Is 66,18-21 Eb
12,5-7.11-13 Lc
13,22-30
OMELIA
Gesù, entrando nella storia degli uomini, ci ha inseriti
nell'eterno progetto del Padre poiché ogni uomo è veramente e pienamente se
stesso quando è in Cristo Gesù. È la grande verità che il Maestro questa mattina ci vuol regalare
perché facilmente, nella cultura odierna, noi possiamo essere un po'
allontanati da questa visione centrale della nostra esistenza.
L'immagine che Gesù usa della porta
stretta, l'immagine redatta dal Vangelo che Gesù è in cammino verso Gerusalemme ci fanno chiaramente intuire che
l'uomo se vuole essere autentico ha un unico orizzonte: vivere di Gesù, seguire
Gesù, ritrovando solo in Gesù il senso della sua storia. Ecco perché la porta è
stretta perché è l'unica porta che il cristiano è chiamato a seguire per essere
autenticamente uomo. Di fronte ad una molteplice e complessa situazione
culturale con le più variegate prospettive, il fascino di Gesù rappresenta l'anima
della nostra anima e solo a Lui abbiamo indirizzato i sentimenti e le
aspettative del nostro cuore. Davanti a questo orizzonte, la parola che questa
mattina Gesù ci ha regalata ci pone dinanzi a due orientamenti.
Innanzitutto la centralità della coscienza che ogni uomo ha di se
stesso, per il fatto che viene creato dal Padre ed è chiamato a vivere in
Cristo Gesù. La visione che ci ha data il profeta, che rappresenta anche la
conclusione del Vangelo che abbiamo ascoltata, ci fa intuire che ogni uomo, di
qualunque popolo o razza, qualunque cultura abbia, è in Cristo. È la bellezza
della nostra esperienza di fede: Gesù è entrato nella storia, è diventato il
primogenito di tutti gli uomini perché tutti gli uomini in Lui riscoprano il
significato della vita.
C'è uno stretto rapporto tra il nascere uomini e conoscere Gesù. Il
Padre dall'eternità ha chiamato ogni uomo all'esistenza, ogni uomo ha la sua
consacrazione esistenziale a innamorarsi di Gesù. Ecco perché quando incontriamo
un uomo, al di là delle scelte che egli può fare, al di là delle situazioni
storiche in cui egli è chiamato a vivere, noi ben sappiamo che è in Cristo
Gesù. Ecco perché la porta è stretta perché non dobbiamo divagare con altre
letture o situazioni storiche o devozionali.
Giustamente Papa Benedetto affermava, e affermava ripetutamente,
che l'unico valore che animi la Chiesa è solo Gesù Cristo! E poiché Gesù Cristo
tante volte diventa problematico nell'orizzonte della cultura odierna, noi
abbiamo creato tante variazioni sul tema dimenticandoci che il vero valore
della vita si chiama Gesù. Ecco perché Gesù ha parlato di porta stretta, ha
parlato nel Vangelo di andare a Gerusalemme, perché il nostro fascino si chiama
solo Gesù: con Lui vivere, solo di Lui e come Lui. Sicuramente vivere la sua
esperienza, vivere il suo mistero non è una cosa semplice, ma dobbiamo prendere
coscienza che prima di prendere consapevolezza di chi siamo, noi siamo già di
Gesù, siamo già in Gesù! Ogni uomo nasce perché il Padre lo ha pensato
dall'eternità in Gesù e questo è sicuramente uno dei principi a cui noi
dobbiamo continuamente richiamarci. Ogni uomo ha davanti a sé questo
meraviglioso orizzonte: Gesù!
Dall'altra parte dobbiamo tener presente che noi non possiamo
guardare a Gesù unicamente attraverso i riti, le devozioni e tutto ciò che esse
comportano perché il Vangelo di stamattina è stato molto chiaro. Se voi avete
notato i linguaggi a cui Gesù si richiama sono i linguaggi sacramentali, ma i
linguaggi sacramentali sono per chi ha scelto Gesù, sono per chi incarna nel
linguaggio sacramentale il suo amore per Gesù. Se manca l'amore per Gesù noi
potremmo partecipare a tutti i riti, a tutte le processioni, a tutte le
devozioni e Gesù ci direbbe: non ti conosco! Perché è facile per l'uomo
manipolare il Vangelo utilizzandolo per i propri desideri o le proprie
progettazioni. Noi quando siamo davanti al mistero eucaristico possiamo essere
davanti a un grande processo di tradimento: ogni volta che noi utilizziamo il
mistero eucaristico per le nostre finalità stiamo tradendo Gesù, Gesù non ci
conosce. Ecco perché il cristiano nel cammino della sua esistenza deve
continuamente entrare in questo ampio orizzonte, si sente stimolato ad avere
sempre il cuore libero e puro, per non essere guidato da manipolazioni
culturali o pragmatistiche, e per ricordare a se stesso che tutti gli uomini
sono chiamati a essere e a vivere in Gesù.
Gesù ci ha dato dei segni per incarnare l'essere innamorati di
lui. I segni sacramentali che noi poniamo sono la traduzione della coscienza
all'interno delle nostra persona: senza il Signore non possiamo vivere! Noi
qualche volta abbiamo manipolato il Vangelo attraverso le tante cose
tinteggiate di sacralità mentre dobbiamo entrare in questa libertà dove ogni
uomo è chiamato a essere in Gesù e ogni uomo deve incontrare Gesù, non le
statue di Gesù! Questo è fondamentale! Diversamente Gesù ci direbbe nell'incontro
finale: non ti ho mai conosciuto! Ecco perché il Vangelo ha quella conclusione
veramente molto pesante Ed ecco, vi sono
ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi.
Gli uomini del rito non saranno conosciuti da Gesù, gli uomini
innamorati di Gesù quelli sì. La bellezza dell'esperienza cristiana è aperta
tutti, al di là di ogni cultura, al di là di ogni situazione storica, al di là
dei percorsi esistenziali che avvolgono l'umanità perché Gesù è Gesù di tutti e
vivente in tutti. Quando incontriamo lui abbracciamo il mondo intero e quando
noi abbracciamo il mondo intero la nostra esistenza entra nella vera libertà
interiore. Ecco perché la bellezza del mistero eucaristico è la bellezza di
essere in Cristo Gesù in una meravigliosa comunione con il Padre, il Figlio e
lo Spirito Santo. Questo fascino trinitario rappresenta il passaggio unico nel
quale ogni uomo è chiamato a entrare. L'Eucaristia è la promessa di questo
grande dono.
Quando noi cerchiamo di pensare chi incontreremo nell'eternità
beata, ben sappiamo, alla luce delle parole che Gesù questa mattina ci ha
regalato, che incontreremo non solo persone che abbiamo intensamente amato in
questa vita, ma anche persone che non avremo mai conosciuto, ma che in Cristo
Gesù da noi sono conosciute perché la bellezza dell'esperienza della fede è che
ogni uomo, in Gesù, è vivente nel capolavoro trinitario.
Camminiamo in questo orizzonte nella profonda certezza e
consapevolezza che il Signore non ci abbandona e ogni volta che ci accostiamo
al sacramento possiamo dire: Signore tu
sei il mio signore, tu sei l'amore della mia esistenza, tu sei la luce a cui ogni
uomo deve continuamente ancorarsi e in quel pane, in quel vino voglio vivere
solo di te.
Oggi siamo tutti chiamati a vivere questo meraviglioso incontro sacramentale
che è la vera pregustazione di ciò che sperimenteremo in paradiso dove gli
uomini di ogni lingua, popolo e nazione, seguiranno l'Agnello dovunque egli
vada, cantando il canto nuovo e solo i 144.000 conoscono. E allora celebrando
questa Eucaristia innamoriamoci di più di Gesù. La bellezza del celebrare l'Eucarestia
è essere abbracciati in modo affettuoso dal Signore risorto per camminare in
quella novità di vita che è speranza di ogni umana creatura che è chiamata a
essere in Gesù veramente uomo.
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