15 maggio 2022

V DOMENICA DI PASQUA - ANNO C -

At 14,21b-27          Ap 21,1-5a  Gv 13,31-33a.34-35

OMELIA

La bellezza di essere le pecore che seguono il pastore si ritraduce nel crescere giorno per giorno nella sensibilità di Cristo. Essere discepoli è lasciarci trasformare dal Maestro divino per assumerne la sensibilità e la mentalità, e qui appare il luogo più stimolante per intendere la gioia di essere discepoli: interpretare la storia come la interpreta Gesù. Infatti davanti agli avvenimenti della vita noi possiamo cogliere la bellezza di essere suoi discepoli se sapremo leggere la storia come l'ha letta il Maestro divino e questo lo cogliamo nel modo col quale il Maestro legge il tradimento di Giuda.

Il brano che abbiamo ascoltato infatti, davanti a Giuda che se ne va per porre in atto il tradimento, Gesù ha una reazione tutta particolare, a lui direttamente non interessa Giuda, a lui interessa il Padre, il senso della sua vita è il Padre. Quell’insistenza sulla parola “glorificare” ritraduce questa sua radicale convinzione: il Padre è il valore a cui egli continuamente fa riferimento. Noi nella nostra stoltezza avremmo fatto una serie di considerazioni sul tradimento di Giuda. Gesù fa un salto di qualità, vede nella storia il darsi della gloria di Dio e allora la grossa domanda che nasce: come possiamo interpretare la storia di tutti i tempi come gloria di Dio? Gesù ci insegna il metodo attraverso il Vangelo di Giovanni. Gesù innanzitutto costruisce la sua vita sempre nella comunione con il Padre. E’ insistente nel Vangelo di Giovanni questa grande convinzione: il Figlio da sé non fa nulla se non ciò che vede fare dal Padre… se non credete alle mie parole, credete alle mie opere perché esse sono state fatte in Dio… Io e il Padre siamo una cosa sola. E’ la libertà del cuore di Gesù. Egli aveva la profonda coscienza che la bellezza della sua esistenza era tutta nella comunione con il Padre, ma nello stesso tempo questa gloria incarna l'amore inesauribile di Gesù per l'uomo. Il Padre in Gesù ama l'umanità. Andiamo sempre alla frase centrale del prologo di Giovanni: e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria. Il mistero della sua elevazione sulla croce e alla destra del Padre, ci permette di riuscire a cogliere questi due valori fondamentali coi quali Gesù legge la sua storia, la comunione con il Padre e l'amore inesauribile nei confronti dell'uomo. Amare il Padre per Gesù è amare l'uomo e amare l'uomo è amare il Padre. E’ quell'unità di vita che caratterizza lo stile con il quale noi siamo chiamati a leggere la storia di tutti i giorni: crescere nella comunione con il Padre amando la nostra storicità e amare la nostra storicità per entrare nel progetto misterioso del Padre. Questo è il senso che Gesù ci regala questa mattina perché possiamo veramente essere noi stessi. Non per niente, se noi guardiamo attentamente la vita di Gesù, essa è dal Padre per giungere al Padre, come la nostra esistenza nasce da Dio per giungere alla gloria di Dio.

È molto bello come questa mattina come seconda lettura abbiamo gustato la visione della nuova Gerusalemme con i cieli nuovi e la terra nuova. In questo abbiamo imparato a leggere la nostra storia vivendo il concreto su questo sfondo di eternità beata. Su tale ampio orizzonte riusciamo a respirare anche davanti alle tragedie della vita. Quante volte nella storia quotidiana nascono grossi interrogativi e noi non riusciamo a risolverli perché noi vorremmo delle risposte, ma se guardiamo attentamente Gesù, egli ci dà una risposta meravigliosa: “Vivi il rapporto con il Padre amando l'uomo”. Questa è la grande risposta con la quale noi leggiamo l'esistenza quotidiana vista come il fiorire di un mistero molto più grande di noi in cui l'uomo ritrova se stesso. In Gesù appaiono cieli nuovi e la terra nuova, in Gesù siamo partecipi della Gerusalemme del cielo, in Gesù gustiamo la novità luminosa del paradiso. Siamo da Dio per giungere a Dio e viviamo il nostro presente in questo stile di vita. E allora se noi partissimo da questo modo di leggere la storia, da quell’Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati intuiremmo la profondità del linguaggio del Maestro “Riproducete lo stile con il quale io costruisco la vita quotidiana.”

Noi spesse volte siamo un po' bloccati davanti agli avvenimenti ma Gesù ci dice: Leggi la storia come incarnazione d'amore come l'incarnazione di un mistero più grande nel quale la tua esistenza si costruisce e si costruisce continuamente. Da questo punto di vista c'è un passaggio del Vangelo di Giovanni che ci aiuta a orientare in questa lettura la nostra vita, quando Gesù parla del suo orto degli ulivi in Giovanni. Gesù fa questa affermazione Padre, è giunta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi teChe cosa dirò, Padre? salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e lo glorificherò!". Così potremmo comprendere la nostra esistenza. La vita nasce dall'amore del Padre, la nostra vita è orientata a essere trasfigurata nell'amore del Padre, è quella serenità del cuore che, pur nella tribolazione, ci regala continua forza e continua speranza. Il dramma culturale nostro è che questo orizzonte, così come ce lo presenta Gesù, è molto lontano dalla nostra immediatezza. Noi leggiamo la storia con la mentalità mass-mediatica, dimentichiamo questo senso di trascendenza in cui si colloca la nostra esistenza che ci permette di respirare la bellezza di camminare con Gesù. Il cristiano è colui che ha questa sensibilità e per impararla dobbiamo assumere un principio che in termini di psicologia è molto chiaro: l'uomo è frutto delle sue relazioni. Se noi abitualmente abbiamo questo senso della presenza del Signore e ci lasciamo guidare e qualificare da lui, allora la nostra esistenza diventa un meraviglioso cammino nella certezza che ragioniamo con il Signore. Noi dovremmo avere sempre quei parametri: Signore tu come la pensi? Signore tu cosa faresti? Signore come posso lasciarmi illuminare nell'oscurità del momento presente? E’ questa familiarità con Gesù che ci permette di vivere in un buio storico il gusto di una luce.

Dovremmo diventare come Gesù che davanti al tradimento, al fallimento, alla solitudine vede il Padre e questo è sicuramente il grande stimolo che Gesù ci vuole regalare questa mattina. Rimaniamo legati a lui con tutta la forza del nostro cuore per poter camminare nella sua Risurrezione. Quindi l’affermazione di Gesù: Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri vuol dire imparare a leggere la storia come la storia di Dio, siamo storia di salvezza, storia di novità di vita, sapendo che gli ha gridato: Io faccio nuove tutte le cose, una visione della storia nella quale lentamente maturiamo in quella vocazione alla pienezza della vita quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi. L'Eucaristia che stiamo celebrando non è questo?

L'evangelista Giovanni non ci narra le tradizionali parole della consacrazione, per l'evangelista Giovanni le parole della consacrazione sono quelle che abbiamo sentite questa mattina Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. L'Eucarestia è la gioia di ragionare, di amare e di agire con il cuore, la mente e tutta la personalità di Gesù. Questa è la bellezza dell'Eucarestia, è una sua presenza che diventa pane e vino perché noi ragioniamo e amiamo come lui.

E allora entriamo in questa vitalità interiore in modo che da questa Eucarestia nasca per ciascuno di noi un modo nuovo di costruire la nostra vita, così che anche nel buio della storia siamo nella luce che non tramonta mai, siamo già fin da ora in quella Gerusalemme celeste dove tutto sarà luminoso. E questa speranza è la forza, la forza nell'impossibile storico.

Viviamo bene questa Eucarestia, sintesi di tutta la vita di Gesù, in modo da poter leggere ogni frammento come lo ha vissuto Gesù, essere uomini di speranza, camminare con coraggio e dire agli uomini che in Gesù anche le tenebre possono diventare una luce meravigliosa.

 

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