13 aprile 2020

LUNEDÌ FRA L'OTTAVA DI PASQUA – ANNO A -


At 2,14.22-33            Mt 28,8-15

OMELIA

L’esperienza del Risorto è l’anima della vita del discepolo, che desidera immedesimarsi in lui. La bellezza della liturgia sta nel donarci il mistero e nell’aiutarci a penetrarlo in modo sempre più profondo.

Ieri mattina Gesù ha delineato il percorso per potere giungere a vedere Colui che era morto ed è tornato in vita e per potere credere. Oggi ci insegna una strada originale per cogliere la meravigliosa esperienza del Risorto e per sentirci risorti in lui.

 Un particolare che abbiamo notato e noteremo in tutti i Vangeli della Passione e della Risurrezione è dato dalla presenza delle donne. Esse lo hanno seguito dalla Galilea, erano presenti sotto l’albero della croce, lo hanno cercato nella tomba vuota ed hanno avuto la gioia di goderne la presenza. Dopo avere ascoltato il testo di Matteo, nasce in noi la domanda: “Perché le donne hanno avuto questo grande privilegio?”. Nel Vangelo di Giovanni, Gesù ci ha consegnato Maria, la donna per eccellenza, ai piedi della croce, perché da lei imparassimo ad essere discepoli del Maestro; oggi ci troviamo di fronte ad altre donne. La donna è un regalo di Dio all’uomo, perché, nell’esemplarità della donna, egli possa veramente cercare il suo Volto. Nelle narrazioni evangeliche possiamo cogliere tre aspetti della figura della donna che ci aiutano ad entrare nell’esperienza della risurrezione, per andare con l’entusiasmo della vita ad annunciare la presenza del Risorto a tutti i fratelli.

La donna è per natura sua una ricercatrice della verità. È il luogo in cui abita il mistero della vita, perciò ha una sensibilità profonda nel cogliere l’Invisibile nel reale. Soprattutto, la donna è il grande cuore che ama fino all’impossibile. Attraverso questi tre elementi possiamo cogliere come Maria e le donne ci aiutino ad incontrare il Risorto.

La donna è un’intensa ricercatrice. Tante volte definiamo questo aspetto con il termine “curiosità”, ma l’immagine più viva della donna assetata di verità è quella della Samaritana. Nel vangelo odierno troviamo questa sete nelle donne che, “conquistate” da Gesù, vanno al sepolcro, perché nell’atto rituale dell’ungere il corpo, diventano le persone che vogliono veramente vivere della persona del Maestro. È l'immagine di Maria nella cena di Betania del vangelo di Giovanni. La donna ci insegna a ricercare il senso della vita, ad innamorarci della fonte stessa della vita. Noi spesso rimaniamo rinchiusi nelle certezze che abbiamo acquisito, ma la caratteristica del discepolo è ricercare con passione la verità, avendo il cuore sempre aperto alla novità. Possiamo cogliere questo primo aspetto nell’esperienza delle donne e quindi nella figura della donna.

C’è un elemento ancor più profondo: la donna, depositaria della vita, sa cogliere l’Invisibile nella realtà storica. La sensibilità femminile è superiore alla sensibilità maschile, perché in lei nasce la vita e la vita le fa cogliere l’anima delle persone. Chi ama la vita entra nell’interiorità, coglie le sfumature, non rimane all’esterno, al visibile, va “al di là”. La donna ci insegna a cercare “al di là” di quanto accade. La donna "sogna" sempre qualcosa di grande. Se ci accostiamo alla narrazione evangelica ci accorgiamo che le donne vanno al sepolcro non da “deluse”, ma con il desiderio di trovare il Maestro! La persona del Maestro, con la sua corporeità, è il senso della loro vita, perché la donna è sostanzialmente un cuore che non si dimentica mai di amare concretamente: è per eccellenza “il discepolo che Gesù amava”. Gesù ha regalato Maria al discepolo che amava, perché quel discepolo, come ogni cristiano e come ogni essere umano, imparasse ad avere un cuore che va al di là di tutto, cioè che, nella concretezza storica, sapesse spaziare sull’Infinito. Usando di nuovo l'immagine giovannea: Maria ha ricevuto da Gesù il compito di educare l’uomo a vivere quel culto in spirito e verità, del quale il Maestro parla con la donna di Samaria. Tutto diventa segno di un amore che si colloca in Dio.

Infine, la donna è un cuore che si dona fino all’impossibile nelle situazioni storiche della vita. Ecco perché la narrazione evangelica ha messo in luce la figura delle donne e Gesù non le ha deluse. Chi cerca, viene incontrato dalla luce dell'angelo della risurrezione ed è aperto al compimento del desiderio. Nel racconto del Vangelo di stamattina è molto bello vedere come Gesù vada incontro a quelle donne e comunichi loro la sua pace in quel saluto. Nell’essere ricolmate da questa presenza fortemente desiderata si vede la grandezza dell’anima femminile davanti a Gesù: “Esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono”. In questi verbi veniamo ritradotto l'itinerario del compimento del desiderio che conduce quelle donne alla vera esperienza del vedere il Signore! Chi ama profondamente regala tutto se stesso, nella pienezza della relazione sensoriale: avvicinarsi, abbracciare, adorare nell'intimità dei cuori. Sono linguaggi che troviamo seminati nel Vangelo per indicare il rapporto del Maestro con la creatura umana. Nella verità del suo essere, Gesù regala se stesso a chi desidera veramente entrare a far parte della sua vita.

Nello stile di Matteo, che narra l'apparizione del Risorto alle donne, scopriamo un misterioso e meraviglioso progetto di vita. Come nell’ordine della creazione Dio consegnò all’uomo il suo capolavoro, la donna, così nell’evento della rivelazione cristiana il Signore risorto ci consegna a Maria, ci consegna al “femminile”, perché possiamo veramente scoprire, con l’anima di una donna, la grandezza di essere discepoli, di essere  persone che in modo infaticabile ricercano il volto del Signore, ne colgono la presenza nel contingente della storia e con il cuore ricco di amore cercano, vedono, accolgono e comunicano il Risorto.

Non è quello che stiamo celebrando?

L’Eucaristia di questa mattina è vivere la stessa esperienza delle donne: ci avviciniamo al Signore, che è qui presente, lo afferriamo per i piedi nel segno sacramentale del pane e del vino – il Corpo e il Sangue del Signore – e lo adoriamo nel segno dell'assumere questi doni che ci rafforzano nella convinzione che stiamo vedendo e gustando il Maestro. Ogni volta che celebriamo i Divini Misteri siamo alla presenza del Risorto che, nel suo Corpo dato e nel suo Sangue versato, ricolma la nostra esistenza di una gioia gloriosa.

Se interiorizziamo i valori che il Vangelo oggi ci regala, attraverso la tipologia delle donne, scopriamo che il Signore stesso ci offre la bellezza della vita. Egli ha creato il mondo e la donna e, nella risurrezione ci ha regalato il dono per eccellenza: la pregustazione dell'eternità beata.

Tale sia il mistero che nell’Eucaristia vogliamo profondamente vivere e condividere, per camminare nella speranza che viene dall’alto, certi che, con il Risorto riconosciuto presente in mezzo a noi, come le donne, possiamo camminare in novità di vita e regalare speranza ai fratelli, in attesa della gloria: l’incontro finale con lui in Paradiso!




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