OMELIA
L’esperienza del Risorto è l’anima
della vita del discepolo, che desidera immedesimarsi in lui. La bellezza della
liturgia sta nel donarci il mistero e nell’aiutarci a penetrarlo in modo sempre
più profondo.
Ieri mattina Gesù ha delineato il
percorso per potere giungere a vedere Colui che era morto ed è tornato in vita
e per potere credere. Oggi ci insegna una strada originale per cogliere la
meravigliosa esperienza del Risorto e per sentirci risorti in lui.
Un particolare che abbiamo notato e noteremo
in tutti i Vangeli della Passione e della Risurrezione è dato dalla presenza
delle donne. Esse lo hanno seguito dalla Galilea, erano presenti sotto l’albero
della croce, lo hanno cercato nella tomba vuota ed hanno avuto la gioia di
goderne la presenza. Dopo avere ascoltato il testo di Matteo, nasce in noi la
domanda: “Perché le donne hanno avuto questo grande privilegio?”. Nel Vangelo
di Giovanni, Gesù ci ha consegnato Maria, la donna per eccellenza, ai piedi
della croce, perché da lei imparassimo ad essere discepoli del Maestro; oggi ci
troviamo di fronte ad altre donne. La donna è un regalo di Dio all’uomo, perché,
nell’esemplarità della donna, egli possa veramente cercare il suo Volto. Nelle
narrazioni evangeliche possiamo cogliere tre aspetti della figura della donna
che ci aiutano ad entrare nell’esperienza della risurrezione, per andare con
l’entusiasmo della vita ad annunciare la presenza del Risorto a tutti i
fratelli.
La donna è per natura sua una
ricercatrice della verità. È il luogo in cui abita il mistero della vita, perciò
ha una sensibilità profonda nel cogliere l’Invisibile nel reale. Soprattutto,
la donna è il grande cuore che ama fino all’impossibile. Attraverso questi tre elementi
possiamo cogliere come Maria e le donne ci aiutino ad incontrare il Risorto.
La donna è un’intensa
ricercatrice. Tante volte definiamo questo aspetto con il termine “curiosità”,
ma l’immagine più viva della donna assetata di verità è quella della Samaritana.
Nel vangelo odierno troviamo questa sete nelle donne che, “conquistate” da Gesù,
vanno al sepolcro, perché nell’atto rituale dell’ungere il corpo, diventano le
persone che vogliono veramente vivere della persona del Maestro. È l'immagine
di Maria nella cena di Betania del vangelo di Giovanni. La donna ci insegna a
ricercare il senso della vita, ad innamorarci della fonte stessa della vita. Noi
spesso rimaniamo rinchiusi nelle certezze che abbiamo acquisito, ma la caratteristica
del discepolo è ricercare con passione la verità, avendo il cuore sempre aperto
alla novità. Possiamo cogliere questo primo aspetto nell’esperienza delle donne
e quindi nella figura della donna.
C’è un elemento ancor più profondo:
la donna, depositaria della vita, sa cogliere l’Invisibile nella realtà
storica. La sensibilità femminile è superiore alla sensibilità maschile, perché
in lei nasce la vita e la vita le fa cogliere l’anima delle persone. Chi ama la
vita entra nell’interiorità, coglie le sfumature, non rimane all’esterno, al
visibile, va “al di là”. La donna ci insegna a cercare “al di là” di quanto accade.
La donna "sogna" sempre qualcosa di grande. Se ci accostiamo alla
narrazione evangelica ci accorgiamo che le donne vanno al sepolcro non da “deluse”,
ma con il desiderio di trovare il Maestro! La persona del Maestro, con la sua
corporeità, è il senso della loro vita, perché la donna è sostanzialmente un
cuore che non si dimentica mai di amare concretamente: è per eccellenza “il
discepolo che Gesù amava”. Gesù ha regalato Maria al discepolo che amava, perché
quel discepolo, come ogni cristiano e come ogni essere umano, imparasse ad
avere un cuore che va al di là di tutto, cioè che, nella concretezza storica,
sapesse spaziare sull’Infinito. Usando di nuovo l'immagine giovannea: Maria ha
ricevuto da Gesù il compito di educare l’uomo a vivere quel culto in spirito e
verità, del quale il Maestro parla con la donna di Samaria. Tutto diventa segno
di un amore che si colloca in Dio.
Infine, la donna è un cuore che si
dona fino all’impossibile nelle situazioni storiche della vita. Ecco perché la narrazione
evangelica ha messo in luce la figura delle donne e Gesù non le ha deluse. Chi
cerca, viene incontrato dalla luce dell'angelo della risurrezione ed è aperto
al compimento del desiderio. Nel racconto del Vangelo di stamattina è molto
bello vedere come Gesù vada incontro a quelle donne e comunichi loro la sua
pace in quel saluto. Nell’essere ricolmate da questa presenza fortemente
desiderata si vede la grandezza dell’anima femminile davanti a Gesù: “Esse si avvicinarono, gli abbracciarono i
piedi e lo adorarono”. In questi verbi veniamo ritradotto l'itinerario del
compimento del desiderio che conduce quelle donne alla vera esperienza del vedere il Signore! Chi ama
profondamente regala tutto se stesso, nella pienezza della relazione
sensoriale: avvicinarsi, abbracciare, adorare nell'intimità dei cuori. Sono
linguaggi che troviamo seminati nel Vangelo per indicare il rapporto del
Maestro con la creatura umana. Nella verità del suo essere, Gesù regala se
stesso a chi desidera veramente entrare a far parte della sua vita.
Nello stile di Matteo, che narra
l'apparizione del Risorto alle donne, scopriamo un misterioso e meraviglioso
progetto di vita. Come nell’ordine della creazione Dio consegnò all’uomo il suo
capolavoro, la donna, così nell’evento della rivelazione cristiana il Signore
risorto ci consegna a Maria, ci consegna al “femminile”, perché possiamo
veramente scoprire, con l’anima di una donna, la grandezza di essere discepoli,
di essere persone che in modo
infaticabile ricercano il volto del Signore, ne colgono la presenza nel
contingente della storia e con il cuore ricco di amore cercano, vedono,
accolgono e comunicano il Risorto.
Non è quello che stiamo
celebrando?
L’Eucaristia di questa mattina è
vivere la stessa esperienza delle donne: ci avviciniamo al Signore, che è qui
presente, lo afferriamo per i piedi nel segno sacramentale del pane e del vino –
il Corpo e il Sangue del Signore – e lo adoriamo nel segno dell'assumere questi
doni che ci rafforzano nella convinzione che stiamo vedendo e gustando il
Maestro. Ogni volta che celebriamo i Divini Misteri siamo alla presenza del
Risorto che, nel suo Corpo dato e nel suo Sangue versato, ricolma la nostra
esistenza di una gioia gloriosa.
Se interiorizziamo i valori che il
Vangelo oggi ci regala, attraverso la tipologia delle donne, scopriamo che il
Signore stesso ci offre la bellezza della vita. Egli ha creato il mondo e la
donna e, nella risurrezione ci ha regalato il dono per eccellenza: la
pregustazione dell'eternità beata.
Tale sia il mistero che nell’Eucaristia
vogliamo profondamente vivere e condividere, per camminare nella speranza che
viene dall’alto, certi che, con il Risorto riconosciuto presente in mezzo a
noi, come le donne, possiamo camminare in novità di vita e regalare speranza ai
fratelli, in attesa della gloria: l’incontro finale con lui in Paradiso!
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