriosa che sarà il paradiso quando il Signore ci attirerà nel
canto per tutta l'eternità beata. Chiediamo allo Spirito Santo che ci dia
questa "pazzia spirituale" per poter veramente gustare la soavità
dell'essere attirati da Gesù che è la nostra forza, la nostra speranza, il
nostro coraggio nelle tribolazioni storiche della vita quotidiana.
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