Ap 7,2-4.9-14 1Gv 3,1-3 Mt 5,1-12a
OMELIA
Gesù ieri mattina ci invitava a porre la nostra storia in un
atteggiamento di profondo ascolto - Ascolta
Israele! - e la bellezza dell'ascolto si è ritradotto nel lasciarci
ricreare da Colui che stiamo ascoltando. È un'esperienza di tipo creativo:
ascoltare nello Spirito Santo il Cristo vuol dire lasciarsi plasmare dallo Spirito
Santo, è entrare nella santità di Gesù. E’ sempre bella la professione di fede
con la quale Pietro, e in lui tutta la Chiesa, conclude il grande discorso sul
pane della vita: Signore da chi andremo?
Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo
di Dio! realizzando in tal modo il principio del libro del Levitico Siate santi perché io, il Signore, Dio
vostro, sono santo. La santità è vivere la persona di Gesù, è vivere il
primato della persona di Gesù nella nostra esistenza e gustare la sua signoria.
Ecco perché il cristiano è santo poiché la sua esistenza è qualificata dal rapporto
creativo con Gesù. Chi ascolta Gesù cresce giorno per giorno nella santità e la
condizione per entrare in questo cammino è imitare l'atteggiamento storico e
quotidiano di Gesù. La santità di Gesù è la santità di chi ama profondamente la
storia, di chi ama l'esistenza, è quella che viene oggi chiamata la “santità
narrativa”, essere santi nello stile della quotidianità. In tale contesto
culturale appare il genere letterario delle beatitudini che è un augurio: abbi la
gioia di vivere la storicità di Gesù. E questa storicità è nient'altro che il
mistero costante dell'Incarnazione. Il santo è l'incarnazione di Cristo giorno
per giorno. E’ molto bello entrando nella narrazione evangelica come, sia nel
caso delle Beatitudini di Matteo che abbiamo poc'anzi ascoltato, sia nelle Beatitudini
dell'evangelista Luca, prima che Gesù abbia pronunciato il discorso delle Beatitudini,
Gesù è stato presentato come colui che parla e fa miracoli. Gesù è entrato nella
storia concreta degli uomini con tutta la sua problematica. Gesù è santo perché
ha dato ospitalità all'uomo per realizzare l'uomo nella sua verità esistenziale.
Se noi entrassimo nella bellezza dei miracoli di Gesù, ci accorgeremmo come essi
siano luoghi di incontro. Gesù assume il dramma della storia degli uomini
regalando la vita nuova. La guarigione è molto di più di un fatto fisico, è il
Verbo incarnato che da ospitalità all'uomo perché l'uomo venga ricreato. Ecco
perché il vero santo è colui che ama la storia immergendo tutto se stesso nelle
dinamiche storiche. Ecco perché la Chiesa oggi, presentandoci i santi, ci
delinea le Beatitudini, lo stile di vita di chiunque riconosce in Gesù l'unico
maestro della vita umana. Se noi guardiamo le otto Beatitudini che poc'anzi
abbiamo ascoltate ci siamo accorti che vengono narrati otto drammi dell'uomo,
dalla povertà alla persecuzione perché la bellezza delle Beatitudini fluisce
dalla gioia dell'Incarnazione, dal dare ospitalità, come ha fatto Gesù, alla
storia dell'uomo. Questo è un mistero che è all'interno della nostra vita. Se
il santo è Gesù, il santo è colui - in Gesù - che dà ospitalità attiva al
dramma dell'uomo. Non si dà santità senza dire al fratello: sii ospite della mia storia. Beato colui
che nel cammino della sua esistenza mette sulle sue spalle e fa sedimentare nel
suo cuore il dramma dell'umanità. Noi qualche volta pensiamo che la santità sia
un fatto rituale, è un'illusione! La bellezza della santità è incarnare la
bellezza di Gesù, vivere come Gesù che dà speranza all'uomo facendolo vivere
nella propria esistenza concreta. Ecco perché oggi si parla di “santità
narrativa”: attraverso lo stile quotidiano siamo chiamati come Gesù a seminare
speranza nel cuore di ogni uomo e allora ci accorgiamo che quello che Gesù ha
fatto compiendo miracoli è quello che siamo chiamati a fare noi: far sì che il
fratello, attraverso un'intensa esperienza di relazione con noi, ritrovi la
bellezza e il coraggio della vita, perché questo stile di “santità narrativa”
diventi la profezia della luminosa liturgia del cielo. È l'immagine che abbiamo
ascoltato dal testo dell'Apocalisse nel descrivere la folla di coloro che
cantano nella liturgia celeste: Sono
quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti,
rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Questa luminosità del santo è
la luminosità di chi ha fatto del Cristo il motivo vitale della sua esistenza. In
questo allora intuiamo come la spiritualità delle Beatitudini si colloca nell'impegno
a innamorarci giorno per giorno del nostro quotidiano. Ecco perché il
cristiano, se guardiamo attentamente la struttura delle Beatitudini, è uno che
vuole gustare la gioia di appartenere a Cristo vivendo la sua storia concreta
per poter essere rinnovato nell'immortalità divina. Siate santi perché io sono santo; Per essi santifico me stesso perché
siano anch’essi santificati nella verità. E’ il mistero di costante
ricreazione esistenziale di chi ascolta il Cristo. Il dramma interiore è che
noi tante volte non ci poniamo nella attenzione di un ascolto come dare
ospitalità a Colui che diventa il metro del dare ospitalità agli uomini. La
santità è un innamoramento dell'uomo per il quale regalare la bellezza della
vita. Se noi dovessimo entrare in questo tipo di lettura del nostro stile di
vita, ci potremmo porre questo interrogativo: quando il cristiano è veramente santo
e diventa veramente credibile? La risposta risulterebbe veramente luminosa: quando
il cristiano sottolinea il primato della vita che sconfigge la morte. La
bellezza della santità è il trionfo della vita sulla morte per cui il cristiano
conosce sempre più il dono della vita! Noi siamo santi perché il Santo, che è
Gesù, incarnandosi nella nostra storia ci regala l'appartenenza alla Vita, ci
regala il mistero della Vita, una Vita nel tempo, al di là del tempo, in una
eternità beata nella quale noi canteremo:
Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro
Dio nei secoli dei secoli. Amen.
Beato è colui che imiterà Gesù diventando uomo con gli uomini, regalando agli
uomini la bellezza e il gusto della vita per dopo diventare partecipe della
realtà di quella meravigliosa liturgia del cielo nella quale l'uomo ritrova se
stesso. E tutto questo noi lo stiamo vivendo nell'Eucaristia. L'Eucaristia è
ascoltare il Signore nella luminosità poetica del mondo; nella musicalità della
vita veniamo trasfigurati in Gesù perché, come Gesù, possiamo fare della nostra
esistenza una continua ospitalità all'umanità. E allora la santità non è nient'altro
che la gioia di vivere nella semplicità dell'ordinario facendo sì che la
bellezza dell'uomo penetri in noi e l'uomo, come ha fatto Gesù, possa sentirsi
un miracolato, uno che entra nella bellezza e nella grandezza della vita. Il
Paradiso è quello che stiamo vivendo oggi, in questa Eucaristia, nella quale il
Signore ci rende i suoi ospiti perché come Lui diamo ospitalità all'intera
umanità. Questa festa non ci porta via da Lui, ci fa apprendere la bellezza e
la profondità della vita come un accogliere la bellezza del fratello per
regalargli quella speranza storica che diventerà comunione gloriosa nella
gloria del cielo. Questa sia l'atmosfera che vogliamo vivere oggi vivendo quel “Ascolta Israele!”: avvertire in noi
quella meravigliosa e ineffabile creatività divina che ci rigenera
profondamente per poter camminare nel tempo come beati e nell'eternità come uomini
gaudiosi che canteranno per sempre il canto nuovo all’Agnello, seguendolo
ovunque egli vada.
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