Sap 7,7-11 Eb 4,12-13 Mc 10,17-30
OMELIA
La bellezza d'essere discepoli di Gesù si costruisce nel lasciarci
attirare ogni giorno nel suo mistero assumendone la mentalità. L'esperienza
cristiana è un modo di amare e di vedere il reale. Gesù è entrato nella nostra
storia per illuminare il cuore e la mente perché facessimo scelte che fossero
secondo il Vangelo, ed ecco perché questa mattina la Chiesa ci invita a pregare
Dio che ci doni la sapienza, che è il compimento dei doni dello Spirito Santo,
dove la sapienza è nient'altro che uno stile interiore di vita che ci permette
di essere in tale sintonia con Gesù da avere risonanze interiori che
corrispondono al suo cammino interiore.
Il cristiano ha la vocazione di amare la vita con il cuore stesso
e la mente di Gesù.
La sapienza non è un fatto intellettuale, la sapienza è uno stile esistenziale,
che anima l'uomo, le sue facoltà, le sue scelte, i suoi atteggiamenti perché la
sapienza anima l'uomo che ha un cuore illuminato, il quale attraverso i battiti
quotidiani, è in perfetta sintonia con i battiti del cuore di Gesù. Ecco perché
il cristiano ogni giorno dà ospitalità a Gesù perché rendendo Gesù “ospite
ordinario della vita” nasce una tale sintonia interiore così intenso che,
inevitabilmente, il cuore e la mente, sono il cuore e la mente di Gesù.
Noi qualche volta dimentichiamo questa caratteristica dell'essere
discepoli poiché pensiamo che l'essere discepoli sia fare chissà che cosa, la
bellezza di essere discepoli è d'essere in sintonia di cuore.
Il vero testimone è colui che legge la storia con la sensibilità
di Gesù e quando l'uomo desidera accedere a questa sensibilità e a
quest'esperienza si innamora della Parola, si lascia penetrare dalla Parola,
diventa la Parola. Se Gesù è la parola del Padre uscita dal silenzio di Dio, la
sapienza è una continua supplica perché questa Parola, uscita dal silenzio di
Dio, penetri in modo efficace nella nostra vita, dove la parola è il Cristo
inabitante. La sapienza è essere cardiacamente illuminati dalla presenza di Gesù-Parola.
Come sarebbe bello se il cristiano, nell'itinerario della sua vita,
avesse questo intenso desiderio di lasciar qualificare i pensieri e gli
atteggiamenti del cuore da un Cristo che vive nel silenzio del Padre, e che illumina,
stimola, guida i nostri passi. Quando il cuore è veramente innamorato ama e ragiona
con il cuore di chi lo ama, perché si realizza una tale sintonia esistenziale.
La bellezza relazionale è essere all’unisono, ciascuno con la sua originalità,
nella sensibilità del Vangelo perché la sensibilità del Vangelo è più profonda
dei linguaggi culturali. Possono esserci tanti linguaggi culturali, ma una
sensibilità unica. La Parola entra in noi, acquista tutta la sua verità nella
nostra accoglienza attiva, ci regala la sua profondità e diventa l'anima della
nostra anima, dovremmo nella nostra esistenza dire: “così dice il Signore che abita in me e che qualifica il cuore e la
mente”. In un simile contesto, la Parola non è più una realtà scritta, non
è più parola udita, ma una parola personale che è penetrata nella nostra
persona e la qualificata. Come sarebbe bello se noi potessimo dire: “Signore quello che mi dici è ciò che voglio
fare!”. Sicuramente l’uomo è peccatore, quindi sempre un alunno molto discolo
davanti alla persona di Gesù, tuttavia dobbiamo imparare che la bellezza nel
quotidiano è lasciarsi penetrare dalla Parola.
In un simile orientamento allora nasce in noi una domanda: come,
questa sapienza, che illumina e qualifica il nostro cuore può diventare una
parola che anima la nostra storia? E la risposta ce l'ha data Gesù. Nel brano
evangelico per ben due volte si parla dello sguardo di Gesù, prima nei
confronti di quella persona, poi nei confronti dei discepoli.
Uno ascolta quando ha l'occhio del cuore libero.
Il Vangelo ovviamente parlando a una cultura giudaica usa il
termine “ricchezza” perché la cultura giudaica è molto concreta e sensitiva, ma
il discorso di Gesù è più profondo; quella
persona non aveva la sintonia di occhi,
non si lasciava penetrare dall'occhio di Gesù, in certo qual modo nella sua
vita esistevano dei presupposti di oscurità, non aveva la purezza del cuore,
perché quando si entra nella purezza degli occhi, in quel momento, nasce una
tale sintonia per cui alle tante parole e pensieri si sostituisce lo sguardo e
quando lo sguardo è puro è penetrato dalla Parola. La Parola entra nel cuore
dell'uomo quando questi ha lo sguardo tutto attirato alla bellezza divino-umana
di Gesù. Quando lo sguardo è attirato da qualcosa di grande e di luminoso non
esistono più condizionamenti, non esistono più paure, non esistono più tensioni,
ma un fascino che penetrando in noi attraverso lo sguardo, dice: a Dio nulla è impossibile! I
ragionamenti degli uomini dicono è impossibile, lo sguardo dell'amore di Gesù
ci fa capire tutto è possibile… è la bellezza di lasciarsi invadere da una
persona. Noi ragioniamo troppo, non abbiamo l'occhio puro e l'occhio puro è
l'occhio che ormai nel fascino di Gesù ha superato i condizionamenti storici,
si lascia invadere da una presenza che, attraverso la Parola, genera in noi la
vera sapienza. La sapienza del cuore innamorato è Gesù che permea tutta la
nostra persona e ci dà quella capacità di lettura del reale che diventa la
bellezza e la profondità della vita, è entrare nella vera libertà nel cuore.
Gesù non ci parla per darci tante notizie, ma ci parla perché possiamo essere
sincronizzati sul suo mistero uscito dal silenzio di Dio. Non è parlando che
risolviamo gli interrogativi della vita, ma entrando in quel silenzio dove la
presenza di Gesù diventa una parola molto più profonda dei linguaggi storici
perché gli occhi parlano a un cuore veramente aperto.
Noi sappiamo che, quando parliamo con qualunque persona,
l'attenzione è la relazione oculare perché quando c'è la relazione degli occhi tutto
è comprensibile, quando non c'è la relazione degli occhi tutto è complicato
perché in quel momento le paure dell'uomo arrivano, fanno ragionare, creano i
blocchi, gli stress psicologici e siamo nella schiavitù del contingente. In
questo Gesù stamattina ci ha dato una grande svolta: gli occhi, affascinati da
lui, diventano il luogo in cui Lui semina la sua presenza - che è la parola -
perché possiamo lentamente entrare in quella sua mentalità che è il criterio
portante della nostra vita. L'essere sapienti è nient'altro che, con tutta la
nostra libertà, con tutta la nostra sensibilità, con tutto quello che siamo,
lasciarci penetrare dall'Amato per eccellenza e in quel momento la vita diventa
diversa. Un simile quadro di lettura ci fa comprendere perché sia difficile
credere oggi: si corre sempre, non ci si guarda più in faccia e non c'è il
silenzio delle relazioni degli occhi, che è il linguaggio del cuore. È la
bellezza di perdere il tempo per il linguaggio degli occhi per entrare in una
sapienza che ci permette di essere persone che si capiscono, perché quando il
cuore capisce, la mente ragiona e le azioni cantano libertà.
Viviamo questo mistero accostandoci a Gesù Eucaristia. L’Eucaristia
è il Cristo che rivitalizza le nostre persone, l'Eucaristia è il Signore che
alimenta la sua presenza in noi e ci dà la bellezza della sua sapienza. Essere
nella convivialità eucaristica è guardarsi in faccia, nella gioia anche del
silenzio moderato, dove le parole non disturbano il silenzio, ma si assume una
sensibilità che da quella convivialità diventa bellezza, esultanza, gioia di
vita.
Chiediamo al Signore questa meravigliosa avventura del sogno dei
sogni: l’armonia della vita, ma Gesù ci dice che con questa metodologia tutto è
possibile. L'uomo che pensa d'essere il grande protagonista della sua vita
ritiene che nei fatti della vita vivere il vangelo sia impossibile, ma quando pensa
con il cuore innamorato sa che Gesù è il grande protagonista che rende tutto
possibile perché per chi ama, e ama sul serio, tutto è possibile perché l'amore
è quella forza davanti alla quale ogni oscurità non regge più. Viviamo
quest'esperienza in tanta semplicità. Con la Parola e con il corpo e il sangue
di Cristo, la sapienza di Dio ci viene regalata: abbiamo sempre la purezza del
cuore perché è il Cristo vivente, il nostro pensatore, il nostro amato, il
nostro favoloso protagonista delle scelte di tutti giorni.
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