Gen 3,9-15 2Cor 4,13-5,1 Mc
3,20-35
OMELIA
Dopo aver celebrato la grandezza della storia della
salvezza attraverso la straordinarietà degli eventi che hanno caratterizzato la
vita di Gesù, ora la Chiesa riprende il suo cammino ordinario, perché la verità
di ciò che è straordinario nel tempo rappresenta il gusto dell'ordinario. La
bellezza dell'essere discepoli è costruire frammento per frammento la propria
imitazione di Gesù per poterlo veramente conoscere. E' la fecondità che
scopriamo nel vivere intensamente il tempo.
Il tempo, con tutte le sue caratteristiche, è
un dono dello Spirito Santo per crescere nella conoscenza di Gesù. Il testo
evangelico ci insegna che non dobbiamo procedere “per un sentito dire” quando
ci poniamo la domanda chi possa essere Gesù. Dobbiamo entrare in quella
intimità del Maestro, con la conseguenza che noi non lo conosciamo perché ne
abbiamo avuto semplicemente notizia, ma perché ognuno di noi l'ha profondamente
"conosciuto" nello stile di vita. Usando l'immagine con la quale si è
concluso il Vangelo odierno, dobbiamo entrare in una familiarità che è
superiore alle familiarità umane per poterne godere la presenza, gustarne la
sapienza e avere il coraggio della vita.
Conoscere Gesù è il momento migliore per
ritrovare la serenità e il coraggio della lotta. Ecco perché la parola di Dio
di questa mattina ci pone dinanzi ad un aspetto della vita cristiana alla quale
noi prestiamo poca attenzione. Quando siamo rinati dall'acqua e dallo Spirito,
ci è stata data l'unzione catecumenale per farci comprendere che chiunque
divenga discepolo del Signore è chiamato a lottare, e a lottare continuamente,
perché la lotta rappresenta la capacità progressiva di conoscere Gesù anzi, la
conoscenza di Gesù ci dà la capacità di superare ogni conflittualità della vita.
Le conflittualità del quotidiano diventano la fecondità dell'esistenza, il
luogo privilegiato, per poter essere veramente noi stessi. È molto bello come
l'apostolo, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, ha fatto
un'affermazione molto bella che ci deve continuamente aiutare a non essere
scoraggiati nell’avventura che ci permette di conoscere veramente Gesù,
nonostante le tribolazioni esistenziali. Così ha detto l'apostolo Paolo: Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche
il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova
di giorno in giorno. Un simile stile di vita è pienamente possibile perché noi non abbiamo lo sguardo su
ciò che passa, ma su ciò che rimane. Così ancora ci ha suggerito Paolo: Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose
visibili, ma su quelle invisibili, perché lo cose visibili sono di un momento,
quelle invisibili invece sono eterne. Ecco il primo elemento che la Chiesa
con la parola di Dio ci regala questa mattina perché possiamo conoscere
veramente Gesù anche nelle tribolazioni storiche perché esse sono l'occasione
per dilatare questa conoscenza di Gesù che è il criterio portante della vita. E’
la speranza del possibile nell'impossibile!
Ma c'è un secondo elemento che dalla Parola di
questa mattina emerge perché la nostra esistenza nella conflittualità possa
veramente rinnovarsi ed evidentemente costruire un'esperienza nuova, ed è il
mistero della comunione. Gesù ci ha detto chiaramente che dove domina il
demonio c'è la divisione. Usando il linguaggio della prima lettura possiamo
chiaramente affermare che dove c'è la cultura del sospetto non si verifica mai
un'esperienza della comunione. Ovunque domini il sospetto nelle dinamiche
relazionali non può mai nascere un vero cammino di comunione. Come si
costruisce l’uomo nuovo? Nell’ amore alla fraternità.
Noi conosciamo Gesù e abbiamo la capacità di
vincere il maligno perché la sua presenza è la forza dell'impossibile, ma la
conoscenza di Gesù passa attraverso il gusto della fraternità. Adamo ed Eva
hanno sbagliato perché sono stati soggiogati da quella cultura del sospetto che
ha eliminato la profondità del valore della vita, vista come una intensa
vitalità di comunione. Dove c'è comunione nello stile del Vangelo, lì c'è
vittoria perché la conoscenza di Gesù passa attraverso l'esperienza della
comunione.
Se guardiamo attentamente il mistero della
vita quotidiana ci accorgiamo come essa sia sempre fonte dei nostri non pochi disagi,
dei grandi interrogativi, con il rischio di rinchiuderci nelle nostre paure. Lo
Spirito Santo ci insegna che dobbiamo costruire il nostro quotidiano attraverso
quella conoscenza prodigiosa di Gesù che ci dona fiducia, fraternità,
solidarietà, l'essere l'uno nell'altro lasciandoci penetrare dalla bellezza
affascinante e amorosa di Gesù con la quale costruiamo i nostri rapporti
reciproci.
Le tenebre della storia si coniugano
attraverso il dramma della divisione e della non conoscenza di Gesù; i drammi
della storia si possono vincere veramente se, attraverso la conoscenza di Gesù
- una conoscenza percepita nella fraternità - sappiamo creare una vita di
comunione nelle nostre relazioni feriali.
Tutto questo è possibile se ritroviamo una
caratteristica della vita cristiana alla quale tante volte noi non prestiamo
sufficiente attenzione: quando ci hanno battezzato siamo stati dei “rinati
dall'acqua e dallo spirito” e in quel momento il fascino di Gesù è stato il
grande valore, e per lui e con lui lottiamo ogni giorno per vincere quel
maligno che vuol distruggere quell'esperienza di fraternità che rappresenta il
terreno ideale per conoscere con tutto il cuore la figura del Maestro.
Ecco perché nella lotta contro le tenebre
della storia noi dobbiamo entrare nella consapevolezza di chi siamo: discepoli
che nel mistero dell'incarnazione della pasqua si lasciano affascinare dalla
persona di Gesù, quel Cristo meraviglioso, che genera fraternità.
Se è vero che l'esistenza è ricca di grandi
tormenti e di tante lacrime, tuttavia la presenza del Cristo, goduta in
fraternità, ci permette giorno per giorno di essere vittoriosi, nel costante
processo di attrazione amorosa nel suo mistero di salvezza. Anche noi dovremmo
fare nostro ciò che Paolo ha detto molto bene: ho creduto perciò ho parlato. “Ho percepito il Cristo in me come il
Signore della mia vita e di riflesso ho parlato, ho regalato ai fratelli la
gioia della speranza di quella fraternità che ci permette di vincere il male,
il buio, la tragicità dell'esistenza".
Questa
è la nostra ordinarietà, che apre orizzonti infiniti di gloria.
In questo clima di luce, che vive del fascino
di Gesù e della comunione fraterna, non lasciamoci prendere dalle forme
esteriori o straordinarie della vita che oggi ci sono e domani non ci sarebbero
magari più, ma lasciamoci conquistare spiritualmente da quella fraternità costruita
in Gesù che ci dà il coraggio e la forza di vincere ogni tenebra. Questo
significa essere abitualmente alla scuola del Maestro, accogliendone lo stile
di vita.
L'Eucaristia che stiamo celebrando ci regala
questa meravigliosa verità: è bello venire in chiesa la domenica, partendo dai
tormenti e dalle oscurità, dalle tentazioni della storia e poterci dissetare
alla presenza del Maestro che ci regala la sua Parola, la sua inconfondibile
presenza. In quel pane e in quel vino Egli ci dice: "Io sono con te, sono
l'Invisibile che dà forza al visibile per generare speranza nel concreto oscuro
del quotidiano”.
Con questa vitalità interiore, facciamo nostro
il Mistero operante in quest'Eucaristia per essere persone ricche di fiducia e
di speranza in modo che comunque siano i tempi, magari disastrosi, abbiamo una
certezza: dove c’è il Signore, vissuto nella comunione fraterna siamo già
vittoriosi, ce lo ha detto molto bene Paolo. In questa affascinante esperienza
sacramentale viviamo questa fraternità eucaristica contenti che, con il Signore,
siamo sempre vittoriosi e nella vittoria di Cristo già pregustiamo l'eternità
beata.
-
Nessun commento:
Posta un commento