OMELIA
L'esperienza del Risorto è fondamentale per
costruire la nostra esistenza. La Chiesa, dopo averci educato ieri a
sperimentare il Risorto come espressione di un dono nella fede e goduto nell'eucarestia,
oggi attraverso l'esperienza delle donne vuol indicarci un percorso perché
l'esperienza del Risorto possa diventare vita della nostra vita. Entrando
nell'esperienza di quelle donne, noi possiamo veramente intuire come il Risorto
ci venga incontro.
Innanzitutto entriamo nel mistero esistenziale
di queste donne che vanno al sepolcro. Un simile atteggiamento delle donne
esprime quello che è all'interno del cuore di ogni credente: cercare
continuamente il Signore. Quelle donne vanno al sepolcro perché in quel
sepolcro c'è il senso della loro vita, c'è colui per il quale esse hanno
camminato e hanno goduto di una presenza veramente illuminante e, perché stanno
cercando, hanno una convinzione interiore che non saranno deluse. In questo
contesto appare la fedeltà divina. Se andiamo al racconto di Marco siamo davanti
ad un terremoto, all'apparizione di un angelo, a un annuncio. Chiunque cerchi
nello Spirito Santo la verità, in modo sconvolgente dalla verità viene
raggiunto. La bellezza della fede è una ricerca che ci porta su un altro piano.
Se noi andiamo alla scuola dell'antico e del nuovo Testamento uno dei linguaggi
che le divine scritture ci offrono quando Dio si rivela è il terremoto, perché
il terremoto indica lo sconvolgimento che avviene nell'anima quando sta
cercando: è il salto di qualità! L'uomo cerca, ma non è la ricerca in quanto
tale che risolve il problema, se Dio non apparisse all'anima in tutta la sua libertà.
E l'immagine scritturistica del terremoto ritraduce come il cammino della fede sia
uno sconvolgimento. E allora ecco il saluto dell'Angelo, il saluto che annuncia
la resurrezione, ma la resurrezione è per l'uomo che nel profondo della sua
esistenza vive il salto di qualità. Non si giunge alla fede attraverso un
procedimento logico, ma attraverso qualcosa di grande che prende l'uomo e
quando l'uomo è davanti a questo mistero, nella verità e nella autenticità,
viene incontrato dal Risorto. Infatti è molto bello come l'evangelista Matteo
descriva con il linguaggio sensitivo la bellezza dell'incontro: adorare e
afferrare i piedi con le mani. È il momento potremmo dire di tipo sacramentale,
la ricerca diventa il luogo in cui Dio si rivela, ma questa rivelazione prepara
l'uomo all'incontro vero: il Risorto! Tutto ciò avviene attraverso l'incontro -che
non è intellettuale- ma l'incontro attira tutta la persona. Qualche volta noi
davanti all'esperienza della resurrezione siamo un po’ degli intellettuali o
dei volontaristi, dobbiamo lasciarci incontrare dalla piena personalità di
Gesù, il quale, appare con tutta la sua fisicità gloriosa. E quale sia stata
l'esperienza di quelle donne non lo sapremo mai perché l'incontro con il Risorto
è qualcosa che va al di là delle nostre possibilità o capacità di comprensione,
ma abbiamo la certezza attraverso quel processo narrativo che il Signore nella
sua sacramentalità incontra la nostra fisicità. Ecco perché in quell'incontro
misterioso noi cogliamo la sacramentalità della Chiesa, la sacramentalità dei
gesti di Gesù, la sacramentalità di un'esistenza che veramente incontra il Signore.
Se questa narrazione che l'evangelista Matteo
ci offre vuole diventare il senso della nostra vita dobbiamo sempre avere presenti
questi tre passaggi, al termine dei quali possiamo veramente dire come quelle
donne: Gesù è veramente risorto! Abbiamo sempre un animo in ricerca, nella fede
non c'è mai niente di ovvio, alle cose ovvie non si dà peso. La bellezza
dell'esistenza è ogni mattina metterci in cammino e andare dal Signore, dal
mistero che è il Signore e allora ogni giorno sarà sempre un piccolo terremoto.
Qualche volta non riusciamo a capire la bellezza della vita perché vorremmo che
la vita fosse sempre lineare, ma Dio appare in modo sconvolgente. Per fortuna è
sconvolgente perché ci colloca sempre in un'altra area, in un altro clima di
vita, in quella trascendenza, in quell'assoluto nel quale possiamo respirare il
Dio che parla, anche attraverso l'angelo, che è anche la vita quotidiana. In
questo gustiamo solo la premessa dell'incontro sacramentale. L'incontro
sacramentale è il gesto che l'uomo pone nei confronti del Signore che gli viene
incontro quando è stato dal Signore conquistato. Se manca questa conquista
anche i riti sono un peccato. È una cosa questa che dovremmo veramente riuscire
a cogliere. Quando guardiamo ai peccati liturgici già dell'antico testamento, noi
siamo in stato di peccato quando poniamo un rito senza contenuto, un rito che
affascina il sensitivo, ma non fa abbracciare il Maestro o meglio non ci
lasciamo fare abbracciare dal Maestro.
E' bello questa mattina, in questa esperienza
della Pasqua, della gloria del Risorto desiderare questo incontro. In certo
qual modo, quando ci accosteremo ad accogliere sacramentalmente il corpo e il
sangue del Signore, saremo prostrati come quelle donne in adorazione e
afferreremo i piedi di Gesù, per poter veramente lasciarci coinvolgere nella
sua persona. Davanti a questa esperienza così straordinaria che ci trasfigura
nel profondo del nostro essere, non possiamo non uscire e dire la luminosità
del Risorto ad ogni fratello che incontriamo. La vita di risurrezione è un
passaggio di luce in luce, di gloria in gloria, fino al momento in cui nella
realtà del paradiso abbracceremo eternamente il Signore in quel sacramento di
lode che durerà per tutta l'eternità beata. Viviamo questa metodologia che
l'evangelista Matteo ci ha regalato attraverso l'episodio delle donne in modo
che la nostra vita sia veramente risorta con il Cristo e questa risurrezione è
una vita interiore così profonda che ci dà speranza in qualunque tribolazione
la vita ci possa ogni giorno collocare.
-
Nessun commento:
Posta un commento