02 aprile 2018

Lunedì fra l'Ottava di Pasqua (Anno B)


At 2,14.22-33          Mt 28,8-15 
OMELIA

L'esperienza del Risorto è fondamentale per costruire la nostra esistenza. La Chiesa, dopo averci educato ieri a sperimentare il Risorto come espressione di un dono nella fede e goduto nell'eucarestia, oggi attraverso l'esperienza delle donne vuol indicarci un percorso perché l'esperienza del Risorto possa diventare vita della nostra vita. Entrando nell'esperienza di quelle donne, noi possiamo veramente intuire come il Risorto ci venga incontro.

Innanzitutto entriamo nel mistero esistenziale di queste donne che vanno al sepolcro. Un simile atteggiamento delle donne esprime quello che è all'interno del cuore di ogni credente: cercare continuamente il Signore. Quelle donne vanno al sepolcro perché in quel sepolcro c'è il senso della loro vita, c'è colui per il quale esse hanno camminato e hanno goduto di una presenza veramente illuminante e, perché stanno cercando, hanno una convinzione interiore che non saranno deluse. In questo contesto appare la fedeltà divina. Se andiamo al racconto di Marco siamo davanti ad un terremoto, all'apparizione di un angelo, a un annuncio. Chiunque cerchi nello Spirito Santo la verità, in modo sconvolgente dalla verità viene raggiunto. La bellezza della fede è una ricerca che ci porta su un altro piano. Se noi andiamo alla scuola dell'antico e del nuovo Testamento uno dei linguaggi che le divine scritture ci offrono quando Dio si rivela è il terremoto, perché il terremoto indica lo sconvolgimento che avviene nell'anima quando sta cercando: è il salto di qualità! L'uomo cerca, ma non è la ricerca in quanto tale che risolve il problema, se Dio non apparisse all'anima in tutta la sua libertà. E l'immagine scritturistica del terremoto ritraduce come il cammino della fede sia uno sconvolgimento. E allora ecco il saluto dell'Angelo, il saluto che annuncia la resurrezione, ma la resurrezione è per l'uomo che nel profondo della sua esistenza vive il salto di qualità. Non si giunge alla fede attraverso un procedimento logico, ma attraverso qualcosa di grande che prende l'uomo e quando l'uomo è davanti a questo mistero, nella verità e nella autenticità, viene incontrato dal Risorto. Infatti è molto bello come l'evangelista Matteo descriva con il linguaggio sensitivo la bellezza dell'incontro: adorare e afferrare i piedi con le mani. È il momento potremmo dire di tipo sacramentale, la ricerca diventa il luogo in cui Dio si rivela, ma questa rivelazione prepara l'uomo all'incontro vero: il Risorto! Tutto ciò avviene attraverso l'incontro -che non è intellettuale- ma l'incontro attira tutta la persona. Qualche volta noi davanti all'esperienza della resurrezione siamo un po’ degli intellettuali o dei volontaristi, dobbiamo lasciarci incontrare dalla piena personalità di Gesù, il quale, appare con tutta la sua fisicità gloriosa. E quale sia stata l'esperienza di quelle donne non lo sapremo mai perché l'incontro con il Risorto è qualcosa che va al di là delle nostre possibilità o capacità di comprensione, ma abbiamo la certezza attraverso quel processo narrativo che il Signore nella sua sacramentalità incontra la nostra fisicità. Ecco perché in quell'incontro misterioso noi cogliamo la sacramentalità della Chiesa, la sacramentalità dei gesti di Gesù, la sacramentalità di un'esistenza che veramente incontra il Signore.

Se questa narrazione che l'evangelista Matteo ci offre vuole diventare il senso della nostra vita dobbiamo sempre avere presenti questi tre passaggi, al termine dei quali possiamo veramente dire come quelle donne: Gesù è veramente risorto! Abbiamo sempre un animo in ricerca, nella fede non c'è mai niente di ovvio, alle cose ovvie non si dà peso. La bellezza dell'esistenza è ogni mattina metterci in cammino e andare dal Signore, dal mistero che è il Signore e allora ogni giorno sarà sempre un piccolo terremoto. Qualche volta non riusciamo a capire la bellezza della vita perché vorremmo che la vita fosse sempre lineare, ma Dio appare in modo sconvolgente. Per fortuna è sconvolgente perché ci colloca sempre in un'altra area, in un altro clima di vita, in quella trascendenza, in quell'assoluto nel quale possiamo respirare il Dio che parla, anche attraverso l'angelo, che è anche la vita quotidiana. In questo gustiamo solo la premessa dell'incontro sacramentale. L'incontro sacramentale è il gesto che l'uomo pone nei confronti del Signore che gli viene incontro quando è stato dal Signore conquistato. Se manca questa conquista anche i riti sono un peccato. È una cosa questa che dovremmo veramente riuscire a cogliere. Quando guardiamo ai peccati liturgici già dell'antico testamento, noi siamo in stato di peccato quando poniamo un rito senza contenuto, un rito che affascina il sensitivo, ma non fa abbracciare il Maestro o meglio non ci lasciamo fare abbracciare dal Maestro.

E' bello questa mattina, in questa esperienza della Pasqua, della gloria del Risorto desiderare questo incontro. In certo qual modo, quando ci accosteremo ad accogliere sacramentalmente il corpo e il sangue del Signore, saremo prostrati come quelle donne in adorazione e afferreremo i piedi di Gesù, per poter veramente lasciarci coinvolgere nella sua persona. Davanti a questa esperienza così straordinaria che ci trasfigura nel profondo del nostro essere, non possiamo non uscire e dire la luminosità del Risorto ad ogni fratello che incontriamo. La vita di risurrezione è un passaggio di luce in luce, di gloria in gloria, fino al momento in cui nella realtà del paradiso abbracceremo eternamente il Signore in quel sacramento di lode che durerà per tutta l'eternità beata. Viviamo questa metodologia che l'evangelista Matteo ci ha regalato attraverso l'episodio delle donne in modo che la nostra vita sia veramente risorta con il Cristo e questa risurrezione è una vita interiore così profonda che ci dà speranza in qualunque tribolazione la vita ci possa ogni giorno collocare.




-

Nessun commento:

Posta un commento