Es 17,8-13 2Tm 3,14-4,2 Lc 18,1-8
Domenica scorsa la Chiesa ci ha riuniti perché
ricordassimo la dedicazione di questa comunità cristiana. Nell’aula della celebrazione
liturgica scopriamo d’essere persone che appartengono al Signore e tale
esperienza vuol dire imparare ad essere in stato di preghiera. E’ molto bello
come il profeta Isaia abbia detto la mia casa è casa di preghiera perché la
bellezza di essere comunità cristiana è essere fraternità orante. In continuità
con tale verità questa mattina la Chiesa ci offre la parabola sulla necessità
di pregare continuamente. Ci sentiamo dunque stimolati ad intuire come sia
bello soffermarci ad intuire cosa voglia dire pregare continuamente. Su tale
orizzonte emergono tre possibili sottolineature:
la vocazione a
pregare continuamente
esercizio
dell'essere creature, in una perseveranza continua,
in attesa di
lasciarci incontrare dal Signore quando verrà sulle nubi del cielo.
Innanzitutto il pregare e il pregare continuamente,
come ci suggerisce il testo evangelico, è l'esercizio dell'essere creature.
Della nostra identità creaturale. Dobbiamo sempre distinguere tra il “pregare”
e “il dire le preghiere”, il dire le preghiere è un linguaggio storico, il
pregare è la vocazione all'interno della persona, il pregare è l’esercizio
della gioia dell'essere creature nelle mani del Creatore. Ecco perché
l'immagine che Gesù ha usato nella parabola della preghiera è quella della
vedova? Chi è la vedova? E’ la donna che è stata “depauperata” del marito, e
l'evangelista Luca è innamorato della tipologia delle donne vedove. Per ben
quattro volte nel Vangelo di Luca viene citata tale esperienza; Anna figlia di
Fanuele, la vedova di Naim, la donna Siro-fenicia e la vedova della parabola
odierna. Tale tipologia aiuta a comprendere il valore di essere vedove; donne
che vivono del desiderio dell’intimità con lo sposo. Infatti qual è il
fondamento del nostro pregare? E la risposta ce la dà quel testo molto bello
della creazione dell’uomo: facciamo l'uomo a nostra immagine perché diventi progressivamente nostra
somiglianza. Pregare è respirare quotidianamente la gioia coraggiosa di
essere creature nelle mani del Creatore, pregare è collocare la nostra
esistenza nella signoria di Dio, e pregare è prendere coscienza continuamente
che siamo l’oggi della divina provvidenza trinitaria. Il pregare è la gioia di
vivere in relazione con il Signore ritrovando e riscoprendo in modo continuo la
nostra esperienza d'essere capolavori della relazione con Dio. Come conseguenza
il pregare continuamente, è nient'altro che prendere giorno per giorno una
coscienza progressiva dell'appartenenza della nostra identità al mistero
creativo di Dio che è Padre Figlio e Spirito Santo, pregare è respirare l'agire
trinitario nella nostra persona. Vivere è pregare in alto, e il pregare in alto
ci dà la bellezza e il coraggio del vivere. L'idea di Gesù espressa nella
parabola del pregare continuamente è nient'altro che l'esercizio, gioioso e
coraggioso, di essere creature nelle mani del Creatore e pregare continuamente è
divenire la luminosità della presenza di Dio che trasfigura le nostre persone collocandole
nelle mani della Provvidenza che ci guida continuamente.
Partendo da questo primo elemento per cui non esiste
uomo che non preghi, perché ogni uomo è chiamato a respirare quotidianamente il
dono di esistere, emerge il secondo passaggio nelle immagini della vedova.
Infatti dicevamo che l'evangelista Luca ami le immagini della vedova poiché ritraduce
una profonda condizione esistenziale che nell'ordine della fede possiamo ritradurre
così: senza il Signore non possiamo vivere! Pregare è una professione di fede: Tu sei il mio Signore! Anche se a
livello emozionale possiamo avere la sensazione di non riuscire a pregare, tuttavia
il coraggio di vivere, il coraggio di camminare nella storia, il camminare nel
coraggio di appartenere a Dio è un meraviglioso pregare. Le preghiere sono il
linguaggio storico di una vocazione all'interno della nostra vita solo in Dio
riposa l'anima mia! Ecco perché la preghiera più bella è il silenzio di un
cuore orante che nel cammino quotidiano si affida, si fida cantando la propria
gratitudine a Dio. Il pregare continuamente è gustare il dono della ferialità
della vita. E questo aspetto è sicuramente importante da riscoprire perché ci
accorgiamo che la preghiera continua è respirare l'atto creativo di Dio che ci
ama in modo inesauribile e infinito.
Allora attraverso questo itinerario quotidiano si
realizzerà la risposta alla domanda che Gesù ha posto al termine di questo
brano evangelico ma il figlio dell'uomo quando verrà troverà la fede sulla
terra? Troverà persone che lo stanno aspettando?
L'uso delle immagini della vedova a tale riguardo
risulta estremamente significativa. L’anima del battezzato, espressa nella
dinamicità della donna vedova, nell'incontro con il Signore, realizzerà la propria
storia. E’ quel desiderio di eternità beata che è dentro di noi. Creati a
immagine di Dio abbiamo la vocazione ad essere oranti per venire trasfigurati
nella bellezza divina. Camminando nella gioia coraggiosa di essere creature
nelle mani di Dio diventiamo sua immagine per potere, al termine della nostra
vita, gustare eternamente la visione della Trinità beata. La verità del pregare
è il desiderio che cresce continuamente di poter vedere la gloria di Dio, è un
camminare dove il futuro è la vivacità del presente nella coscienza che siamo
capolavori costruiti dal Padre, dal Figlio e dello Spirito Santo per poter
veramente entrare in questa visione beata. L’invito a pregare continuamente riassume
tutto ciò che siamo, tutto ciò che bramiamo, tutto ciò che noi facciamo, tutto
ciò che noi desideriamo. E allora il momento della morte sarà l'incontro
desiderato per vedere eternamente il Signore in una visione inesauribile che
qualifica le nostre persone.
Ecco perché ci troviamo nell'Eucaristia. L’Eucaristia è
una preghiera vivente, attraverso il linguaggio del rito, perché è nient'altro
che vivere in atto nelle mani del Signore e vivendo nelle mani del Signore, il Signore
non ci delude. La presenza sacramentale del corpo e del sangue di Gesù è la
nostra preghiera concretizzata. Quando noi andiamo ai doni eucaristici è il Signore
che ci ha ascoltati, ha accolto il nostro desiderio di ricrearci nel cammino
del quotidiano, in attesa del banchetto glorioso Beati gli invitati alla cena
delle nozze dell'Agnello. Il pregare continuamente non è altro che desiderare
in modo continuo ed inesauribile la gustazione dell'eternità beata. Qui siamo
nel provvisorio, pregare continuamente è desiderare quell'incontro definitivo
quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi. La odierna celebrazione eucaristica
rappresenta il massimo incontro nuziale con il Cristo nello Spirito Santo in un
inno di lode al Padre. E allora chiediamo allo Spirito Santo questo desiderio dello
sviluppo della vita divina dentro di noi in modo da orientare la nostra storia
in questa bellezza gloriosa che sarà la realizzazione della nostra vita. In
tale dinamica spirituale scopriremo allora che la persona sommamente amata, la
potremo raggiungere ella convivialità del paradiso, con essa godere di quella
visione gloriosa dove la Trinità allieterà profondamente il nostro spirito.
Ecco il pregare continuamente: il cuore amato che ama desidera un compimento di
gloria nella realtà del Paradiso nella Gerusalemme del cielo in quella pienezza
di gloria quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi. Il pregare continuamente si
riveste di beatitudine eterna e tale è la gioia che vibra nei nostri cuori.
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