09 luglio 2017

XIV DOMENICA T.O. – (ANNO A)

Zc 9,9-10      Rm 8,9. 11-13        Mt 11,25-30
OMELIA
La bellezza d'essere discepoli è assumere progressivamente la sensibilità del Maestro per poterlo sempre più conoscere e il contesto nel quale oggi siamo chiamati a conoscere Gesù è entrare nella sua preghiera.

Secondo un principio, molto importante, l'uomo prega così come vive e lo stile della sua vita diventa preghiera. Entrando nella personalità di Gesù in preghiera cogliamo alcuni aspetti della sua personalità nella quale anche noi siamo chiamati a entrare. L'aspetto fondamentale è il rapporto che Gesù ha con il Padre, la preghiera di Gesù rivela a tutti noi il meraviglioso rapporto che esiste tra Gesù e il Padre.

La bellezza della preghiera è entrare nel mistero di Dio. Gesù è così in ascolto del Padre, è così in accoglienza del Padre che quello che egli desidera è quello che desidera il Padre. Qui abbiamo un ribaltamento rispetto a una mentalità che possiamo avere e nella quale possiamo cadere. Spesso il criterio della nostra preghiera è chiedere, ma la bellezza della preghiera è entrare nel mistero, in una intensa esperienza di silenzio, di accoglienza, attraverso un'esperienza nella quale siamo affascinati dalla presenza del Maestro. L'uomo incomincia a pregare nel silenzio del cuore. Ecco perché Gesù facendoci entrare nella sua preghiera ci insegna a entrare nella feconda libertà di Dio.

L'uomo orante è la libertà di Dio in persona.

Quando l'uomo contempla Gesù, vede Gesù che nell'itinerario della sua vita non ha come sue scelte ciò che gli accade nella sua storia, ma il criterio è il Padre. Infatti nasce in noi una grossa domanda: noi desideriamo le cose che ci dona Dio o desideriamo Dio principio di tutto?

Noi ci accorgiamo che Gesù in quell'atteggiamento orante è tutto nel Padre: "Così o Padre a te è piaciuto". Quando cogliamo questa meravigliosa verità ci accorgiamo che tutta la storia di Gesù espressa in questa preghiera è la sua docilità all'oggi misterioso del Padre. Quando il cristiano va a pregare non deve pensare a quello che dirà, ma ha il vero atteggiamento di Gesù: "parla o Signore che il tuo servo ti ascolta".

Gesù ha sempre ascoltato il Padre e ha fatto del Padre il senso portante della sua esistenza. In questa ottica, quando scaturisce una profonda relazionalità con Dio, tale relazionalità non è più determinata dagli avvenimenti della vita, ma dall'essere in atteggiamento sereno e accogliente. La reciprocità è più importante degli avvenimenti, perché la reciprocità è la bellezza della vita. Ecco un primo aspetto che noi cogliamo nella preghiera di Gesù e nel quale siamo chiamati ad entrare perché se vogliamo conoscere Gesù e avvertire il mistero all'interno del Maestro dobbiamo entrare nella vita del Maestro. Questo ci aiuta a comprendere la seconda parte del Vangelo: "venite a me". Gesù ci attira a sé.

La fecondità delle nostre preghiere è il coraggio di lasciarci inserire nella personalità stessa di Gesù. L'orante della nostra vita è Gesù in persona, ma quando preghiamo non siamo noi che preghiamo, ma è il Cristo in noi che è l'orante; anzi, più imitiamo il Cristo più entriamo nella sua personalità, più ci accorgiamo che egli è colui che suggerisce ad ognuno di noi a come relazionarci con il Padre. Qualche volta dimentichiamo questa meravigliosa realtà: inseriti in Gesù, Gesù in noi prega il Padre e poiché Gesù in noi prega il Padre, Gesù ci insegna a gustare la libertà del Padre nella nostra esistenza. Il cristiano andando alla scuola di Gesù impara una bellissima verità: la libertà del Padre è la cosa più importante della vita, gustare la libertà di Dio che guida i nostri passi, che ci suggerisce le intenzionalità del cuore e che è il compimento della nostra esistenza… Allora "venite a me voi tutti e io vi darò ristoro", "imparate da me".

Quando entriamo nel mistero di Gesù e lentamente impariamo a conoscerlo ci accorgiamo come la nostra esistenza in lui, lentamente, cambia perché ci accorgiamo che la nostra esistenza diventa la sua libertà. Allora comunque le cose vadano, l'uomo come Gesù dice: "Ti rendo lode Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli".

Il saggio, secondo gli uomini, vuole capire; il piccolo, secondo il Vangelo, è in stato di accoglienza.

Quando l'uomo entra in questa esperienza di accoglienza tutta la sua vita diventa "io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo della terra" perché l'esistenza diventa sostanzialmente un grande capolavoro di grazia. Pregare è restituire a Dio, con tutta la ricchezza della nostra personalità, quello che Dio ci regala, semina in noi e diventa il senso portante della vita quotidiana. Ecco perché il cristiano quando entra nella preghiera di Gesù conosce Gesù e conosce se stesso. La bellezza che sperimentiamo nel cammino orante con Gesù è di giungere a contemplare il volto del Padre che rappresenta il vero gaudio del cuore credente.

Se dovessimo chiederci per un momento quale sia la finalità della nostra vita, dovremmo chiaramente affermare: è la gustazione eterna del volto di Dio Padre, il volto della fonte della vita, il volto di colui nel quale costruire ogni frammento di storia. In questa eucaristia cerchiamo di fare questa meravigliosa preghiera. Non per niente, questa preghiera che Gesù rivolge al Padre è una meravigliosa preghiera eucaristica.

Noi tutti bramiamo la bellezza della nostra esistenza quotidiana e la scopriamo ogni giorno in questa animazione spirituale: in Gesù contempliamo le meraviglie del Padre, e quando l'uomo, nella preghiera, entra nella contemplazione delle meraviglie del Padre, in quel momento ha l’armonia anche di chiedere, ma di chiedere nell'oggi della libertà di Dio. Perciò questa eucaristia viviamola proprio rendendo grazie al Signore che nella sua libertà ci rende uomini veramente liberi di modo che la nostra preghiera non sia una rincorsa di formule, ma il cuore che si affida al Signore in una grande libertà per cantare la gioia di appartenergli. Questo vogliamo celebrare in questa eucaristia per camminare nella serenità del cuore e tornarcene a casa, certi che risorti in Gesù e nella libertà del Padre, potremo regalare ai fratelli la gioia e la bellezza della vita. Questa fede, questo fascino, questa attrazione a Gesù divengano veramente il criterio portante della nostra esistenza per essere solo luce di speranza per tutti fratelli.

Nel Padre contempliamo e rendiamo grazie, con il Cristo entriamo in rapporto con l'ineffabilità divina e con ogni fratello ci sentiamo rigenerati per seminare luce in ogni oscurità della storia.
 
 
 
 
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