Is 53,10-11 Eb 4,14-16 Mc 10,35-45
OMELIA
La
bellezza della vita di comunione sta tutta nel crescere giorno per giorno nella
conoscenza di Gesù. Oggi ci ritroviamo qui nei Divini misteri perché insieme,
nella preghiera e nel rito, vogliamo crescere nella conoscenza del Maestro. E’
il senso più profondo della nostra storia. Leggendo in modo positivo le
affermazioni di Giovanni e Giacomo chiediamo al Maestro come noi dovremmo
continuamente porci interiormente per poter costruire la nostra esistenza per
gustare la sua intimità. La conoscenza di Gesù è direttamente proporzionale a
come noi entriamo nella sua vita interiore. L'uomo è il cuore che pulsa per
diventare sempre più l'immagine di Gesù, e Gesù ci dà una meravigliosa risposta:
bere
il calice che egli beve,
essere
battezzati nel suo battesimo,
gustare
la libertà di Dio Padre.
Nel
momento in cui vogliamo entrare nella intimità del Maestro egli ci offre questi
tre momenti che sono i momenti culminanti della sua vita. Innanzitutto dobbiamo
chiederci cosa significhi bere al calice e immediatamente alla nostra
intelligenza nascono due episodi della vita di Gesù: l'ultima cena e l'Orto
degli Ulivi.
Quando
Gesù entra nel dramma dell'Orto degli Ulivi, gli evangelisti sinottici pongono
sulle labbra del Maestro l'espressione: Padre
se è possibile passi da me questo calice, non però la mia, ma la tua volontà
sia fatta; un calice di cui gli Evangelisti hanno parlato nell'ultima cena,
alcune ore prima nelle tenebre dell'Orto degli Ulivi. Sono le parole della
consacrazione del vino: prese il calice
e rese grazie lo diede ai suoi discepoli e disse prendete e bevete, questo è il
calice del sangue versato per voi!
La
bellezza dell’entrare nell'intimità di Gesù è vivere il mistero esistenziale
espresso dalla concretezza e dall'immagine del calice. Ci ritroviamo nell’oggi
misterioso del Padre. E’ interessante vedete come gli evangelisti mettano in
stretto rapporto il calice eucaristico con il calice dell'Orto degli Ulivi
perché la bellezza dell'essere nell'intimità del Maestro vuol sottolineare che
siamo all'unisono con la sua interiorità esistenziale: Padre non la mia, ma la tua volontà sia fatta. La bellezza di
essere cristiani è entrare in questa intimità del Maestro che ci introduce
nella sua sensibilità: abbiate in voi
gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. L'Orto degli Ulivi è, in
certo qual modo, l’espressione più esatta del senso di quel calice.
Il
cristiano al mattino, quando si alza, dice: “Accolgo
il calice del tuo mistero e attraverso il calice del tuo mistero voglio entrare
nella tua intimità!” L'Eucaristia è l'intimità con Gesù, il cristiano che celebra
l'Eucaristia dice anche Padre se è
possibile passi da me questo calice, tuttavia voglio pienamente accogliere la tua
volontà.
Il
primo elemento che emerge dalla parola proclamata questa mattina vuol dire
entrare nell'interiorità di Gesù, che si offre nelle mani del Padre. E’ il cristiano
che al mattino dice: non la mia, ma la tua misteriosa volontà sia fatta! Se
sappiamo assumere tale vitalità spirituale, si rivela necessario poi entrare in
un secondo passaggio: essere battezzati con il battesimo, con il quale egli
viene battezzato: entrare nel mistero della sua morte, sepoltura e
risurrezione. Quando noi sentiamo la parola "battesimo" immediatamente
pensiamo al sacramento, ma dovremmo pienamente entrare nella mentalità di Gesù.
L'esperienza battesimale evidenzia dinamicamente l'essere introdotto nel
Mistero dell'amore del Padre, come è appunto la morte, la sepoltura e la
risurrezione di Gesù. Ecco perché il cristiano ogni volta che va all'Eucarestia,
e chiede a Gesù, nella convivialità: come posso entrare nella tua interiorità? egli
risponde: Vivi oggi il mistero dell'Orto degli Ulivi entrando nel battesimo che
è la mia morte, sepoltura e risurrezione! Ecco il grande progetto di vita. Ecco perché noi ci ritroviamo nell'Eucaristia
perché l'Eucaristia è la sintesi rituale-sacramentale di questo mistero. Dovremmo
in certo qual modo imparare che andare all'Eucaristia non è andare a un rito,
ma è entrare nella storia di Gesù, ma soprattutto nel suo aspetto culminante
che è la celebrazione della croce gloriosa. Tanto è vero che alcuni autori affermano
che la narrazione della Passione del Signore è nient'altro che la narrazione nella
successione del tempo dell'Ultima Cena. La bellezza dell'Ultima Cena è vivere
l'interiorità oblativa di Gesù come ci ha insegnato molto bene il testo della
lettera agli Ebrei che abbiamo ascoltato. Ma se questo è il grande progetto al
quale Gesù ci chiama, Gesù ci dice una cosa molto bella – ed è il terzo
elemento - Il calice lo berrete. Essere battezzati, sarete battezzati, ma
entrare nella mia intimità e con quella del Padre è per coloro per i quali il Padre
lo ha preparato: è la grandezza della libertà di Dio Padre. Per entrare nella
bellezza di essere discepoli dobbiamo gustare la libertà di Dio. Noi tante
volte quando entriamo nel cammino della fede possiamo inconsciamente cadere in
questa mentalità: Signore ti offro un rito, ti offro un sacrificio, ti offro
un'azione buona… e tu dammi il paradiso! Quanti fanno così !? Ma la bellezza di
essere cristiani non si costruisce sul principio - ti do perché tu mi dia - ma
la bellezza della fede è entrare nella libertà di Dio, nella libertà di Dio
siamo stati creati, nella libertà di Dio siamo stati redenti, nella libertà di
Dio siamo stati santificati perché l'uomo che entra nella libertà di Dio è un
uomo libero. Se noi fossimo veramente penetrati da questa mentalità interiore,
la bellezza della nostra vita sarebbe l’oggi della sua gratuità. Quando noi poniamo
la nostra esistenza come l’oggi della sua gratuità, in quel momento la nostra
vita canta: l'anima mia magnifica il
Signore! Entriamo in questa esperienza, anche se non è una cosa semplice,
perché noi siamo persone troppo complicate, ma se noi veramente ci
innamorassimo della persona di Gesù il suo mistero diventerebbe la nostra
esistenza e allora potremmo sedere uno alla destra e uno alla sinistra, essere
nella sua intimità nella liturgia del cielo. Facciamo nostro quello che Gesù ci
ha regalato e allora ogni giorno berremo il calice della divina volontà,
entreremo lentamente nel culmine della sua storia, come sono appunto la sua
morte e Risurrezione per gustare la libertà del Padre. Questi offre a coloro che
come il Figlio a lui si affidano, d'essere immersi nella luminosità eterna. L'Eucarestia
è gustare questa meta: la libertà di Dio. Chiediamo allo Spirito Santo che ci
aiuti a intuire qualcosa di questo mistero. Nati dalla libertà delle tre Persone
Divine, costruiamo la nostra esistenza collocando la nostra libertà nella
libertà trinitaria e allora quando noi moriremo entreremo nella gioia della libertà
di Dio. Il Padre dirà a noi, come ha detto al Figlio siedi alla mia destra perché la bellezza della vita è cantare la
gratitudine perché siamo tutta e sola grazia. Tale sia il mistero che vogliamo
condividere per entrare nella conoscenza di Gesù lasciandoci trasfigurare. Se giorno
per giorno cresceremo in questa conoscenza, in noi nascerà una grande nostalgia,
la nostalgia di poterlo vedere luminoso nella gloria del Padre. Questa è la
grande speranza che dobbiamo continuamente alimentare dentro di noi per
giungere a quella comunione gloriosa con Gesù che è il paradiso che tutti
stiamo aspettando. In comunione fraterna impariamo a conoscere, camminando
insieme veniamo progressivamente trasfigurati, nella dinamica finale gusteremo
la gloria eterna.
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