At 2,1-11 Rm 8,8-17 Gv 14,15-16.23-26
OMELIA
L'esperienza
della Pasqua ci ha progressivamente fatto intuire la bellezza di appartenere a
Gesù. Noi siamo da Lui, la nostra esistenza scaturisce dalla sua persona,
viviamo in Lui perché Egli abita nella nostra storia, attraverso le scelte
quotidiane cresciamo con Lui, per potere per Lui essere trasfigurati.
La bellezza
e la grandezza della nostra esperienza di discepoli è tutta incentrata nel
mistero di Gesù: senza di Lui noi non possiamo reggere, non avremmo alcuna
consistenza.
Davanti a
questa meravigliosa esperienza alla quale siamo chiamati, nasce in noi il
grande interrogativo: come possiamo dare vitalità all'azione del Cristo in noi,
in modo da sentirci profondamente ricapitolati nel suo mistero? E la risposta è
chiara ed evidente: nel dono dello Spirito Santo. Infatti è molto bello entrare
nella personalità di Gesù e, guardandolo, ritrovare quello che è il nucleo che
ha retto la sua esistenza, perché ogni volta che noi entriamo nel mistero di
Gesù ritroviamo anche la nostra vita e noi ci accorgiamo di una grossa verità:
dove c'è il Cristo c'è anche lo Spirito Santo e dove c'è lo Spirito Santo c'è
anche Gesù Cristo. Ognuno di noi è una sacramento vivo del Risorto che vive
della glorificazione operata dallo Spirito Santo in un inno di lode al Padre.
Se ci
accostiamo alla storia di Gesù ci accorgiamo di quanto sia fondata tale verità.
Il grande evento dell'Incarnazione non nasce dalla potenza dello Spirito Santo,
come ci dicono sia Matteo e Luca? L'inizio della vita pubblica di Gesù nel
battesimo al Giordano non è stata caratterizzata dall'effusione dello Spirito messianico
che è sceso su Gesù ed è rimasto in lui? La conclusione della sua esistenza non
è stata evidenziata da quelle parole dove si dice Gesù restituì lo Spirito al Padre? La persona di Gesù era la
costante incarnazione della vita feconda dello Spirito Santo. Ecco perché la
festa di oggi ci aiuta a comprendere come, senza lo Spirito Santo, non
riusciamo effettivamente a costruire la nostra esistenza.
Sicuramente
entrare nella bellezza e nella fecondità dello Spirito Santo è difficile,
perché credere nello Spirito Santo è credere nell'invisibile di Dio, credere
nello Spirito Santo è sottolineare il primato di ciò che non si vede, credere
nello Spirito Santo è sentire un'energia divina in noi che ci permette di
camminare! Lo Spirito Santo è nient'altro che il luogo nel quale noi viviamo
continuamente il rapporto tra il Padre e il Figlio. Come il respiro ci dà la
capacità di parlare, come il respiro ci dà la capacità di camminare nella
storia e di costruire l'esistenza giorno per giorno, così lo Spirito Santo è
colui che dentro di noi ci permette di agire continuamente. Ce lo ha detto
molto bene l'apostolo Paolo quando ci ha regalato quella bella affermazione: come lo Spirito ha operato in Gesù la risurrezione,
così lo Spirito che agisce dentro di noi ci introduce nella dinamica della risurrezione.
L'uomo dello Spirito è la vivente risurrezione. Partendo da questo luce
fondamentale e fondativa, che cosa ci potrebbe suggerire lo Spirito Santo
perché questo criterio invisibile determini effettivamente il nostro itinerario
quotidiano?
La prima
sottolineatura potrebbe essere così ritradotta: lo Spirito Santo ci parla
sempre e solo di Gesù. Infatti lo Spirito che operava in Gesù opera in noi e la
bellezza dello Spirito Santo è che egli continuamente ci introduce nella
personalità di Gesù. L'uomo, innamorato di Gesù e guidato dallo Spirito Santo, è
aperto all'ascolto del cuore del Maestro! L'attenzione all'ascolto costituisce un
principio creativo. Mentre ascoltiamo lo Spirito, lo Spirito crea in noi il
volto meraviglioso di Gesù. E questa, vedete, è un'esperienza eccezionale
perché se noi, davanti al mistero di Dio, ci sentiamo drammaticamente poveri,
nello stesso tempo avvertiamo questa misteriosa creatività divina che ci dà la
forza e la capacità di camminare in novità continua, perché con le nostre forze
non potremmo mai dire: Gesù!
È molto
bella l'espressione che noi troviamo nell'apostolo Paolo: nessuno dice Gesù è il Signore se non nello Spirito. Nella
creatività dello Spirito avvertiamo il gusto dell'invisibile come anima del
visibile, il gusto di qualcosa di profondo e di inesplorabile fino in fondo,
fino a intuire quella grandezza divino-umana che riempie la nostra vita di
autenticità. Infatti quando noi ci poniamo la domanda cosa voglia dire essere
cristiani, la risposta la conosciamo: avere il cuore e la mente di Gesù. Ma chi
ci regala il cuore della mente di Gesù se non quello Spirito che come ha
operato in Gesù di Nazaret opera in ciascuno di noi?
In certo
qual modo l'invisibile è la gioia del quotidiano e si incarna nel quotidiano,
il visibile spesse volte delude ed è molto contingente. L'invisibile inebria,
il visibile è legato allo spazio e al tempo, l'invisibile si apre sull'eternità
beata e offre una lettura evangelica della storia. Se riusciamo a percepire
tale misteriosa verità, dobbiamo avere anche una certezza: più ci sentiamo
poveri più lo Spirito Santo è fecondo, più ci sentiamo nell'impotenza siamo la
potenza di Dio. Usando un'altra espressione dell'apostolo man mano muore l'uomo esteriore cresce l'uomo interiore, è
quell'entusiasmo esistenziale che qualifica la nostra vita.
È molto
bello come Luca creando questo misterioso episodio della Pentecoste dice che nell'evento
della Pentecoste gli apostoli apparivano come degli “ubriachi”. E Sant'Ambrogio
componendo un inno mattutino a Gesù così canta: “Sia Cristo il nostro cibo, sia
Cristo l'acqua viva, in Lui gustiamo sobri l'ebbrezza dello Spirito!” Il
cristiano è un "ubriaco di Spirito Santo" per cui la sua vita non è
come la vita dell'uomo comune che è facilmente tutta schiacciata dalle realtà
contingenti e concrete che, in un modo in un altro, si affacciano alla sua
esistenza. Noi siamo continuamente “irrorati” da questa potenza divina che è il
principio della nostra vita. E allora come noi possiamo sentire l'azione dello Spirito
in una cultura tutta rumorosa, se non entrando in un profondo silenzio
interiore? Lo Spirito è un soffio che penetra la nostra esistenza e, nel
silenzio, ci regala l'intimità con il Maestro. Usando un'immagine che noi
troviamo nel libro dei Re quando il profeta Elia cerca di entrare in dialogo
con Dio, egli scopre questa divina presenza nel respiro. Noi tante volte
parliamo di brezza…nel senso più profondo Elia si lascia attirare dal respiro,
e il respiro dell'altro si conosce nel silenzio di una intimità spirituale. Allora
intuiamo come l'attrazione nel clima creato dalla potenza dello Spirito Santo
sia la porta che attraverso il silenzio nella quotidianità ci dà la capacità di
crescere ogni giorno in Gesù Cristo. La storia di Gesù diventa veramente e
concretamente la nostra storia. Noi, in ultima analisi, intuiamo tale bellezza
nell'espressione dell'apostolo Paolo, che abbiamo ascoltato nella seconda
lettura: Infatti tutti quelli che sono
guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete
ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo
Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!
L'uomo dello
Spirito rinuncia alle parole e lascia parlare Gesù: Abba Padre! È la bellezza
di un cristiano guidato dallo Spirito, nel silenzio si diventa docili allo Spirito
per poter dire Abbà Padre. In quel momento noi gustiamo in modo autentico la
nostra esistenza da Cristo, in Cristo, con Cristo, per Cristo, per tendere alla
pienezza della vita nella eterna contemplazione del Cristo, gustando la
progressiva trasfigurazione nel risorgere con Lui nella sua resurrezione. È il
mistero eucaristico che stiamo celebrando. La bellezza dell'Eucaristia è prendere
sempre più consapevolezza che siamo avvolti dallo Spirito Santo. Infatti il
nostro pregare di questa mattina nasce dallo Spirito Santo e l’Eucaristia che
tra poco assumeremo con il corpo e il sangue del Signore presente
sacramentalmente, noi saremo dissestati dai fiumi dello Spirito. Una simile
ricchezza ci permette d'intuire che la nostra esistenza assume una valenza
completamente diversa. Viviamo nello Spirito quest'Eucaristia, innamoriamoci
sempre più di Gesù e allora avremo quell'entusiasmo che l'uomo contemporaneo
non conosce più, ma quell'entusiasmo ci farà godere d'essere creature nuove
nello Spirito per dire agli uomini la bellezza, la gioiosità e la fecondità
della nostra storia di credenti. Questo potrebbe essere il senso del nostro
rivivere questa mattina l'evento misterioso della Pentecoste perché Cristo sia
luce, coraggio e speranza ai nostri cuori alla ricerca continua di identità e
autenticità di vita cristiana.
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