At 14,21b-27 Ap 21,1-5a Gv 13,31-33a.34-35
OMELIA
La bellezza di essere le pecore che seguono il pastore si
ritraduce nel crescere giorno per giorno nella sensibilità di Cristo. Essere
discepoli è lasciarci trasformare dal Maestro divino per assumerne la
sensibilità e la mentalità, e qui appare il luogo più stimolante per intendere
la gioia di essere discepoli: interpretare la storia come la interpreta Gesù.
Infatti davanti agli avvenimenti della vita noi possiamo cogliere la bellezza
di essere suoi discepoli se sapremo leggere la storia come l'ha letta il
Maestro divino e questo lo cogliamo nel modo col quale il Maestro legge il
tradimento di Giuda.
Il brano che abbiamo ascoltato infatti, davanti a Giuda che se ne
va per porre in atto il tradimento, Gesù ha una reazione tutta particolare, a
lui direttamente non interessa Giuda, a lui interessa il Padre, il senso della
sua vita è il Padre. Quell’insistenza sulla parola “glorificare” ritraduce
questa sua radicale convinzione: il Padre è il valore a cui egli continuamente
fa riferimento. Noi nella nostra stoltezza avremmo fatto una serie di
considerazioni sul tradimento di Giuda. Gesù fa un salto di qualità, vede nella
storia il darsi della gloria di Dio e allora la grossa domanda che nasce: come
possiamo interpretare la storia di tutti i tempi come gloria di Dio? Gesù ci
insegna il metodo attraverso il Vangelo di Giovanni. Gesù innanzitutto
costruisce la sua vita sempre nella comunione con il Padre. E’ insistente nel
Vangelo di Giovanni questa grande convinzione: il Figlio da sé non fa nulla se non ciò che vede fare dal Padre… se non
credete alle mie parole, credete alle mie opere perché esse sono state fatte in
Dio… Io e il Padre siamo una cosa sola. E’ la libertà del cuore di Gesù.
Egli aveva la profonda coscienza che la bellezza della sua esistenza era tutta
nella comunione con il Padre, ma nello stesso tempo questa gloria incarna
l'amore inesauribile di Gesù per l'uomo. Il Padre in Gesù ama l'umanità.
Andiamo sempre alla frase centrale del prologo di Giovanni: e il Verbo si fece carne e venne ad abitare
in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria. Il mistero della sua elevazione
sulla croce e alla destra del Padre, ci permette di riuscire a cogliere questi
due valori fondamentali coi quali Gesù legge la sua storia, la comunione con il
Padre e l'amore inesauribile nei confronti dell'uomo. Amare il Padre per Gesù è
amare l'uomo e amare l'uomo è amare il Padre. E’ quell'unità di vita che
caratterizza lo stile con il quale noi siamo chiamati a leggere la storia di
tutti i giorni: crescere nella comunione con il Padre amando la nostra
storicità e amare la nostra storicità per entrare nel progetto misterioso del
Padre. Questo è il senso che Gesù ci regala questa mattina perché possiamo
veramente essere noi stessi. Non per niente, se noi guardiamo attentamente la
vita di Gesù, essa è dal Padre per giungere al Padre, come la nostra esistenza
nasce da Dio per giungere alla gloria di Dio.
È molto bello come questa mattina come seconda lettura abbiamo
gustato la visione della nuova Gerusalemme con i cieli nuovi e la terra nuova. In questo abbiamo imparato a leggere la nostra storia vivendo il
concreto su questo sfondo di eternità beata. Su tale ampio orizzonte riusciamo
a respirare anche davanti alle tragedie della vita. Quante volte nella storia
quotidiana nascono grossi interrogativi e noi non riusciamo a risolverli perché
noi vorremmo delle risposte, ma se guardiamo attentamente Gesù, egli ci dà una
risposta meravigliosa: “Vivi il rapporto con il Padre amando l'uomo”. Questa è
la grande risposta con la quale noi leggiamo l'esistenza quotidiana vista come
il fiorire di un mistero molto più grande di noi in cui l'uomo ritrova se stesso.
In Gesù appaiono cieli nuovi e la terra nuova, in Gesù siamo partecipi della
Gerusalemme del cielo, in Gesù gustiamo la novità luminosa del paradiso. Siamo
da Dio per giungere a Dio e viviamo il nostro presente in questo stile di vita.
E allora se noi partissimo da questo modo di leggere la storia, da quell’Amatevi gli uni gli altri come io vi ho
amati intuiremmo la profondità del linguaggio del Maestro “Riproducete lo
stile con il quale io costruisco la vita quotidiana.”
Noi spesse volte siamo un po' bloccati davanti agli avvenimenti ma
Gesù ci dice: Leggi la storia come
incarnazione d'amore come l'incarnazione di un mistero più grande nel quale la
tua esistenza si costruisce e si costruisce continuamente. Da questo punto
di vista c'è un passaggio del Vangelo di Giovanni che ci aiuta a orientare in
questa lettura la nostra vita, quando Gesù parla del suo orto degli ulivi in
Giovanni. Gesù fa questa affermazione Padre,
è giunta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te… Che cosa dirò, Padre? salvami da quest'ora?
Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo:
"L'ho glorificato e lo glorificherò!". Così potremmo comprendere
la nostra esistenza. La vita nasce dall'amore del Padre, la nostra vita è
orientata a essere trasfigurata nell'amore del Padre, è quella serenità del
cuore che, pur nella tribolazione, ci regala continua forza e continua
speranza. Il dramma culturale nostro è che questo orizzonte, così come ce lo
presenta Gesù, è molto lontano dalla nostra immediatezza. Noi leggiamo la
storia con la mentalità mass-mediatica, dimentichiamo questo senso di
trascendenza in cui si colloca la nostra esistenza che ci permette di respirare
la bellezza di camminare con Gesù. Il cristiano è colui che ha questa
sensibilità e per impararla dobbiamo assumere un principio che in termini di
psicologia è molto chiaro: l'uomo è frutto delle sue relazioni. Se noi
abitualmente abbiamo questo senso della presenza del Signore e ci lasciamo guidare
e qualificare da lui, allora la nostra esistenza diventa un meraviglioso
cammino nella certezza che ragioniamo con il Signore. Noi dovremmo avere sempre
quei parametri: Signore tu come la pensi? Signore tu cosa faresti? Signore come
posso lasciarmi illuminare nell'oscurità del momento presente? E’ questa
familiarità con Gesù che ci permette di vivere in un buio storico il gusto di
una luce.
Dovremmo diventare come Gesù che davanti al tradimento, al
fallimento, alla solitudine vede il Padre e questo è sicuramente il grande
stimolo che Gesù ci vuole regalare questa mattina. Rimaniamo legati a lui con
tutta la forza del nostro cuore per poter camminare nella sua Risurrezione.
Quindi l’affermazione di Gesù: Come io
ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri vuol dire imparare a
leggere la storia come la storia di Dio, siamo storia di salvezza, storia di
novità di vita, sapendo che gli ha gridato: Io faccio nuove tutte le cose, una visione della storia nella quale
lentamente maturiamo in quella vocazione alla pienezza della vita quando Dio
sarà tutto in ciascuno di noi. L'Eucaristia che stiamo celebrando non è questo?
L'evangelista Giovanni non ci narra le tradizionali parole della
consacrazione, per l'evangelista Giovanni le parole della consacrazione sono
quelle che abbiamo sentite questa mattina Come
io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. L'Eucarestia è
la gioia di ragionare, di amare e di agire con il cuore, la mente e tutta la
personalità di Gesù. Questa è la bellezza dell'Eucarestia, è una sua presenza
che diventa pane e vino perché noi ragioniamo e amiamo come lui.
E allora entriamo in questa vitalità interiore in modo che da
questa Eucarestia nasca per ciascuno di noi un modo nuovo di costruire la
nostra vita, così che anche nel buio della storia siamo nella luce che non
tramonta mai, siamo già fin da ora in quella Gerusalemme celeste dove tutto
sarà luminoso. E questa speranza è la forza, la forza nell'impossibile storico.
Viviamo bene questa Eucarestia, sintesi di tutta la vita di Gesù,
in modo da poter leggere ogni frammento come lo ha vissuto Gesù, essere uomini
di speranza, camminare con coraggio e dire agli uomini che in Gesù anche le
tenebre possono diventare una luce meravigliosa.
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