23 aprile 2023

III DOMENICA DI PASQUA - ANNO A

DOMENICA 23 APRILE 2023

At 2,14a.22-33     1Pt 1,17-21     Lc 24,13-35

OMELIA

Il desiderio di voler conoscere il Risorto rappresenta il senso della nostra vita quando ci poniamo davanti al Mistero della fede. Il centro è lui, Gesù morto e risorto, e l'evangelista Luca questa mattina vuole introdurci in un ulteriore percorso del cammino per poter veramente conoscere il Maestro attraverso questo misterioso e didattico racconto dell'incontro dei due discepoli di Emmaus, che vorremmo cercare di rileggere da tre punti di vista:

-      la bellezza dell'incontro,

-      il desiderio di una comunione,

-      l'attesa di una presenza nella gloria.

Queste tre dinamiche dovrebbero qualificare profondamente il nostro spirito e farci gustare la presenza del Risorto.

Innanzitutto si rivela importante analizzare la dinamica dell'incontro. Un chiaro interrogativo appare in modo immediato: perché quegli uomini non hanno saputo riconoscere il Risorto? La risposta ci è stata data dall'evangelista il quale afferma che conversavano tra loro… Si fermarono, col volto triste. Essi conoscevano bene la vicenda di Gesù, ma non l'avevano visto risorto. Qui scopriamo la delusione dell'uomo che vuol comprendere Gesù con la sola razionalità. Noi pensiamo che la fede sia un capire, che la fede sia un comprendere, tante volte pensiamo che si giunge a Gesù attraverso un ragionamento; Gesù ci dice esattamente che l'intelligenza, quando non è guidata dal cuore, non raggiunge la bellezza della fede. Infatti cos'è il rimprovero che Gesù rivolge a loro?  Stolti e lenti di cuore a credere ma qual è stata la bellezza dei discepoli di Emmaus? Hanno spalancato le proprie persone al forestiero, è il passaggio dall'intelligenza che ragiona, al cuore che apre se stesso all’orizzonte di Dio.

Usando un'immagine si sono lasciati invadere dalla presenza del forestiero, la bellezza della fede è lasciar abitare il Cristo dentro di noi con un animo ammirato. Dovremmo passare dall'intelligenza raziocinante a un cuore innamorato di Gesù. Non l'han detto i due discepoli di Emmaus Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture? La bellezza della fede è un dialogo di cuore a cuore, di interiorità che incontra un’interiorità; è molto bello come papa Benedetto dovendo qualificare il cammino della fede ponga innanzi tre passaggi molto belli: la fede è una ricerca di un cuore che si lascia innamorare perché il cuore possa diventare pensiero. E allora davanti alla domanda - come possiamo incontrare il Risorto? – ecco: spalancare il cuore alla sua presenza, lui è il Signore! E’ quel dialogo interpersonale che caratterizza la bellezza della nostra vita: stare con il Maestro, lasciarci invadere dalla sua persona, avere un cuore aperto a 360 gradi. Lui deve invaderci, gustare una presenza che determina il nostro spirito. E allora ecco il primo passaggio che dobbiamo tenere presente: possiamo conoscere il Risorto perché lui è con noi, entra in noi e dimora in noi. E’ molto bello come Paolo nella Lettera ai Romani definisca la fede come un fatto di cuore e Papa Benedetto approfondendo questo testo della Lettera ai Romani dice il cuore è tutta la persona attenta, con l’insieme di tutte le facoltà della persona. L'intelligenza, la volontà, la sensibilità, tutto ciò che entra nel mondo dell’umano entra nella attenzione del Maestro. Il Maestro ci affascina in modo così profondo che mette in luce la nostra libertà. È molto bello come l'evangelista nel narrare il momento in cui i discepoli giungano a Emmaus ponga davanti due atteggiamenti: Gesù che vuole andare avanti, perché vuole interpellare la libertà dei due, e i due che dicono Resta con noi, perché si fa sera. Il fascino di Gesù in noi e con noi, non potere più vivere senza la presenza del Maestro, la bellezza della fede è “senza di te Signore non possiamo vivere!” E’ bello svegliarci al mattino e dire: “Rimani con noi o Signore!”, e questa percezione più profonda del nostro spirito si lascia profondamente innamorare Resta con noi, perché si fa sera.

Nel tramonto della storia la sua presenza è luce della nostra vita e allora, e assistiamo al passaggio: entrato in casa celebra l'Eucaristia. In quel “rese grazie”, avviene qualcosa di meraviglioso, l'attenzione del cuore diventa gesto, diventa convivialità, diventa trasfigurazione, lo riconobbero allo spezzare il pane, non lo riconobbero in un semplice rito, ma attraverso un rito contemplativo, dove i due discepoli innamorati dalla Parola si sono lasciati coinvolgere dalla personalità di Gesù e allora rimani con noi che si fa sera. Qui gustiamo il banchetto, la convivialità, la bellezza dello stare insieme nel Mistero. E’ presente una profonda verità che noi dovremmo riuscire a cogliere la esperienza dei due discepoli: come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane in una convivialità, il Risorto ci incontra, il saluto di cui parlavamo domenica scorsa, lui in mezzo a noi diventa l'interprete delle Scritture e lui condivide con noi il suo Mistero. Ecco perché noi celebrando l'Eucaristia ci lasciamo avvolgere dalla sua presenza, non stiamo celebrando un rito, stiamo gustando una Presenza che ci affascina, che penetra in noi - la Parola - e che attraverso la convivialità determina in modo radicale le nostre persone.

Quando ci accosteremo alla comunione in silenzio, il cuore vivrà questo sentimento: “Voglio riconoscere il Maestro! Rimani in me, non solo con me, ma rimani in me perché io possa essere trasfigurato dalla tua meravigliosa presenza!” È la gustazione: accogliere, lasciarsi penetrare dalla parola del Maestro e gustare la sua presenza. Allora anche noi avremo quell'entusiasmo di annunciare ai fratelli la bellezza della Resurrezione. Sarebbe bello che noi uscendo di chiesa potessimo dire: “Ho visto il Signore, mi ha trasfigurato e mi ha detto…” Sarebbe qualcosa di veramente entusiasmante. Questa è la fede! Questa è la bellezza del rito! E Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista, perché la bellezza vera di questo incontro con il Risorto sarà il paradiso.

E’ il terzo passaggio. Quando egli si siederà a mensa, nell'eternità, e passerà a servirci gli uni gli altri in un gaudio che non avrà mai termine. Qui pregustiamo il banchetto nel regno dei cieli. Davanti all'interrogativo sulla nostra fede passiamo dall’ intelligenza al cuore, gustiamo una Presenza e di riflesso nella convivialità eucaristica noi gustiamo la luminosità, in attesa di quel meraviglioso banchetto in paradiso. Gesù è in noi, si fa desiderare per farsi attendere. Camminiamo in questa luce e allora ci accorgeremo che la bellezza dell'Eucaristia è stare con Gesù, stare con Gesù lasciandoci inebriare dalla sua reale presenza che è lui personalmente in mezzo a noi perché, inebriati dalla sua presenza in una meravigliosa convivialità, possiamo essere in attesa di quel banchetto eterno - Beati gli invitati alla cena delle nozze dell'Agnello - che sarà il paradiso. Entriamo in questo mistero con fiducia e serenità e allora davanti al problema - il Signore come lo posso conoscere? - la risposta è molto semplice e ci dice Luca: apri il cuore alla sua presenza, innamorato della sua parola, accoglilo nella convivialità. E allora lo riconoscerai presente in attesa di quella pienezza di gloria che è il paradiso che aspetta tutti noi.

 

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