Ez 43,1-2.4-7 1 Pt 2,4-9 Gv 4,19-24
OMELIA
La nostra comunità cristiana oggi è invitata ad
approfondire il senso di cosa voglia dire essere Chiesa. E’ nella gioia
d’essere comunione che il volto di Cristo diventa fecondo per il nostro spirito.
Una simile convinzione ci aiuta a ricordare che il giorno della dedicazione del
tempio evangelico non è nient’altro che richiamare quello che poc’anzi
l’apostolo ci ha regalato nel Vangelo: essere un vivente e trasfigurante culto
in spirito e verità sapendo che questo culto in spirito e verità è incarnato
nella figura di Cristo. Noi siamo qui riuniti come comunità e la comunità è la
Chiesa; secondo un trinomio molto bello: il Cristo, presente in mezzo a noi,
attraverso la convivialità eucaristica ci raduna come popolo di Dio, tre elementi
che fanno il mistero della Chiesa. Le mura sono solo un segno di un mistero
molto più grande e questo mistero si racchiude in questi tre passaggi:
-
il Signore è presente nella storia,
-
la bellezza della convivialità eucaristica,
-
la gioia di essere popolo di Dio.
Ecco perché Gesù ha detto Ma viene l’ora, ed è questa in cui i veri adoratori adoreranno il Padre
in spirito e verità, dove l’ora è la persona di
Gesù nel progetto di salvezza del Padre. La bellezza dell'essere Chiesa è
gustare in modo meraviglioso la reale presenza di Cristo e questo è il primo
elemento che dobbiamo insieme cercare di condividere. Le mura sono un segno,
non sono il valore, le mura ci dicono “qui quando ci si raduna c'è il Signore
vivente!” E’ la bellezza della nostra esistenza: vedere il Signore! Ecco perché
noi entriamo nella celebrazione desiderosi di poterlo vedere; un cristiano non
innamorato di questa attrazione continua verso il Signore non ha intuito cosa
sia la Chiesa. E’ la bellezza della nostra fede il fascino di Gesù! Il resto è
tutto segno di qualcosa che ci avvolge, ci costruisce, ci dà il senso della
vita.
Noi questa mattina ci siamo radunati nel fascino di
Gesù, il rito è solo l'incarnazione, la ritraduzione di questa bellezza di Gesù
che prende la nostra vita. Dedicare una Chiesa in un luogo è perché, quelle
persone che vi abitano, sono affascinate da Gesù; se non ci fosse questo
criterio di fondo è tutto museo! La bellezza è la presenza del Signore e questa
presenza del Signore si ritraduce nella gioia della convivialità, la bellezza
di ritrovarci attorno al Signore, alla sua parola e alla sua commensalità. La
grandezza della Chiesa è stare con il Signore! Ecco perché nel succedersi della
ritualità la nostra anima è presa da un unico mistero: Gesù ci convoca, il Risorto
ci parla, il Figlio di Dio celebra i divini misteri. Questo è il mio corpo dato,
questo è il mio sangue versato… la bellezza di gustare una presenza attraverso
la bellezza feconda della convivialità.
Tutto questo ci permette il terzo passaggio, secondo
una bella espressione che nella teologia medievale è emerso in modo chiaro: l'Eucaristia
fa la Chiesa. Il Signore risorto ci convoca attorno a sé, nella convivialità
costruisce la Chiesa, la comunità cristiana. E’ la bellezza di ritrovarci
questa mattina qui, essere nell'Eucaristia Chiesa autentica: è l'assemblea
liturgica. Ecco perché Gesù ha detto Ma
è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre
in spirito e verità. Infatti qual è il mistero che stiamo vivendo in questo
momento? Il fascino di Gesù ci ha attirati, la presenza di Gesù ci sta
trasfigurando, è la bellezza di essere qui persone che si lasciano costruire
sacramentalmente, lui è presente, lui ci sta veramente rinnovando
esistenzialmente dandoci la luminosità della bellezza eterna! La Chiesa è dei
contemplativi. Un cristiano - diceva un grande teologo tedesco - o è un mistico
o non è un cristiano. La bellezza di ritrovarci nell'Eucaristia è la bellezza
di trovarci persone che si lasciano trasformare dalla luminosità del Cristo,
che ci costruisce giorno per giorno, nella pienezza della nostra umanità. E allora
la comunità cristiana è nient'altro che un popolo di Dio in cammino che esce
nel tempo e nello spazio per proclamare le meraviglie di Dio. Chiamati a vedere
il Signore nella contemplazione ne gustiamo la presenza attraverso il
sacramento per entrare in una esperienza mistica, la stessa sensibilità di
Cristo diventa la nostra sensibilità. Questa è la Chiesa!
Noi tante volte dimentichiamo questo meraviglioso
mistero che è il senso portante della vita. Non per niente noi celebriamo in
attesa della pienezza della Gerusalemme celeste. Questo è un segno, un
terremoto potrebbe distruggerlo, ma la Chiesa rimane: la bellezza di ritrovarci
in attesa di quella bellezza gloriosa che è la Gerusalemme del cielo. Ecco
allora la bellezza di ricordare la dedicazione di una chiesa la riscopriamo per
farci ritrovare assemblea che crede, che celebra, che si lascia misticamente
trasformare. E allora se noi riuscissimo a cogliere la bellezza di questa
esperienza noi ci accorgeremmo che è bello essere Chiesa, popolo convocato nel
nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, popolo che vive il mistero pasquale
nella persona della reale presenza di Cristo attraverso il respirare la
creatività dello Spirito Santo che ci invia nel mondo, come nell’esperienza della
Pentecoste, per dire all'umanità che in Cristo Gesù ogni uomo è se stesso. Ecco
il senso di questa celebrazione che dovrebbe veramente qualificare la nostra
vita.
In questa celebrazione viviamo intensamente la convivialità
di una presenza, la convivialità di una parola, la convivialità di un banchetto
per poter veramente con i fratelli condividere la convivialità della bellezza
gioiosa della fede dove il Signore giorno per giorno ci trasfigura mentre siamo
in attesa di contemplare il suo volto nella Gerusalemme eterna dove
internamente il Padre cantando nello Spirito Santo la gioia del dono della vita.
Questo sia il senso di questa nostra celebrazione, dove
possiamo la bellezza di sentirci popolo in cammino in attesa della gloria
camminando con il Risorto nella luce dello Spirito Santo. Tale sia il mistero
che vogliamo vivere e condividere mentre siamo in attesa, quando passeremo da
questa assemblea sacramentale all'assemblea gloriosa del cielo, quando con i
144000 dell'Apocalisse seguiremo l'Agnello ovunque vada cantando il canto nuovo
che già oggi sperimentiamo e che domani, nella gioia luminosa del paradiso, sarà
la pienezza della nostra vita.
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