XIV DOMENICA T.O. - ANNO
B –
TRASFIGURAZIONE DELL’ICONA DEL SANTO
JESUS
Ap 5,6-14 Eb 1,3-12 Lc 24,35-48
OMELIA
Ascoltare la parola di Dio è ritrovare ogni giorno
la luce per camminare in qualunque situazione della storia. Questa parola di
Dio è nient'altro che la persona stessa di Gesù che attraverso la sua
esperienza pasquale diventa la grande speranza dell'intera umanità. È quello
che Gesù ci dice questa mattina attraverso la parola che abbiamo ascoltata,
soprattutto nella pregnanza del testo dell'Apocalisse che potremmo
interpretarlo come il metodo attraverso il quale leggere in modo sereno e
positivo la nostra esistenza.
È bello andare al
contesto nel quale si deve collocare il brano che abbiamo udito: la chiesa,
davanti al dramma delle persecuzione, si pone la domanda: cosa vuol dire il
travaglio della nostra storia? Quale ne è il significato? Davanti a queste
domande che l'uomo anche dei nostri giorni si pone, la visione che appare nel
testo è quella della gloria di Dio: Dio in persona tiene mano il libro della
storia, un rotolo scritto all'interno e all'esterno, e nessuno riesce a leggere
il suo contenuto. Colui che sta vivendo quella visione piange: non riesce a
intuire il senso di quella visione. E allora appare l'Agnello immolato e ritto
in piedi. Davanti al dramma della storia, l'uomo non riesce a decifrarla nella
propria povertà, ma quando appare l'Agnello, immolato e ritto in piedi, in quel
momento tutto diventa luminoso perché l'Agnello immolato e ritto in piedi è l'interpretazione
della storia. Il cristiano è immerso nel travaglio della vita, spesse volte non
riesce a coglierne il senso, ed entra facilmente in una assenza interiore di
slancio esistenziale: si ritrova in una vita senza senso. Anche per noi appare
l'Agnello, la Parola! È qualcosa che ben troviamo nel testo che abbiamo
ascoltato nel Vangelo, dove Gesù in persona, diventa il grande interprete della
parola e quindi della storia. Le oscurità che la vita tante volte presenta
vengono illuminate da questa attrazione nella morte, sepoltura e resurrezione
di Gesù. È Gesù nella sua luminosità l’interprete della storia.
Noi davanti agli
interrogativi della vita cerchiamo tante possibile soluzioni, soprattutto in
questo momento di dominio delle scienze umane, ma la vera soluzione è guardare
all’Agnello, guardare a colui che è divenuto la luce delle nazioni, la speranza
dell'umanità, il coraggio quotidiano per affrontare ciò che umanamente è
veramente incomprensibile. Davanti a questa visione, riusciamo a intuire che
Gesù interpreta esattamente la Parola e quindi la storia, perché la sua vita - come
ce l'ha detto l’autore della lettera agli Ebrei - è l’oggi dell'antico testamento, rappresenta
il compimento della divina rivelazione.
Questa mattina
rileggere questi testi biblici è ritrovare quella che è la luce che illumina la
nostra esistenza, il Cristo! Quando noi abbiamo davanti il Cristo ci
innamoriamo di lui, allora tutto diventa luminoso. La sua parola è Lui, è Lui
che in mezzo a noi ci spiega l'antico testamento, dà luce alla nostra esistenza
e nello stesso tempo ci offre la linea per crescere nella speranza.
Nel testo dell'Apocalisse
c'è un'immagine che ci può aiutare a entrare in questa meravigliosa ricchezza.
Quando l'autore sacro cerca di entrare nel giorno del Signore, nel significato
della grande assemblea domenicale, si dice che vide la voce. Questa espressione che noi tante volte non riusciamo a percepire
perché grammaticalmente si “ascolta” la voce, e non si “vede” la voce, tuttavia
il testo sacro è così ricco e anche umanamente così profondo che è estremamente
vero. L'esempio molto semplice che possiamo portare dalla vita è quando noi
stiamo parlando al telefono con una persona, una persona a cui vogliamo
veramente bene, a una persona che è il senso della nostra vita: mentre ne
ascoltiamo la voce la stiamo vedendo! La bellezza di ascoltare al telefono la voce
di una persona amata è vederla, perché il cuore non ascolta soltanto: il cuore
mentre ascolta vede! Tant'è vero che dal vibrare dei suoni al telefono cogliamo
esattamente il tipo di reazione interiore che ha la persona alla quale stiamo
parlando.
Quando l'autore
dell'Apocalisse dice di "vedere la voce", la ragione di una simile
affermazione la troviamo nella consapevolezza che al centro della nostra
esistenza c'è il Cristo e perciò quando udiamo le parole della rivelazione,
leggiamo le divine scritture, il cuore è preso dalla persona di Gesù e quando
il cuore è preso dalla persona di Gesù è Gesù stesso che interpreta quella
parola, perché Gesù è quella parola.
Quando l'uomo
ritrova questa bellezza di Gesù che regala se stesso attraverso la Parola, noi entriamo
nell'armonia. A quel pianto iniziale del capitolo quinto dell'Apocalisse si
sostituisce l'inno di lode da parte di tutta l'umanità che si prostra davanti a
Dio e all'Agnello. L'Agnello accolto e vissuto genera l'uomo dell'armonia, ed è
molto bello come nella visione appaiono quattro vegliardi (i quattro punti
cardinali), e i 24 seniori si prostrano (essi sono la sintesi dell'antico
testamento, e del nuovo testamento) davanti all' Agnello perché in Gesù c'è la
rivelazione luminosa del mistero di Dio.
Chi accoglie la
parola che è Cristo, se pur nella storia è immerso in tante lacrime, in tanta
confusione, tuttavia appare quell’Agnello che con la sua persona ci regala
quella luminosità, per cui noi non possiamo non prostrarci davanti a lui
cantando, perché in lui c'è la speranza della nostra vita. Questa è la verità,
non nelle immagini che possono aiutarci, ma non sono la verità.
È drammatico
quando noi sostituiamo alla Verità le immagini; in quel momento che cosa adoriamo?
Dio, o siamo
idolatri?
È molto bello
come papa Benedetto affrontando il tema delle idolatrie disse, citando un
rabbino: l'idolatria è vedere un volto
senza volto. Un'immagine non mi dà il volto di Dio, perché è una
rappresentazione figurativa, la Parola invece, è Cristo stesso che entra in
rapporto con noi e ci illumina, ci riscalda, penetra in noi e attraverso la sua
presenza mediata dalla parola dà l'entusiasmo alla nostra vita. Chi è
innamorato di Cristo non ha bisogno delle immagini; le immagini servono quando
una persona è assente…non facciamo così anche noi? Conserviamo le fotografie
delle persone che sono assenti, ma quando sono presenti non abbiamo bisogno di
immagini. La bellezza della presenza, è questa relazione luminosa che ci fa
camminare nel tempo e nello spazio dandoci quel valore umano che le immagini
non danno.
È bello trovarci
all'Eucaristia, qui c'è il Signore, qui stiamo vedendo la voce, udiamo tante
parole, tante preghiere, tanti silenzi, ma il cuore sta contemplando il Signore
glorioso che porta i segni della passione. Innamoriamoci di Gesù, tutto il
resto oggi c'è, domani non c'è più, è sufficiente un terremoto che distrugge
tutto, ma il Signore è il vivente, quella parola che dà a noi l'entusiasmo
della vita e ci dà il coraggio di essere nella luce nonostante il buio.
Accostandoci ai
divini misteri lasciamoci illuminare da questa presenza che diventa il coraggio
storico immersi in una vera eternità beata, e allora il Signore che è in mezzo
a noi ci ricolmerà di gioia, diventerà il grande interprete della scrittura
della nostra vita e noi con i 4 vegliardi e i 24 seniori ci prostreremo davanti
a Dio e all’Agnello e avremo trovato la gioia della vita nel Signore Gesù per
noi morto e risorto, e di conseguenza cantiamo la vita perché la vita sarà
sempre ricca di speranza.
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