OMELIA
Gesù
lentamente ci ha presentata la sua personalità e nella preghiera ci ha
introdotti nel suo mistero.
Gesù
oggi utilizza un altro metodo per farsi conoscere: il genere letterario delle
parabole, dove Gesù narra la propria persona e la propria storia perché
possiamo veramente accedere al suo mistero. Le parabole infatti sono la storia
di Gesù narrata attraverso i linguaggi del quotidiano perché attraverso il
quotidiano possiamo veramente accogliere il mistero della sua persona. Gesù
entrando nella storia si è relazionato con gli uomini, quella parola verbale,
quella parola non verbale che è la sua fisicità, sono diventate ”la parola” attraverso
la quale la sua persona si comunica agli uomini.
La
bellezza della rivelazione è nient'altro che la Parola che attraverso le parole
vuole entrare in comunione con noi. Davanti a questo meraviglioso dono che Dio
ci offre, l'uomo deve assumere particolari caratteristiche che la parabola ha
ritradotto nel linguaggio del terreno in cui il chicco viene seminato, e che
noi ritraduciamo nel linguaggio dell'interiorità della persona. Ogni relazione
è l'incontro di due interiorità e quindi da una parte Gesù seminando la parola
vuole entrare in dialogo con noi, dall'altra noi siamo chiamati a entrare in
dialogo con lui e, nell'uomo, la capacità più profonda del dialogo si chiama
desiderio. Il desiderio è la capacità di dialogare perché il dialogo è la
comunicazione di due interiorità. Da una parte la persona che desidera
regalarsi ed è il mistero di Gesù e, dall'altra, l'uomo che desidera accogliere
questo dialogo per realizzare la propria esistenza. Ecco perché l'uomo quando
entra nell'esperienza della fede deve esaminare il suo “desiderare” perché l'uomo
è il suo desiderio. Il desiderio nasce da un bene che si affaccia all'orizzonte
della nostra esistenza perché il desiderio è un'attrazione che viene dal di
fuori, che penetra nel soggetto e lo pone continuamente in stato di ricerca. Il
desiderio è la capacità di futuro perché il desiderio è nient'altro che la
creatività di un altro che continuamente opera nel cuore e lo affascina
continuamente.
Potremmo
dire che la verità del desiderio è la sofferenza di non potersi immedesimare
con l'oggetto del desiderio. Il desiderio è, in certo qual modo, quello che ha
detto Paolo nella lettera ai romani: è questa sofferenza di non aver raggiunto
l'armonia esistenziale. Gesù entra nella storia dell'uomo, gli parla in modo
verbale e non verbale, sviluppando il desiderio di una autenticità di vita che
solo nella sua persona si realizza.
Ecco
una prima sfumatura di questo desiderio che noi dobbiamo continuamente
realizzare. Se l'uomo non ha sete, non ha l'esigenza di bere, non nasceranno in
lui desideri da appagare. Se invece all'uomo viene l'intenso desiderio di
dissetarsi, anche per la calura, allora beve e si ristora.
L'uomo
storico è continuamente immerso nella grandezza divina che lo affascina e lo
porta continuamente ad andare avanti. Il desiderio va al di là della
concretezza della vita, parla attraverso la concretezza, ma va aldilà della
concretezza; è quello che avviene nella dinamica umana. La bellezza del Vangelo
è di essere un meraviglioso trattato di pedagogia e di psicologia. Gesù è
veramente la persona sommamente amata, e quando uno intensamente ama, si regala
aldilà del visibile. Gesù ci ama attraverso la sua persona per regalarci il suo
mistero divino. Di riflesso l'uomo quando risponde all'azione divina, si apre sull' infinito, che
non ha mai termine.
L'uomo
non comprenderà mai cosa voglia dire essere amati da Dio e l'uomo riuscirà
sempre a dire: ti amo sul serio? perché
l'amore è qualcosa che va al di là del contingente ma è l'anima del desiderio,
dove anche il sensitivo è un linguaggio che vuol regalare qualcosa di molto più
profondo! La Parola fatta carne diventa un desiderio che continuamente opera in
noi facendoci desiderare continuamente l'altro. La fede è questa intensa brama
di identificarci con Gesù.
E'
chiaro però che per entrare in questa visione dobbiamo prendere coscienza che
dobbiamo superare le nostre attese. Queste si ritraducono con la spiritualità
del bisogno e del dovere.
Innanzitutto
è necessario superare quella che chiamiamo oggi la spiritualità del bisogno
perché il bisogno tende ad essere soddisfatto e rimane legato alle realtà
transeunti e contingenti. Il desiderio invece non è mai soddisfatto perché il
desiderio è un trascendimento continuo.
Nello
stesso tempo occorre superare una spiritualità del dovere che imprigiona l'uomo
in parametri prefissati che gli impediscono di sviluppare l'autenticità della
propria persona. Il desiderio, da parte sua, è la libertà del cuore proiettata
in avanti.
Il
cristiano non è né l'uomo del dovere né del bisogno, il cristiano è il vivente
e creativo desiderio di qualcosa di grande che lo prende e lo attira in modo
veramente infinito e inesauribile. Quella Parola, che è Gesù, è entrata nella
sua vita e gli fa bramare l'Infinito. Anzi, più incontriamo il Signore più
aumenta il desiderio del Signore andando sempre più al di là di ciò che è legato al tempo e allo spazio.
Se riuscissimo a cogliere questa verità, ci accorgeremmo che Gesù è una parola
che non capiremo mai. Anzi, noi intuiremo il valore e il significato delle
parole di Gesù, delle divine scritture, dei riti della Chiesa solo bramando
l'infinito volto di Gesù. Come nella vita, quando c'è un'intensa relazione, le
parole sono dei semplici suoni che incarnano un rapporto meraviglioso
interpersonale, così noi ascoltiamo le parole di Gesù nella parola, nei riti,
nella vita, perché abbiamo un cuore aperto alla sua persona. Quando l'uomo nel
profondo della sua esistenza vive questo desiderio, il desiderio sarà il
propellente della sua storia. Potremmo addirittura affermare che quanto più
cresciamo negli anni tanto più cresciamo nel desiderio. Qualcuno dice: ma,
andando su negli anni, perdo la giovinezza. No! Vai su negli anni e diventerai più
giovane perché il tuo desiderio si illuminerà ancora di più d’eternità perché,
in certo qual modo, si relativizzano le cose, si coglie quello che è valore e
ci si immerge in un desiderio che avrà il suo compimento quando diremo: “ Padre
finalmente e in modo definitivo consegno la mia persona al tuo mistero di amore”.
Viviamo
così, in questa prospettiva che Gesù ci offre attraverso la parabola che
abbiamo ascoltato, e cresciamo nei desideri perché il desiderio è la vita della
vita. L'uomo quando non desiderasse più non è più un uomo. Camminiamo in questa
visione con tanta speranza.
L'eucaristia
che stiamo celebrando rappresenta l'incarnazione del desiderio che fa
desiderare il banchetto eterno del cielo. Dovremmo sempre approfondire il testo
che tante volte abbiamo citato “Beati gli invitati alla cena del Signore” che
dovremmo rileggere nel suo senso più originale “Beati gli invitati al banchetto
delle nozze dell'agnello”. L'eucaristia è il primo assaggio di una eternità
beata dove, come dicono gli evangelisti, Gesù in persona passerà a servirci e ricolmerà
di gaudio inesauribile le nostre persone. Questo sia il desiderio che vogliamo
incrementare in quest'eucaristia questa mattina. Siamo venuti alla celebrazione
eucaristica perché senza il Signore non possiamo vivere. Il desiderio della sua
parola è l'anima della nostra anima, e se il nostro desiderio sarà autentico,
non ci sentiremo delusi. Cristo Gesù ci ha parlato nella sua parola ricca di
silenzio e in un sacramento ricco di amore perché la nostra esistenza potesse
essere veramente una esistenza che vive un presente bramando intensamente un
futuro glorioso che sarà in paradiso.
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