OMELIA
La bellezza della vita è
pregustare quella comunione gloriosa del cielo a cui noi tutti siamo chiamati.
Il cristiano nel cammino
del tempo e dello spazio gusta continuamente quella eternità beata in cui in
Cristo Gesù ognuno di noi è già collocato, ma per realizzare questa grande meta
Gesù, oggi, ci offre due passaggi perché questa meta possa veramente
realizzarsi.
Noi abbiamo un'unica
guida: il Cristo!
E abbiamo un'unica parola:
il Cristo!
Due dinamiche questa
mattina Gesù ci potrebbe regalare per ricolmarci di fiducia e di speranza, in
modo che questo cammino di eternità beata non sia un'illusione, ma sia la
grande energia spirituale del cuore nel cammino della storia.
Innanzitutto Gesù è
l'unico Maestro ed è interessante come Gesù sia chiamato unico Maestro con
quella espressione: il Cristo, cioè colui nel quale il Padre ha rivelato la sua
fedeltà.
Avere Gesù come unico Maestro
è gustare in lui il Dio fedele, il Dio che non delude, il Dio che dà la vita
anche nel mistero della morte. Infatti, quando camminiamo nel quotidiano,
abbiamo sempre l'esigenza di avere un punto di riferimento e questo punto di
riferimento è una persona, Gesù, nella quale il Padre ha rivelato in pienezza
la sua fedeltà, avere Gesù come unica guida è gustare la fedeltà di Dio che non
delude.
Il cristiano sotto
l'incalzare di tante mentalità facilmente può essere tentato da diversi
interrogativi circa il senso portante dell'esistenza. Gesù questa mattina ci
dice che in lui, nella sua persona, nel suo mistero c'è la fedeltà divina e
tutto questo si realizza con la bella pennellata che l'apostolo Paolo ci ha
offerto nella seconda lettura: Gesù è il Maestro perché è la Parola!
Gesù è la guida perché
illumina la mente e riscalda il cuore.
Gesù è la parola, è la
luce che guida i nostri passi.
Ma cosa significa avere
il Cristo come la “Parola” che ci introduce nella fedeltà del Padre?
Due passaggi ci possono
aiutare per accedere a questa meravigliosa esperienza:
-
a livello di cuore è
necessario che desideriamo la sua comunicazione di salvezza, - e nello stesso tempo si manifesta indispensabile che questa parola operi in modo creativo in ciascuno di noi.
Quando Gesù nel testo
evangelico ha bollato gli scribi e i farisei, ha bollato uno stile esteriore di
vita, l'illusione di essere discepoli del Signore perché facciamo tante cose.
E' la perenne tentazione della cultura dell'immagine, del potere, del
produttivo.
Gesù vuole unicamente che
desideriamo la sua parola, come dice molto bene il salmo “lampada ai miei passi
è la tua parola, luce sul mio cammino”. In questo siamo ogni giorno chiamati a
leggere e rileggere continuamente la giornata meditando la parola di Dio,
desiderandola con tutto noi stessi.
Se Dio non ci parlasse in
Gesù, saremmo terra deserta e assetata. Nella parola divina gustiamo la
freschezza quotidiana del rapporto con Gesù. Possiamo veramente accedere a
questa esperienza di Gesù guida e maestro desiderando la sua parola. Dovremmo
sempre andare al bel testo profetico “fin
dal mattino rende attento il mio orecchio perché io ascolti come un discepolo”
come colui che non può vivere senza il Dio che gli parla.
Quando l'uomo entra
veramente in questa visione s'accorge del secondo passaggio a cui l'apostolo
Paolo stamattina si è richiamato: quella parola che è Gesù è parola di Dio! Che
opera in noi che siamo credenti… non è una parola che giunge all'intelligenza,
ma è una parola che penetra talmente nel cuore dell'uomo da creare quasi una
sintonia tra il “Dio in noi” e il “Dio che entra in noi”. Qui cogliamo un
atteggiamento molto importante. Noi non siamo chiamati ad ascoltare
semplicemente una parola come se ne potrebbero ascoltare tante. Ben sappiamo
che tante parole generano inevitabilmente una grande confusione esistenziale.
Noi tutti desideriamo una Parola che penetri talmente il cuore da dare senso
alla vita e il senso della vita è il pensare del cuore abitato da Dio.
Quando noi entriamo in
questa meravigliosa esperienza non riusciamo più a vivere se il Signore non ci
parlasse.
È’ qualcosa che dovremmo
riscoprire.
Il dramma della nostra
esistenza è il dramma delle tante cose religiose dimenticando che le cose religiose
hanno la capacità di far dimenticare l'uomo che ha un cuore religioso. È’ una
verità questa che alla quale Gesù questa mattina proprio ci vuol richiamare:
lui è la guida perché lui è quella Parola, non semplicemente umana, ma una
parola che noi intensamente desideriamo perché entrando in noi divenga il
calore della vita.
Quante illusioni rituali!
Quante illusioni
apostoliche! Quante illusioni di attività!
Quante illusioni illuministiche e cerebrali!
La bellezza della vita è
avere talmente Gesù nella mente e nel cuore che la sua parola, ardentemente
desiderata, diventi il significato portante dell'intero cammino della nostra
storia.
Non avete mai pensato che
i cristiani troppo praticanti possono far perdere la fede a chi sta cercando la
verità? Noi tante volte pensiamo che essere cristiani sia fare chissà quali
cose, dimenticando che la bellezza della
fede è una Parola, una Persona che
entrando in noi dà senso e luce alla nostra esistenza.
Allora, se entrassimo in
questa visione, si realizzerebbe il principio che abbiamo ascoltato da Gesù: “uno
solo è Dio: il Padre!”
Un simile itinerario ci
permetterebbe d'accedere a questa
esperienza del Padre che non è altro che entrare in un itinerario di
realizzazione della nostra vita.
La vera e unica meta
della nostra storia è giungere a contemplare il volto del Padre!
Il Padre ci parla
attraverso il Figlio perché in noi cresca
il desiderio del suo volto. Noi desideriamo la parola, il Cristo, la guida, la
fedeltà divina per accedere alla meravigliosa esperienza della persona del
volto del Padre. Se noi ci chiedessimo perché questa mattina siamo qui, l'unica
risposta che Gesù ci darebbe è molto semplice: " perché assetati - ci
direbbe Gesù - della mia parola, la accogliereste
come parola di Dio perché il cuore e la mente siano orientati al Padre e quando
noi veramente accediamo all'esperienza del Padre, tutto diventa eternità beata
e essenzialità di vita, verità autentica della nostra esistenza. Penso che
questa mattina il Signore convocandoci a sé ci dice le tante cose che noi pensiamo di fare
per dare gloria Dio, sono tutte vanità umane. La bellezza della vita è Gesù,
quel Dio che non delude, che attraverso la parola entra in noi plasma il nostro
cuore e ci dice: abbi sete del Padre…Padre nostro che sei nei cieli…
Entrando in questo
itinerario interiore questa mattina dovremmo tornare a casa nella profonda
convinzione che l'evento cristiano è di una semplicità eccezionale, non lasciamoci prendere dalle
tante organizzazioni che non sono evangeliche, abbiamo solo questo sguardo del
cuore “parla o Signore che il tuo servo ti ascolta” e allora percepiremmo
quella divina presenza che allieta il nostro cuore e ci dà la capacità di
camminare, di essere nella speranza. Gesù, questa mattina, è entrato in noi nella
Parola, tra poco entrerà in noi nel pane nel vino, e nel nostro cuore abitato
da un amore così inesauribile e nella speranza, anche nel buio del quotidiano.
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