07 ottobre 2018

XXVII DOMENICA T.O. - ANNO B –



ANNIVERSARIO DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA PARROCCHIALE - Solennità -
Ez 43,1-2.4-7              Pt 2,4-9     Gv 4,19-24
OMELIA
La nostra esistenza è continuamente una ricerca orante del mistero di Cristo e il fatto che la Chiesa oggi dedichi una particolare solennità alla dedicazione di un tempio è perché il centro e il significato di un luogo di culto stanno nel riscoprire l'oggi quotidiano nel mistero di Cristo. È la bella affermazione che abbiamo ascoltato nel Vangelo ma viene l'ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. La comunità cristiana è chiamata vivere questa affermazione di Gesù. La Chiesa, dice Gesù, non è né a Samaria, né a Gerusalemme: la Chiesa è qualcosa d'altro che va al di là del tempo e dello spazio, perché è nascosta nel mistero della rivelazione che Dio fa di se stesso all'intera umanità.
È importante innanzitutto superare alcuni modi con i quali noi comprendiamo o tentiamo di comprendere la chiesa per ritrovarne il sapore evangelico.
È chiaro che la Chiesa non è un edificio in cui si compiono riti o si fanno le proprie devozioni personali, la chiesa non è legata a uno spazio e un tempo, la Chiesa è un sacramento dove il Signore è il Signore.
Di riflesso la Chiesa non è l'autorità gerarchica, poiché anch'essa appartiene alla comunità dei salvati. Diversamente cadremmo in un discorso di potere perché chiunque nella Chiesa si pone in stato di servizio, ha il carisma della comunione e non altro. Infatti dovremmo evitare tante volte di intendere la Chiesa come un'esperienza gerarchico-clericale che non è Vangelo. Quando noi ci lasciamo attirare nel mistero della Chiesa dobbiamo eliminare tante visioni, che il mondo massmediatico ci potrebbe propinare. Infatti, in modo paradossale, potrebbero cadere tutte le chiese, ma la Chiesa rimane. È una verità sulla quale noi dovremmo continuamente ritornare perché spesse volte quando noi parliamo di chiesa parliamo di cose molto esteriori. Di conseguenza la domanda che noi dovremmo porci è questa: che differenza c'è tra una chiesa e un tempio-luogo di culto?
Gesù ha evidenziato molto bene nel discorso alla samaritana il senso della chiesa: essa è il segno sacramentale della comunità cristiana che contempla il Cristo in mezzo al suo popolo. Se manca questo criterio non c'è Chiesa, perché rimarremmo imprigionati in una lettura molto estrinseca e fenomenologica. Infatti potremmo definire la Chiesa come una comunità che vive in atto la reale presenza di Gesù. Se oggi ci siamo riuniti qui è solo per il fascino di Gesù, fuori da questo orizzonte la chiesa non ha senso. Ecco perché il criterio è che il Cristo che ci ha convocato ad essere comunione nella comunità è colui che desidera relazionarsi con noi per regalarci, nello Spirito Santo, la comunione con il Padre. Questo è il grande mistero nel quale noi siamo inseriti, ecco perché la Chiesa dà grande valore a un tempio perché dedicare un tempio è dire: poniamo il segno di una comunità che vive la comunione attorno a Gesù Cristo e nello Spirito Santo per glorificare il Padre. La chiesa è una comunità che respira l'Invisibile poiché la bellezza di ritrovarci in una assemblea è respirare l’Invisibile; quando noi ci raduniamo la nostra interiorità è talmente attratta da Gesù Cristo per cui, nello spirito Santo facciamo comunione, perché con Gesù possiamo adorare il Padre. La Chiesa è una comunità riunita nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Di riflesso il valore e il significato della Chiesa si riassumono in quattro passaggi che dovrebbero aiutarci a trovare grande libertà interiore.
Innanzitutto ci ritroviamo qui per dare corpo a Gesù risorto.
Se noi ci poniamo la domanda perché questa mattina siamo qui, la prima risposta è perché ritrovandoci insieme, Gesù si rende realmente presente. È la comunione fraterna che è un canto al Risorto; se non c'è questo desiderio del Risorto cos'è la Chiesa? Luogo di riti, di devozioni, e nient'altro. È la bellezza feconda di ritrovarci per gustare il Risorto perché il Risorto ci possa parlare! È bello entrare in chiesa con questo fascino di Gesù e dire a Gesù: “Parla o Signore che la tua comunità ti ascolta, perché sulla tua Parola noi costruiremo una vita”, è la bellezza dell'ascolto della Parola che non è semplicemente un rito, ma è una condivisione che Gesù fa con noi del mistero della salvezza. Entriamo in chiesa in un fascino che diventa ascolto.
Se noi non collochiamo così la nostra vita, la Chiesa è una fredda struttura culturale. Riuniti attorno alla Parola, Gesù ci convoca attorno alla sua mensa. Usando il linguaggio ci convoca attorno al suo tavolo. I bizantini chiamano l'altare la “santa tavola” perché la bellezza di una comunione è Gesù, che dopo averci regalato la sua Parola, ci dice: condividi con me la mia Pasqua, il mio mistero. In quel mangiare e bere non troviamo altro che la gioia di essere con Gesù.
È una cosa questa che noi dovremmo ritrovare. Attorno a quel tavolo c'è la comunità degli assetati e degli affamati di Gesù. Non è un semplice rito, accostarci all'Eucaristia è la gioia di Gesù che attorno a un tavolo ci dà da mangiare e da bere, Lui personalmente. È una cosa che dovrebbe inebriarci. Gesù nel momento che ha detto è venuta l'ora ed è questa in cui adorerete il padre in spirito e verità ci dice: siate comunione in me, nella mia parola siate illuminati, attorno al mio tavolo nutritevi della mia presenza e se riusciamo a rileggere così la verità della Chiesa, dovremmo poi uscire nel mondo proclamando le meraviglie di Dio. Come è brutta quell'espressione che noi tante volte usiamo: oggi sono andato a messa… è un cristiano molto povero che si è fermato al rito. Oggi siamo chiamati a proclamare che abbiamo goduto la presenza di Gesù che è entrato talmente in noi che uscendo dalla chiesa - uso un linguaggio di Luca - dovremmo essere ubriachi di Spirito Santo. La profondità di essere insieme diventa di conseguenza uno slancio di comunione fraterna, di condivisione, di speranza, di creatività da tutti i punti di vista. È un dono che dobbiamo rendere creativo, sono le scelte che ognuno di noi fa nella storia. Essere Chiesa è lasciarsi illuminare dal calore di Gesù in un clima di invisibile Spirito Santo perché le scelte siano il linguaggio che nascono dall'incontro con Gesù. Se la Chiesa non fosse questo, non avrebbe niente di rivelato. Ogni volta che ci riuniamo nello Spirito Santo respiriamo questo clima che il Risorto ci dice: "Va’, incarna secondo il tuo spirito questa meraviglia che ti ho regalato e allora la vita è un diffondersi universale di amore trinitario. Non esistono le parrocchie, esiste la comunione universale della Chiesa in una comunione nella Trinità, la parrocchia è una struttura giuridica, non sacramentale. Allora entriamo in questo grande mistero, respiriamo questa comunione fraterna nella quale Gesù ha detto né su questo monte, né in Gerusalemme per cui paradossalmente se ci fosse un terremoto che distrugge tutte le chiese, non abbiamo problemi, ci ritroviamo, siamo Chiesa, anzi siamo veramente Chiesa! Allora chiediamo allo Spirito Santo questa purezza di cuore in modo che dedicare un tempio sia riscoprire un modo di vivere la fede: passare davanti ad una chiesa è fare un atto di fede: "la mia vocazione è essere comunione in Cristo Gesù e nello Spirito Santo con l'intera umanità". Quando noi possiamo veramente entrare in questo fiume di grazia di vita, di vita divino-umana, potremo dire: è bello essere Chiesa, diversamente potremmo avvertire che il tempio non è più il fiume d'acqua viva che sgorga dal tempio del Signore. È la bella visione che ci dà Ezechiele dove nei tempi messianici, la gloria di Dio riempie sì il tempio, ma soprattutto riempie il popolo riunito perché dove c'è il Signore c’è la fedeltà di Dio. Questo è il grande mistero che vogliamo vivere e condividere questa mattina in modo da poter trovare quella purezza di cuore che ci dice: quando si è in Gesù si abbraccia il mondo intero e il mondo intero è in mezzo a noi ogni volta che ci lasciamo affascinare da Cristo Signore.




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