At 3,13-15.17-19 1Gv 2,1-5 Lc 24,35-48
OMELIA
La presenza del Risorto
in mezzo a noi ci guida giorno per giorno a comprenderne il mistero attraverso
una intensa esperienza di comunione: l'essere nella comunione è la condizione
per poter gustare il Risorto. Nel desiderio di vivere intensamente questo
mistero, tale vitalità di comunione si costruisce nell'obbedienza alla parola che
abbiamo ascoltato questa mattina. Essa si costruisce coniugando continuamente
due aspetti della vita evangelica: l'ascolto della Parola e il mangiare con il
Cristo. Infatti davanti all'esperienza della risurrezione ci siamo accorti come
i discepoli coniugassero insieme gioia e perplessità e Gesù ha risolto questa
dialettica presente nel loro cuore appunto attraverso questi due avvenimenti:
le scritture e il banchetto. Queste due realtà sono tra loro intrinsecamente
unite perché accogliere la Parola è accogliere la rivelazione che Gesù fa di se
stesso poiché egli è il compimento nella rivelazione nell'antico Testamento e,
dall'altra, attraverso l'esperienza conviviale, Cristo entra nella persona dei
discepoli. Questo accogliere il Signore nel pane e nel vino diventa veramente
il luogo in cui si riconosce la sua reale presenza, anche perché l'evangelista
Luca attraverso la prima lettura ce lo ha detto: mediante la parola e la
condivisione del pane eucaristico noi riconosciamo che Gesù è l'autore della
vita.
La definizione
che Luca dà di Gesù, autore della vita,
è veramente la parola chiave poiché la bellezza d'essere autentici discepoli è
che nell'ascolto e nella comunione dei doni eucaristici il Signore ci regala la
vita, ci regala il senso di ogni frammento dell'esistenza, ci dà il coraggio
dell'entusiasmo pur nelle croci quotidiane. Infatti quando noi ci poniamo in
relazione con il Maestro e siamo quotidianamente sotto la sua influenza, egli diventa
l'autore della vita perché ci regala lo Spirito Santo, il respiro della nostra
esistenza. Una cosa che noi dovremmo profondamente riscoprire è che il nostro
respirare è segno della creatività dello Spirito Santo che ci regala il mistero
della vita. Inoltre Gesù, attraverso la sua presenza sacramentale nella Chiesa,
ci offre quel cuore innamorato che ci permette veramente di vivere. L'uomo
riesce a riscoprire la bellezza della sua vita attraverso l'esperienza
dell'abitare nel cuore di Gesù che è già in noi, che dilata nelle nostre
persone il suo amore portandoci a gustare il volto del Padre che è
fondamentalmente la grande meta della nostra vita. La bellezza perciò di
riscoprire giorno per giorno, domenica per domenica, la presenza del Risorto si
elabora nel coniugare nella parola e nel sacramento la costruzione della nostra
vera esperienza di vita.
Quanto più si
accoglie il Maestro tanto più lo si conosce e quando più lo si conosce noi
scopriamo la grande affermazione che l'evangelista Luca pone alla fine del
brano che abbiamo ascoltato, quando Gesù dà ai discepoli una missione tutta
particolare. L'esperienza che essi fanno del Risorto si deve ritradurre nella
testimonianza, nella conversione e della remissione dei peccati, perché
l'esperienza del Risorto genera un sorprendente risultato. Noi possiamo dire di
incontrare il Risorto perché la sua presenza rinnova radicalmente la nostra
vita. Infatti la verità della testimonianza si percepisce nell'esuberanza
propria del nostro cuore che è ricolmo della pienezza del rivelarsi di Dio. Chi
è testimone del Risorto comunica ai fratelli e condivide con loro
l'affascinante avventura del traboccare della pienezza dello Spirito che opera
nel suo cuore.
Partendo da
questo valore fondamentale scaturiscono due effetti. Infatti quando uno
incontra il Risorto, il primo atteggiamento è la conversione, dove la
conversione è nient'altro che il dilatarsi in ciascuno di noi della sua Persona
e della sua potenza salvifica. Noi qualche volta abbiamo un concetto negativo
di conversione come semplice esperienza ascetica. Se ci collochiamo nel suo
significato più profondo, scopriamo invece che la conversione è far fiorire una
presenza in noi che rigenera continuamente la nostra esistenza. Usando il
linguaggio della parabola la conversione è il lievito che fermenta la massa, è
una presenza che investe la nostra persona e ci dà il gusto della bellezza e
della novità della vita. Il Signore è veramente risorto perché in noi c'è
questo desiderio di autenticità, è una relazione che entra in modo così
profondo in noi e ci dà lo slancio per poter essere uomini che camminano alla
luce dell'autore della vita.
Quando l'uomo
riscopre questo valore, ritrova anche l'altro: la remissione dei peccati
riletta secondo la visione della Scrittura. Ecco perché l'autore della prima
lettera di Giovanni ci ha detto che chi
non si riconosce d'essere peccatore, la verità non è in lui. Nel confronto
con Cristo il battezzato si riconosce sempre peccatore ma con un cuore pieno di
fiducia. L'esperienza del Risorto è sperimentabile, quando questa fecondità
divina genera in noi l'armonia esistenziale. Purtroppo noi siamo facilmente
portati al negativo, soprattutto con le due parole “conversione e remissione
dei peccati”, mentre queste due parole sono dinamicamente positive. La prima è l'espressione
del fermento del Cristo in noi che progressivamente fa nascere l'uomo nuovo, e
la remissione dei peccati è l'armonia con il divino. Il perdono dei peccati è
la creatività di Dio nella nostra esistenza. In questo i discepoli sono
testimoni di una vita che percepisce fino in fondo questa potenza divina, che
dà ai discepoli la gioia della propria autenticità esistenziale. L'uomo si
ritrova veramente contento quando nel perdono del Cristo ha la gioia di essere
uomo nuovo, uomo risorto, uomo nel quale le meraviglie di Dio aprono orizzonti
veramente eccezionali.
Ogni volta che
noi ci poniamo l'interrogativo: ma il Risorto dove riusciamo a coglierlo perché
possiamo avere una rigenerazione continua? La risposta è abbastanza evidente
nei testi odierni della scrittura: attraverso la parola e i doni eucaristici
sentiremo in noi un propellente interiore che ci dà la capacità di camminare
nell’ autentica vita, che è un grande mistero di comunione fraterna.
Il Signore questa
mattina ci fa veramente riscoprire che la sua presenza è una meravigliosa
relazione nella quale noi veniamo rigenerati per essere la luminosità del suo
volto.
Ecco la gioia di
ritrovarci questa mattina nell'eucaristia, per riscoprire la bellezza di questa
testimonianza. Il Risorto ci rende uomini nuovi, ci regala la sua speranza, il Risorto
ci dice “con me cammina” e allora
usciremo da questa chiesa più luminosi, nonostante le difficoltà della vita. La
gioia del Risorto è una gioia che è sempre accompagnata dalla persecuzione e
dal dramma storico. Allora accostiamoci all'eucaristia con questo sentimento di
autentica novità di vita in modo che il cristiano dica che Gesù è risorto,
attraverso la bellezza, il coraggio del cammino quotidiano. Lì noi siamo
veramente risorti nel Risorto. È quella liturgia della vita che ci rende veramente
consapevoli di quelle meraviglie divine che fanno di noi uomini nuovi. Questo
sia il mistero che vogliamo vivere e condividere per crescere in quella potenza
dello Spirito Santo che fa nuove tutte le cose.
-
Nessun commento:
Posta un commento